Secondo Mosca la causa dello schianto è stato un guasto tecnico. Raid russo su Dnipro, 9 morti e 29 feriti
Un bombardiere strategico russo Tu-22M a lungo raggio è precipitato nella regione di Stavropol nel sud della Russia, a est della Crimea. Mosca parla di un guasto tecnico, mentre Kiev ne ha rivendicato l'abbattimento.
Un membro dell'equipaggio è morto ha detto il governatore regionale Vladimir Vladimirov sul suo canale Telegram. "Sono state ricevute informazioni aggiornate sull'incidente con un aereo militare russo nel distretto di Krasnogvardeisky. Sfortunatamente, il terzo membro dell'equipaggio è morto. Esprimo le mie condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici. La ricerca del quarto pilota continua", ha scritto.
Mosca parla di un guasto tecnico
Secondo il ministero della Difesa russo citato dall'agenzia di stampa Ria Novosti, "nel territorio di Stavropol, dopo aver completato una missione di combattimento mentre tornava all'aeroporto in patria, un aereo Tu-22M3 delle forze aerospaziali russe si è schiantato. Secondo i dati preliminari citati dalla Ria, la causa dello schianto è stato un malfunzionamento tecnico. Non c'erano munizioni a bordo e l'aereo si è schiantato in una zona deserta.
Kiev rivendica abbattimento
Diversa la versione dell'esercito ucraino, sondo il quale "per la prima volta, unità missilistiche antiaeree dell'Aeronautica Militare, in collaborazione con l'intelligence della difesa di Kiev, hanno distrutto un bombardiere strategico a lungo raggio Tu-22M3, un vettore di missili da crociera Kh-22 utilizzati dai terroristi russi per attaccare pacifiche città ucraine", ha dichiarato il comandante dell'aeronautica militare Mykola Oleshchuk in una nota su Telegram.
Raid russo su Dnipro, 9 morti e 29 feriti
Almeno nove persone sono morte e altre 29 sono rimaste ferite a causa di un raid aereo russo su Dnipro, in Ucraina. Lo rende noto il ministero della Difesa di Kiev spiegando che i russi hanno preso di mira obiettivi civili. ''Abbiamo bisogno di un'adeguata difesa aerea. Non domani, ma oggi'', scrive il ministero su 'X'.
Kuleba vede Tajani
"Ringraziamo l'Italia per la sua eccellente leadership nel G7, nonché per il sostegno attivo e costante all'Ucraina". Lo ha dichiarato sul social X il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, dopo il bilaterale con il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, a Capri. "Abbiamo discusso su come l'Italia a livello pratico può contribuire a rafforzare la difesa aerea dell'Ucraina. Siamo inoltre grati per la partecipazione dell'Italia alla ricostruzione dell'Ucraina e attendiamo con impazienza ulteriori progetti in questo senso", ha affermato. "Abbiamo anche discusso dei preparativi per il Global Peace Summit e del percorso verso una pace giusta in Ucraina attraverso l'attuazione della Formula di pace del presidente Zelensky", ha aggiunto.
Esteri
Ucraina, Russia prepara 50mila uomini per attacco nel Kursk
Mosca schiera anche soldati nordcoreani per riconquistare il proprio territorio
La Russia prepara l'attacco. Le forze armate di Mosca hanno radunato 50.000 uomini, compresi soldati nordcoreani, per sferrare l'assalto ai reparti dell'Ucraina e riconquistare la regione di Kursk, occupata da Kiev sin dall'inizio di agosto. Il piano russo per la svolta nella guerra prende forma, come delinea il New York Times sulla base di informazioni e news provenienti da fonti americane e ucraine.
Il contributo di migliaia di soldati inviati da Kim Jong-un per sostenere Vladimir Putin appare determinante. Gli uomini messi a disposizione da Pyongyang e addestrati nelle ultime settimane in diverse basi russe consentono a Mosca di non modificare i propri piani nelle altre zone calde del fronte.
