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Veto Usa all’Onu per cessate il fuoco a Gaza, Hamas: “Decisione disumana”

Da Al-Sisi a Putin tutti contrari alla posizione degli Stati Uniti: "Lavoreremo per ottenere tregua"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (Afp)

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha elogiato gli Stati Uniti per aver posto il veto alla richiesta di cessate il fuoco del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e ha esortato gli altri Paesi a sostenere la guerra di Israele contro Hamas. Salutando la posizione degli Stati Uniti come "corretta", Netanyahu in una dichiarazione afferma che "anche gli altri Paesi devono capire che è impossibile sostenere l'eliminazione di Hamas da un lato, e dall'altro chiedere la fine della guerra, che impedirebbe l'eliminazione di Hamas". Pertanto, dice il premier, "Israele continuerà la sua guerra giustificata volta a eliminare Hamas e a raggiungere il resto degli obiettivi di guerra che ci siamo prefissati".

Il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha accusato poco prima il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, di stare dalla parte di Hamas. "Chiedere un cessate il fuoco è una vergogna e costituisce un segno di Caino per l'Onu" ha dichiarato Cohen che su X ha ringraziato invece gli Stati Uniti per il veto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che chiedeva un cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

"L'invocazione dell'articolo 99, dopo che non è stato utilizzato per la guerra in Ucraina o per la guerra civile in Siria, è un altro esempio della posizione di parte e schierata di Guterres", ha accusato ancora Cohen, secondo il quale "un cessate il fuoco in questo momento eviterebbe il crollo dell’organizzazione terroristica Hamas, che sta commettendo crimini di guerra e crimini contro l'umanità, e le permetterebbe di continuare a governare la Striscia di Gaza". Il ministro degli Esteri ha espresso quindi "gratitudine al nostro alleato, gli Stati Uniti, per il suo sostegno nel continuare la lotta per riportare a casa gli ostaggi e per eliminare l'organizzazione terroristica Hamas, che porterà un futuro migliore alla regione". Per il leader dell'opposizione in Israele, Yair Lapid, l'antisemitismo è l'unica "spiegazione razionale" di chi chiede il cessate il fuoco umanitario come Guterres.

Al-Sisi e Putin

Abdel-Fattah al-Sisi e Vladimir Putin si impegnano "a continuare a lavorare insieme per ottenere un cessate il fuoco" fra Israele e Hamas. Lo hanno reso noto fonti egiziane dopo la telefonata fra i presidenti di Egitto e Russia in cui sono stati discussi gli sviluppi regionali e in particolare la situazione nella Striscia di Gaza. I due hanno sottolineato "la necessità imperativa che la comunità internazionale si assuma le sue responsabilità".

Guterres

"Il lancio indiscriminato di razzi da parte di Hamas su Israele e l'uso di civili come scudi umani sono contrari alle leggi di guerra, ma non assolvono Israele dalle sue stesse violazioni" scrive il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres in un post su 'X'. "Il diritto internazionale umanitario non può essere applicato in modo selettivo. È sempre equamente vincolante e non dipende dalla reciprocità".

Hamas: "Usa e veto all'Onu? Decisione disumana"

Hamas ha condannato con fermezza il veto degli Usa all'Onu dopo lo stop alla risoluzione per il cessate il fuoco umanitario immediato. La formazione terroristica palestinese, ha dichiarato in una nota Izzat al-Risheq - membro dell'ufficio politico - considera la mossa di Washington "non etica e disumana".

"L'ostruzione degli Stati Uniti all'approvazione di una risoluzione per il cessate il fuoco è una partecipazione diretta con l'occupazione all'uccisione del nostro popolo e nel commettere ulteriori massacri e pulizia etnica", ha affermato al-Risheq.

Abbas: "Posizione Usa aggressiva e immorale"

Quella degli Stati Uniti è una posizione "aggressiva e immorale" e una "palese violazione" di tutti i valori e principi umanitari, ha dichiarato il presidente dell'Anp, Mahmoud Abbas, commentando il veto Usa. Ritenendo gli Stati Uniti "responsabili" dello spargimento di sangue di bambini, donne e anziani palestinesi nella Striscia di Gaza, Abbas - citato dall'agenzia Wafa - ha accusato Washington di seguire una "vergognosa politica di sostegno all'occupazione e alla barbara aggressione israeliana contro il popolo palestinese". Il presidente dell'Anp ha sottolineato che questa politica rende gli Stati Uniti "complici nei crimini di genocidio, pulizia etnica e crimini di guerra commessi dalle forze di occupazione israeliane contro i palestinesi nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme".

