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Cronaca

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Arcivescovo Palermo: “Crescono povertà e criminalità, politica metta al centro bisogni”

Emergenza crack, mafia, femminicidi e migranti. Intervista a 360 gradi a monsignor Lorefice. "Viviamo una crisi antropologica"

L'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice

Una "povertà crescente" e che rischia di diventare "terreno fecondo" per una mafia capace di "trasformarsi in Caritas parallela". Una "recrudescenza tremenda"dellacriminalitàche genera "insicurezza e paura". E poi ancora l'emergenza crack, con "i nostri giovani sempre più fragili e soli dopo la pandemia" e preda dei "venditori di morte", la violenza di genere e i femminicidi segno dell'"incapacità di riconoscere l'altro come persona" e, infine, i migranti "sempre più spesso usati come tema di propaganda politica". E' un'analisi a 360 gradi quella che l'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, affida a una intervista all'Adnkronos. Da otto anni alla guida della Diocesi del capoluogo siciliano Lorefice, per tutti 'don Corrado', conosce bene le tante ferite di Palermo. A partire dalla mancanza di prospettive. "Leggiamo ogni giorno di rapine, furti, irruzioni. C'è una recrudescenza tremenda della criminalità che genera insicurezza, paura, incertezza - dice -. Davanti all'assenza di risposte ai bisogni essenziali della gente, assistiamo all'escalation di una povertà che cerca di darsi da fare, di sopravvivere, con il rischio di convincersi che l'unica via è quella dell'illegalità".

"Il reddito di cittadinanza ha tamponato una condizione di crisi, ma sappiamo che non è la soluzione - avverte -. Servono letture lungimiranti e scelte coraggiose: l'essere umano ha bisogno di lavoro e di casa. La politica deve tornare a mettere in primo piano questi bisogni essenziali". Il rischio, altrimenti, è si crei "un terreno fecondo per il sopraggiungere di un'istituzione alternativa (la mafia, ndr), che, l'abbiamo visto durante la pandemia, è capace di trasformarsi in Caritas parallela, in azienda fornitrice di servizi e lavoro, con l'intento non di aiutare la povera gente, ma di sfruttarla, di creare dipendenza, di alimentare la sfiducia nei confronti dello Stato". Una mafia camaleontica, con "un volto sempre più imprenditoriale e capace di gestire i meccanismi della finanza", ma che è tornata a fare affari con il traffico di droga. "E' un'industria in crescita", dice monsignor Lorefice, impegnato da tempo in una battaglia, quella contro l'emergenza crack in città, che lo ha visto più volte scendere in piazza per chiedere l'approvazione, urgente, del ddl sul contrasto alle dipendenze che da mesi giace all'Assemblea regionale siciliana.

"Dopo la pandemia i nostri giovani si sono riscoperti più fragili, più soli, più incompresi - dice monsignor Lorefice. Una fragilità che i venditori di morte tentano di sfruttare con il miraggio di una falsa libertà, con l'illusione della felicità comprata a pochi spiccioli. Qualche giorno fa ho ascoltato la testimonianza di una mamma, mi ha detto: 'Mio figlio aveva bisogno di una dose ogni due ore. Adesso grazie a un prete ha accettato di entrare in comunità e di curarsi' - racconta don Corrado -. Crack che si taglia nelle nostre case, spacciato ai minori che in strada possono comprare una dose di morte a cinque euro. E' devastante. Ma noi abbiamo avuto e abbiamo anche la contraddizione di uomini delle Istituzioni, che possono permettersi di acquistare la cocaina pura, pagandola molto più di 5 euro. E' chiaro, allora, che la repressione contro i venditori di morte da sola non basta".

