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Gaza, Israele: “Hamas ha sottovalutato nostra...

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Gaza, Israele: “Hamas ha sottovalutato nostra rappresaglia”

Raffica di missili su Tel Aviv, braccio armato Hamas rivendica. Domani riunita Assemblea generale delle Nazioni Unite. Idf: "Eliminato capo battaglione Shejaiya". Paesi arabi in sciopero in solidarietà con Gaza

Camion di aiuti a Gaza - Afp

Israele conferma che aprirà il valico di Kerem Shalom, al confine tra il Paese, Striscia di Gaza ed Egitto, per facilitare l'arrivo di aiuti nell'enclave palestinese. "Abbiamo rafforzato le nostre capacità di effettuare controlli sugli aiuti da consegnare a Gaza. Verrà aperto il valico di Kerem Shalom, quindi raddoppierà il numero dei controlli", si legge in un messaggio diffuso su X dal Cogat (il Coordinamento delle attività del governo nei Territori).

"Ma - afferma il messaggio - gli aiuti continuano ad attendere all'entrata di Rafah", il valico alla frontiera tra Egitto e Striscia di Gaza sinora l'unico da cui sono potuti passare gli aiuti (con i controlli effettuati al valico di Nitzana, tra Israele ed Egitto). "L'Onu deve fare di più, gli aiuti sono lì e la gente ne ha bisogno", afferma ancora il Cogat nel messaggio diffuso su X.

E' arrivata intanto ad al-Arish, in Egitto, una delegazione di rappresentanti di Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che si recherà al valico di Rafah. Lo ha confermato il ministero degli Esteri del Cairo. La delegazione riceverà aggiornamenti sulle operazioni di consegna degli aiuti e - riferisce una nota del ministero riportata dall'agenzia Dpa - sugli ostacoli posti da Israele all'ingresso dei camion di aiuti a Gaza e all'evacuazione dalla Striscia dei palestinesi feriti tramite il valico di Rafah.

Il Cairo parla di una visita in un momento in cui "il Consiglio di Sicurezza non è purtroppo in grado di prendere una decisione sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e porre fine ai continui attacchi contro i civili, garantirne la protezione".

Un funzionario della Mezzaluna Rossa egiziana ha confermato all'agenzia Dpa che la delegazione ha visitato un magazzino dell'organizzazione e l'ospedale di al-Arish dove sono ricoverati feriti palestinesi. La delegazione, ha precisato, è composta da rappresentanti di Russia, Cina, Brasile, Ghana, Giappone ed Emirati Arabi Uniti.

Raffica di missili verso Tel Aviv, braccio armato Hamas rivendica

Sono tornate a suonare le sirene antimissile a Tel Aviv. Il Times of Israel riferisce di una raffica di missili lanciati dalla Striscia di Gaza in direzione della città israeliana. L'allerta è scattata anche a Holon, Or Yehuda, Bat Yam e nelle zone limitrofe, così come a Rishon Lezion, Palmachim e Beit Dagan. A Holon, riferisce il giornale citando fonti mediche, è rimasto ferito un 45enne e si registrano danni.

Le Brigate Izzeddin al-Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno poi rivendicato il lancio di razzi. In un breve comunicato diffuso su Telegram si legge che "le Brigate Izzeddin al-Qassam hanno lanciato una raffica di razzi su Tel Aviv". Spiegando la motivazione dell'attacco, i miliziani affermano che "il lancio di razzi è stato effettuato in risposta ai massacri della popolazione civile (palestinese, ndr) da parte dei sionisti".

"Hamas ha sottovalutato rappresaglia Israele"

Hamas "ha sottovalutato la rappresaglia di Israele" dopo gli attacchi del 7 ottobre. Lo ha detto al Daily Mail il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, aggiungendo che "è difficile portare le democrazie a combattere le guerre, ma, una volta che ci troviamo in un conflitto, siamo molto più forti perché combattiamo per difendere i nostri valori".

