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Asstra: “Per Italiani Tpl e Ia binomio positivo per sicurezza, comfort ed efficienza”

"Si notano riserve rispetto a scenari avveniristici di sistemi di guida interamente autonoma, soprattutto quando integrata su taxi"

Asstra:

L’intelligenza artificiale non spaventa più come all’inizio, anzi è utile se serve a migliorare l’esperienza dell’utenza, i tempi di attesa, la gestione dei flussi di traffico e persone e la prevenzione su incidenti e guasti dei mezzi pubblici. Di converso, si notano riserve rispetto a scenari avveniristici di sistemi di guida interamente autonoma, soprattutto quando integrata su taxi. Questa una sintesi delle principali opinioni emerse dalla ricerca demoscopica “L’intelligenza Artificiale e il Trasporto Pubblico Locale nella prospettiva degli utenti (e non) tpl”, condotta da Asstra in collaborazione con Gpf – Inspiring research e presentata in occasione del XVIII convegno nazionale Asstra.

“L'intelligenza artificiale, come ultima frontiera della digitalizzazione, appare un driver di innovazione straordinario, in grado di accelerare l'evoluzione dei processi produttivi trasformandone i paradigmi e ridefinendo il concetto stesso di lavoro”, ha dichiarato Andrea Gibelli, presidente di Asstra, in apertura del convegno. “Le applicazioni di intelligenza artificiale promettono un cambiamento radicale dei modelli di business e delle professionalità necessarie e ci spingono verso nuove sfide legate alla produttività e all'efficienza per rendere il servizio di trasporto pubblico il sistema operativo delle città”, ha concluso Gibelli.

L’indagine che ha inteso fotografare lo status quo e il futuro percepito sull’intelligenza artificiale, sia in termini generali sia nel settore specifico del tpl, è stata condotta a marzo 2024 su un campione di 1.500 persone, rappresentativo di una parte di cittadini che utilizzano in modo regolare i mezzi pubblici. La domanda che ha ispirato tutte le altre è stata: “In che modo viene percepito il valore aggiunto dell’intelligenza artificiale nel tpl?”.

Il primo dato che emerge dall’indagine è l’ambito a cui l’intelligenza artificiale viene immediatamente associata dai cittadini, sintomo di un’opinione ancora non del tutto formata: “robotica”, “automazione” e “automatismo”, sono infatti i termini più frequentemente associati a questa innovazione, trascurando o, in certi casi, ignorando che l’elemento principale dell’intelligenza artificiale è l’abilità di apprendere, adattarsi, dimostrare creatività e migliorare i processi in autonomia.

Tuttavia, alla luce di queste informazioni ragionate sulle caratteristiche dell’intelligenza artificiale, la maggioranza relativa è molto attratta ed orientata in modo positivo e soltanto poco più di un decimo del campione esprime“grande ostilità” poiché vede l’intelligenza artificiale come una incognita (sociale e individuale), e un ulteriore quinto la vede con una “certa ostilità”. Analizzando in particolare le rilevazioni relative alla percezione dell’utilità dell’intelligenza artificiale nel tpl, ciò che emerge è che il valore aggiunto nei trasporti non è percepito in modo dirompente, lasciando quindi un ampio margine di potenzialità alla comunicazione che il settore potrà e dovrà effettuare in futuro sull’applicazione di sistemi di intelligenza artificiale per migliorare i servizi.

Infatti, se le applicazioni elettive dell’intelligenza artificiale sono viste come importanti principalmente nella ricerca scientifica (62,3%), nel settore medico e nella ricerca medica (53,6%) etc, nei trasporti la percentuale si attesta al 19,1%. Dal lato degli stakeholder, intervistati a latere dell’indagine, i “pilastri” più impattanti dell’Ai sull’esperienza di servizio sono quattro: gestione operativa, sicurezza, customer care, eccellenza tecnico-ingegneristica. Nella vision degli esperti, tutti questi ambiti sono cruciali e già oggetto di applicazione.

In termini di gestione operativa, con l'intelligenza artificiale si ha la possibilità di gestire la rete in auto-apprendimento e, dunque, fare modifiche virtuose sulla rete perché c’è la capacità da parte del sistema di apprendere informazioni in modo realistico e dinamico. La sicurezza si traduce principalmente nella grande opportunità della manutenzione predittiva e "real-time" dei mezzi. L'aspetto del customer care è molto importante e tra i più facilmente applicabili. Grazie all’intelligenza artificiale, il call center potrà dare risposte giuste e non ripetitive in modalità di apprendimento. Inoltre, se l’interfaccia è scritta, per esempio via Whatsapp, il tutto potrà essere gestito in automatico, con modalità non percepibili dall'utente.