La sfida per Lorefice è, innanzitutto, educativa. "I giovani scappano da un vuoto che noi adulti abbiamo creato con la nostra incapacità di sfamare la loro sete spirituale - denuncia -. Abbiamo consegnato loro una visione antropologica parziale, non olistica. Abbiamo, come Occidente, rinunciato a coltivare l'uomo interiore, abbandonandoci all'autoreferenzialità, all'individualismo sfrenato. Abbiamo perso il senso comunitario della vita, della corresponsabilità, abbiamo deciso di staccare la spina alla dimensione spirituale. Ecco che allora, accanto all'aspetto repressivo, serve una nuova responsabilità educativa degli adulti". Una sfida che diventa urgenza anche alla luce del dilagare della violenza di genere, dei femminicidi in nome di un amore che amore non è. "E' crisi antropologica, non siamo più capaci di riconoscere l'altro, il suo essere persona - dice Lorefice -. Lì dove l'io viene messo al centro, è chiaro che l'altro non è un tu che chiama a costruire un noi, ma un mezzo da manipolare, da strumentalizzare, un oggetto da possedere. Che relazione è quella in cui io posso eliminare la stessa persona amata? Che uomini sono coloro che pensano di esercitare la propria mascolinità annullando la donna? La crisi occidentale è la crisi del camminare all'altezza del volto dell'altro, che non è riconosciuto nella sua diversità. Una cultura individualista, che si basa sul profitto, sull'io voraginoso sempre meno riconoscerà l'altro. La violenza a cui quotidianamente assistiamo è il sintomo della deriva della responsabilità formativa degli adulti: siamo davanti a un fallimento educativo-formativo".

Povertà, criminalità, emergenza droga, femminicidi. Nel lungo elenco di temi l'arcivescovo Lorefice non ne dimentica, però, uno che lo ha visto più volte in prima linea: i migranti. "Le migrazioni non sono un problema, ma un evento epocale che non può essere affrontato usando la categoria dell'emergenza. Questo è fuorviante - avverte -. Se continuiamo a leggerle solo come emergenza è chiaro che non troveremo le soluzioni. E' vero che c'è un'Europa che vuole deresponsabilizzarsi, che l'Italia è il prolungamento nel Mediterraneo del continente europeo e che da sola non può farcela, ma è altrettanto vero che il fenomeno migratorio è determinato da una serie di fattori - la povertà, i cambiamenti climatici e le guerre - alimentati dall'Occidente, che nel Medio Oriente e in Africa concentra i propri interessi economici. Se chi scappa dalla povertà e dalle guerre - ragiona l'arcivescovo di Palermo - è costretto a mettersi su una zattera e affrontare il mare, se, invece, di un approdo di vita gli viene data la morte, allora non è più possibile parlare di tragedia. Io aborro questo termine. Cutro non è una tragedia come non lo è Pylos, sono stragi causate da altri uomini. Lo sono ancora di più se il fenomeno migratorio diventa un tema da propaganda politica rispetto ai problemi veri e autentici del nostro Paese".

Per Lorefice "viviamo una deriva mentale, culturale, di visione. Abbiamo dimenticato quello che Papa Francesco continua a ripetere, ossia che siamo tutti sulla stessa barca, un'unica famiglia che abita l'unica casa comune che abbiamo". Ancora una volta nel ragionamento di don Corrado torna il tema dell'individualismo. "Abbiamo perso il senso dell'altro, della persona, della dignità. Abbiamo smarrito i valori essenziali della Costituzione, penso all'articolo 3. Ecco, in questo momento c'è un vero e proprio attentato alla Costituzione italiana. Giorgio La Pira, un folle di Dio, pensò il Mediterraneo come un novello lago di Tiberiade, dove le culture e le religioni si incontrano e si contaminano positivamente, perché la religione che si fa ideologia può essere fonte di violenza. Lo stiamo vedendo anche in queste settimane, quello che accade nella terra a cui si ispirano le tre grandi religioni monoteiste, nate tutte dalla fede di Abramo, è un'altra triste, tristissima vicenda".