Secondo Gallant, inoltre, gli aiuti raccolti dagli attivisti filo-palestinesi vengono utilizzati dal terrorismo globale. "La propaganda di Hamas sta influenzando le università e le proteste e vengono versati soldi che stanno attivando reti terroristiche in tutto il mondo", ha aggiunto.

Domani Assemblea generale Onu riunita per Gaza

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite si riunirà domani per discutere della situazione a Gaza. Lo ha comunicato il presidente Dennis Francis. Venerdì gli Stati Uniti hanno posto il veto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco, appoggiata da quasi tutti gli altri membri. Il Regno Unito si è astenuto. Nella bozza del testo, l'Assemblea generale chiede "un cessate il fuoco umanitario immediato" e il "rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi".

Sanzioni Ue contro Hamas: sì di Italia, Francia e Germania a Borrell

I ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania favorevoli ad "un regime sanzionatorio ad hoc contro Hamas e i suoi sostenitori". In una lettera inviata all'Alto rappresentante per la politica estera europea, di cui l'Adnkronos ha copia, Antonio Tajani, Catherine Colonna e Annalena Baerbock esprimono il loro "pieno sostegno alla proposta" di Josep Borrell, che "dovrebbe permettere all'Ue di colpire i membri di Hamas, i gruppi affiliati e i sostenitori delle sue attività destabilizzanti".

"La rapida adozione di questo regime sanzionatorio - sottolineano i ministri, che oggi si vedranno a Bruxelles in occasione del Consiglio affari esteri - ci permetterà di mandare un forte messaggio politico sull'impegno dell'Ue contro Hamas e la nostra solidarietà con Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre". La lettera segue il documento comune presentato da Germania, Francia e Italia alla riunione dei ministri degli Esteri del mese scorso.

Gli Stati membri dell'Ue devono "concordare non una richiesta di cessate il fuoco" nella Striscia di Gaza, "perché non è ritenuta appropriata dal Consiglio di Sicurezza, ma di una serie di pause" nella guerra, "per rendere meno terribile la situazione dal punto di vista umanitario", dice intanto l'Alto Rappresentante dell'Ue Borrell, a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles. "Migliaia di persone vengono sospinte al confine con l'Egitto - prosegue - e le prospettive sono davvero terribili. La popolazione di Gaza non deve essere espulsa dalla propria terra", dice.

Idf: "Eliminato capo battaglione Shejaiya di Hamas"

"Eliminato Emad Krikae, comandante del battaglione Shejaiya di Hamas". Ad annunciarlo sui profili social sono le Forze di difesa israeliane.

"Dopo l'uccisione del precedente comandante del battaglione Shejaiya di Hamas - spiegano le Idf -, Krikae ha assunto la posizione. In precedenza, è stato vice comandante del battaglione e responsabile dell’addestramento sui missili anticarro nella Brigata della città di Gaza".

Paesi arabi in sciopero in solidarità con Gaza

Dal Libano alla Mauritania, passando per la Giordania. Sono numerosi i Paesi arabi dove oggi sono in corso scioperi in solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza e per chiedere il cessate il fuoco immediato nella guerra in corso dal 7 ottobre. E questo in risposta all'appello degli attivisti filo-palestinesi, che avevano chiesto una giornata globale di boicottaggio e di scioperi per chiedere la fine delle ostilità a Gaza.

In Giordania, ad esempio, molte strade risultano deserte e diversi negozi sono chiusi in segno di protesta ad Amman e in altre città del Paese. Davanti alla saracinesche abbassate dei negozi sono stati collocati poster con la scritta lo slogan "#strikeforgaza" per dichiarare la partecipazione degli esercenti allo sciopero.

In Libano è in corso uno sciopero generale, che ha portato alla chiusura anche degli istituti governativi e delle scuole pubbliche e private. Chiuse anche le banche, tra cui la Banca centrale, le università e i siti archeologici, come riporta il sito del quotidiano libanese Naharnet.

In Mauritania il ministero dell'Istruzione superiore ha rinviato tutti gli esami e le lezioni che erano in programma per oggi ''per permettere agli studenti di prendere parte ad attività in corso in sostegno di Gaza''.

