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Hamas apre al rilascio di alcuni ostaggi. Nuovi raid Usa-Gb...

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Hamas apre al rilascio di alcuni ostaggi. Nuovi raid Usa-Gb nello Yemen contro Houthi

Khan Younis sotto assedio. Tel Aviv: "Nessuna svolta in negoziati su ostaggi". Nuovi raid Usa-Gb contro Houthi

Carri armati israeliani - (Afp)

"Non ci sarà alcun cessate il fuoco'' nella guerra che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza. Perché ''in passato ci sono state delle tregue per scopi umanitari, ma Hamas le ha violate''. Lo ha chiarito, secondo le ultime news di oggi, 24 gennaio 2024, la portavoce del governo israeliano, Ilana Stein, spiegando che ''Israele non rinuncerà alla distruzione di Hamas, alla restituzione degli ostaggi e a eliminare la minaccia alla sicurezza di Israele dalla Striscia di Gaza''.

Hamas non accetterà negoziati per una tregua temporanea, vuole un "cessate il fuoco completo e globale", aveva ha detto in precedenza a Sky News Arabia l'esponente di Hamas in Libano, Osama Hamdan, secondo il quale "Israele non è serio riguardo la conclusione di un accordo". "Non è serio rispetto alle idee che presenta - ha affermato nelle dichiarazioni

Khan Younis sotto assedio

Sotto assedio la città di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Altri sei palestinesi sono stati uccisi e 11 feriti in un bombardamento israeliano che ha preso di mira varie aree della città, portando a circa 50 morti nelle ultime 24 ore.

Al Jazeera Arabic ha riferito di raid e scontri nelle aree centrali e occidentali della città e l'esercito israeliano afferma di aver ucciso “numerose” squadre di uomini armati “con cecchini, carri armati e fuoco aereo” vicino ai due principali ospedali.

Ostaggi israeliani in mano ad Hamas, ultime news

Non ci sarebbe nessuna svolta tra Israele e Hamas per quanto riguarda gli ostaggi. Un alta fonte israeliana ha smentito le notizie secondo cui ci sarebbe stata una svolta verso un accordo per la liberazione in cambio di un cessate il fuoco a Gaza. "Le notizie di progressi nei colloqui non sono corrette", ha detto la fonte ai media ebraici, secondo quanto riferisce Times of Israel.

"Ci sono dei gap molto ampi e non vi è nessun progresso nei colloqui. E' molto complicato, Hamas indurisce costantemente le sue posizioni Nessuno deve farsi prendere in giro, ci vorrà molto tempo", ha affermato ancora la fonte.

Secondo quanto riferito da funzionari egiziani al Wall Street Journal, invece, esponenti di Hamas si sarebbero detti disponibili con i mediatori internazionali a discutere di un accordo sul rilascio di alcuni degli ostaggi israeliani - civili, donne e bambini - in cambio di una significativa pausa nei combattimenti. Il gruppo in precedenza - aveva sottolineato il Wsj - aveva respinto qualsiasi proposta che non comportasse un cessate il fuoco permanente: l'annuncio - scriveva - fa registrare un cambiamento significativo da parte di Hamas, che per settimane ha insistito sul fatto che avrebbe negoziato sugli ostaggi solo nel quadro di un accordo globale che avrebbe portato ad una cessazione permanente della guerra.

Dal canto loro manifestanti israeliani, fra i quali familiari degli ostaggi di Gaza e soldati dell'Idf, si sono recati al valico di Kerem Shalom, tra Israele e la Striscia, per manifestare contro i camion degli aiuti umanitari che attraversano il confine con Gaza. La fondazione Mothers of Combat Soldiers ha annunciato che centinaia di persone hanno tentato di bloccare i convogli di aiuti che entravano nella Striscia, affermando che lo fanno per "aiutare i nostri figli combattenti a uscire vittoriosi da Gaza.

"Qualsiasi aiuto ad Hamas deve essere condizionato al disarmo delle sue forze e alla restituzione di tutti gli ostaggi", ha detto Hana Giat, membro dell'organizzazione, il cui marito e due figli stanno combattendo a Gaza. "Siamo qui per bloccare la logistica di Hamas. I manifestanti sono stati visti esporre cartelli con la scritta: "Gli aiuti umanitari stanno uccidendo i soldati dell'Idf". I manifestanti hanno allestito delle tende vicino al confine e si sono detti pronti per una lunga permanenza.

