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Salute e Benessere

A Roma la salute del terzo millennio, esperti a confronto

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Giornata di dibattito promossa da InRete, Schillaci 'prioritari miglioramento condizioni personale Ssn e servizi sanitari efficienti'

A Roma la salute del terzo millennio, esperti a confronto

Cambiamenti climatici, riscaldamento globale, perdita di biodiversità, antibiotico-resistenza e inquinamento atmosferico confermano l'urgenza di adottare un approccio integrato, inclusivo e multidisciplinare per tutelare la salute degli ecosistemi e di tutti gli esseri viventi. Questa la priorità indicata dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso dell’evento promosso da Inrete, con il patrocinio del ministero della Salute, “La sanità del futuro. Un bene indivisibile da Nord a Sud”, giornata di dibattito e confronto, oggi a Roma, al ministero della Salute con esponenti di governo, università, associazioni, istituzioni e clinici.

L’evento ha offerto l’occasione per un’analisi dettagliata della sanità del presente, proiettata verso quelle che rappresentano le principali sfide da affrontare per garantire la sostenibilità del Ssn, livelli di assistenza uniformi e di qualità lungo tutta la Penisola. Una vera e propria rivoluzione – riferisce una nota - sarà quella da mettere in campo partendo dalle attuali criticità, che impongono una riflessione attenta a temi che spaziano dalle questioni contrattuali e dalle condizioni, spesso complesse, in cui operano i protagonisti del Ssn, alla riorganizzazione dell’intero comparto. Si inserisce lungo questa direttrice la discussione sulle prospettive future del settore, che trovano nella telemedicina e nello sviluppo delle biotecnologie leve per ottimizzare risorse e favorire lo sviluppo di una medicina e di terapie sempre più personalizzate ed efficaci. Indispensabile, poi, l’investimento sulla prevenzione, intesa come unica strada capace di garantire una Sanità sana, sostenibile e vicina ai cittadini.

"L’invecchiamento della nostra popolazione, l’aumento di malattie croniche e di bisogni sanitari impongono un rafforzamento della sanità di prossimità e dell’integrazione sociosanitaria - commenta Orazio Schillaci, ministro della Salute -. Operiamo in un contesto complesso, con l’obiettivo di realizzare una importante trasformazione della sanità. I tagli al finanziamento del Ssn effettuati tra il 2009 e il 2019, senza dimenticare l'impatto della pandemia da Covid-19, hanno conseguenze significative con le quali dobbiamo quotidianamente confrontarci. Nonostante tutto siamo riusciti a invertire la rotta con un investimento di 18 miliardi di euro nel quadriennio 2023-2026. Due le priorità che guidano l’operato del Ministero: il miglioramento delle condizioni del personale sanitario pubblico, incluso un aumento salariale, e la garanzia di servizi sanitari efficienti e adeguati ai cittadini”.

In questo scenario “assistiamo a un importante cambiamento culturale che interessa il concetto stesso di salute, con l’affermarsi dell'approccio 'One Health' che collega quella umana, con l'ambientale e l'animale. Un passo avanti fondamentale – sottolinea Schillaci - che pone l’accento sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute umana, imponendo una riflessione e la necessità di misure incentrate sulla valorizzazione della prevenzione. Un aspetto, quest’ultimo, che assume centralità anche in riferimento alla sanità sostenibile, con l'obiettivo di aumentare i fondi e le attività in questo settore. Il nostro proposito, guardando alla Sanità del futuro, è lavorare per rafforzare i principi di universalità, equità e uguaglianza nel servizio sanitario, anche per accrescere lo spirito e l'orgoglio nazionale nel lavoro nel settore”.

Passa proprio per il tema della prevenzione la nuova visione della salute umana quale parte di un tutto. Adottare un approccio multidisciplinare e integrato – prosegue la nota - capace di guardare al tema della salute sotto le sue numerose declinazioni, rappresenta la sfida per la Sanità di domani, a cui il ministero guidato da Schillaci lavora attivamente da tempo. Una idea legata a doppio filo al concetto di prevenzione ma che deve diventare pilastro anche delle attività di programmazione. Da qui, infatti, la risposta a molte delle problematiche che oggi attraversa il settore, senza contare la possibilità di offrire soluzioni concrete alla “pandemia silenziosa” rappresentata dalla crescente antibiotico resistenza.

Un ruolo chiave in questa direzione è quello giocato dal Pnrr con la Missione Salute, e dal Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025, per promuovere la salute attraverso stili di vita corretti e sani e un modello di sviluppo sociale ed economico basato sull'uso sostenibile delle risorse ambientali. La giornata di confronto sui temi della Sanità e della salute del futuro si è arricchita di tavole rotonde tematiche, approfondimenti su alcune delle principali sfide con cui il comparto sanitario dovrà confrontarsi nei prossimi anni.

