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Kluge (Oms Europa): “Italia non aderirà a Green pass?...

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Kluge (Oms Europa): “Italia non aderirà a Green pass? Ci rifletta bene”

Intervista all'Adnkronos Salute: "Ogni Paese ha diritto di decidere ma minacce salute responsabilità condivisa, a fine mese Rete paneuropea controllo malattie"

Hans Kluge

"Il Green pass" globale "proposto dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall'Ue è una sorta di fascicolo sanitario elettronico, come quello fornito dalle autorità sanitarie locali, ma verificabile e accettato in tutto il mondo. Ogni Paese sovrano ha il diritto di decidere se aderire al nuovo sistema di Green pass. Vorrei incoraggiare tutti i Paesi - compresa l'Italia - a riflettere attentamente su come gestirebbero la prossima crisi sanitaria". E' un invito a considerare tutti gli elementi, anche gli scenari futuri, quello lanciato da Hans Kluge, direttore dell'Ufficio regionale dell'Oms per l'Europa, in un'intervista all'Adnkronos Salute in occasione della sua visita in Italia per celebrare il 20esimo anniversario dell'Ufficio Oms di Venezia.

Oggi nel capoluogo veneto - alla presenza di istituzioni italiane e internazionali, e di leader di settori chiave, dall'economia alla salute e allo sviluppo sostenibile - si parla anche di questo: di come costruire società resilienti e più sane, che non lascino indietro nessuno. "Crediamo che ci sia bisogno di più, e non di meno, cooperazione e scambio per aiutare a prevenire o rispondere alla prossima grande emergenza sanitaria", avverte Kluge. E infatti, aggiunge, "l'Oms Europa lancerà alla fine di questo mese una Rete paneuropea per il controllo delle malattie, composta da Paesi Ue e non Ue della regione europea, che include l'Asia centrale".

"La pandemia - evidenzia - ha dimostrato che molte delle sfide odierne per i sistemi sanitari sono sfide condivise, cosa che sta spingendo la Commissione europea a presentare proposte per un'Unione sanitaria europea più forte. Sebbene l'obiettivo primario sia rafforzare il quadro di sicurezza sanitaria dell'Ue in risposta alle minacce transfrontaliere, ciò è accompagnato da un rinnovato e più ampio impegno politico per migliorare i sistemi sanitari europei e investire nella loro resilienza e sostenibilità". L'Oms Europa, assicura Kluge, "accoglie con grande favore questa iniziativa e il riconoscimento esplicito che sia le minacce sanitarie note sia quelle ancora sconosciute sono nostra responsabilità condivisa, perché virus e batteri non conoscono confini". Da qui l'impegno per la Rete paneuropea per il controllo delle malattie. "Questa - spiega - è stata una delle raccomandazioni chiave di una commissione indipendente, presieduta dall'ex premier italiano Mario Monti, sugli insegnamenti tratti dalla pandemia".

I componenti di questa nuova rete per il controllo delle malattie "punteranno a rilevare, verificare e notificare rapidamente l'uno all'altro eventuali nuove minacce sanitarie in evoluzione, dalle malattie infettive emergenti alla resistenza antimicrobica", illustra Kluge.

Dopo la pandemia, i temi della condivisione delle informazioni e della cooperazione sono molto sentiti. Per questo il direttore di Oms Europa, anche in relazione al Green pass globale, invita i Paesi a riflettere su come potranno gestire la situazione quando la prossima crisi sanitaria colpirà.

"A livello globale - ricorda Kluge - l'incapacità di prevenire e quindi poi di gestire adeguatamente la pandemia di Covid-19 ha comportato un'immensa perdita di vite umane e di salute, nonché un'interruzione senza precedenti delle attività sociali ed economiche in tutto il mondo". Aver sperimentato tutto ciò "ha creato lo slancio per riformare l'architettura sanitaria globale. Come parte di questo processo è stato suggerito un Green pass globale, che sarebbe fondamentalmente un'estensione e digitalizzazione della cosiddetta 'Yellow card'", una sorta di 'passaporto medico', "in uso anche in Italia, necessaria per verificare la vaccinazione contro alcune malattie pericolose e richiesta per l'ingresso in alcuni Paesi", conclude.