Negozi chiusi anche in Turchia, dove 25 municipalità hanno aderito simultaneamente allo sciopero in solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza. Sui social sono state diffuse immagini del centro di Istanbul con le saracinese degli esercizi commerciali abbassate.

Razzi dal Libano contro Israele

Almeno 8 razzi sono stati sparati da Libano contro la città settentrionale israeliana di Ma'alot-Tarshiha. Lo ha riferito l'esercito israeliano, aggiungendo che il lancio non ha provocato feriti e che 6 missili sono stai intercettati dal sistema di difesa aerea Iron Dome, mentre altri due sarebbero caduti in aree aperte. L'Idf ha comunicato che sta rispondendo con bombardamenti di artiglieria contro le aree di provenienza degli attacchi, nel sud del Libano.

Raid Israele vicino ospedale Al-Amal

Diversi raid aerei israeliani sono stati lanciati stamattina vicino all'ospedale Al-Amal, nel sud della città di Gaza. Lo ha reso noto la Mezzaluna Rossa palestinese (Prcs). "Le forze di occupazione hanno continuato i bombardamenti di artiglieria a nord della sede dell'associazione, che ospita 13.000 sfollati", ha scritto su X la Pcrs.

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Harry e Meghan nella bufera, la fondazione Archewell...

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Non avrebbe inviato i registri annuali, obbligatori per legge, e pagato le tasse per l'attività svolta

Harry e Meghan  - (Afp)

La Archewell, la fondazione di beneficenza di Harry e Maghan, è stata dichiarata inadempiente in California a causa del mancato invio dei registri annuali, obbligatori per legge, e il pagamento delle tasse per l'attività svolta. La fondazione non può, a questo punto, "richiedere o erogare fondi di beneficenza" e la sua registrazione può essere "sospesa o revocata", è scritto nella notifica del Registry of Charities and Fundraisers della California.

La Archewell avrebbe spedito un assegno con il pagamento delle tasse via posta tradizionale, ma non sarebbe mai arrivato a destinazione, hanno riferito al New York Times fonti vicine ai Sussex. Adesso ne avrebbero emesso uno nuovo e la posizione della fondazione verra regolarizzata entro i prossimi sette giorni lavorativi.

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Esteri

Così la Cina invaderà Taiwan nel 2028. Gli scenari di...

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L'autore di "World on the Brink" spiega all'Adnkronos perché quello sarà l'anno chiave per capire se gli Stati Uniti e la Cina entreranno in guerra. E come evitare il precipizio

Trump, Xi e Biden

Il 13 novembre 2028 è il giorno in cui la Cina invade Taiwan. A Washington sono le 5 di mattina, e il presidente-eletto sta dormendo in un hotel del Wisconsin. Inizia così “World on the Brink”, il mondo sull'orlo (del baratro), libro di Dmitri Alperovitch. Che in un colloquio con l'Adnkronos spiega le ragioni di questo scenario, che effetti avrebbe una guerra tra Cina e Stati Uniti su Italia ed Europa, e perché l'Occidente, nonostante tutto, può vincere anche questa Seconda Guerra Fredda.

Alperovitch ha poco più di 40 anni ed è conosciuto per essere stato uno dei pochi ad aver previsto, a fine 2021, l'invasione russa in Ucraina. Ma la sua era già una biografia da romanzo: nato in Unione Sovietica, a 13 anni si trasferisce con la famiglia prima in Canada e poi a Chattanooga, cittadina del Tennessee, profondo Sud degli Stati Uniti. Temendo una brutta reazione per le origini russe – erano gli anni Novanta ed era appena finita la (Prima) Guerra Fredda – ai suoi compagni diceva di venire dal Canada. Loro non sapevano neanche dove fosse, il Canada. Mentre è ancora al liceo, con il padre (fisico nucleare) apre una società di crittografia. Si laurea e specializza in informatica e sicurezza, e lavora per varie start-up del settore, per poi assumere un ruolo importante in McAfee nel 2008. In quegli anni scopre e fa scoprire il livello di penetrazione del cyber-spionaggio cinese ai danni dei settori strategici americani.