Russia: "Usa hanno firmato condanna a morte per migliaia di civili"

"Gli Stati Uniti hanno letteralmente firmato davanti ai nostri occhi una condanna a morte per migliaia, se non decine di migliaia, di civili in Palestina e Israele", ha dichiarato il vice ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Dmitry Polianski, commentando il veto posto dagli Usa alla risoluzione Onu. A favore hanno votato 13 Paesi (Cina, Francia, Russia - membri permanenti - Albania, Emirati Arabi Uniti, Brasile, Ecuador, Gabon, Ghana, Svizzera, Giappone, Malta e Mozambico), mentre il Regno Unito si è astenuto.

Anche la Francia si è rammaricata per la "mancanza di unità" del Consiglio di Sicurezza. "Purtroppo, ancora una volta questo Consiglio soffre di mancanza di unità. Con il rifiuto di impegnarsi nei negoziati, la crisi di Gaza si aggrava e il Consiglio non adempie al suo mandato, espresso nella Carta" delle Nazioni Unite, ha affermato l'ambasciatore francese all'Onu, Nicolas de Riviere.

Avvertimento dell'Iran: "Rischio esplosione incontrollabile"

Dopo il veto Usa, l'Iran ha intanto messo in guardia dal rischio di un'"esplosione incontrollabile" della situazione in Medio Oriente. "Finché l'America sostiene i crimini del regime sionista ed il prosieguo della guerra, c'è la possibilità di un'esplosione incontrollabile della situazione nella regione", ha affermato il capo della diplomazia di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, durante una telefonata con il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, secondo una nota del ministero degli Esteri iraniano.

Erdogan: "Perso le speranze in Consiglio Sicurezza Onu"

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha commentato così il veto Usa: "Abbiamo perso le nostre speranze e aspettative nei confronti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu". "A causa del veto degli Stati Uniti, non è stata presa alcuna decisione sul cessate il fuoco a Gaza. È essenziale riformare il Consiglio di Sicurezza dell'Onu", ha aggiunto Erdogan, citato dall'agenzia Anadolu.

"Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la cui missione è stabilire la pace nel mondo, è diventato il protettore di Israele", ha dichiarato Erdogan. "Il governo israeliano, sostenuto incondizionatamente dall'Occidente, sta commettendo a Gaza atrocità e massacri che fanno vergognare tutta l'umanità", ha aggiunto, sottolineando che prima o poi i "macellai di Gaza" saranno chiamati a rispondere dei loro crimini.

Il veto Usa

La posizione di Washington era stata illustrata dall'inviato americano all'Onu Robert Wood, che aveva affermato che ''Hamas continua a rappresentare una minaccia per Israele e mantiene il controllo della Striscia di Gaza''.

Gli Usa ritengono di aver bocciato ''una risoluzione squilibrata, avulsa dalla realtà, che non avrebbe fatto avanzare il processo", come ha detto Wood motivando il veto. I redattori del testo, ha aggiunto, "hanno rifiutato un linguaggio di condanna del terribile attacco terroristico di Hamas contro Israele il 7 ottobre". E quindi, "hanno ignorato tutte le nostre raccomandazioni'' con un "processo affrettato".

La Gran Bretagna ha deciso di astenersi sulla risoluzione perché mancava una condanna precisa di Hamas e delle "atrocità" commesse dalla formazione palestinese.

"Chiedere un cessate il fuoco ignora il fatto che Hamas abbia commesso atti di terrorismo e tenga ancora in ostaggio civili", ha dichiarato la rappresentante del Regno Unito all'Onu, Barbara Woodward, citata dai media britannici. "Non possiamo votare a favore di una risoluzione che non condanna le atrocità commesse da Hamas contro civili israeliani innocenti", ha aggiunto.

Colloquio telefonico tra Scholz e Netnyahu

Colloquio telefonico tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier israeliano, Benjamin Netnyahu. Nel corso della conversazione telefonica, riferisce il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit, Scholz ha chiesto maggiori aiuti umanitari per la popolazione della Striscia di Gaza. I due leader hanno anche discusso "degli sforzi necessari per massimizzare la protezione dei civili e migliorare sostanzialmente la situazione umanitaria della popolazione nella Striscia di Gaza", ha detto il portavoce di Scholz. Si è discusso anche della situazione nella Cisgiordania occupata e degli atti di violenza da parte dei coloni.