Il Medio Oriente, l'Ucraina, ma anche le guerre dimenticate. "Giovanni XXIII poco prima di morire nell'enciclica 'Pacem in terris' scrisse 'Alienum est a ratione', ossia è irrazionale pensare che la guerra possa risolvere i conflitti tra gli Stati. Che dalla guerra possa nascere la pace. Oggi, invece, di nuovo ci stanno convincendo che la guerra è razionale. Allora, usando un paradosso, io dico che voglio essere irrazionale, voglio annunciare l'irrazionalità della pace".

A pochi giorni dal Natale qual è l'augurio che lei fa ai palermitani? "Che il Natale ci aiuti a capire se abbiamo ancora un cuore capace di passione morale per ciò che è giusto e per il bene comune, se siamo ancora capaci di compassione, di coinvolgerci nella passione dell'altro, perché nella condivisione già inizia il riscatto. L a visione cristiana della vita è una visione della storia riscattata dal male". (di Rossana Lo Castro)

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Cronaca

Vicenza, in fiamme capannone di uno stabilimento di...

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Crollo parziale dell'edificio, vigili del fuoco al lavoro

Vigili del fuoco al lavoro - (Fotogramma)

Vigili del fuoco al lavoro dalla tarda serata di ieri nella provincia di Vicenza, ad Altavilla Vicentina, per l'incendio di uno dei capannoni (circa 4000 mq) di uno stabilimento di imballaggi. Le fiamme hanno determinato il crollo parziale del fabbricato, scrivono su X i vigili del fuoco.

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Cronaca

Dal ginocchio valgo al piede piatto, i difetti nei bimbi:...

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La guida degli ortopedici per orientarsi

Gambe e piedi di bambini - Fotogramma

Ginocchio valgo, displasia dell’anca, piede torto congenito, morbo di Osgood Schlatter, ipercifosi o scoliosi: sono solo alcuni dei problemi più comuni che i genitori si trovano a dover affrontare nel percorso di crescita dei loro bambini o adolescenti. Non sempre si tratta di patologie vere e proprie, piuttosto di paramorfismi, cioè condizioni che si risolvono spontaneamente con la crescita: nell’ambito dell’ortopedia in età pediatrica la distinzione, in effetti, è d’obbligo. Gli ortopedici della Società italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot) e della Società italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica (Sitop) hanno elaborato una guida per scoprire i 'vero e falso' su cosa fare e quando preoccuparsi.

“Nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza – spiega Alberto Momoli, presidente della Siot e direttore Uoc Ortopedia e Traumatologia, Ospedale San Bortolo, Vicenza - possono presentarsi patologie ortopediche come la displasia dell’anca nei neonati o difetti della colonna vertebrale, tipici dell’età pre-adolescenziale, come scoliosi o ipercifosi, che un pediatra attento sarà in grado di intercettare suggerendo un controllo successivo da un ortopedico pediatrico. Molte patologie, infatti, se non trattate durante l’infanzia e in adolescenza, possono manifestarsi con complicanze maggiori e più difficili da trattare nell’età adulta”.

Tra le patologie vere e proprie in età pediatrica si possono annoverare la displasia evolutiva dell’anca e il piede torto congenito che sono tipiche del neonato; tra quelle che riguardano i ragazzi in età preadolescenziale tra i 10 e i 13 anni, molto frequenti sono il morbo di Osgood Schlatter e le scoliosi idiopatiche dell’adolescente. Esistono poi quelle forme che sono considerate paramorfismi, cioè situazioni che spesso sono presenti ma non hanno nessuna reale influenza sull'evolutività del bambino né impattano sulla sua funzione come il piede piatto lasso valgo, il ginocchio valgo, l’ipercifosi e i paramorfismi scoliotici.

“In età pediatrica, è fondamentale distinguere tra patologie vere e paramorfismi - sottolinea Antonio Andreacchio, presidente della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica e direttore Struttura complessa del reparto Ortopedia e Traumatologia Pediatrica dell'ospedale dei Bambini Buzzi di Milano – perché richiedono una gestione e un intervento da parte dell’ortopedico necessariamente diversi. I paramorfismi, infatti, sono false patologie che rappresentano tappe di passaggio nell'età evolutiva che nella maggior parte dei casi non impattano nella vita del bambino o adolescente ma si risolvono spontaneamente. Sono però spesso proprio tali paramorfismi a preoccupare molto i genitori che portano il figlio dall'ortopedico. Raccomandiamo sempre di rivolgersi a specialisti ortopedici dell’età pediatrica per evitare di incorrere in ansie o rischiare trattamenti inutili, se non talvolta anche dannosi, per il bambino o l’adolescente".