Nel 2011 è uno dei fondatori di Crowstrike, società di cybersecurity, di cui diventa direttore tecnico e si occupa dei maggiori casi del decennio, tra cui l'attacco della Nord Corea a Sony Pictures come vendetta per il film-parodia su Kim Jong-un, e il furto delle email del Partito Democratico da parte di hacker sostenuti dal governo russo prima del voto che porterà Donald Trump alla Casa Bianca. Durante la quotazione in borsa, nel 2019, Crowdstrike raddoppia la capitalizzazione in 24 ore, da 5 a 11 miliardi di dollari (oggi vale 78 miliardi). L'anno seguente, Alperovitch lascia l'azienda per creare Silverado, un “policy accelerator” che ha l'obiettivo di risolvere sfide geopolitiche. Nel frattempo è diventato consulente per varie istituzioni americane.

Perché proprio il 13 novembre 2028? Le ragioni sono tante, ma Alperovitch fornisce quelle essenziali: "A cavallo tra 2027 e 2028 Xi Jinping sarà rieletto presidente in un quarto e forse ultimo mandato (oltre gli 80 anni in Cina è difficile non essere pensionati dalla politica), e sarà alla ricerca della mossa che lo consegnerà alla storia; nel gennaio 2028 a Taiwan vincerà di nuovo il partito che vuole mantenere l'indipendenza dell'isola, facendo capire a Pechino che minacce, bullismo e propaganda non bastano a far capitolare la 'provincia ribelle'; il 7 novembre 2028, giorno delle elezioni presidenziali americane, la Casa Bianca sarà praticamente semi-deserta: il presidente uscente – che sia Biden o Trump – non si sarà potuto ricandidare avendo esaurito il secondo mandato", e dunque capi ed esperti di sicurezza nel suo entourage saranno usciti dalle porte girevoli che precedono ogni cambio della guardia.

Il presidente-eletto, chiunque sia, in quel momento avrà un “transition team” messo in piedi nel suo comitato elettorale, non certo il controllo della situazione globale. Dunque i giorni che seguiranno il voto sarebbero perfetti per cogliere impreparati gli Stati Uniti.

Che si troverebbero davanti alla scelta se entrare in guerra con la Cina o meno. "Biden ha ribadito in quattro occasioni che accorrerebbe in difesa di Taiwan", ricorda Alperovitch, che alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco 2023 ha organizzato un 'war game' in cui simulava la reazione internazionale alla conquista dell'isola da parte di Pechino. "I partecipanti erano diplomatici, politici ed esperti di sicurezza nazionale da tutto il mondo. Quasi tutti mi hanno detto che un simile scenario avrebbe effetti cataclismici e sarebbe il segnale del declino permanente degli Stati Uniti come potenza del Pacifico. La Cina proietterebbe un potere mai esercitato su tutto quel quadrante".

India, Giappone, Vietnam, Filippine, Corea del Sud, oggi sono partner americani "non perché ci amino o perché non abbiamo fatto errori, anzi ne abbiamo fatti molti, ma odiano e temono più Xi Jinping, le sue aggressioni nel Mar Cinese Meridionale, la sua coercizione economica, le sue campagne di influenza. E questo ci basta".

Se invece l'invasione di Taiwan filasse liscia, questi paesi avrebbero la prova che gli Stati Uniti non sono in grado di proteggerli, e finirebbero schiacciati dall'assertività cinese. Pechino conquisterebbe il controllo totale di rotte commerciali, mercato dei semiconduttori, e accesso marittimo alla regione più produttiva al mondo, e comincerebbe a regolare le sue tante dispute territoriali con la forza, convinta di non essere contrastata.

Cosa farebbe l'Europa (e dunque l'Italia) in caso di attacco cinese alle basi americane nel Pacifico, mossa inevitabile se Washington dovesse intervenire a difesa di Taiwan? Alperovitch è netto: "A livello militare poco e niente. Non ci sono paesi europei con capacità navali significative in quell'area. Anche se scattasse l'Articolo 5 del Trattato Nato, che prevede la difesa collettiva, gli Stati Uniti al massimo chiederebbero agli alleati di occuparsi in via esclusiva delle questioni militari europee, se per allora dovessero esserci ancora conflitti con la Russia. Certo, una guerra Cina-Usa vorrebbe dire la morte, in poche settimane, di un numero di soldati americani mai visto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Davanti a ciò, l'Europa non potrebbe che far scattare un decoupling immediato dalla Cina sul piano commerciale". Con conseguenze apocalittiche per le economie di tutto il mondo.