"Oggi non si monitora Long Covid e servono altri studi"

"L'elevato livello di incertezza sul Long Covid richiede ulteriori studi. Sono necessarie ulteriori ricerche sulla prevalenza e sui sintomi debilitanti, compreso il modo in cui questi influiscono sul mercato del lavoro, sulla forza lavoro sanitaria e sull'economia in generale. Solo allora potremo progettare le politiche e le pratiche giuste. I Paesi della regione europea non stanno monitorando e riportando i dati chiave in modo coerente, il che rende molto più difficile per i decisori politici affrontare i gap e i problemi dei nostri sistemi sanitari", è il monito lanciato da Hans Kluge.

"Il peso del Covid-19 e del Long Covid - osserva all'Adnkronos Salute - stanno esacerbando la pressione sui nostri sistemi sanitari sulla scia della pandemia. Ciò è in parte dovuto anche al fatto che gli operatori sanitari e sociali sono stati tra i più esposti alla malattia e, quindi, a rischio molto più elevato di Long Covid. Si stima che circa 36 milioni di persone nella regione europea dell'Oms possano aver sperimentato sintomi di Long Covid nei primi tre anni della pandemia, tra cui 1,4 milioni di persone in Italia. Nel frattempo, l'Europa è attualmente alle prese con una carenza di 2 milioni di operatori sanitari, triste eredità della pandemia e di anni di investimenti insufficienti. Nell'Ue si calcola che il Long Covid abbia ridotto l'offerta di lavoro di una quota pari a 663mila persone nel 2021 e fino a 1,1 milioni nel 2022".

Ecco l'impatto della sindrome post virus descritto da Kluge, secondo cui servono segnalazioni, sorveglianza e diagnostica migliori, nonché dati su ricoveri, mortalità e costi sanitari. "Altrimenti resteremo all'oscuro. L'Oms Europa - sottolinea - sta cercando di colmare il gap di conoscenze sull'impatto del Long Covid sul personale sanitario". Fra le attività che si stanno portando avanti, "stiamo supportando l'introduzione di raccomandazioni sulla gestione clinica, oltre che su trattamenti specifici e di supporto per chi convive con il Long Covid da tanto tempo. E stiamo diffondendo linee guida sulle migliori pratiche nella riabilitazione. Manteniamo stretti legami anche con i gruppi dei pazienti - elenca - L'Oms Europa sta attualmente finalizzando i risultati di un'indagine in 5 Paesi (Italia, Regno Unito, Polonia, Georgia e Armenia) per descrivere l'impatto di Covid e Long Covid sul personale della riabilitazione e formulare raccomandazioni per una futura risposta all'emergenza. I risultati - conclude il direttore - saranno presto resi pubblici".

"Oms pienamente allineata con priorità salute dettate da Italia durante G7"

"L'Organizzazione mondiale della sanità è pienamente allineata con le priorità di salute dell'Italia sotto la presidenza del G7": la "prevenzione per tutto l'arco della vita" per un invecchiamento "sano e attivo", "riformare l'Oms", "sostenere il principio 'One Health' in tutte le politiche sanitarie".

"E' diventato evidente che dobbiamo costruire nuove alleanze tra i settori finanziario, economico e sanitario", avverte Kluge. Perché, "come ha dimostrato la pandemia, la salute e l'economia sono indissolubilmente legate". Ed è "chiaro che le disuguaglianze possono avere conseguenze devastanti sulla performance economica e sulla resilienza. E' interessante notare che un numero crescente di Paesi e organizzazioni internazionali stanno portando avanti innovazioni su tasse e spesa per benessere, equità e salute delle società. Stiamo vedendo il benessere e l'equità in cima all'agenda politica dei governi e delle Nazioni Unite", rimarca.