Cosa succede nel Kursk
Secondo una nuova valutazione di Washington, la Russia sta ammassando forze nel Kursk senza bisogno di ritirare soldati dall'est dell'Ucraina - la sua principale priorità sul campo di battaglia - permettendo a Mosca di premere ora su più fronti contemporaneamente.
Le truppe russe hanno già recuperato parte del territorio conquistato dall'Ucraina oltre il confine e continuano a spingere nel Donetsk. Nelle ultime ore, in particolare, secondo il ministero della Difesa è stata conquistata la località di Volchenka, non lontano da Kurakhove, nel distretto di Pokrovsk.
Nel Kursk, secondo i funzionari americani, i russi stanno da tempo minacciando le posizioni ucraine con attacchi missilistici e fuoco di artiglieria, ma non hanno ancora iniziato l'assalto decisivo. Da Kiev affermano di aspettarsi nei prossimi giorni un attacco che coinvolga anche le truppe nordcoreane, visto che da giorni soldati di Mosca e Pyongyang si addestrano insieme per l'offensiva.
Kiev reggerà l'urto?
I funzionari americani sono fiduciosi che le truppe ucraine difficilmente lasceranno le loro posizioni e che le forze russe e nordcoreane subiranno probabilmente pesanti perdite, simili a quelle subite dalla Russia in Ucraina orientale.
Secondo gli analisti militari statunitensi, il numero attuale di morti e feriti delle truppe russe ammonta a una media di oltre 1.200 al giorno, soprattutto a causa delle avanzatissime tattiche di fuoco d'artiglieria in possesso di Kiev, che si sono rivelate devastanti per Mosca e lo saranno probabilmente anche per i nordcoreani, che combattono solo come fanteria leggera, senza disporre di veicoli corazzati.
Tuttavia, se la Russia dovesse guadagnare slancio, potrebbe non fermarsi al confine, ma tentare di respingere le forze ucraine ancora più lontano. Per i funzionari americani ancora non è chiaro se Kim Jong-un autorizzerà le sue forze a condurre operazioni prolungate in Ucraina o se queste sono destinate solo alla controffensiva del Kursk. Alcuni ritengono che la Corea del Nord potrebbe ordinare alle sue truppe di fermarsi al confine senza entrare in Ucraina.
Perdite pesantissime ma Putin non si ferma
Mosca, rispetto a Kiev, riesce a garantire un ricambio in prima linea riversando nuove risorse umani al fronte. Putin continua ad avere a disposizione 'carne da cannone' nonostante abbia perso quasi 700mila uomini tra morti e feriti dall'inizio della guerra. Il mese di ottobre appena concluso è stato pesantissimo secondo i numeri che emergono da un'intervista alla Bbc del capo di Stato Maggiore della Difesa del Regno Unito, l'ammiraglio Tony Radakin. Il militare parla di un "prezzo straordinario" per i russi mentre prosegue quella che il Cremlino avviò come "operazione militare speciale".
"La Russia sta per raggiungere i 700.000 morti o feriti", dice parlando di perdite per "piccole porzioni di territorio". "Non c'è dubbio che la Russia stia ottenendo successi tattici e territoriali e che stia facendo pressioni sull'Ucraina", aggiunge. Osserva, però, che Putin sta destinando più del 40% della spesa pubblica per difesa e sicurezza, un "onere enorme" per la Federazione che non fornisce un bilancio dei suoi caduti.
Sport
Roma, Juric esonerato: serve terzo allenatore in anno nero
Secondo licenziamento dopo quello di De Rossi. Mancini, Garcia, Ranieri, Allegri: i nomi in ballo
La Roma ha perso in casa con il Bologna ed ha aperto un'altra crepa nella sua crisi con il secondo esonero di un allenatore in meno di due mesi. Dopo la decisione di mandare via Daniele De Rossi, con sole 4 giornate alle spalle, il ko interno con i rossoblu ha convinto Dan e Ryan Friedkin a cambiare ancora e esonerare Ivan Juric. Tra i due licenziamenti sono passati appena 53 giorni, con pochi punti all'attivo e molte delusioni in campionato e Coppa. Il ds giallorosso Florent Ghisolfi è già al lavoro da tempo per il sostituto, visto che era chiaro a tutti il destino di Juric prima dell'ennesimo passo falso.
