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Argentina, Estela de Carlotto (Nonne di Plaza de Mayo): “La memoria e verità in pericolo”
La presidente dell’associazione riceve all'Università Roma Tre la laurea honoris causa e domani sarà in udienza da Papa Francesco
“Oggi, alcune delle politiche di ‘Memoria, verità e giustizia’ sono in pericolo. I discorsi dell’odio e del negazionismo, in molti casi pronunciati dagli integranti dei governi di turno, cercano di delegittimare la nostra lotta”. A dirlo è Estela de Carlotto presidente dell'associazione delle Abuelas de Plaza de Mayo (Nonne di Plaza de Mayo), associazione nata per mettersi alla ricerca di ragazzi scomparsi in Argentina durante gli anni più bui della dittatura tra il 1976 e il 1983. Domani, giovedì 18 aprile 2024, sarà ricevuta in udienza speciale da papa Francesco.
Più volte candidata al Nobel per la pace, durante la sua lectio magistralis per il conferimento della laurea honoris causa in Lingua e letterature didattiche e la traduzione, all’Università degli Studi Roma Tre, Estela de Carlotto ha spiegato: “Uno dei giorni più felici della mia vita è stato il 5 agosto del 2014, quando ebbi l’immensa fortuna di ritrovare mio nipote. È musicista, come suo papà, e nel suo cuore arde la fiamma di mia figlia Laura. La sua apparizione è stata meravigliosa, come quella di ogni nipote che ha potuto recuperare la sua identità. Attualmente, abbiamo ritrovato 137 nipoti”, ha spiegato Estela de Carlotto.
“La dittatura civico militare che tra il 1976 e il 1983 usurpò il potere in Argentina ha sequestrato e fatto scomparire migliaia di persone, compresi i nostri e le nostre nipoti. Abbiamo iniziato a riunirci, prima come Madres di Plaza de Mayo, poi come Abuelas di Plaza de Mayo, e ci siamo rese conto che, insieme, potevamo farci ascoltare. E così, il nostro dramma personale si è convertito, negli anni, in una lotta pubblica e collettiva - sono state le sue parole - Nel mio caso, tutto è iniziato quando, grazie alla testimonianza di una sopravvissuta, venni a sapere che mia figlia aveva dato alla luce un bambino durante la sua prigionia: mio nipote. La prima volta che andai a Plaza de Mayo tremavo come una foglia. C’erano molti militari, cavalli, fucili”.
Estela de Carlotto indica anche i risultati raggiunti: “Negli Stati Uniti, un gruppo di scienziati - commossi dalla nostra lotta - lavorò per due anni per arrivare a ciò che si conosce come ‘indice di nonnità’. E subito dopo, in Argentina, riuscimmo a creare la Banca nazionale dei dati genetici. Una banca unica al mondo che raccoglie e conserva i profili genetici delle famiglie dei nipoti e delle nipoti che cerchiamo e quelli delle persone che dubitano della loro identità, al fine di incrociarli”.
Estela de Carlotto conclude: “Abbiamo anche favorito dei progressi in ambito legislativo, come l’inclusione degli articoli 7, 8 e 11 nella Convenzione internazionale sui Diritti del bambino. Nel 1992 si è poi istituita la Commissione nazionale per il Diritto all’identità, una politica pubblica unica al mondo che ha il compito di proteggere il diritto all’identità delle bambine e dei bambini”.
Sport
Sinner rimonta e batte Khachanov, vola ai quarti di Madrid
L'azzurro si impone in 3 set contro il russo
Jannik Sinner ai quarti di finale dell'Atp Masters 1000 di Madrid. L'azzurro 22enne, prima testa di serie e numero 2 del mondo, negli ottavi di finale batte il russo Karen Khachanov, testa di serie numero 16, per 5-7, 6-3, 6-3 in 2h10'. Sinner offre l'ennesima prestazione di rilievo archiviando i problemi all'anca destra accusati nel match di terzo turno contro un altro russo, Pavel Kotov, battuto in 2 set. Con Khachanov, il numero 2 del mondo è costretto a rincorrere in un match in cui concede 6 palle break.