Da non trascurare la capacità dell'intelligenza artificiale di essere facilmente proattiva rispetto ai sistemi attuali di informazione su disagi, ritardi, cancellazioni. Un sistema di intelligenza artificiale efficiente potrà presto provvedere a quella che veramente è la mass customization del servizio di tpl, proponendo soluzioni calzate sulle esigenze dei singoli. L'eccellenza sugli aspetti ingegneristici, in effetti, è quella che più pertiene all'ambito dell'offerta poiché connaturata nei sistemi sia di ricerca e sviluppo, sia di operatività e gestione.

È tuttavia tra quei campi di attività che rimane ancora velata dietro le quinte: serve a semplificare e rendere più efficaci i processi di gestione tecnica di reti e mezzi, ma rispetto agli altri elementi, è quello meno percepito dall'utente finale. La ricerca ha poi analizzato le risposte dei cittadini in merito ai benefici dell’intelligenza artificiale, secondo alcuni scenari dettagliati. È stata chiesta, in particolare, la loro opinione sul livello di impatto di tali novità sul tpl e il sentiment suscitato (attrattiva, indifferenza, ostilità, timore?).

Ebbene, l’appeal verso l’intelligenza artificiale è forte se serve a garantire sicurezza ai mezzi, alle strade e una buona analisi dei dati del traffico. Tra gli scenari giudicati più impattanti, in particolare, il 72,3% indica l’utilità del monitorare e segnalare eventuali danni alle infrastrutture, strade, ponti etc. Il 70,6% punta invece sulla possibilità di favorire in automatico la manutenzione preventiva del parco mezzi pubblici. Il 69,3% giudica l’intelligenza artificiale utile per la gestione dei dati sugli orari e sui flussi di traffico. Ma anche la prevenzione delle frodi (67,4%) e la gestione degli orari in tempo reale (63,6%) sembrano interessare particolarmente.

Scenari considerati invece meno impattanti e più rischiosi sono una customer care in assenza di persone fisiche (60,2%), sistema di gestione del trasporto pubblico sulla base di soli parametri ambientali (57,3%), sistemi di guida autonoma e intelligente di taxi senza conducente (41,6%) e, ancor più, veicoli senza conducente capaci di prendere decisioni autonome (41,3%) e guida autonoma intelligente di bus e tram senza autista (37,1%). Nel suo complesso, la ricerca restituisce un quadro articolato, in cui l'immagine stessa di intelligenza artificiale, nell'opinione pubblica, è molto variegata e soggettiva. Appare evidente la necessità di avviare azioni di informazione e sensibilizzazione sull'effettivo ruolo di affiancamento e supporto che l’intelligenza artificiale rivestirebbe, con particolare riguardo al trasporto pubblico locale.

In merito a questo ultimo aspetto, gli elementi che più spaventano, come si è visto, sono quelli attinenti alla guida autonoma, soprattutto se implementata sui taxi. Tra i settori più facilmente accettati, in cui in modo più oggettivo si coglie il valore aggiunto dell'intelligenza artificiale, si situano sicuramente quello della sicurezza e del comfort. Il principio di fondo che emerge dalla ricerca, che potrebbe essere vista come un piccolo esperimento sociale, è la necessità che l’intelligenza artificiale-powered tpl vada verso la direzione di una maggiore efficienza e user-friendliness, con garanzie alte di sicurezza e customer care, inconcepibili senza il supporto dell’intelligenza artificiale.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Finanza

Ops Mps su Mediobanca: tutti gli intrecci azionari

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Ops Mps su Mediobanca: tutti gli intrecci azionari

Una ragnatela di intrecci azionari. L'ops lanciata oggi da Mps su Mediobanca mette in moto una girandola di titoli e di azionisti destinata molto probabilmente a ridisegnare i cardini del sistema bancario italiano e gli equilibri nella gestione del risparmio. Mps, l'istituto bancario più antico del mondo, ribalta il suo ruolo. Non più promessa sposa e preda designata dopo il salvataggio, ma protagonista del risiko bancario. Oggi lo Stato italiano è primo azionista con l'11,731%, Delfin si piazza al secondo posto (9,780%) e il gruppo Caltagirone è al terzo con il 5,026%. In Mps è presente anche il gruppo Banco Bpm: oggi detiene il 5,03%, domani potrebbe arrivare a controllare il 9% se andrà in porto l'opa lanciata su Anima che oggi di Mps detiene il 3,992%. Su Banco Bpm pende però anche l'opa totalitaria lanciata da Unicredit dove tra gli azionisti c'e' Allianz (4,488%) e la famiglia Del Vecchio con il 2,775%.

