Esteri
Bertolotti (Ispi): “Con esercito comune, la Ue...
Bertolotti (Ispi): “Con esercito comune, la Ue potrebbe alzare la voce con Putin”
"Quella di una difesa comune europea è un'esigenza che va perseguita con grande responsabilità e con una visione strategica"
"Oggi l'Europa non può alzare la voce con Putin, se non da un punto di vista economico-commerciale, perché non ha un proprio strumento militare. Lo possono fare i singoli Paesi oppure l'Alleanza Atlantica, ma nel giorno in cui la Ue dovesse avere un proprio sistema di difesa integrato, la Russia, anche nel dopo Putin, troverebbe di fatto un muro concreto oltre il quale non potrebbe andare, anche perché il vantaggio tecnologico dell'Europa è superiore a quello della Federazione Russa". Lo dice all'Adnkronos Claudio Bertolotti, docente e ricercatore associato Ispi (Istituto di Studi Politici Internazionali) e docente ‘Analisi d’area’ per i corsi di alta formazione sulla Nato presso l’Ispi, ribadendo "l'opportunità di una difesa comune europea".
Ma, precisa, "quella di una difesa comune europea è un'esigenza che va perseguita con grande responsabilità e con una visione strategica. Non è una questione di oggi. Ma nei prossimi anni, l'impegno militare dell'Unione Europea non necessariamente lo strumento militare, ma il complesso della difesa sarà chiamato a garantire quelli che sono ad oggi dei diritti da parte dei Paesi europei che fino a oggi sono stati tutelati dalla grande alleanza con gli Stati Uniti, anche in virtù delle priorità e delle ambizioni degli Usa, che ora non sono più nel Mediterraneo e nell'Atlantico, ma si rivolgono al Pacifico. E' per questo motivo che all'Europa viene chiesto di contribuire a tutelare maggiormente quegli interessi che gli Stati Uniti non possono più tutelare".
"Non dobbiamo dimenticare che la Russia sta andando avanti, e lo sta facendo da almeno il 2014, per passi successivi - sottolinea Bertolotti -Conquista una porzione di territorio, vede che non c'è reazione da parte dell'Occidente e quindi compie lo step successivo. Lo ha fatto nel 2014, lo ha fatto ne 2022, e se l'Unione Europea, gli Stati Uniti, la Nato, la comunità internazionale in generale dovessero consentire il consolidamento delle nuove conquiste territoriali, queste verrebbero utilizzate per un terzo salto in avanti, fino a spingersi verso i Paesi storicamente sotto l'inflieunza della Russia o dell'Unione Sovietica. Quindi L'Ucraina, i Paesi Baltici, la Polonia, con grande preoccupazione dell'Unione Europea dove vige un patto di difesa dei Paesi alleati così, come avviene per la Nato".
"Gli Usa hanno ormai la priorità di competere con la grande potenza ormai consolidata che è la Cina - prosegue l'analista - Il mondo sta tornando verso il bipolarismo, ma si tratta di un bipolarismo disorganizzato e disequilibrato, dove sono, l'uno di fronte all'altro, da una parte, gli Stati Uniti e suoi alleati, e dall'altra la Cina assieme a tutti quegli attori che, pur non essendo alleati, guardano a Pechino con grande favore per questioni legate all'economia e al commercio. Il mondo sostanzialmente si è nuovamente diviso, ma in maniera disequilibrata rispetto al passato. E l'Europa, ovviamente alleata degli Stati Uniti, si trova in mezzo".
"Il giorno che l'Europa avrà una propria politica estera e la potrà seguire anche attraverso un proprio strumento di difesa - conclude Bertolotti - quel giorno, non ancora arrivato, dovrà alla fine giungere. Siamo alla resa dei conti. Perché 27 strumenti di difesa diversi costano troppo, sono difficilmente gestibili, anche sul campo di battaglia, e hanno grossi problemi di gestione logistica: pensiamo all'eventualità di dover intervenire militarmente tutti insieme, con una catena logistica non sempre compatibile tra i vari Paesi".
(di Cristiano Camera)
Esteri
Hamas: “Posizione negativa su proposta tregua ma...
Attesa per oggi la risposta del gruppo sul documento negoziale elaborato dei mediatori egiziani
Hamas sembra orientata a respingere l'ultima proposta di accordo con Israele sugli ostaggi elaborata dai mediatori per una tregua nella Striscia di Gaza. La riposta è attesa per oggi, ma secondo quanto ha dichiarato Osama Hamdan, esponente del gruppo con sede in Libano, alla TV Al-Manar, affiliata a Hezbollah, "la nostra posizione sull'attuale documento negoziale è negativa". Tuttavia, ha successivamente puntualizzato l'ufficio stampa di Hamas, "non significa che i negoziati si siano fermati".