I problemi più comuni e cosa fare

La displasia evolutiva dell’anca è una patologia congenita? Vero. "La displasia evolutiva dell’anca è una malformazione congenita che porta gradualmente la testa del femore a dislocarsi dalla cavità acetabolare, destinata a contenerla - sottolineano gli ortopedici - Per verificare l’eventuale presenza della displasia evolutiva dell’anca il primo controllo ortopedico avviene già alla nascita, successivamente è possibile fare un’ulteriore verifica con un esame ecografico, entro i primi 60-90 giorni di vita. Se diagnosticata precocemente, infatti, la displasia evolutiva dell’anca può essere agevolmente trattata. In caso contrario la displasia può evolvere in lussazione che, non di rado, necessita di intervento chirurgico".

Il piede torto. L’unico trattamento risolutivo è quello chirurgico? Falso. "Il piede torto è tra le malattie congenite ortopediche più diffuse con un’incidenza di 1 caso ogni mille nati. Come la displasia evolutiva dell’anca, deve essere trattato precocemente, possibilmente entro i primi 15 giorni di vita. La diagnosi - scrivono gli specialisti - è di tipo ispettivo e spesso avviene già durante la gravidanza attraverso l’ecografia fetale. Nei casi di piede torto, la terapia va iniziata quanto più precocemente possibile per ottenere i migliori risultati, sfruttando la spiccata malleabilità dei tessuti del neonato. La metodica più utilizzata (metodo Ponseti) è la tecnica non invasiva con le migliori prove di efficacia e prevede una serie di manovre manipolative e gessi che permettono una correzione progressiva del piede. In caso di persistente equinismo si procede alla correzione chirurgica mini-invasiva del tendine di Achille e alla successiva applicazione del gessetto per 20 giorni circa. Per mantenere la correzione ottenuta si raccomanda un tutore da portare di notte fino ai 5 anni di vita".

Morbo di Osgood Schlatter, è una patologia che si risolve spontaneamente? Vero. Il morbo di Osgood Schlatter è una delle più comuni cause di dolore in sede anteriore al ginocchio che si manifesta negli adolescenti durante l’accelerazione della crescita che si verifica in pubertà. È dovuta ad una sofferenza su base vascolare della cartilagine di accrescimento della apofisi tibiale anteriore o osteocondrosi, dove si inserisce il tendine rotuleo. La malattia esordisce tra i 10 e i 15 anni per i maschi e tra gli 8 e i 13 anni per le femmine. Si manifesta più frequentemente nei ragazzi e ragazze che praticano sport come la corsa, il salto, il basket, la pallavolo, la ginnastica e il calcio. Di solito colpisce un ginocchio, ma può coinvolgere entrambe le ginocchia (20-30% dei casi). La frequenza del morbo di Osgood-Schlatter è tre volte maggiore nei maschi rispetto alle femmine e si risolve spontaneamente con la crescita del ragazzo.

Ginocchio valgo. Scarpe apposite, plantari o tutori sono necessari per correggerlo? Falso. "Il ginocchio valgo (comunemente indicato come ginocchio a 'X') è un difetto delle ossa della coscia (il femore) e della gamba (la tibia) che deviano verso l’interno, tanto che le ginocchia si avvicinano l'una all'altra. Si presenta per lo più intorno ai 3 anni d’età. Il ginocchio valgo non è una vera e propria patologia ma rientra nei cosiddetti paramorfismi ovvero un effetto posturale. Si stima che 1 bambino su quattro in età prescolare presenti il ginocchio valgo, un disturbo che nel 98% dei casi si risolve spontaneamente entro i 7/8 anni. Non servono scarpe apposite, plantari o tutori, tende a rientrare da solo.