Khan Younis sotto assedio

Intanto l'esercito israeliano afferma di aver ucciso “numerose” squadre di uomini armati “con cecchini, carri armati e fuoco aereo” nella parte occidentale di Khan Younis, vicino ai due principali ospedali della città meridionale della Striscia di Gaza.

Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al-Qudra, ha accusato Israele di aver preso di mira l'ospedale Nasser, la più grande struttura medica ancora operativa a Gaza, affermando che gli attacchi hanno bloccato l'accesso a medici e pazienti, minacciando di metterlo fuori servizio.

“L’occupazione sta mettendo in pericolo la vita delle équipe mediche, dei pazienti, dei feriti e degli sfollati in diversi ospedali di Khan Younis”, ha aggiunto il ministero di Gaza.

Al Jazeera ha parlato di persone in fuga nelle vicinanze dell'ospedale Nasser a Khan Younis colpite da carri armati israeliani e da droni d'attacco. E ha aggiunto che le squadre della Protezione civile stanno cercando di raccogliere i corpi e identificare i morti. "Nella parte occidentale di Khan Younis abbiamo assistito a un aumento degli attacchi aerei e dei bombardamenti di artiglieria - scrive l'emittente del Qatar - Intere famiglie sono circondate da carri armati e veicoli blindati militari israeliani. Viene loro ordinato di evacuare le loro case e di uscire. Le donne vengono separate dagli uomini con le mani sopra la testa".

"Il complesso dell’Università di Al-Aqsa - prosegue al Jazeera - dove migliaia di persone si sono rifugiate, è sotto assedio militare. Nessuno può uscire da quella zona. Chiunque cerchi di andarsene rischia di perdere la vita a causa dei continui bombardamenti e attacchi via terra e via aerea".

Di ''Intensi bombardamenti'' in corso vicino all'ospedale al-Amal a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza scrive in un tweet la Mezzaluna Rossa palestinese, rivolgendo un appello a non prendere di mira obiettivi medico sanitari. All'interno dell'ospedale si trovano centinaia di sfollati oltre che medici e pazienti che non possono abbandonare la struttura a causa degli intensi combattimenti..

Nuovi raid congiunti Usa-Gb contro 8 obiettivi Houthi nello Yemen

Intanto, in risposta ai "continui attacchi" degli Houthi contro le navi in transito nel Mar Rosso, "le forze armate degli Stati Uniti e del Regno Unito, con il sostegno di Australia, Bahrain, Canada, Paesi Bassi e Nuova Zelanda", hanno condotto ulteriori attacchi contro otto obiettivi nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi, in conformità con il diritto intrinseco all'autodifesa individuale e collettiva in linea con la Carta delle Nazioni Unite". E' quanto si legge in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.

"Questi attacchi - si legge inoltre nel testo che riporta una dichiarazione congiunta dei governi di Albania, Australia, Bahrein, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Guinea-Bissau, Ungheria, Italia, Kenya, Lettonia, Lituania, Montenegro, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Polonia, Repubblica di Corea, Romania, Regno Unito e Stati Uniti - sono stati voluti per bloccare e limitare la capacità degli Houthi di continuare con i loro attacchi contro il commercio globale e i marinai di tutto il mondo, evitando l'escalation".

"Gli oltre trenta attacchi che gli Houthi hanno lanciato contro navi commerciali e militari da metà novembre - prosegue - costituiscono una minaccia per tutti i paesi che dipendono dal trasporto marittimo internazionale. Condanniamo questi attacchi e chiediamo che vi si ponga fine. Sottolineiamo inoltre che coloro che forniscono agli Houthi le armi per condurre questi attacchi stanno violando la risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. La risposta internazionale del 22 gennaio ai continui attacchi degli Houthi ha dimostrato la volontà condivisa di sostenere i diritti e le libertà di navigazione e di difendere la vita dei marinai da attacchi illegali e ingiustificabili", conclude.

Idf demolisce casa terrorista Hamas in Cisgiordania

L'esercito israeliano dal canto suo ha annunciato di aver demolito la casa di Basel Shahada, un "terrorista di Hamas" coinvolto in una sparatoria lo scorso giugno in Cisgiordania in cui morirono quattro israeliani. La casa di Shahada è stata demolita nel villaggio di Urif, vicino Nablus, in Cisgiordania. L'uomo è accusato di aver preso parte ad un attacco ad una stazione di benzina nell'insediamento ebraico di Eli. Le case degli altri due membri di Hamas che parteciparono all'attacco sono già state rase al suolo.al Jazeera, 'carri armati e droni Idf sparano a civili vicino ospedale Nasser'

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Berlusconi a caccia con Putin: quando il leader russo...

