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Il regolamento prevede che la gara venga recuperata soltanto per i minuti restanti dalla sospensione e, se possibile, entro le 24 ore successive

Udinese Roma sospesa dopo il malore di N'Dicka - (Fotogramma)

La partita tra Udinese e Roma, valida per la 32esima giornata di Serie A, sospesa al 71', quando verrà recuperata? Lo stop del match è arrivato per il malore accusato dal giocatore giallorosso Evan N'Dicka che si è accasciato a terra toccandosi il petto e richiamando l'intervento dello staff medico.

Il difensore ivoriano è stato portato via dal campo in barella, comunque cosciente. L'allenatore giallorosso Daniele De Rossi è poi sceso negli spogliatoi per sincerarsi di persona delle condizioni del suo giocatore e risalendo ha poi parlato con i suoi giocatori che non se la sono sentita di continuare la gara che, d'accordo con l'Udinese, è stata sospesa dall'arbitro Pairetto.

Cosa prevede il regolamento

Il regolamento prevede che la gara venga recuperata soltanto per i minuti restanti dalla sospensione, quindi 19 minuti più recupero e che questo avvenga, se possibile, entro le 24 ore successive alla partita, ma visto che la Roma giocherà giovedì, all'Olimpico, il ritorno dei quarti di Europa League contro il Milan, bisognerà trovare un'altra data.

La Lega potrebbe prendere la decisione, proprio dopo la gara di Europa League. Se la Roma andrà in semifinale, le possibili date saranno ovviamente ancor più ridotte. La prossima settimana potrebbe essere esclusa come ipotesi di recupero, visto che la squadra di De Rossi giocherà già lunedì sera 22 aprile, contro il Bologna, e poi avrà Napoli-Roma, in data ancora da definire (giornata prevista il 28 aprile. Ci sono due possibilità a questo punto che potrebbero essere prese in considerazione se la Roma arriverà in fondo all’Europa League, che sono quella della settimana della finale di Coppa Italia, prevista il 15 maggio, quindi la settimana tra il 13 e 19 maggio, alla vigilia della penultima giornata di campionato e a una settimana dall'ultimo atto di Europa League, a Dublino il 22 maggio, oppure quella della finale di Conference in programma il 29 maggio, quindi dopo la fine del campionato prevista per il 26 maggio.

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Sport

Arabia Saudita, stadi da favola e diritti umani: tutto sui...

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Dopo il Qatar un altro Paese del Golfo ospiterà una Coppa del Mondo, ma sono ancora diversi gli interrogativi da risolvere

Gianni Infantino - Fotogramma

La Coppa del Mondo torna in Medio Oriente. La Fifa ha, infatti, ufficializzato la decisione di assegnare all'Arabia Saudita i Mondiali di calcio del 2034, mentre quelli del 2030 saranno ospitati da Spagna, Portogallo e Marocco. Il massimo organismo calcistico mondiale ha invocato il principio a far ruotare il torneo tra i vari continenti e quindi, per il 2034, ha accolto soltanto candidature dall'Asia e dall'Oceania. I potenziali candidati, però, hanno avuto soltanto un mese per sviluppare la propria proposta e proprio i tempi brevi sono stati alla base della rinuncia di Australia e Indonesia. L'Arabia Saudita è rimasta quindi l'unica candidata e ha potuto finalmente festeggiare un traguardo che rincorreva da molto tempo.

L'assegnazione non ha quindi sorpreso, considerati anche gli ottimi rapporti tra il presidente della Fifa Gianni Infantino e i Paesi del Golfo, che hanno potuto già ospitare un Mondiale nel 2022 in Qatar, ma ha fatto sorgere diversi interrogativi e numerose sono le questioni da risolvere. Al progetto arabo è stato infatti assegnato un punteggio di 4,2 su 5, sebbene sia ancora tutto in cantiere. Dei quindici stadi che ospiteranno le partite del 2034 al momento ne esistono soltanto sette, con otto di questi che saranno costruiti nei prossimi anni insieme a diversi hotel per ospitare squadre e tifosi.

I trasporti pubblici all'interno del Paese saranno rafforzati, così da limitare gli evidenti problemi di logistica. E poi, non in secondo piano, c'è la forte preoccupazione per il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori. Incerte anche le date, con le alte temperature estive che suggerirebbero uno slittamento del torneo nei mesi invernali, proprio come successo nel caso di Qatar2022.