Sempre in questa direzione, conclude, "nel settembre di quest'anno gli Stati membri si riuniranno nel Summit for the Future, che ci si aspetta concordi un Patto. Nella bozza del documento si sottolinea l'intenzione di andare oltre il Pil per misurare cosa conta per le persone, il pianeta e il futuro e per riformare l'architettura finanziaria internazionale".

"Nel 2024 più anziani che bambini in Europa"

"Quest'anno, il 2024, segna il momento in cui in Europa il numero di persone anziane (over 65) supererà il numero di bambini e adolescenti (di età inferiore a 15 anni), con implicazioni significative sulla politica sanitaria. Si vive sempre più a lungo, in parte grazie a una migliore assistenza sanitaria. E si stima che entro il 2050 l'Ue ospiterà circa 500mila persone di età pari o superiore a 100 anni. Immaginatelo: mezzo milione di centenari in Europa entro i prossimi 26 anni", ha detto ancora Kluge.

"Almeno la metà della nostra salute è determinata dai fattori sociali ed economici (come istruzione, alloggio e reddito)", ricorda Kluge. E con l'aumento degli over 65 che popoleranno sempre di più la regione, e il grande 'sorpasso' sui giovanissimi, "prevenire situazioni di cattiva salute nell'arco della vita di una persona è fondamentale se vogliamo alleggerire la pressione sui nostri servizi sanitari sovraccarichi. E questo ci impone di affrontare le disuguaglianze sanitarie, sociali ed economiche in tutta la regione europea. Gli ultimi due decenni le hanno viste crescere. I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E i nostri sistemi sanitari finanziati con fondi pubblici faticano a tenere il passo con la domanda" di prestazioni "che aumenta e con risorse inadeguate".

"Molti più anziani vivono non solo in condizioni di salute precarie evitabili, ma anche in case e quartieri poveri, altro fattore evitabile, lottando per riuscire sbarcare il lunario e scegliere tra" bisogni primari come "l'acquisto di medicinali e il riscaldamento della propria casa", conclude il direttore di Oms Europa, ricordando l'impegno su questo fronte dell'Ufficio Oms di Venezia, che "negli ultimi 20 anni ha prodotto evidenze su cosa dobbiamo fare per ridurre privazione e povertà, e su come farlo".

"Report Covid su Italia era indipendente e voleva condividere lezioni"

"Il 13 maggio 2020, l'Ufficio regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'Europa ha pubblicato un documento intitolato 'Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell'Italia a Covid-19'. Il documento, scritto da esperti indipendenti, si concentrava sulla risposta del Governo italiano alla pandemia. Gli obiettivi del rapporto erano documentare le prime lezioni apprese dalla risposta italiana e condividerle con i Paesi che non erano ancora nella fase epidemica conclamata", ha affermato Kluge.

"La pandemia di Covid-19 era senza precedenti e la stragrande maggioranza dei Paesi - se non tutti - hanno dovuto affrontare sfide enormi, inclusa l'Italia che è stato il primo Paese della regione europea ad essere duramente colpito", ha evidenziato ancora in occasione della sua visita in Italia per il 20esimo anniversario dell'Ufficio Oms di Venezia, cercando di spiegare il valore del report finito al centro di polemiche. "All'Oms crediamo nel potere della scienza e delle evidenze, e nella possibilità di imparare gli uni dagli altri. E questo era lo scopo previsto del rapporto sulla risposta iniziale dell'Italia a Covid", conclude.

