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Ucraina, Architetti italiani ‘in campo’ con ‘Design for Peace’
Presentazione del libro 'Design for Peace – Un progetto della comunità degli Architetti Ppc per la pace, l’accoglienza e la ricostruzione'

Prosegue con il convegno 'Ricostruire la pace' in programma domani, 24 febbraio, a Roma alla Casa dell’Architettura, in piazza Manfredo Fanti, 47, dalle 9,45 alle 12,45, il progetto 'Design for peace' attraverso il quale la comunità degli architetti italiani Ppc ha dimostrato la propria disponibilità a fornire un contributo a favore dei colleghi e studenti ucraini rifugiati in Italia a seguito dell’invasione russa. La prima proposta è stata l’apertura delle porte dei propri studi accogliendo colleghi e studenti cui hanno fatto seguito specifiche 'Linee guida per l’accoglienza di professionisti e studenti ucraini presso le realtà professionali italiane', predisposte dal Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc).
E' stato poi avviato il progetto 'Design for Peace' ideato e gestito dal Cnappc e dall’ordine degli architetti di Roma e Provincia (Oar) con il fine di mettere a sistema creatività e cooperazione per proporre una visione per la ricostruzione post bellica delle città ucraine. Lo strumento è stato quello della realizzazione di workshop sulla ricostruzione caratterizzati dalla collaborazione tra realtà professionali italiane e giovani rifugiati grazie al finanziamento di borse di studio messe a disposizione dal Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale della presidenza del Consiglio dei Ministri. Da questo comune lavoro, al quale ha collaborato l’ambasciata d’Ucraina in Italia che ha individuato molte delle aree distrutte dal conflitto sulle quali intervenire, è stata realizzata una Mostra che ha toccato tre tappe significative: a Roma, all’Aquario romano, sede dell’Oar, a Venezia nel corso della Biennale di Architettura e a Copenaghen durante il congresso mondiale dell’Unione Internazionale degli Architetti.
Durante il convegno di domani sarà presentato, a due anni dall’invasione russa dell’Ucraina, il libro 'Design for Peace – Un progetto della comunità degli Architetti Ppc per la pace, l’accoglienza e la ricostruzione' che racconta questa esperienza di solidarietà, cooperazione, impegno civile e creatività che è ancora più significativa in uno scenario di emergenza come quello ucraino. Una esperienza che testimonia in modo esemplare come l’architettura, intervenendo nello spazio costruito per migliorare la qualità della vita, sia per definizione per la pace e contro ogni guerra.
E Marcello Rossi consigliere Cnappc, responsabile dipartimento internazionalizzazione, cooperazione internazionale ed esportazione del lavoro, nella sua introduzione al volume sottolinea che "progetti come 'Design for Peace' possono rappresentare un piccolo ma significativo segno di pace. L’essenza della missione della nostra professione, nel generare relazioni umane attraverso la qualità dello spazio costruito, dimostra come questa sia naturalmente un mestiere di forte impegno sociale. Questa piccola pubblicazione vuole essere un punto di partenza e non di arrivo di 'Design for Peace', per raccogliere la sfida che i cinque progetti, tutti di grande qualità, oggi ci lasciano: la prima è promuovere la loro realizzabilità operando anzitutto per la fine del conflitto; la seconda è reinventare il progetto nelle numerosissime aree di conflitto, per favorire progetti di pace attraverso le competenze del mestiere di architetto, pianificatore, paesaggista e conservatore", conclude.
Secondo Oksana Amdzhadin, ministro consigliere dell’Ambasciata d’Ucraina in Italia, anche lei autrice di una introduzione al volume 'Design for Peace – Un progetto della comunità degli Architetti PPC per la pace, l’accoglienza e la ricostruzione', Secondo Oksana Amdzhadin i progetti di ricostruzione futura del Paese "rappresentano una reinterpretazione della nostra storia, del nostro presente e riflettono la visione del nostro futuro. Basta guardare l’esposizione nel padiglione ucraino alla 18° Biennale di Architettura di Venezia per capire quanto il tema della mostra 'Laboratorio del futuro' e le sfide che la società ucraina sta affrontando, vengano concretizzate nella visione della nuova architettura e urbanistica ucraina".
"Il progetto 'Design for peace' -sottolinea- è una componente di questi importanti e quasi visionari processi. Tuttavia, la sua particolarità risiede nell’eccezionale umanità e in una certa solidarietà professionale. Proprio perché ha dato ai nostri giovani architetti l’opportunità di seguire le loro attività, perfezionare le loro competenze e attingere al meglio dall’eccellenza italiana. E sono proprio i giovani architetti che possono e devono introdurre nuove idee nell’urbanistica ucraina, creare spazi che riflettano appieno i valori umanistici che il popolo ucraino sta difendendo con tanta determinazione e coraggio".