Il russo ne concretizza una sola, sufficiente per indirizzare il primo set. Sinner, che viaggia sul 70% di prime palle, commette un insolito e elevato numero di errori gratuiti (22). E' però concreto quando può strappare il servizio al rivale: 3 chance e 3 break che decidono il secondo e il terzo set.
La partita
Il duello si snoda all'insegna dell'equilibrio nel primo set. Sinner annulla una palla break nel game d'apertura, per il resto si procede secondo i turni di servizio con regolarità. L'azzurro paga a carissimo prezzo l'unico mini passaggio a vuoto sul 5-5. Complice un errore gratuito, concede una palla break: Khachanov la sfrutta, sale 6-5 e chiude nel game successivo.
Sinner è bravo a invertire immediatamente la rotta in avvio di secondo set. Break nel secondo game e l'altoatesino mette la freccia (2-0) senza guardarsi più indietro. Il terzo set si 'stappa' nel quinto game. Sinner accelera con 3 vincenti: Khachanov non regge il ritmo imposto dal numero 2 del mondo e cede la battuta. L'azzurro scappa sul 5-3 e chiude i conti con un altro break.
Esteri
Europee 2024, inchiesta su Instagram e Facebook: violazioni...
La decisione della Commissione Ue
La Commissione europea ha aperto un'inchiesta su Instagram e Facebook perché sospettate, in vista delle elezioni europee, di non rispettare gli obblighi in materia di lotta alla disinformazione.
Cronaca
Depistaggio Borsellino, la difesa al contrattacco
(dall'inviata Elvira Terranova).- Più che un'arringa difensiva sembra un atto di accusa. Contro quei magistrati che si occuparono delle indagini sulla strage di via D'Amelio, definiti "superficiali", ma anche contro chi ha dichiarato in vari processi "attendibile" il falso collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino. Parla di "troppe contraddittorietà sulla sparizione dell'agenda rossa del giudice Paolo Borsellino" e ricorda che i due poliziotti che difende erano solo l'ultima ruota del carro. Va all'attacco sin dalle prime parole del suo intervento, l'avvocato Giuseppe Seminara, legale di Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di calunnia aggravata in concorso nel processo d'appello sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio.
"Si contesta agli imputati l'aggravante di avere agito per occultare la responsabilità di altri soggetti nella strage di via D'Amelio - dice Seminara- Questa aggravante viene contestata anche a Ribaudo e a Mattei, rispettivamente agente e vice sovrintendente della Polizia di Stato. Cioè, stiamo parlando degli ultimi due gradi della scala gerarchica che rispetto al vertice hanno una tale distanza che parlare di comunicabilità è un'offesa a quello che pensiamo possa avvenire nella normalità". E aggiunge: "Si tratta di due soggetti che fanno parte degli ultimi gradini della scala gerarchica e contestare queste accuse è quanto meno singolare". Poi aggiunge: "L'imputato ha fede nella giustizia. Il rappresentante dell'accusa, a mio parere, ha perso la fede verso la giurisdizione. Sostenere l'attendibilità per l'unghia del piede di Vincenzo Scarantino è qualcosa di aberrante. I giudici in diverse occasioni, dalle sentenze Borsellino, uno, bis e ter, hanno riconosciuto l'attendibilità di Scarantino. E' incredibile quante volte gli avvocati hanno urlato vendetta rispetto a quel tipo di procedimento".
Sono tre, in tutto, i poliziotti imputati, con l'accusa di aver costruito a tavolino falsi pentiti, inducendoli a mentire, per depistare le indagini sulla strage di via D'Amelio. Si tratta di Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Al termine della requisitoria il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D'Anna ha chiesto 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Le stesse pene richieste nel processo di primo grado. Il tribunale di Caltanissetta, in primo grado, il 12 luglio 2022, aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Bo e Mattei, mentre Ribaudo venne assolto.
