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Salute e Benessere

Come sarà il medico di famiglia 2.0, tra televisite e cure...

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Come sarà il medico di famiglia 2.0, tra televisite e cure a casa

Scotti: "Nuova medicina di famiglia sarà sicuramente tecnologica ma la relazione con il paziente resterà il fulcro"

Una visita medica

Ecografie, piccoli controlli strumentali, televisite, consulenze psicologiche, presenza di infermieri e di assistenti di studio. E tanta assistenza domiciliare, vera rivoluzione delle cure primarie, che sarà anche hi-tech. C'è tanta tecnologia, insomma, nel prossimo futuro dei medici di famiglia ma accanto a questa, "sicuramente importantissima, ciò che resterà e continuerà a fare la differenza è la relazione con il paziente, il rapporto fiduciario con i nostri assistiti che è il vero punto di forza della nostra professione". Così all'Adnkronos Salute il segretario nazionale della Fimmg, Silvestro Scotti, il giorno dopo l'entrata in vigore della Convenzione di medicina generale 2019-2021 - che ieri ha avuto il via libera dalla Conferenza Stato Regioni - traccia la figura del dottore di famiglia 'che verrà', così come potrà essere 'disegnata' e perfezionata dal nuovo accordo convenzionale (2022-2024) al quale si comincerà - auspica Scotti - già a lavorare dalle prossime settimane.

Fondamentale sarà la capacità di bilanciare innovazione e contatto diretto con i pazienti. Nella medicina generale 2.0, sottolinea Scotti, "dobbiamo sicuramente recuperare una capacità di offerta, anche tecnologicamente adeguata, che permetta ai medici di famiglia di mantenere la relazione diretta con i pazienti. Per quanto ci riguarda è molto importante considerare gli strumenti tecnologici anche rispetto alla necessità di mantenere i contatti umani".

"Le nostre sale d'attesa, tradizionalmente - aggiunge il leader sindacale - sono sempre state anche luogo d'incontro sociale, in particolare per gli anziani, una sorta di punto di riferimento 'anti-solitudine'. Oggi con la ricetta dematerializzata, sicuramente molto comoda, questo aspetto è meno accentuato perché ci sono meno occasioni di venire in ambulatorio. Bisognerà trovare un equilibrio. Il medico di famiglia prossimo-futuro dovrà mantenere la dimensione umana, ma anche puntare sulle cure di precisione: il modello tecnologico ci aiuta sulla precisione ma va integrato sul piano della relazione".

Inoltre, il medico di famiglia dei prossimo futuro "dovrà essere un professionista non più 'solista' ma sempre più integrato nella rete dei servizi territoriali. Ma questo non deve assolutamente voler dire sradicarlo dal suo territorio e dalla possibilità di rapporto diretto e continuativo con il suo paziente. Il rapporto fiduciario è un patrimonio da salvaguardare".

La telemedicina, il teleconsulto, la televista, la telediagnostica "sono strumenti che entreranno sicuramente a far parte dell'attività corrente. Ma questo non significa snaturare il lavoro. L'obeittivo del medico è sempre dare una risposta alle domanda del cittadino con gli strumenti disponibile più adatti al caso".

La "vera sfida del prossimo futuro - continua Scotti - sarà comunque la domiciliarità dell'assistenza. E' l'aspetto su cui si deve investire maggiormente e su cui rimodulare le cure primarie di domani. Un ambito in cui il coordinamento del medico di famiglia è centrale e che necessita la collaborazione di molte figure professionali, dall'infermiere allo psicologo, dallo specialista al fisioterapista. Ci sarà, sempre di più, la necessità di un medico di famiglia che inquadri l'assistenza domiciliare da fornire e controlli gli effetti del percorso di assistenza nel tempo".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Infezioni batteriche, da Shionogi antibiotico di nuova...

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Al congresso Escmid presentati i dati di uno studio in real-world di cefiderocol in pazienti adulti critici

Infezioni batteriche, da Shionogi antibiotico di nuova generazione

Shionogi, in occasione del 34.esimo Congresso europeo di Microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid Global 2024), ha presentato nuovi dati clinici positivi tratti dal più ampio studio europeo in real-world evidence (Perseus) su cefiderocol (Fetcroja*), una cefalosporina siderofora di ultima generazione, nel trattamento delle infezioni batteriche da patogeni Gram-negativi resistenti ai carbapenemi in pazienti in condizioni critiche. Perseus - riporta una nota - è uno studio osservazionale retrospettivo multicentrico che valuta l’efficacia e la sicurezza in real-world di cefiderocol in pazienti adulti con infezioni batteriche causate da germi Gram-negativi.

L’analisi ha rilevato che i pazienti trattati con cefiderocol mostrano complessivamente una elevata percentuale di successo clinico (endpoint primario composito definito come la guarigione clinica e/o la sopravvivenza al giorno 28 del 78,5%) dell’84,3%, e una mortalità per tutte le cause del 21,5%. La maggior parte dei pazienti aveva infezioni del tratto respiratorio (47,9%) causate principalmente da Pseudomonas aeruginosa (66.7%), Klebsiella pneumoniae (10.0%) e Stenotrophomonas maltophilia (7.7). Inoltre, il 19,5% presentava infezioni polimicrobiche.