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Lo racconta Fabrizio Cicchitto al Corriere: "Cav restò turbato da gesto e vomitò dietro un albero"

Berlusconi a caccia con Putin: quando il leader russo strappò cuore al capriolo e glielo donò

Non è passato inosservato il crudo racconto di caccia con protagonisti Silvio Berlusconi e Vladimir Putin, ricordato oggi al Corriere da Fabrizio Cicchitto, ex capogruppo del Popolo della Libertà alla Camera. Negli anni in cui il Cavaliere era vicino al presidente russo, più volte suo ospite in Sardegna e nelle sue dimore, capitò poi che il leader dell'ex Urss -in grande confidenza con l'italiano- lo invitò per una battuta di caccia assieme, durante la vacanza in una dacia del fondatore di Forza Italia, invitato in Russia. Una storia che risale a tanti anni fa, ai primi anni del duemila, e che lasciò, secondo il racconto di Cicchitto, alquanto contrariato lo stesso Berlusconi. "Putin mi ha detto Silvio, 'andiamo a caccia'. Ho pensato 'a caccia? Non ho mai toccato un fucile'. Ma lui insisteva e allora l’ho accompagnato -fu il racconto di Berlusconi riportato oggi da Cicchitto- . Quando siamo arrivati nel bosco mi ha dato un fucile e mi è venuta l’ansia. Mentre camminavamo nella neve, Putin ha visto due caprioli e mi ha fatto cenno di mirarne uno. 'Quello è il tuo. Spara'. Gli ho fatto capire che manco morto avrei sparato. Allora ha sparato lui a entrambi e li ha uccisi".

Seguì l'episodio che lasciò di stucco l'ex premier italiano. "Putin mi ha guardato soddisfatto e mi ha detto 'oggi ti offrirò un cibo straordinario'. È sceso giù dal pendio per andare verso gli animali, impugnando un coltello e ha squartato una bestia estraendogli il cuore. Poi si è fatto consegnare da un uomo della scorta un vassoio di legno, me lo ha dato e ci ha messo sopra quel pezzo di carne sanguinante e mi ha detto 'sarà un pasto eccezionale'. Mi è venuto un colpo. Mi sono nascosto dietro un albero e ho vomitato".

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Israele ‘spegne’ al-Jazeera, blitz negli uffici...

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La tv: "Decisione criminale". Hamas: "Violazione palese della libertà di stampa e rappresaglia per il lavoro della rete"

al Jazeera - (Afp)

Blitz negli uffici di al-Jazeera a Gerusalemme Est dopo la decisione del governo israeliano di 'spegnere' la tv satellitare in Israele. Secondo le notizie dei media israeliani sarebbero state sequestrate attrezzature. Al-Jazeera ha denunciato come i fornitori di servizi via cavo e via satellite abbiano rimosso il canale.

Il ministro israeliano delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, ha firmato il bando alle trasmissioni dopo che il governo di Benjamin Netanyahu ha dato il via libera allo stop delle attività della rete, in linea con una legge passata ad aprile dalla Knesset. "Le nostre disposizioni entreranno in vigore immediatamente - afferma Karhi in dichiarazioni rilanciate dal Times of Israel - E' passato troppo tempo e ci sono stati troppi impedimenti legali inutili per fermare finalmente la macchina ben oleata di istigazione di al-Jazeera, che nuoce alla sicurezza dello Stato". "La propaganda di Hamas, coloro che istigano contro Israele, che danneggiano le sicurezza di Israele e dei soldati delle Idf, non trasmetteranno più da Israele e saranno sequestrate le attrezzature", aggiunge Karhi.

La decisione del governo israeliano "è criminale": commenta al Jazeera in una nota pubblicata su X. La tv del Qatar accusa: "Condanniamo e denunciamo questo atto criminale di Israele che viola il diritto umano di accesso all'informazione".