La Delfin di Del Vecchio si ritrova anche in Mediobanca come primo azionista (19,81%) seguita dal Gruppo Caltagirone con il 7,76%, da Blackrock con il 4,23% e dal gruppo Mediolanum con il 3,49%. Blackrock è anche il primo azionista di Unicredit (7%) e il terzo di Commerzbank (7,3%), istituto tedesco al centro delle attenzioni di Unicredit. Ma in Mediobanca sono presenti anche altri azionisti riuniti in un accordo di consultazione rinnovato fino al 2027 lo scorso ottobre, che vale l'11,40% del capitale, dove la quota maggiore è detenuta dal gruppo Mediolanum (3,49%), seguito da Fin.Priv con l'1,72% (che ha sua volta come soci Assicurazioni Generali 14,3%, Italmobiliare 14,3%, Pirelli & C. 14,3%, Stellantis 14,3%, Telecom 14,3% e Unipol Gruppo 28,5%), da Monge & C con l'1,16% e dal gruppo Gavio con lo 0,82%. Ci sono poi quote minori figurano azionisti come il Gruppo Ferrero, il gruppo Lucchini e Vittoria assicurazioni.

Ma Mediobanca a sua volta con il 13,10% del capitale è l'azionista maggiore di Generali che ha siglato nei giorni scorsi una joint venture con la banca d'investimento Natixis creando un gigante nel risparmio gestito con 1900 miliardi di asset. Assieme a Piazzetta Cuccia in Generali si ritrovano il Gruppo del Vecchio con il 9,93%, il gruppo Caltagirone con il 6,92% e il gruppo Benetton con il 4,80%.

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Economia

Università Luiss: Ia, human skills e corsi laurea per...

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L’Ateneo sempre più internazionale anche nelle nuove modalità di ammissione

Antonio Gullo

Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente: entro il 2030, secondo McKinsey, oltre il 70% delle aziende utilizzerà sistemi di Intelligenza Artificiale, trasformando profondamente più della metà dei ruoli attuali. In questo contesto, le Università diventano sempre più centrali nel formare futuri professionisti capaci di affrontare le sfide di un mercato in continua trasformazione. La Luiss Guido Carli risponde a questa esigenza puntando su un approccio innovativo, interdisciplinare e sempre più internazionale. E anche su un nuovo test di ingresso. Obiettivo: attrarre e formare una nuova generazione di leader globali.

Tra le novità più rilevanti, l’Ateneo ha infatti introdotto nuove modalità di ammissione per i Corsi di Laurea Triennale e Magistrale a Ciclo Unico in Giurisprudenza, in cui, per la prima volta, i candidati che studiano in Italia sono equiparati a quelli provenienti dall’Unione Europea o dai Paesi dell’Area Schengen. La prima sessione per svolgere il Test Undergraduate UE, già aperta, si chiuderà il 3 febbraio. Anche per gli studenti extra-UE sono previste nuove modalità di ingresso e di selezione.

L’internazionalizzazione resta, dunque, uno dei pilastri dell’identità della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali. Oltre il 50% dei corsi viene infatti insegnato in inglese, mentre le collaborazioni con istituzioni accademiche in tutto il mondo continuano a crescere. Attualmente, la Luiss conta su una rete di oltre 360 Università partner in 73 Paesi, con 69 accordi di doppia e tripla laurea. Tra i programmi più innovativi, spiccano il Triple degree in business Ace (America, China & Europe), che consente di ottenere tre titoli di studio tra Roma, Pechino e Washington, e il Double Degree in Social Sciences, sviluppato in collaborazione con Sciences Po.

I risultati di questa strategia si riflettono anche nei riconoscimenti internazionali. Nel 2024, l’Ateneo si è confermato al primo posto in Italia e tra i migliori 20 al mondo per Studi Politici e Internazionali secondo il QS Ranking by Subject, posizionandosi, inoltre, nella Top 50 globale per Marketing e Business & Management. Anche le classifiche del Financial Times hanno premiato i programmi della Luiss: la laurea magistrale in management è al 25° posto, mentre quella in corporate finance occupa la 27ª posizione a livello globale.