Tra i temi al centro dell’incontro le nuove frontiere dell’oncologia, con il ricorso a strumentazioni robotiche e medicina personalizzata per risultati sempre più efficienti e interventi meno invasivi. Ampio anche il dibattito sulle prospettive in ambito neuroscienze, destinate a dialogare sempre più con l’immunologia per offrire ai pazienti una migliore qualità della vita e risposte concrete a bisogni in continua trasformazione. Una delle tavole rotonde, inoltre, è stata dedicata al tema della cronicità, la cui gestione è argomento ormai nelle agende di tutte le Regioni. Secondo i dati Istat 2022 – conclude la nota - 4 italiani su 10 soffrono di almeno una malattia cronica e 2 su 10 di due o più malattie croniche. Nel corso dell’evento si è discusso in particolare dei nuovi modelli di cura incentrati sul binomio ospedale/territorio: per un accesso alle cure più equo e sostenibile. Infine, spazio anche a medicina predittiva, ancora una volta con uno sguardo alla sostenibilità e alla possibilità di accesso da parte dei pazienti alle nuove frontiere terapeutiche.

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Ospedale del futuro, Petralia (Fiaso): “Con...

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Al congresso Aiic, 'digitalizzazione e Ai per una presa in cura unitaria'

Ospedale del futuro, Petralia (Fiaso):

Il futuro dei nostri ospedali "parte qui e ora, da ciascuno di noi che ci aspettiamo di essere presi in cura, prima ancora che essere curati. Gli ospedali non sono stati sempre soltanto luoghi di auspicabile guarigione, di cura di malattie, ma sono nati come luoghi di accoglienza, di ospitalità per viandanti e pellegrini. Con l'avanzare della tecnologia e della scienza sono diventati percorsi, spazi, prospettive di presa in carico e di cura", e in questo "un ruolo importante è giocato dalla digitalizzazione e dall'intelligenza artificiale". Così Paolo Petralia, vicepresidente vicario Fiaso e direttore generale Asl 4 Liguria, questa mattina a Roma, ha descritto l'evoluzione dell'assistenza ospedaliera al Convegno nazionale dell'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic) in corso nella Capitale fino a sabato.

Si tratta di "un modello di ospedale che sempre di più va verso il territorio - continua Petralia - e di territorio che va verso l'ospedale in una logica di circolarità e non di esclusività", che supera il concetto di "integrazione ospedale-territorio. Abbiamo bisogno di parlare di un percorso per le persone, di una presa in cura unitaria e che vada dall'ospedale al setting assistenziale intermedio e al domicilio, in una logica di continuità di assistenza e cura". Oltre ad essere un luogo "bello", nell'ospedale del futuro "non si è costretti a dover condividere la camera con altre persone e, grazie alla tecnologia", ci sarà "la virtualizzazione dei posti letto - spiega l'esperto - e non sarà più necessario dover dormire in ospedale per essere curati" perché, con la condivisione dei dati, "l'assistenza sarà fornita al bisogno, a domicilio". A livello tecnologico, "l'intelligenza artificiale potrà affiancare e sostenere gli operatori, ma anche i pazienti nell'esperienza di permanenza in ospedale per ottenere risposte che sono avanzate dal punto di vista dei contenuti clinici, ma anche sostenibili e gradevoli dal punto di vista della modalità con cui vengono erogati".

A fronte di un patrimonio edilizio ospedaliero spesso obsoleto, "possiamo immaginare, nel tempo, di riuscire" a lavorare per trasformare gli edifici attuali in "building adeguati in termini di struttura - conclude Petralia - che risparmino energia, che siano green, automatizzati, efficienti dal punto di vista dei percorsi, ma anche degli spostamenti, in una logica che dal monoblocco ritorna a padiglioni piccoli, immersi nel verde, capaci di essere flessibili nel loro utilizzo, come la pandemia ci ha insegnato".

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Ospedale del futuro, l’esperto: “Flessibile,...

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Al congresso Aiic, 'organizzazione per intensità di cura'

Ospedale del futuro, l'esperto:

"L'ospedale del futuro dovrà essere flessibile, modulare - anche perché, ci ha insegnato il Covid, ci può essere necessaria una riconfigurazione rapida dei posti letto - molto digitale, con intelligenza artificiale, senza reparti, con pochi professionisti" supportati al meglio, "in modo che il lavoro che adesso viene fatto da tanti in futuro venga fatto da pochi, e accogliente", con "tanto verde". Lo ha detto Giovanni Guizzetti, ingegnere clinico e direttore sociosanitario Asst Ovest Milanese, intervenendo questa mattina alla sessione dedicata all'ospedale del futuro, durante il Convegno nazionale dell'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic), a Roma fino al 18 maggio.