Lo studio - dettaglia la nota - ha incluso 261 pazienti adulti in condizioni critiche con opzioni terapeutiche limitate trattati con cefiderocol per non più di 28 giorni nell’ambito del programma Early access di Shionogi in Spagna. Di questi, il 64,8% era resistente a tutti gli antibiotici testati e il 44,4% aveva avuto un fallimento terapeutico con antibiotici utilizzati precedentemente. I pazienti hanno ricevuto cefiderocol per più di 72 ore consecutive dopo la diagnosi confermata di infezione batterica da germi Gram-negativi. I pazienti inclusi nell’analisi erano in condizioni critiche, con quasi due terzi (63,2%) in terapia intensiva, il 47,1% in ventilazione meccanica e il 28% in shock settico. In questi 261 pazienti, cefiderocol è stato generalmente ben tollerato, con sei pazienti che hanno presentato una reazione avversa al farmaco.

“La crescente resistenza delle infezioni batteriche da germi Gram-negativi alle terapie attuali ne rende difficile il trattamento – dichiara Carlo Tascini, direttore della Clinica di malattie infettive dell’Università di Udine - Le evidenze cliniche in real-world risultano particolarmente rilevanti quando si studia l'uso degli antibiotici nei confronti di patogeni multiresistenti ai farmaci, a causa delle difficoltà di condurre studi clinici randomizzati. Questi nuovi dati rafforzano l'importanza di cefiderocol e contribuiscono al numero crescente di evidenze real-world nel trattamento dei pazienti con infezioni da patogeni difficili da trattare e resistenti ad altri antibiotici in particolare nel contesto delle infezioni da P. aeruginosa”.

“Shionogi è impegnata da 60 anni nello sviluppo di farmaci antinfettivi e nel contrasto alla crescente minaccia dell’antibiotico-resistenza, una delle sfide riconosciute come prioritarie per la sanità pubblica – sottolinea Simona Falciai, General Manager di Shionogi Italia - Cefiderocol è incluso nell'elenco dei farmaci essenziali dell'Organizzazione mondiale della sanità e in Italia è il primo antibiotico ad aver ricevuto dall’Aifa la designazione di farmaco innovativo in forma piena. I dati appena presentati al Congresso Escmid confermano il suo importante valore terapeutico nel trattamento di quelle infezioni che ad oggi hanno ancora limitate opzioni di cura".

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E’ ‘ipnosi collettiva da smartphone’ ai...

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Di Frenna: "Appello al concertone non basta. Serve di più, serve educazione digitale e se volti noti vogliono fare la differenza facciano pressione su istituzioni"

Ermal Meta durante il concerto dell'1 maggio a Roma

Enzo Di Frenna, da anni paladino anti-tecnostress, ha un nome per il fenomeno che si è potuto osservare fra il pubblico al Concertone dell'1 maggio: "Ipnosi collettiva da smartphone", la chiama. "La si vede ai concerti", dove ormai gli spalti sono illuminati a giorno dalle luci blu dei telefonini, con la videocamera immancabilmente attivata, "ma banalmente anche in metropolitana, dove praticamente tutti viaggiano con la testa china sullo schermo". E gli appelli, come quello lanciato da Achille Lauro al pubblico che ieri affollava il Circo Massimo di Roma ("Tutti i cellulari in tasca, grazie. Domani lo raccontate", ha detto il cantante), o quello lanciato appena qualche giorno prima persino dal Papa ("Lascia il cellulare e incontra le persone"), "non bastano", evidenzia all'Adnkronos Salute il presidente di Netdipendenza Onlus, organizzazione che si occupa di prevenzione del tecnostress. "Perché sono qualcosa di fugace che alimenta una fugace notizia estemporanea. Qualcuno la leggerà, qualcuno per il tempo di una canzone metterà pure in tasca lo smartphone, ma poi di fatto tornerà alle sue abitudini".

Serve di più, riflette. Serve "educazione digitale, formazione per addestrare le persone a gestire l'apparecchio. E serve insegnarlo fin dalle scuole". Se i volti noti "vogliono veramente fare la differenza", dice l'esperto, "allora devono piuttosto fare pressione sulle istituzioni perché affrontino strutturalmente il problema". Di Frenna parla di "ipnosi", per spiegare cosa spinge a non staccarsi dal cellulare neanche di fronte a un'esperienza coinvolgente come quella della musica dal vivo, per un motivo preciso: "Non ci si accorge di ciò che si sta facendo", si ha il cellulare in mano e "ci si estranea dalla realtà, non si è più neanche consapevoli. Milioni di cellulari riprendono il palco e chi è dietro a quello schermo è ipnotizzato dalla realtà virtuale. Tra la persona e l'artista in quel momento c'è un filtro. Guardiamo alla realtà non più in maniera diretta, ma con gli occhi della videocamera, del cellulare. E questo è un problema serio dal punto di vista psicologico".