Guardando al futuro e alla crescente necessità di integrare competenze umane e digitali, la Luiss rafforza il proprio impegno sull’Intelligenza Artificiale, presente in tutti i corsi e che da quest’anno, per gli studenti delle Lauree Magistrali diventa anche un badge obbligatorio di ‘AI Literacy’, pensato per certificare le digital skills acquisite. Ma non solo. L’Ateneo ha recentemente annunciato la nascita di un nuovo centro di ricerca 'AI4Society', diretto da Giuseppe Italiano, prorettore per l’Artificial Intelligence e le Digital Skills: un polo internazionale per lo studio critico e interdisciplinare dell’Intelligenza Artificiale al servizio delle aziende e delle istituzioni.

Il forte legame con il mondo delle imprese e il sistema di Confindustria si riflette anche nell’elevato tasso di occupazione dei laureati a un anno dalla laurea, che nel 2024 si conferma al 96%, con un tempo medio di attesa di appena un mese per ottenere il primo impiego.

Come spiega Antonio Gullo, dean undergraduate School della Luiss, responsabile dei corsi di laurea triennale e magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza: "Competenze come il pensiero critico, il problem solving e le abilità digitali sono oggi indispensabili per costruire carriere a prova di futuro e a vocazione sempre più internazionale. Il mondo accademico è chiamato a rispondere alla sfida del cambiamento coniugando tradizione e innovazione, favorendo l’apprendimento attivo e le sinergie tra didattica e ricerca. È cruciale promuovere l’interazione tra discipline, poiché la complessità contemporanea richiede di combinare solide competenze di base e skills trasversali - dalle humanities all’Intelligenza Artificiale - e di favorire percorsi personalizzati, modellati sulle inclinazioni e aspirazioni professionali degli studenti. È questa la direzione cui guarda la nostra Università: grazie a un modello educativo innovativo, scambi all'estero e un dialogo costante con le imprese, ci proponiamo non solo di formare la futura classe dirigente a livello interno e internazionale, ma anche cittadini globali, pronti a contribuire positivamente allo sviluppo delle comunità di riferimento".

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Finanza

Mps-Mediobanca, l’economista Baldassarri: “Qui...

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L'ex viceministro dell'Economia e le finanze: "Il governo italiano, attraverso una banca a controllo pubblico, entra direttamente nel risiko bancario"

Mps-Mediobanca, l'economista Baldassarri:

La recente mossa del Monte dei Paschi di Siena (Mps) verso una fusione con Mediobanca si distingue dalle altre operazioni di consolidamento bancario attualmente in corso. "In questo caso, è l'arbitro che scende in campo come giocatore", osserva l'economista ed ex vice ministro dell'Economia e delle Finanze Mario Baldassarri in un’intervista all’Adnkronos. "A differenza dell’Opa di Unicredit su Banco Bpm o della proposta di fusione tra Unicredit e Commerzbank, dove i protagonisti sono attori privati che seguono logiche di mercato per accrescere dimensioni e competitività internazionale, qui la presenza dello Stato è evidente", sottolinea Baldassarri. Monte dei Paschi di Siena, salvata dallo Stato italiano nel 2017 con l’impegno di privatizzarla in tempi brevi, non è ancora tornata pienamente sul mercato.

"L’operazione proposta su Mediobanca rompe quindi la narrativa iniziale e solleva interrogativi: il governo italiano, attraverso una banca a controllo pubblico, entra direttamente nel risiko bancario. Mentre le altre fusioni rispondono a logiche economiche e strategiche, in questo caso il ruolo dello Stato si intreccia con le dinamiche di mercato, alterandone le regole", spiega l’economista. La possibile fusione tra Mps e Mediobanca, spiega l'ex viceministro dell'Economia, si inserisce in un contesto più ampio, quello del risiko bancario europeo. "L’Europa deve decidere cosa vuole fare "da grande" in tutti i settori, dalla difesa alla sicurezza, dall’energia alle tecnologie avanzate, fino al sistema satellitare per il controllo delle comunicazioni. Lo stesso vale anche per il settore bancario", dice.Le attuali dimensioni dei gruppi bancari europei, pur significative nel contesto europeo, risultano 3, 4, 5 o persino 6 volte più piccole rispetto ai colossi bancari internazionali.

"È evidente che, nonostante l'importanza degli istituti bancari europei a livello locale, essi rimangono troppo piccoli per competere su scala globale. E allora, che vogliamo fare?", si chiede il professore.Un esempio rilevante, sottolineaa, è proprio l’interesse di Unicredit per Commerzbank, un’operazione che potrebbe rafforzare il sistema bancario europeo, ma che incontra resistenze significative sul piano nazionale, come dimostrano le reticenze della Germania. "Questo - conclude - riflette la difficoltà di superare le barriere nazionali anche in un mercato unico come quello europeo". (di Andrea Persili)

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