"Per capire quale possa essere il futuro dell'ospedale - continua Guizzetti - dobbiamo capire qual sarà il futuro di tutte le assistenze sanitarie del cittadino e, quindi, anche come si arriverà alla trasformazione della sanità domiciliare e la sanità territoriale. L'ospedale del futuro dovrebbe essere un ospedale in cui, ad esempio, il paziente cronico non accede, se non in casi rarissimi". Tra le novità più importanti, spicca il fatto che non ci sarà una differenziazione fra un reparto e l'altro, ma in base all'intensità di cura. E servirà più contatto con la natura, quindi aree verdi, perché "questo, è dimostrato ampiamente, contribuisce anche al maggior benessere del paziente". Nell'ospedale del futuro "ci saranno molte camere singole", almeno la metà dei posti letto, "non solo per un maggiore comfort del paziente - precisa Guizzetti - ma anche perché questo permette di controllare meglio le infezioni ospedaliere. Soprattutto sarà un ospedale molto digitale, in cui le applicazioni di intelligenza artificiale senz'altro supporteranno tutto il processo di diagnosi e cura. Si è citato addirittura un ospedale senza posti letto, perché l'ospedale diventa il concentratore della sanità domiciliare, di pazienti che sono monitorati a casa loro e gestiti centralmente da una struttura in cui, professionisti multidisciplinari, gestiscono il paziente che si trova, invece, a domicilio".

La trasformazione "in realtà è già in corso - avvisa l'esperto - Non ce ne stiamo accorgendo, ma nel mondo ci sono già degli esempi. In Italia abbiamo tanti, troppi ospedali piccoli, che costano molti soldi di gestione e non permettono agli ospedali più avanzati di poter essere adeguatamente supportati. Certo, resta la necessità di avere una prossimità dell'ospedale, ma se consideriamo" l'evoluzione tecnologica e l'aumento "dei trasporti con mezzi a guida autonoma", è facile intuire che "anche l'accesso al luogo di cura, anche in modo autonomo", sarà una realtà.

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Medicina, studio italiano: chi è seguito da cardiologo ha...

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Studio 'Bring-up Prevenzione' presentato al 55.esimo congresso dell'Anmco

Furio Colivicchi, past president Anmco

Il cardiologo può allungare la vita. "Essere seguito da un cardiologo può migliorare significativamente il profilo di rischio e ridurre la probabilità di recidive ischemiche, come infarto o ictus. I cardiologi possono fare la differenza, migliorando il destino clinico dei pazienti". E' il risultato studio 'Bring-up Prevenzione' presentato al 55.esimo congresso nazionale di Cardiologia dell’Anmco, l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, in corso a Rimini. "Il 'Bring-up Prevenzione' - spiega il Furio Colivicchi, past president Anmco e direttore Cardiologia clinica e riabilitativa dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma - ha finora incluso 4.790 pazienti provenienti da 189 centri cardiologici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Si tratta di pazienti con storia di pregresso infarto o malattia coronarica o malattia ostruttiva degli arti inferiori o patologia cerebrovascolare. Da un’analisi preliminare dei dati raccolti, l’età media di questa popolazione è 67 anni ed il 20% è di sesso femminile. Dati allarmanti sono quelli correlati alla prevalenza dell’obesità, il 20% di questi pazienti sono obesi, e del fumo di sigaretta, infatti il 21% è fumatore".

"In generale, una percentuale significativa di pazienti, pur avendo una precedente diagnosi di malattia cardiovascolare, non ha una ottimale gestione di fattori di rischio, come appunto l’obesità e il fumo di sigaretta. Possiamo quindi migliorare la gestione di questa popolazione di pazienti - avverte Colivicchi - Fondamentale a tale scopo è la consapevolezza del rischio di nuovi eventi come infarto ed ictus ascrivibili a fumo, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia e obesità. Inoltre, il 27% dei pazienti inclusi nello studio 'Bring-up Prevenzione' sono diabetici e nell’11% dei casi hanno una malattia renale cronica. Sebbene sia noto che il colesterolo è il fattore causale delle malattie aterosclerotiche, le statine, trattamento di prima linea per questi pazienti, erano impiegate inizialmente solo nel 68% dei pazienti prima della visita cardiologica. Dopo il controllo cardiologico la percentuale è salita al 98%. Questa variazione è espressione del fatto che essere seguito da un cardiologo può migliorare significativamente il profilo di rischio e ridurre la probabilità di recidive ischemiche, come infarto o ictus".

"I cardiologi possono quindi fare la differenza, migliorando il destino clinico dei pazienti. Ulteriori informazioni preziose verranno poi fornite da una dettagliata analisi della gestione terapeutica complessiva di questa popolazione di pazienti, che sarà disponibile alla conclusione dello studio", conclude Colivicchi.

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