Piede piatto lasso valgo La diagnosi precoce è fondamentale per prevenire il piede piatto doloroso da adulto? Vero. "Il piede piatto che si evidenzia nei primi anni di vita a causa di una lassità legamentosa non è una vera patologia. In generale, la maggior parte dei bambini fino a 5-6 anni presentano un piede piatto con il retro piede valgo, si tratta del cosiddetto piede lasso infantile, disturbo fisiologico dovuto all’immaturità del sistema muscolo-scheletrico, non ancora adattato all’appoggio. Nell’90% dei casi si verifica una correzione spontanea con lo sviluppo, mentre nel restante 10% potrebbe essere consigliabile intervenire", rispondono gli specialisti.

Scoliosi idiopatiche dell’adolescente. Scoliosi idiopatica e atteggiamento scoliotico hanno un diverso significato? Vero. La scoliosi idiopatica o dell'adolescenza è una deformità evolutiva della colonna vertebrale che appare durante l'età dell'adolescenza e progredisce fino alla fine dell'accrescimento (15 anni circa per le femmine; 16 anni circa per i maschi). Colpisce il sesso femminile con un rapporto di 4 a 1 rispetto a quello maschile e in 1 caso su 3 è ereditaria. Le cause che producono la deviazione della colonna non sono ancora del tutto note, di sicuro si sa che la malformazione ha una trasmissione genetica. La scoliosi è diversa dall’atteggiamento scoliotico che è invece una curva della colonna vertebrale sul piano frontale ma senza rotazione vertebrale e non evolve nel tempo, la cui causa non è genetica e quindi si può correggere.

Le scoliosi idiopatiche possono essere curate con successo mediante busti ortopedici, altre volte invece i busti non riescono a bloccare la progressione della deformità per cui è necessario ricorrere al trattamento chirurgico. La moderna correzione chirurgica della scoliosi si basa sull'uso di barre solitamente in titanio che vengono fissate mediante viti o uncini alla colonna. Il loro uso permette di ottenere una correzione immediatamente stabile per cui non è più necessario nella fase post-operatoria l'uso di busti gessati.

Ipercifosi. Può essere causata dall’eccessivo uso di tablet, pc e smartphone? Vero. "Si tratta di una patologia che, nella maggior parte dei casi, riguarda gli adolescenti. E’ una deformità in avanti della colonna sul piano sagittale causata essenzialmente da posture scorrette che oggi sono spesso associate all’eccessivo uso di dispositivi tecnologici: l’utilizzo eccessivo di tablet, pc e smartphone è responsabile in molti casi della cifosi. Fondamentale, quindi, la diagnosi precoce. Mentre in fase iniziale è possibile intervenire con rieducazione motoria e ginnastica medica, in fase avanzata è necessario far indossare al bambino o adolescente il busto ortopedico. Nel caso in cui la diagnosi arrivi troppo tardi, poi, si potrebbe dover ricorrere all’intervento chirurgico.

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Cronaca

Grandinata su Roma, chicchi come nocciole imbiancano le...

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Intorno alle 21 strade coperte di ghiaccio nel quadrante sud

La strada ricoperta di grandine

Grandinata oggi, 2 maggio, su Roma. Intorno alle 21 chicchi di ghiaccio grandi come nocciole hanno interrotto il silenzio della serata romana colpendo con violenza vetture in sosta e in transito e imbiancando in pochi minuti le strade della zona Sud-ovest della Capitale.

Un fuggi fuggi è stato innescato dalla grandinata tra i pedoni che, pur se muniti di ombrello, sono corsi a ripararsi sotto i cornicioni per evitare quelli che sembravano veri e propri 'prioettili' sparati all'impazzata dal cielo. Il fenomeno tuttavia si è esaurito in pochi minuti risolvendosi in un acquazzone che ha sciolto il ghiaccio ripulendo le strade.

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