I colloqui per una tregua tra Israele e Hamas sono in stato avanzato ma le parti restano distanti sulla questione chiave se la fine della guerra nella Striscia di Gaza debba essere passo integrante dell'accordo. E se il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che in Israele ha incontrato Benjamin Netanyahu, parla di progressi "reali e significativi", il premier israeliano ribadisce che non accetterà alcun accordo con Hamas che preveda la fine della guerra a Gaza".
Austin a Gallant: "Per operazione Rafah serve piano credibile evacuazione civili"
Qualsiasi operazione pensata per la città di Rafah dovrebbe includere un piano credibile per l'evacuazione dei civili palestinesi. A sottolinearlo, nel corso di un colloquio con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, è stato il segretario americano alla Difesa americano, Lloyd Austin. Secondo quanto riferito successivamente dal portavoce del Pentagono, il generale Pat Ryder, il colloquio telefonico è stato incentrato "sui negoziati in corso sugli ostaggi, sugli sforzi di assistenza umanitaria e su Rafah". "Il segretario Austin ha riaffermato il suo impegno per il ritorno incondizionato di tutti gli ostaggi e ha sottolineato l'importanza di incrementare il flusso di assistenza umanitaria a Gaza, garantendo al contempo la sicurezza dei civili e degli operatori umanitari", ha riportato Ryder. "Il Segretario ha poi osservato che qualsiasi potenziale operazione militare israeliana a Rafah deve includere un piano credibile per evacuare i civili palestinesi e mantenere il flusso di aiuti umanitari".
Presidente Colombia risponde a Katz: "Mostruoso è genocidio popolo palestinese"
"Mostruoso" è il "genocidio" perpetrato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Con queste parole il presidente colombiano, Gustavo Petro, ha risposto su X alle accuse del ministro degli Esteri israeliano Israe Katz, per il quale il leader colombiano sarà ricordato per essersi "schierato con i mostri più spregevoli" dopo aver annunciato la rottura delle relazioni con Israele. "Il mostro è il genocidio" e Netanyahu "perpetra il genocidio del popolo palestinese", ha scritto Petro sul suo account sul social network X. Petro ha annunciato che il Paese sospenderà le relazioni diplomatiche con Israele a partire da oggi, come rappresaglia per l'offensiva dell'esercito israeliano contro la Striscia di Gaza.
Esteri
Ucraina, Usa accusano la Russia: “Ha fatto uso di...
In particolare, il Dipartimento di Stato americano afferma di aver accertato che l'agente chimico cloropicrina e gas lacrimogeni sono stati usati come arma di guerra. Missili su Odessa
Gli Stati Uniti hanno formalmente accusato la Russia di aver fatto uso di armi chimiche come arma di guerra nel conflitto in Ucraina. In particolare, il Dipartimento di Stato americano ha affermato di aver “determinato che Mosca ha utilizzato l'agente chimico cloropicrina e gas lacrimogeni contro le forze ucraine in violazione della Convenzione sulle armi chimiche (CWC)”. "L'uso di tali sostanze chimiche non è un incidente isolato ed è da attribuire allo sforzo per rimuovere le forze ucraine dalle posizioni fortificate, ottenendo vantaggi tattici sul campo di battaglia", afferma in una dichiarazione.
La conclusione degli Stati Uniti coincide con la testimonianza delle truppe ucraine che affermano di aver dovuto affrontare un aumento degli incontri con gas e altre sostanze chimiche irritanti in alcune parti della loro linea del fronte con le forze russe negli ultimi mesi.
Hrw denuncia: "Russia giustizia ucraini disposti ad arrendersi"
Le forze russe hanno giustiziato "a sangue freddo" dall'inizio di dicembre almeno 15 militari ucraini che volevano arrendersi sul fronte e altri sei che si erano già arresi o erano in procinto di farlo. La denuncia parte da Human Rights Watch (HRW), che ha chiesto un'indagine completa. L'organizzazione ha analizzato filmati realizzati dai droni del 2 e 27 dicembre e del 16, 19 e 25 febbraio. Sebbene in alcuni casi gli esperti non siano stati in grado di verificare il luogo esatto degli eventi, hanno riscontrato che le vittime erano soldati non più impegnati in combattimento e quindi non dovevano essere considerati un obiettivo nonostante l'esistenza di un conflitto armato.