Le conclusioni del libro non sono fosche come l'inizio: il conflitto, pur probabile, non è inevitabile. La Seconda Guerra Fredda può avere la stessa parabola della Prima. Basta aspettare. E nel frattempo continuare a camminare sul bordo del precipizio, senza passi falsi, abbassando i toni della retorica ma tenendo alta la deterrenza. "I regimi autoritari nel breve periodo sembrano forti e capaci, ma nel lungo tendono a declinare, non avendo processi di ricambio durante le crisi, al contrario delle democrazie. La Cina è ormai condannata a non raggiungere mai gli Stati Uniti in termini economici: la bolla immobiliare, il debito pubblico, la disoccupazione giovanile, la crisi demografica, sono fattori che possono solo peggiorare visto che non cambieranno le linee politiche. L'Occidente resta il luogo, fisico e ideale, più ambito per i migranti di tutto il mondo ed è ancora nettamente in vantaggio in termini di innovazione, capitali, qualità della vita".

C'è un precedente significativo, raccontato nel volume: Berlino Ovest. Nel 1961 gli Stati Uniti stavano per lanciare un attacco nucleare sulle installazioni militari dell'Unione Sovietica, convinti che Mosca stesse per conquistare quell'avamposto di democrazia liberale in mezzo al mare comunista. Invece Krusciov da un giorno all'altro si mise a costruire il muro. Kennedy tirò un sospiro di sollievo: meglio il muro della guerra. I sovietici avevano capito che la finestra per conquistare Berlino si era chiusa per sempre. Lo stesso potrà succedere, prima o poi, per Taiwan. (di Giorgio Rutelli)

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Esteri

Carlo III consegna onorificenze, prima volta dalla diagnosi...

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Circa 50 persone - ma sempre meno, per non affaticare il sovrano, delle 60-70 normalmente presenti - hanno partecipato all'evento al Castello di Windsor

Re Carlo III - (Afp)

Un re Carlo sorridente ha preso parte alla prima cerimonia di concessione delle onorificenze in cinque mesi. Circa 50 persone - ma sempre meno, per non affaticare il sovrano, delle 60-70 normalmente presenti - hanno partecipato all'evento al Castello di Windsor, tra cui l'arcivescovo di Canterbury e la scrittrice Jilly Cooper. Da quando al re è stato diagnosticato il cancro all'inizio dell'anno, le onorificenze sono state in gran parte consegnate dal principe William.

L'arcivescovo di Canterbury, reverendo Justin Welby, è stato nominato Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Vittoriano per il suo servizio personale alla Corona durante l'incoronazione presso l'Abbazia di Westminster un anno fa. Le onorificenze dell'Ordine Reale Vittoriano sono un dono del Re e vengono conferite indipendentemente da Downing Street a persone che hanno servito il monarca o la famiglia reale in modo personale. Dopo aver ricevuto l'onoreficenza, Welby ha ricordato come "profondamente commovente" il momento dell'incoronazione di Carlo.

Amica di lunga data della regina Camilla, Jilly Cooper, che ha ricevuto il titolo di dama per i servizi resi alla letteratura e alla beneficenza, è nota per i suoi romanzi piccanti incentrati sullo scandalo e sull'adulterio nella società dell'alta borghesia. Altre persone che hanno ricevuto le onorificenze per il loro ruolo nell'incoronazione includono il decano dell'Abbazia di Westminster, reverendo David Hoyle, che è stato nominato Cavaliere Comandante dell'Ordine Reale Vittoriano, e il tenente colonnello James Shaw, maggiore della brigata della divisione domestica, che è diventato Luogotenente dell'Ordine Reale Vittoriano.

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