La decisione di Israele è una "violazione palese della libertà di stampa", una "rappresaglia" per il lavoro della rete. Parola di Hamas, che - riporta la stessa tv satellitare - chiede alle organizzazioni internazionali per la libertà di stampa e i diritti umani di "condannare" le mosse israeliane e "adottare misure punitive". In un comunicato diffuso su Telegram il gruppo, che nel 2007 prese il controllo della Striscia di Gaza, afferma che la "chiusura di al-Jazeera è una misura repressiva e una rappresaglia per il ruolo professionale del canale nell'esporre i crimini e le violazioni dell'occupazione a Gaza e in Cisgiordania".

Anche l'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani deplora "la decisione del governo israeliano". "Media liberi e indipendenti sono essenziali per garantire trasparenza e responsabilità. Ora ancor di più alla luce delle rigide restrizioni sulle notizie da Gaza - si legge in un post su X - La libertà di espressione è un diritto umano fondamentale. Sollecitiamo il governo a revocare il divieto".

Reporters sans frontières denuncia l'ordine di chiusura di al-Jazeera in Israele. Rsf "condanna con fermezza una legislazione liberticida che censura la rete per la sua copertura della guerra a Gaza", si legge su X. "Israele cerca in tutti i modi di mettere a tacere al-Jazeera per la sua copertura della realtà sulle sorti dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza dal 7 ottobre", dall'attacco in Israele e dall'avvio delle operazioni militari israeliane contro Hamas nella Striscia, commenta Jonathan Dagher, responsabile dell'ufficio Medio Oriente di Rsf.

Dagher bolla come "inaccettabili il voto del Parlamento israeliano per censurare al-Jazeera e le affermazioni diffamatorie di Benjamin Netanyahu rispetto ai suoi giornalisti". Rsf "chiede alle autorità israeliane di porre fine al loro accanimento violento contro al-Jazeera". "Una simile legge di censura, sotto la copertura delle regole democratiche, prendendo di mira implicitamente un mezzo d'informazione, crea un precedente pieno di minacce per il giornalismo in Israele", aggiunge Dagher.

Rsf ricorda che dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas, sono stati uccisi 103 giornalisti (tre di al-Jazeera, due nella Striscia e uno in Libano) in raid israeliani, almeno 22 dei quali mentre stavano lavorando.

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Ucraina, Panebianco: “La guerra va male e gli...

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L'editorialista: "Vladimir Putin ci vede ben cotti e pronti per essere serviti a tavola"

Macerie in Ucraina - (Afp)

"Ben cotti e pronti per essere serviti a tavola. È ciò che, probabilmente, Vladimir Putin pensa di noi occidentali mentre osserva le nostre mosse. Di fronte alle sfide internazionali le democrazie nulla possono se non hanno dietro di sé, compatte o quasi, le opinioni pubbliche. E quella compattezza Putin, di sicuro, non la vede. A parole, c’è consapevolezza in Occidente di quanto catastrofica, e non solo per gli ucraini, sarebbe una vittoria russa in Ucraina. A parole". Lo scrive Angelo Panebianco in un editoriale sul Corriere della Sera, secondo cui "i fatti dicono altro, i fatti dicono che i governi occidentali faticano a mantenere un fronte unito sulla crisi ucraina e faticano a farlo perché le loro opinioni pubbliche sono divise".

"Mentre la guerra va male per l’Ucraina gli occidentali mandano segnali contraddittori, anche se coerenti con le rispettive tradizioni nazionali. Se Emmanuel Macron ribadisce che se le cose si mettessero davvero male gli occidentali dovrebbero intervenire direttamente in Ucraina, gli altri governi europei (tedeschi e italiani in testa) ne prendono le distanze, lo smentiscono: armi sì, soldati sul terreno no, mai. A parte il fatto che queste divisioni fanno capire quanto ci sia di chimerico in tanti bei discorsi sulla difesa comune europea, come si pensa che divergenze di questa portata vengano interpretate dagli strateghi del Cremlino?", sottolinea l'editorialista.

Secondo Panebianco, "in ogni caso è una specie di miracolo il fatto che finora non ci siano state diserzioni, che nessun governo europeo abbia rotto il fronte, abbia smesso di sostenere l’Ucraina. Tenuto conto del fatto che al loro interno sono presenti consistenti correnti di opinione che, in nome della pace, vorrebbero regalare l’Ucraina a Putin. Credendo o fingendo di credere che, mangiata l’Ucraina, la Russia sarebbe finalmente sazia, non avrebbe ancora appetito".

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