In uno di questi casi, le immagini mostrano addirittura come almeno sette soldati ucraini abbiano lasciato la trincea e si siano tolti le protezioni per mettersi di fronte a cinque soldati russi armati. Tre di questi ultimi hanno aperto il fuoco e sei ucraini sono caduti al suolo, mentre il settimo ha cercato senza successo di tornare in trincea prima di essere abbattuto. In un altro video, presumibilmente catturato da un drone russo, si sente una voce che proclama: "Non fate prigionieri, sparate a tutti". HRW conclude che non si tratta affatto di episodi isolati, infatti i rapporti della missione delle Nazioni Unite per i diritti umani registrano anche casi di esecuzioni sommarie di prigionieri di guerra dall'inizio dell'invasione russa nel febbraio 2022 e la Procura ucraina ha 27 indagini aperte sulla morte di 54 prigionieri di guerra.
Attacco su Odessa
Un attacco missilistico russo ha ferito 13 persone nella città di Odessa. Lo ha riferito su Telegram il sindaco della città Gennadiy Trukhanov, aggiungendo che i soccorritori stavano combattendo un incendio su vasta scala senza fornire dettagli. Oleg Kiper, governatore della regione di Odessa, ha detto giovedì su Telegram che "infrastrutture civili, compresi i magazzini postali, sono state danneggiate".
Esteri
Londra alle urne per eleggere il sindaco, Khan cerca terzo...
A otto anni di distanza dal primo successo, l'esponente laburista sembra dirigersi verso la conferma. In tutto i candidati sono 13
Urne aperte oggi, giovedì 2 maggio, a Londra per le elezioni del sindaco, con Sadiq Khan che cerca il terzo mandato consecutivo. A otto anni di distanza dal primo successo, l'esponente laburista - sulla scia dei sondaggi che anche a livello nazionale indicano nettamente i socialisti prima forza politica - sembra dirigersi verso la conferma. Una ricerca di YouGov di alcuni giorni fa indica Khan in vantaggio di 19 punti sulla sua sfidante più accreditata, Susan Hall, del partito conservatore (46% a 27%). Secondo il sondaggio, Khan farebbe il pieno di voti nella City. Tra i temi più sentiti dall'elettorato, precisa You Gov, al primo posto c'è il costo della vita, seguito dalla lotta alla criminalità e dalla questione dell' 'housing'.
Durante la campagna elettorale, Khan si è impegnato - se rieletto - a costruire 40mila nuove case popolari entro il 2030, sottolineando che la capitale andrà "molto più lontano, molto più velocemente" se il Labour riuscirà a guidare sia la capitale che Downing Street. A sfidarlo è Susan Hall, che se dovesse superarlo, diventerebbe la prima donna sindaco di Londra. Per farlo ha elaborato un piano che promette di ridurre la criminalità, eliminare l'Ulez (la contestata zona a bassissime emissioni), costruire case famiglia e rendere la città più pulita e più verde.
La sua campagna, tuttavia, è stata affossata da un paio di evidenti scivoloni: il primo riguarda l'apprezzamento dimostrato per alcuni tweet islamofobici nei confronti di Khan, il secondo è l'aver ammesso di non conoscere il prezzo dei biglietti dell'autobus. Punta tutto sulla sicurezza, invece, il candidato Lib-Dem e attivista anti-Brexit, Rob Blackie, secondo cui "la criminalità è aumentata del 30% a Londra da quando Khan è in carica".
In tutto i candidati sono 13. Oltre ai tre principali, corrono al primo turno Femy Amin (Animal Welfare Party), Count Binface, Natalie Denise Campbell (indipendente), Howard Cox (ReformUK), Amy Gallagher (Social Democratic Party), Zoe Garbett (Green Party), Tarun Ghulati (indipendente), Andreas Christoffi Michli (indipendente), Brian Benedict Rose (London Real Party) e Nick Scanlon (Britain First - No To Immigration).
I seggi saranno aperti dalle 7 alle 22. I 6,2 milioni di elettori registrati, oltre al sindaco che guiderà la capitale per i prossimi quattro anni, dovranno eleggere anche i 25 membri della London Assembly. Domani, venerdì 3 maggio, si procederà alla verifica delle schede elettorali mentre lo spoglio si terrà il giorno successivo, quando saranno annunciati i risultati presso la City Hall. Il sindaco ed i membri della London Assembly entreranno in carica due giorni dopo la proclamazione dei risultati. Alle scorse elezioni Khan superò Shaun Bailey (Tory) al ballottaggio con il 55,2% dei voti.