"Economia sia leva equità cure, ufficio Venezia strategico"

"La prosperità economica e l'equità sanitaria non sono in contrasto tra loro. Se vogliamo costruire società più sane, felici, eque e stabili, dobbiamo ripensare l'economia moderna e sono orgoglioso del ruolo cruciale che l'Ufficio Oms di Venezia ha giocato e sta giocando per aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Sono impaziente di andare avanti con questa partnership con l'Italia come Paese ospitante per questo lavoro vitale". La lotta alle disparità in materia di salute è un impegno di lungo corso dell'Ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità per gli investimenti per la salute e lo sviluppo (Oms/Europe Venice Office), assicura Kluge.

"Obiettivo chiave" dell'ufficio in Italia è infatti "quello di mettere in luce le evidenti disuguaglianze sanitarie nelle nostre società e offrire soluzioni su come affrontarle", ha spiegato. Le istituzioni italiane e internazionali partecipanti si confrontano su questa sfida, che è diventata sempre più un'urgenza "perché - osserva Kluge - purtroppo una buona salute non è universale, dipende in gran parte da dove sei nato e dalle opportunità che hai nella vita. Le disuguaglianze sanitarie sono principalmente determinate da fattori sociali ed economici. E i determinanti non medici della salute (come l'istruzione, il reddito e la sicurezza del lavoro) possono avere un impatto maggiore rispetto all'assistenza sanitaria o alle scelte di vita. Dobbiamo innanzitutto affrontare le ragioni della cattiva salute per migliorarla".

Fra le varie attività portate avanti in questi due decenni, "l'ufficio di Venezia sta mettendo insieme i settori finanziario e di sanità pubblica con le banche centrali per trovare un terreno comune" e far sì che "le alleanze tra partner che solitamente non collaborano possano effettivamente produrre risultati positivi di salute per le persone, ovunque e allo stesso modo. Il lavoro pionieristico della sede veneziana contribuirà a porre le basi per il prossimo Wellbeing Economy Forum in Islanda a giugno e per il Forum of the Future delle Nazioni Unite a settembre", continua Kluge, dicendosi poi "grato" all'ex premier Mario Monti "per aver presieduto la Commissione paneuropea sulla salute e lo sviluppo sostenibile, che ha formulato una serie di raccomandazioni basate sulle lezioni apprese da Covid. Tra queste l'appello per la creazione di una task force globale su salute e finanza, subito accolto dal G20, di cui ovviamente l'Italia è parte".

"1.500 attacchi a sanità, da Italia aiuti per 1,4 mld dollari"

"Sono ottimista sul fatto che il sistema sanitario ucraino resisterà a questa guerra devastante. Ma ciò dipenderà non in piccola parte dall'impegno dei numerosi donatori europei e di tutto il mondo che hanno contribuito a garantire che il sistema sanitario sia ancora in piedi, compresa l'Italia. Roma ha finora impegnato 1,4 miliardi di dollari in assistenza finanziaria all'Ucraina", ha evidenziato ancora il direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l'Europa.

"Gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili devono finire - ammonisce Kluge - Negli ultimi mesi l'Ucraina ha registrato un'intensificarsi di questi attacchi, anche nella capitale Kiev". Episodi che "hanno finora ucciso centinaia di persone e lasciato milioni senza riscaldamento, elettricità e acqua. Dall'inizio della guerra abbiamo accertato oltre 1.500 attacchi alla sanità", aggiorna il direttore. "Non c'è niente di peggio di un conflitto per la salute. E' la conclusione di una recente analisi" proprio "dell'Ufficio Oms di Venezia". Situazioni di insicurezza come la guerra fanno sì che "sempre più persone" non solo "perdano l'accesso ai servizi sanitari di cui hanno bisogno, ma anche la fiducia nelle istituzioni che sono alla base di una società ben funzionante - analizza Kluge - Il sistema sanitario ucraino ha mostrato notevole resilienza e resistenza negli ultimi due anni, e dobbiamo fare il possibile per garantire che rimanga tale. I disagi sono stati significativi, l'impegno di operatori sanitari e ministero della Salute del Paese è stato esemplare".