Stadi da costruire e problemi di logistica

Nonostante il calcio in Arabia Saudita, soprattutto negli ultimi anni, abbia portato a un potenziamento delle, poche, strutture esistenti il Paese, ad oggi, non è pronto per ospitare un Mondiale. Il piano presentato alla Fifa prevede infatti 15 stadi, di cui otto da costruire, con progetti a dir poco futuristici. Se già in Qatar si erano visti design e look insoliti per degli impianti sportivi, l'Arabia vuole andare oltre. Gli impianti saranno costruiti in cinque città: Riad (che nella sua regione ne ospiterà ben otto), Gedda, Abha, Al Kohbar e Neom, acronimo di New Future, per indicare la nuova area economico-tecnologica che i sauditi stanno ancora costruendo nella regione nord-ovest, al largo della penisola del Sinai. Proprio qui dovrebbe sorgere uno stadio a picco su una scogliera, a 350 metri d'altezza e che potrà essere raggiunto in nave. Un altro impianto invece, a Qiddiya, città a 20 chilometri da Riad, sorgerà su un lago, ma il fiore all'occhiello sarà ovviamente il King Salman International Stadium, stadio, con una capacità di 92760 posti, che dovrebbe essere inaugurato nel 2029 e che ospiterà la partita di apertura e la finale del torneo.

Mohammed Bin Salman, principe ereditario e Primo ministro saudita, ha dieci anni e tutti i soldi del mondo per organizzare quello che vuole essere uno dei migliori Mondiali di sempre, e rilanciare così l'immagine dell'Arabia nel mondo. Per farlo dovrà risolvere anche diversi problemi di logistica. Per questo, al fianco degli stadi, il progetto prevede anche la costruzione di hotel e strutture per un totale di 175mila posti letto, che possano accogliere calciatori e tifosi. Da rafforzare anche la linea di trasporti, per garantire spostamenti in tempi rapidi ai tifosi da una città all'altra.

Diritti umani e dei lavoratori

L'assegnazione dei Mondiali 2034 all'Arabia Saudita ha però fatto sorgere diversi interrogativi sul rispetto dei diritti umani e dei lavoratori nel Paese. Durante il Consiglio straordinario indetto dalla Fifa, la Federazione norvegese ha presentato una denuncia formale astenendosi dal voto, mentre quella danese ha sostenuto la candidatura dichiarando però di aspettarsi da Infantino "il pieno rispetto dei diritti umani, della libertà di espressione e della parità di genere". La Svizzera invece ha chiesto di istituire "organi indipendenti per garantire i diritti umani e livelli di trasparenza".

Proprio come successo con i Mondiali del 2022 in Qatar infatti, diverse organizzazioni hanno alzato il livello di attenzione, condannando la decisione della Fifa: "La decisione sconsiderata della Fifa di assegnare la Coppa del Mondo 2034 all’Arabia Saudita senza garantire che siano in atto adeguate protezioni per i diritti umani metterà a rischio molte vite", è stata la dichiarazione congiunta di Amnesty International e altre 21 organizzazioni umanitarie, tra cui anche alcune saudite.

A preoccupare, in particolare, ci sono le condizioni a cui saranno sottoposti i lavoratori che costruiranno stadi e impianti. Nei giorni scorsi è stato addirittura l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, ad impegnarsi direttamente per sostenere il rispetto delle norme sul lavoro durante i preparativi del torneo. Impiegati saranno soprattutto lavoratori immigrati, principalmente provenienti dall'Asia meridionale, che, proprio come avvenuto in Qatar, si troveranno a lavorare senza tutele adeguate. Il lavoro in Arabia Saudita, in particolare, è già al centro di un'indagine da parte dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), che segue una denuncia formale presentata dai sindacati. "Noi forniremo ogni tipo di consigli agli organizzatori", ha detto Turk, "questo includerà anche, ovviamente, la necessità di assicurarsi che le norme sul lavoro dei migranti siano adeguatamente rispettate e così come tutti i diritti umani all'interno dei grandi eventi sportivi".

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Sport

La Lazio avverte i tifosi: “Non andate ad Amsterdam e...