Lavoro
Giubileo, a Roma decisa carenza immobili in affitto, non...

Per Adnkronos/Labitalia analisi dell'Ufficio studi Gruppo Tecnocasa

“L’anno del Giubileo a Roma ha determinato un importante impatto sul mercato immobiliare, sia dal lato delle compravendite sia dal lato delle locazioni. In particolare, su questo ultimo fronte, si segnala una decisa carenza di immobili in affitto, iniziata già nel 2024, quando molti proprietari hanno pensato di cogliere l’opportunità di praticare gli affitti brevi, in previsione dell’arrivo dei pellegrini. E così tanti contratti di locazione giunti a scadenza non sono stati rinnovati. Questa situazione ha complicato la ricerca di case in affitto da parte di studenti e lavoratori fuori sede". Lo dice all'Adnkronos/Labitalia Fabiana Megliola, responsabile Ufficio studi Gruppo Tecnocasa.
"I canoni di locazione - sottolinea - sono aumentati nella prima parte del 2024 (+4,3% per i monolocali, +4,1% per i bilocali e +4,9% per i trilocali) e anche la seconda parte del 2024 conferma la tendenza. Questo sta spingendo tanti verso l’acquisto, ma anche in questo caso si segnala una carenza di case in vendita".
"Chi aveva la possibilità di vendere un immobile - avverte - ha pensato di affittarlo per il 2025. La conseguenza è stata un aumento dei prezzi a causa di una domanda elevata che arriva anche da parte degli investitori e da chi, complice la diminuzione dei tassi sui mutui, è alla ricerca della prima casa. I primi, seppur in lieve diminuzione rispetto a un anno fa, si stanno indirizzando verso le zone turistiche o a ridosso della Stazione Termini oppure non lontano da metropolitane che collegano i quartieri più esterni con quelli centrali. I trend fino a qui individuati hanno interessato la capitale già a partire dalla prima parte del 2024 ed è continuato nella seconda parte del 2024. I primi mesi del 2025 stanno evidenziando, in alcune aree, un eccesso di offerta di immobili con destinazione turistica, non tutti sono stati occupati e alcuni proprietari stanno pensando di tornare alla locazione residenziale oppure di vendere".
Lavoro
Sostenibilità, Cataldi (Ungdcec): “Commercialisti...

L'intervista al presidente dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti (Ungdcec).