Ovviamente, ha continuato il numero uno di Oms Europa, "nel medio e lungo termine lo stato sanitario dell'Ucraina è una delle maggiori preoccupazioni. In primo luogo per le malattie non trasmissibili che rappresentano le principali cause di malattia e morte nel Paese, con una percentuale dell'84%. La necessità di riabilitazione fisica e di protesi continuerà a crescere con l'aumento dei pazienti" con "lesioni traumatiche riportate durante il conflitto. La violenza di genere è un problema importante, con il 26% delle donne e delle ragazze", una su 4, "che la subiscono da parte di un partner intimo. Inoltre, la nazione affronta un carico significativo legato ad Hiv, tubercolosi e mortalità materna", mentre resta "incombente" un "potenziale" rischio "di epidemie se le condizioni attuali persistono". "Stiamo lavorando col ministero della Salute ucraino per garantire supporto continuo laddove ce n'è più bisogno - conclude Kluge - Nell'ultimo anno abbiamo formato più di 2mila medici a riconoscere e trattare la violenza di genere in Ucraina e nei Paesi che accolgono rifugiati ucraini".

"Ai pone sfide ma sarà svolta radicale nei prossimi anni"

"L'intelligenza artificiale cambierà radicalmente ogni aspetto della vita umana. Il Fondo monetario internazionale prevede che nei prossimi anni il 40% dei lavori sarà influenzato in qualche modo dall'Ai, anche nel settore sanitario e assistenziale. Inoltre, si prevede che entro il 2030 i prodotti e i servizi dell'Ai contribuiranno con 15,7 trilioni di dollari all'economia globale, più della produzione attuale di Cina e India messe insieme. La ricerca dell'innovazione per la salute non è priva di ostacoli. Dalle barriere normative ai vincoli finanziari, dai dilemmi etici alle preoccupazioni sulla privacy dei dati, il percorso è irto di sfide che richiedono un'attenta navigazione. Tuttavia, queste sfide non dovrebbero scoraggiarci, ma piuttosto galvanizzare la nostra determinazione a superare i limiti di ciò che è possibile". E' l'analisi di Kluge.

L'Ai è una promessa. Tuttavia, puntualizza all'Adnkronos Salute in occasione della sua visita in Italia per il 20esimo anniversario dell'Ufficio Oms di Venezia, "dobbiamo spostare l'attenzione dai soli ritorni economici all'impatto più ampio delle soluzioni innovative sulla salute pubblica. Allineando le politiche con l'obiettivo di migliorare i risultati sanitari per tutti, possiamo affrontare meglio le disparità nell'accesso all'assistenza sanitaria e fornire soluzioni sostenibili".

Oggi "stiamo già assistendo al lancio di strumenti di intelligenza artificiale nei sistemi sanitari per supportare una vasta gamma di compiti, dall'analisi delle cellule tumorali alla chirurgia robotica", ricorda Kluge. "Proprio la settimana scorsa - cita come esempio - l'Oms ha lanciato Sarah (Smart AI Resource Assistant for Health), un prototipo di promoter digitale della salute", assistente virtuale "con una risposta empatica potenziata, alimentato dall'intelligenza artificiale generativa. Rappresenta un'evoluzione degli avatar di informazioni sanitarie basati sull'Ai, utilizzando nuovi modelli linguistici e tecnologie all'avanguardia. Può coinvolgere gli utenti 24 ore al giorno in 8 lingue su molteplici argomenti sanitari, su qualsiasi dispositivo". Insomma, conclude il direttore di Oms Europa, "promuovendo una cultura dell'innovazione, coltivando le menti creative, possiamo affrontare le sfide sanitarie più urgenti del nostro tempo e l'intelligenza artificiale sarà parte della soluzione negli anni a venire. Sono fermamente convinto che la salute debba essere un motore piuttosto che un semplice destinatario di innovazione. Dalle tecnologie all'avanguardia come i vaccini a mRna fino alla diagnostica guidata dall'Ai, il potenziale per trasformare l'assistenza sanitaria è illimitato". (di Lucia Scopelliti)

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Esteri

Attacco Houthi a nave cargo nel Mar Rosso, nave Fasan della...