I nomi sull'agenda di Friedkin
I nomi che potrebbero fare al caso della Roma non sono molti: gli allenatori candidati devono conoscere il campionato italiano, avere carisma, credibilità in uno spogliatoio complesso e capacità di portare la Roma fuori d questa situazione prima che diventi ancora più complessa. Il primo nome su tutti sembra essere quello dell'ex ct dell'Italia e dell'Arabia Saudita Roberto Mancini, con un passato alla Lazio e e con l'ostacolo sulla durata del contratto. Il tecnico vorrebbe almeno un biennale, anche se non arrivano conferme di contatti diretti con il club. L'alternativa potrebbe essere rappresentata da Claudio Ranieri che conosce bene l'ambiente e potrebbe essere il giusto traghettatore per portare la nave in porto prima di un cambio definitivo in estate. In questo momento pare molto più difficile pensare ad un ritorno di Daniele De Rossi.
Altra carta di livello potrebbe essere quella di Massimiliano Allegri, che dopo l'esonero della Juventus è alla ricerca di un nuovo progetto, ma anche in questo caso a lungo termine. Nella rosa dei nomi anche l'attuale ct della Turchia Vincenzo Montella. Ci sono poi le possibili alternative straniere, come il francese ed ex tecnico giallorosso Rudi Garcia che però male ha fatto al Napoli, dove è stato esonerato. Altri profili circolati in queste ore sono quelli di Frank Lampard, Graham Potter e Edin Terzic. Un'altra scommessa, forse troppo per un'annata già complicatissima.
Esteri
Trump esclude Pompeo e Haley, vuole solo...
Non ci saranno l'ex segretario di Stato e l'ex ambasciatrice delle Nazioni Unite
Nel governo di 'fedelissimi' che sta costruendo Donald Trump non figureranno l'ex segretario di Stato Mike Pompeo e l'ex ambasciatrice delle Nazioni Unite Nikki Haley, che potrebbero aver pagato alcuni diverbi passati con il neoeletto presidente. In un post pubblicato sul social network Truth, è lo stesso tycoon ad annunciare l'esclusione dei due repubblicani: “Ho apprezzato molto lavorare con loro in precedenza e vorrei ringraziarli per il loro servizio al nostro Paese”. Ma la decisione di Trump rivela quella che sarà la parola d'ordine nel processo di selezione della prossima squadra di governo: lealtà.
Haley ha corso contro Trump nelle primarie repubblicane e non l'ha accompagnato nella campagna presidenziale. Pompeo, ex segretario di Stato, aveva condannato l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, attirandosi le antipatie del popolo 'Maga', che da allora lo vede come un rappresentante dell'establishment. Secondo Politico, l'ex direttore della Cia avrebbe a lungo considerato di candidarsi alla presidenza nel 2024, salvo poi scegliere di non sfidare Trump per la nomination repubblicana. Sia Haley che Pompeo hanno appoggiato la candidatura del tycoon molto più tardi rispetto ad altri ex funzionari della prima amministrazione.
Secondo quanto riferito a Politico da due fonti, Pompeo stava facendo degli sforzi concreti per diventare il nuovo segretario alla Difesa, e in molti lo consideravano tra i favoriti, ma la sua candidatura si sarebbe scontrata con l'accesa opposizione delle persone più vicine al tycoon, tra cui il figlio Donald Trump Jr. e il commentatore di estrema destra ed ex conduttore di Fox News Tucker Carlson.
“C'è il desiderio di non avere persone con ambizioni presidenziali che usino i posti nel gabinetto di Trump come trampolino di lancio - ha detto una delle fonti, ex funzionario dell'amministrazione Trump - È stato scottato in passato da Mike e da Haley, e le loro idee di politica estera non sono allineate a quelle del presidente”.