Uno sguardo sempre più attento verso i temi della sostenibilità e della Esg. E' quello dei commercialisti, professionisti tra i più coinvolti nei cambiamenti legati alla transizione ecologica, come racconta, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Francesco Cataldi, presidente dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti (Ungdcec). "I commercialisti sono oggi al centro della transizione ecologica grazie alla recente evoluzione normativa che li vede protagonisti nella rendicontazione di sostenibilità e nei bilanci Esg, soprattutto per le imprese di maggiori dimensioni", sottolinea.
E secondo Cataldi "il nuovo ruolo di certificatori e revisori Esg impone competenze tecniche sempre più avanzate, anche nel ruolo di facilatatori per le aziende nella comprensione di queste nuove materie e obblighi. I commercialisti devono essere in grado di anticipare i cambiamenti, evitando che l’incertezza politica freni le opportunità offerte dalla sostenibilità".
E in questo periodo di grandi cambiamenti è centrale per i professionisti l'attenzione alla formazione e alla competenze. "L'aggiornamento formativo per i commercialisti -spiega Cataldi- è diventato sempre più gravoso negli ultimi anni, essendo sorti nuovi albi ed elenchi, ciascuno con i propri costi e la propria formazione obbligatoria, che in precedenza era ricompresa nella formazione generale. Per cui, accanto alla formazione generale di 90 ore in ciascun triennio, prendendo in considerazione la necessità annuale di mantenere l’iscrizione in numero di albi che può arrivare oltre i 10, secondo le stime dell’Ungdcec, occorrerebbero oltre alle 90 ore standard, altre 115 ore di formazione", sottolinea.
Specializzarsi è fondamentale. "Per questo le specializzazioni -continua- sono senza dubbio un valore aggiunto per il professionista; tuttavia, l'esistenza di numerosi albi potrebbe limitare piuttosto che favorire lo sviluppo professionale: è’ necessario coordinare la formazione per le varie iscrizioni che è sovente ripetitiva e causa notevoli difficoltà e perdite di tempo per i colleghi. Occorre quindi coordinare bene la qualifica di professionista specializzato, non solo con l’accesso diretto ai rispettivi albi, registri ed elenchi ma anche con gli obblighi formativi di aggiornamento professionale", sottolinea ancora.
"Una gestione centralizzata, o almeno ben coordinata, potrebbe non solo semplificare l'accesso alle informazioni -aggiunge ancora Cataldi- ma anche garantire una maggiore coerenza nelle politiche di formazione, mantenimento e aggiornamento, favorendo una visione d'insieme che attualmente manca e promuovendo la qualità, l'integrazione e le specializzazioni, generando così impatti positivi per la categoria".
Ma quali sono gli argomenti più attuali e richiesti nella formazione dei commercialisti oggi? "Normativa fiscale e aggiornamenti legislativi; digitalizzazione, software gestionali ed intelligenza artificiale; pianificazione fiscale e tax planning internazionale; finanza aziendale e consulenza per imprese in crisi; sostenibilità e bilanci esg; finanza agevolata, crowdfunding e nuove forme di finanziamento", spiega ancora.
E Cataldi ricorda che "tutti i commercialisti sono assoggettati ad un obbligo di formazione obbligatoria generale, a cui affiancare quella specifica prevista in relazione alle specializzazioni svolte. Per quanto riguarda l'offerta formativa, sia da parte degli Ordini, che delle associazioni come l'Unione giovani, è in genere piuttosto variegata e ricca, per cui si trova un’offerta di formazione sia gratuita che a pagamento".
E le possibilità per formarsi sono sempre più ampie. "Da diversi anni è possibile formarsi su materie differenti anche da remoto, con strumenti che anche l’Unione usa quotidianamente per i propri eventi. Siamo consapevoli della forza e della capillarità della digitalizzazione nella formazione e delle continue evoluzioni negli strumenti che stanno cambiando il modo di far fruire i contenuti, nonostante riteniamo che la formazione di persona abbia sempre maggiore qualità", continua.
E l'intelligenza artificiale sta impattando notevolmente sulle attività dei professionisti. "L’intelligenza artificiale sta trasformando la professione del commercialista, automatizzando attività ripetitive e ampliando le possibilità di analisi strategica dei dati. Come evidenziato nel nostro Manifesto sull’Ia, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale non è più una scelta, ma una direzione obbligata per restare competitivi. I commercialisti devono sviluppare competenze in data analysis, interpretazione dei risultati generati dall’Ia e consulenza strategica basata sui dati. L’elemento distintivo non sarà la tecnologia in sé, ma la capacità di usarla per generare valore per clienti e imprese. La chiave del futuro è unire competenze tecniche, soft skills e capacità consulenziali", conclude.
Lavoro
Continua ‘corsa’ hair stylist Mariano Balato,...

Il manager alla guida del brand omonimo con decine di negozi di parrucchiere in Italia e all'estero, e 170 collaboratori tra parrucchieri, estetiste e management