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E' accaduto nella tarda mattinata nei pressi dello stretto di Bab El Mandeb

Miliziano Houthi - Fotogramma

Nella tarda mattinata di oggi la fregata Virginio Fasan della Marina Militare, impegnata nella protezione ravvicinata di un mercantile commerciale europeo nell’ambito dell’Operazione Eunavfor Aspides, ha abbattuto un drone nel Mar Rosso, in prossimità dello stretto di Bab El Mandeb. Il drone, dalle caratteristiche analoghe a quelli già usati in precedenti attacchi degli Houthi, si trovava a circa 5 chilometri dalla nave italiana, in direzione del mercantile scortato.

Attacchi complessi con missili e droni si erano già verificati durante la mattinata, sventati grazie alle manovre evasive effettuate dal mercantile su indicazioni del comando di Nave Fasan. Un missile è esploso in acqua nelle vicinanze della nave scortata, causando solo lievi danni superficiali. La fregata Fasan e il mercantile protetto stanno proseguendo come pianificato la rotta verso sud, per uscire dal mar Rosso. Attualmente nell'area per garantire la libertà di navigazione e la sicurezza delle rotte commerciali, Nave Virginio Fasan ha avvicendato Nave Caio Duilio come unità sede del comando tattico di Eunavfor Aspides, operazione di sicurezza marittima dell'Unione Europea per la salvaguardia della libertà di navigazione nelle Aree del Mar Rosso e del Golfo di Aden.

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Caso Ariston, botta e risposta Farnesina-Mosca. Governo al...

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Farnesina: "Revocare la misura". L'ambasciatore russo in Italia: "Risposta ad atti ostili". Il precedente della Danone

Farnesina - Fotogramma

Diplomazia e governo al lavoro sul caso Ariston: tra Roma, Mosca e Bruxelles sono in corso contatti al massimo livello per capire le intenzioni della Russia, mentre alla Farnesina è stato convocato l'ambasciatore per chiedere la revoca del provvedimento di 'trasferimento temporaneo della gestione', giustificato dal diplomatico come "una risposta alle azioni ostili" dell'Italia ed alle sue "avventure geopolitiche antirusse". Ma al di là dei toni non si escludono spiragli.

"Ciascuna delle due parti ha declinato le proprie priorità, ma ora bisogna capire quello che vogliono i russi", spiegano all'Adnkronos fonti a conoscenza del dossier, che sottolineano come Mosca abbia insistito sul carattere "temporaneo" della nazionalizzazione annunciata venerdì sulla base al decreto 302 dell'aprile dello scorso anno. Mentre viene considerato abbastanza "simbolico" l'impatto del trasferimento della gestione della filiale russa del gruppo marchigiano, che vale solo il 3% del giro d'affari complessivo di Ariston.

Il precedente a cui si guarda è quello della Danone, nazionalizzata nel luglio del 2023 sulla base dello stesso decreto, che ha già colpito altre 20 aziende europee (insieme ad Ariston anche la tedesca Bosch è stata colpita venerdì dallo stesso provvedimento): a marzo è stata revocata la misura, mentre qualche settimana prima erano emerse indiscrezioni sulla sua intenzione di cedere le attività in Russia. Un modo per 'costringerla' a vendere? Non è chiaro, come non è chiaro nel caso di Ariston, la cui gestione, a differenza di altre aziende, non è passata all'Agenzia federale per le proprietà statali, ma a una divisione di Gazprom, la Jsc Gazprom Domestic system, che produce elettrodomestici. Una differenza che potrebbe essere interpretata in due modi: quello di affidare la gestione dei processi produttivi della filiale russa di Ariston ad una società competente o di manifestare l'interesse a subentrare.