Succede qualcosa di bello? Si sta vivendo un'esperienza piacevole? "La frase ricorrente è: 'Aspetta, faccio una foto, faccio un video' - osserva l'esperto - Immagini che quasi certamente finiranno nel dimenticatoio, in un archivio che nessuno aprirà più. O diventano strumenti per mostrare agli altri qualcosa per qualche secondo sui social". "Gli psicologi - continua Di Frenna - avevano lanciato diversi moniti in passato ed è quello che sta succedendo. E' un'espressione della 'telefono-dipendenza', forse la più importante oggi se pensiamo che il 95% delle persone fruisce di qualsiasi tipo di informazione attraverso il cellulare. Con il cellulare si va sui social, si guarda il meteo, si interrogano motori di ricerca, si controllano le email. Quasi tutto viene filtrato dallo smartphone. E' un'ipnosi sempre più dilagante. Anche perché adesso la grande novità è che nei telefonini sta entrando l'intelligenza artificiale, che capisce cosa vuoi e ti dà quello che corrisponde alle tue emozioni e desideri. Avremo migliaia e migliaia di persone, in particolare ragazzi, che non si accorgono di quello che riesce a fare l'algoritmo dell'Ai quando hanno il cellulare in mano".

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Ipnosi da smartphone, esperto: “Appello al...

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Ipnosi da smartphone, esperto:

Enzo Di Frenna, da anni paladino anti-tecnostress, ha un nome per il fenomeno che si è potuto osservare fra il pubblico al Concertone dell'1 maggio: "Ipnosi collettiva da smartphone", la chiama. "La si vede ai concerti", dove ormai gli spalti sono illuminati a giorno dalle luci blu dei telefonini, con la videocamera immancabilmente attivata, "ma banalmente anche in metropolitana, dove praticamente tutti viaggiano con la testa china sullo schermo". E gli appelli, come quello lanciato da Achille Lauro al pubblico che ieri affollava il Circo Massimo di Roma ("Tutti i cellulari in tasca, grazie. Domani lo raccontate", ha detto il cantante), o quello lanciato appena qualche giorno prima persino dal Papa ("Lascia il cellulare e incontra le persone"), "non bastano", evidenzia all'Adnkronos Salute il presidente di Netdipendenza Onlus, organizzazione che si occupa di prevenzione del tecnostress. "Perché sono qualcosa di fugace che alimenta una fugace notizia estemporanea. Qualcuno la leggerà, qualcuno per il tempo di una canzone metterà pure in tasca lo smartphone, ma poi di fatto tornerà alle sue abitudini".

Serve di più, riflette. Serve "educazione digitale, formazione per addestrare le persone a gestire l'apparecchio. E serve insegnarlo fin dalle scuole". Se i volti noti "vogliono veramente fare la differenza", dice l'esperto, "allora devono piuttosto fare pressione sulle istituzioni perché affrontino strutturalmente il problema". Di Frenna parla di "ipnosi", per spiegare cosa spinge a non staccarsi dal cellulare neanche di fronte a un'esperienza coinvolgente come quella della musica dal vivo, per un motivo preciso: "Non ci si accorge di ciò che si sta facendo", si ha il cellulare in mano e "ci si estranea dalla realtà, non si è più neanche consapevoli. Milioni di cellulari riprendono il palco e chi è dietro a quello schermo è ipnotizzato dalla realtà virtuale. Tra la persona e l'artista in quel momento c'è un filtro. Guardiamo alla realtà non più in maniera diretta, ma con gli occhi della videocamera, del cellulare. E questo è un problema serio dal punto di vista psicologico".

Succede qualcosa di bello? Si sta vivendo un'esperienza piacevole? "La frase ricorrente è: 'Aspetta, faccio una foto, faccio un video' - osserva l'esperto - Immagini che quasi certamente finiranno nel dimenticatoio, in un archivio che nessuno aprirà più. O diventano strumenti per mostrare agli altri qualcosa per qualche secondo sui social". "Gli psicologi - continua Di Frenna - avevano lanciato diversi moniti in passato ed è quello che sta succedendo. E' un'espressione della 'telefono-dipendenza', forse la più importante oggi se pensiamo che il 95% delle persone fruisce di qualsiasi tipo di informazione attraverso il cellulare. Con il cellulare si va sui social, si guarda il meteo, si interrogano motori di ricerca, si controllano le email. Quasi tutto viene filtrato dallo smartphone. E' un'ipnosi sempre più dilagante. Anche perché adesso la grande novità è che nei telefonini sta entrando l'intelligenza artificiale, che capisce cosa vuoi e ti dà quello che corrisponde alle tue emozioni e desideri. Avremo migliaia e migliaia di persone, in particolare ragazzi, che non si accorgono di quello che riesce a fare l'algoritmo dell'Ai quando hanno il cellulare in mano".

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