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La società biancoceleste ha diffuso una nota sui propri canali ufficiali

I tifosi della Lazio - Fotogramma

Trasferta ad alta tensione per la Lazio in Europa League. I biancocelesti voleranno ad Amsterdam per sfidare l'Ajax, ma non potranno contare sui propri tifosi. Nonostante i tanti biglietti venduti, con il settore ospiti andato esaurito in poche ore, la sindaca di Amsterdam ha deciso di vietare la trasferta per paura di nuovi scontri di matrice antisemita, dopo quelli avvenuti in occasione della partita contro il Maccabi Tel Aviv.

Alla vigilia del match la Lazio ha diffuso una nota ufficiale sul proprio sito rivolgendosi direttamente ai propri tifosi: "Si ricorda ai sostenitori biancocelesti che nella gara di UEFA Europa League tra Ajax e Lazio è precluso, su disposizione delle autorità locali, l’accesso al settore ospiti. Ai tifosi presenti nella Capitale olandese si segnala che l’Ambasciata italiana ha istituito una cellula consolare presso l’istituto italiano di cultura - Keizersgracht 564, 1017 EM Amsterdam – a circa 10 Km dallo Stadio a cui potersi rivolgere in caso di necessità".

"Fermo restando l’incessante opera diplomatica della scrivente società verso le autorità olandesi al fine di recuperare le spese sostenute dai tifosi, si consiglia di non viaggiare verso Amsterdam e, a coloro i quali siano già sul luogo, di mantenere un comportamento collaborativo e di rispetto delle prescrizioni delle autorità locali e non rispondere a potenziali provocazioni da parte di pseudo tifosi locali", si è raccomandata la società.

"La stessa S.S. Lazio ha istituito presso l’hotel Van Der Valk Amstel, Joan Muyskenweg 20, Amsterdam, un gruppo operativo a cui rivolgersi in caso di particolari emergenze che sarà attivo da questa sera sino alle 19:00 di domani 12 dicembre", ha spiegato il comunicato, "decorso tale orario il gruppo operativo si trasferirà presso lo stadio, dove sarà attivo sino alla conclusione dell’evento e comunque fino a cessate necessità".

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Sport

Ranieri e il futuro della Roma: “Speriamo di non...

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Il tecnico giallorosso ha parlato in conferenza stampa, alla vigilia della partita di Europa League contro il Braga

Claudio Ranieri - Fotogramma/IPA

"Stiamo cercando un allenatore bravo e basta. Speriamo di non sbagliarlo". Claudio Ranieri, tecnico della Roma fino a fine stagione, ha parlato così in conferenza stampa alla vigilia della sfida di Europa League contro il Braga. Una gara, quella dell’Olimpico, cruciale in ottica qualificazione.

Il ritorno alla Roma

"In ogni partita dobbiamo dare il massimo" ha spiegato il tecnico della Roma, soddisfatto per il ritorno al successo in campionato contro il Lecce. "Solo così si può creare uno spirito positivo. Abbiamo l'obiettivo di dare il massimo in ogni partita. Ho giocatori meravigliosi che mi fanno pensare anche al futuro. Con la proprietà stiamo pensando a tutto, all'oggi, al mercato e all'allenatore. Ci stiamo pensando. Alla squadra credo di aver dato quello che è il mio modo di essere. Io cerco empatia in loro. Se mi trovo bene con i ragazzi, loro capiscono le mie necessità. Ogni allenatore ha il suo modo di impostare la partita. L'allenatore non è una macchina che metti benzina e va. Io ho usufruito della loro preparazione e ho messo quello che più mi si addice. Il merito è della squadra, i giocatori sono delle spugne".

Verso il Braga

Ranieri ha poi parlato degli infortuni: "Ho recuperato tutti, tranne Cristante. Sia Dovbyk che Celik sono a disposizione. Soulé è il futuro, è un ragazzo che dopo un anno meraviglioso a Frosinone è arrivato a Roma e magari pensava di fare le stesse cose. Però un po’ ora lo conoscono meglio e un po’ il cambio di squadra ha pesato su di lui. Puntiamo molto su Matias, lo vedo vivo e cercheremo di tirargli fuori il meglio". In chiusura, anche un commento su Lorenzo Pellegrini: “È un ragazzo che merita, lo vedo più sereno durante gli allenamenti. Si sta allenando bene e comincia a prendere la porta. Anche se in allenamento sta tornando a essere quello di prima".

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