Quali che siano le intenzioni e le motivazioni - fra le più accreditate c'è il pressing politico sull'Italia, presidente di turno del G7, perché non 'ceda' sulla questione dell'utilizzo degli extraprofitti dei beni russi congelati nella Ue - le previsioni sui tempi di un'eventuale revoca del provvedimento parlano di mesi. E nel frattempo a Bruxelles si studiano misure - che potrebbero rientrare nel 14mo pacchetto delle sanzioni contro la Russia - come quella in base alla quale, nel caso in cui la proprietà di una società venga affidata in amministrazione temporanea, l’operatore europeo potrà agire dinanzi alle corti nazionali per aggredire non fondi e beni statali ma i beni appartenenti ai soggetti che beneficiano del provvedimento.

Nell'incontro di oggi alla Farnesina, su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, all'ambasciatore russo in Italia, Alexei Paramonov, convocato dal segretario generale Riccardo Guariglia, è stato espresso "il forte disappunto del governo per l'inatteso provvedimento e sono stati chiesti chiarimenti sulle sue motivazioni, che non trovano fondamento nel diritto", auspicando che Mosca "possa riconsiderare il provvedimento preso", qualificato dalla stessa parte russa "come temporaneo".

Queste misure, ha replicato Paramonov, nel rispetto del relativo quadro giuridico, "sono state adottate in risposta alle azioni ostili e contrarie al diritto internazionale intraprese dagli Stati Uniti e dagli altri Stati esteri che si sono uniti a loro, volte a privare illegalmente la Russia, le sue entità giuridiche e varie persone fisiche del diritto di proprietà e/o a limitare tale diritto su beni situati nel territorio di tali Stati".

Secondo l'ambasciatore, "non si può non considerare che la retorica e il tono sempre più aggressivi e irresponsabili dei leader occidentali e delle loro compagini non possono che essere interpretati come deliberata intenzione di minacciare in modalità continuativa la sicurezza della Russia, quella nazionale, economica, energetica e di ogni altro tipo". Poi, nel ricordare che "Mosca ha sempre attribuito particolare importanza alle proficue e reciprocamente vantaggiose relazioni commerciali ed economiche con l’Italia", Paramonov ha accusato le autorità italiane di aver "sacrificato i reali interessi nazionali della Repubblica per partecipare a sterili e pericolose avventure geopolitiche anti-russe".

Insieme a Tajani, che è in contatto sin dal primo momento con l’azienda e si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner G7 e Ue e di valutare una risposta appropriata, della questione si sta occupando anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha avuto una conference call con il presidente di Ariston Group, Paolo Merloni, e l'amministratore delegato Maurizio Brusadelli, alla presenza del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. Urso ha illustrato l'azione che il governo sta svolgendo con la Commissione Europea riguardo alla messa a punto di nuovi strumenti, nell'ambito del quadro sanzionatorio europeo, volti a tutelare le imprese italiane ed europee interessate da analoghi atti di ritorsione da parte della Russia e per scoraggiare il riproporsi di tali azioni. Mentre il vice premier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha detto: "Di questa vicenda io so poco, lascio che se ne occupino i miei colleghi di governo che seguono il dossier e nei quali ho totale fiducia'.

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Spagna, Sanchez resta alla guida del governo

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Niente dimissioni per il premier dopo l'inchiesta sulla moglie

In Spagna niente dimissioni per il premier socialista Pedro Sanchez dopo l'inchiesta aperta contro la moglie. "Continuerò con più forza di prima", ha detto. L'annuncio è arrivato dallo stesso premier che ha denunciato una "campagna diffamatoria" contro di lui e la consorte: "Sappiamo che non si fermerà, ma possiamo affrontarla". Il premier spagnolo ha poi ringraziato per il sostegno gli elettori e il suo partito.

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