Metodo, alta qualità del prodotto per i consumatori, e opportunità di crescita per i propri collaboratori. Sono le tre direttrici seguite quotidianamente da Mariano Balato, hair stylist di successo che in poco più di 10 anni, partito da un salone di parrucchiere a Napoli, è oggi alla guida del brand omonimo con decine di negozi di parrucchiere in Italia e all'estero, e 170 collaboratori tra parrucchieri, estetiste e management.
Una 'corsa', quella del ragazzo del Rione Sanità di Napoli, iniziata però da giovanissimo, visto che è 'figlio e nipote d'arte', e che continuerà nel 2025 con nuove aperture e nuovi progetti, come racconta ad Adnkronos/Labitalia. "Provengo da una famiglia di artigiani: mia nonna era la classica 'capera' come venivano chiamate a Napoli le donne che tagliavano i capelli a casa, a domicilio, per arrangiarsi. E mio padre invece di scegliere la strada del posto fisso ha aperto fin da giovane una piccola bottega di parrucchiere".
Un percorso seguito da Mariano, che però a un certo dà una svolta. "Io sulle sue orme - spiega - ho sempre lavorato ma anche studiato, prima liceo scientifico e poi economia e commercio, 'aprendomi' la mente. Dopo aver iniziato a lavorare con mio padre, ho deciso insieme a lui di chiudere quel negozio e di aprirne un altro, perchè avevo studiato un metodo. Dopo due anni di applicazione e percezione del metodo da parte dei clienti, al terzo anno il negozio è 'decollato' e ancora prima dell'avvento dei social arrivavano al negozio clienti da Roma, da altre città della Campania, dalla Calabria. Tutto col passaparola, prima dell'avvento dei social", sottolinea.
E' nato così il 'metodo Balato'. "Nel 2011 -sottolinea Balato- per la prima volta nel nostro lavoro si è creato un metodo, si è iniziato a fare i capelli al di là dell'interpretazione del singolo, ma piuttosto secondo un approccio standardizzato. E poi l'avvento di Instagram c'è stata un ulteriore spinta, con la comunicazione del nostro lavoro che ci ha fatto superare i 150 clienti al giorno, numeri importantissimi per un negozio di parrucchiere". Numeri che hanno spinto Balato a mettersi nuovamente in gioco. "Da lì ho riorganizzato la mia attività, e oltre al 'metodo', ho creato una linea di prodotti -racconta- per far sì che lo standard fosse sempre più alto e l'applicazione del metodo sempre più centrato. Poi nel 2016-2017 mi sono concentrato sulla vendita dei prodotti fino ad arrivarne a vendere 500 al giorno. Prima dell'avvento dei social come TikTok nessuno riusciva a raggiungere quelle cifre", sottolinea.
Nel 2020 altra svolta, la diffusione dei saloni. "Nel 2020 -sottolinea- abbiamo progettato insieme un'apertura a Salerno, una seconda apertura a Napoli a via Toledo, e una terza sempre a Napoli al Vomero. Avevamo progettato tutto ma poi all'improvviso è scoppiato il Covid. C'è stato quindi un bell'anno di 'resistenza', il 2020, e poi lasciataci alle spalle la pandemia abbiamo aumentato la rete di diffusione aprendo anche a Roma, a Milano, a Caserta, un altro a a Salerno. Poi abbiamo aperto a Ibiza, all'interno dell'Hard Rock Hotel e quest'anno bissiamo sempre a Ibiza tra 15 giorni, e ne apriremo un altro a Napoli a Fuorigrotta tra una settimana. E poi altre due aperture tra Nord Italia e Campania nel 2025", annuncia ancora Balato.
Aperture che vanno di pari passo con i posti di lavoro, che rendono particolarmente orgoglioso Balato. "Tra parrucchieri, estetisti e management abbiamo oggi 170 dipendenti, di cui 25 con famiglia. Io ci tengo molto -spiega- a sottolineare questo aspetto, ed è quello che mi spinge ad agire sempre con la massima serietà. Perchè ogni passo che noi facciamo è fatto con la responsabilità di questi bambini che stanno 'crescendo' all'interno delle famiglie che fanno parte del nostro Gruppo. Per questo ci tengo a specificare non tanto il numero dei dipendenti, ma delle famiglie che noi abbiamo all'interno del Gruppo. Questo perchè ogni scelta eventualmente sbagliata, come in un domino, avrebbero conseguenze anche per questi ragazzi", sottolinea
E per Balato centrale è il rapporto con i collaboratori. "Dopo il metodo, che è la base, dopo la standardizzazione del prodotto, l'aspetto centrale della nostra crescita -spiega- è il rapporto umano. Io 'coltivo' il rapporto con le persone intorno a me, con i miei collaboratori, che col tempo diventano miei soci. Le nuove aperture dei saloni -sottolinea- infatti vengono realizzate da me in società con i direttori dei saloni stessi. Direttori che sono altro che miei collaboratori che dopo un percorso fatto nel'azienda si vedono riconoscere una quota della stessa e questo aumenta indubbiamente il senso di responsabilità e di appartenenza al Gruppo e al brand", sottolinea.
All'interno del Gruppo la scelta è quindi quella della partecipazione. "E' per noi il segreto del successo, perchè il direttore sa che non è un semplice 'stipendiato' ma che percepisce anche una percentuale sull'utile, e questo lo spinge a fare sempre meglio. E poi da soci possono investire con me anche in altre attività senza doversi occupare della direzione operativa", sottolinea ancora.
Naturalmente, sottolinea Balato, alla base dei risultati ottenuti "c'è la qualità altissima verso il consumatore finale. Il complimento che ci fa più piacere? Aver raggiunto in modo preciso la coincidenza che si deve creare tra l'aspettativa e il risultato finale. Noi abbiamo il 70% dei clienti che ci raggiungono da fuori città rispetto al salone di riferimento. Più si è distanti rispetto al salone più l'aspettativa è alta", sottolinea. E ai giovani che si vogliono avvicinare a questo mestiere il consiglio è uno: passione. "Al giovane dico innanzitutto di fare ciò che gli piace, perchè oggi viviamo in un mondo con tante distrazioni. Secondo ingrediente: circondarsi di persone 'giuste', capaci dare l'esempio. E impegnarsi tanto: nel nostro lavoro se costruisci tanto dai 20 ai 30 poi il gioco è fatto", conclude.