"Sulla sparizione dell'agenda rossa, si è detto che non è stata Cosa nostra, ma questo interesse ad avere l'agenda rossa è compatibile e finalizzato al compimento della strage? - si chiede l'avvocato Seminara - Il fatto che qualcuno avesse interessa a prendere l'agenda significa che questo qualcuno è partecipe alla strage? Sull'agenda rossa quanti elementi abbiamo avuto"'. Seminara parla di "contraddittorietà" su "una questione già molto discutibile e contraddittoria", cioè la sparizione dell'agenda rossa del giudice Borsellino. Scomparsa subito dopo la strage del 19 luglio 1992. "Questa borsa di Borsellino prima di arrivare nella stanza di Arnaldo La Barbera", l'ex dirigente della Squadra mobile di Palermo, "dove arriva, potrebbe avere percorso altre vie e potrebbe essere stata portata in procura", dice Seminara.
"Sull'agenda rossa purtroppo abbiamo un tale numero di circostanze che ci impedisce di poterla ritenere un elemento rilevante ai fini del presupposto dell'appartenenza di soggetti estranei a Cosa nostra nella fase di programmazione ed esecuzione della strage. In linea teorica ipotizziamo che vi sia stata una corrispondenza di interessi. E' pacifico che un gruppo di soggetti partecipanti all'attività criminale possa avere avuto un interesse diverso, ma in che cosa si è concretizzato? Quando abbiamo potuto estrapolare un elemento oggettivo che possa farci giungere alla prova che rispetto alla fase dell'esecuzione della strage vi sia stato l'intervento di istituzioni o soggetti esterni?". E sottolinea: "L'interesse ad avere l'agenda rossa è compatibile al compimento della strage? Sull'agenda rossa quanti elementi abbiamo avuto? Sono stati aggiunti elementi di criticità a una situazione già contraddittoria. Noi ipotizziamo che vi sia stata una corrispondenza di interessi di soggetti partecipanti all'attività criminale".
Il legale ha iniziato il suo intervento ricordando le vittime della strage ma anche le 'vittime collaterali', cioè quei sette innocenti condannati ingiustamente all'ergastolo proprio per le accuse del falso pentito Scarantino. "A 30 anni e oltre dall'eccidio della strage di via D'Amelio questa difesa ritiene di rinnovare il proprio cordoglio per le vittime e i loro familiari. Ma così come ho fatto in primo grado intendo esprimere anche la partecipazione al dolore dei cittadini ingiustamente condannati. Perché si sgombri il campo, per tutti questi soggetti, appartenenti o meno ad associazioni criminali", dice Seminara.
Ricorda anche l'ex Procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra e l'ex dirigente della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, morti, più volte citati dall'accusa nel corso del processo. "Ci è stato detto di non fare un processo ai morti, dal procuratore Tinebra al dottore La Barbera, ma si perde di vista un'altra cosa: manca la possibilità di avere il loro contributo che per noi sarebbe stato di grandissimo aiuto. Perché avrebbe consentito di contrastare molti dei passi che hanno riguardato i collaboratori di giustizia del processo di primo grado", dice l'avvocato Giuseppe Seminara. E sull'ex capo del gruppo investigativo 'Falcone e Borsellino' La Barbera, aggiunge: "Non vi e' possibilità di pensare che Arnaldo Barbera, con la sua lunga esperienza, non avesse fatto cancellare ogni prova per evitare che la sua carriera venisse notevolmente compromessa".
La seconda parte della sua arringa difensiva è stata dedicata ai collaboratori di giustizia Francesco Di Carlo, Vincenzo Onorato e Vito Galatolo ritenuti "inattendibili" con le loro dichiarazioni. Il processo proseguirà martedì prossimo, 7 maggio, per la conclusione dell'arringa difensiva dell'avvocato Seminara e per ascoltare la difesa del poliziotto Mario Bo, l'avvocato Giuseppe Panepinto. La sentenza dovrebbe essere emessa il 4 giugno.