Israele: "Hamas lancia razzi da zone umanitarie"

Hamas ha lanciato razzi verso Israele da zone della Striscia di Gaza designate come umanitarie, denunciano le forze israeliane. I lanci sono avvenuti ieri in due diverse riprese. La prima raffica di razzi, quattro, non è riuscita a raggiungere Israele. Lo riferisce l'Idf, le Forze di difesa israeliane.

Fonti delle Forze di difesa israeliane hanno riferito, inoltre, che un fucile di precisione e munizioni nascosti in un grande orso di peluche sono stati ritrovati dai militari della 551 Brigata dei paracadutisti israeliani mentre perquisivano una scuola della Striscia di Gaza. Secondo le fonti le truppe hanno trovato altre armi nascoste in borse con il logo dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, in una scuola vicina.

Proseguono i pesanti scontri fra Hamas e Israele in diverse zone della Striscia di Gaza. Le Brigate di Al-Qassam, fazione militare di Hamas, ha reso noto di "scontri corpo a corpo con le forze di occupazione a ovest del campo profughi di Jabalia", dove si combatte da giorni, nel nord. E anche a Zaytoun, sempre nel nord della Striscia. Secondo l'Idf, militanti di Hamas hanno occupato edifici nel campo. Uomini di Hamas hanno predisposto imboscate sempre nella stessa zona. Ma i militari israeliani, si rivendica, sono riusciti ad affiancare il nemico, sorprendendolo. Sempre secondo l'Idf prosegue la battaglia a Khan Yunis, nel sud, sostenuta dalle forze aeree. Un ordigno è esploso accanto a una moschea attaccata dai militari. Diverse altre operazioni israeliane sono in corso nel sud, inclusa una contro una postazione di comando e un tunnel di Hamas.

Cinque soldati Idf morti tra cui il nipote dell'ex capo di Stato maggiore

Nel fine settimana sono morti 5 soldati israeliani, tra cui il nipote dell'ex capo di Stato maggiore dell'Idf, Gadi Eisenkot che il 7 dicembre aveva già perso il figlio, il sergente maggiore Gal Meir Eisenkot che aveva 25 anni. Questa volta è morto il nipote, il sergente Maor Cohen Eisenkot, 19 anni, del 12° battaglione della brigata Golani, di Eilat. Lo riferisce 'The Times of Israel' che cita le Forze di difesa israeliane.

I cinque soldati morti annunciati oggi, uno dei quali è morto per le ferite riportate il 7 ottobre, sono stati uccisi durante i combattimenti nel sud della Striscia di Gaza durante il fine settimana. Il bilancio dei soldati uccisi durante l'offensiva di terra contro Hamas è salito a 97.

I 5 soldati israeliani sono il sergente maggiore Liav Atiya, 25 anni, del 55° battaglione della 6623ª brigata, di Beersheba; Omri Ben Shachar, 25 anni, del 55° Battaglione della 6623ª Brigata, di Givatayim; il sergente Jonathan Dean Jr Haim, 25 anni, del 603° battaglione del Combat Engineering Corps, di Ramat Gan; il sergente Maor Cohen Eisenkot, 19 anni, del 12° battaglione della brigata Golani, di Eilat e il sergente maggiore Haim Meir Edan, 20 anni, del 12° battaglione della brigata Golani, di Rehovot. Edan è stato ferito il 7 ottobre ed è morto oggi. L'Idf afferma che altri 12 soldati di diverse unità sono stati gravemente feriti durante i combattimenti a Gaza venerdì e sabato.

L'ostaggio ucciso

L'ostaggio 25enne Sahar Baruch rapito in occasione dell'attacco di Hamas a Israele lo scorso 7 ottobre sarebbe stato ucciso durante la sua prigionia nella Striscia di Gaza. Ad affermarlo, secondo quanto riferisce 'The Times of Israele', è il portavoce dell'Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari. "Stiamo ancora verificando e indagando sui dettagli del luogo in cui è stato ucciso", ha spiegato Hagari. Hamas in precedenza ha pubblicato un video che mostrava il corpo di Baruch mentre faceva affermazioni non verificate sulla causa della sua morte.

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Gaza, Hamas apre all’accordo: “Non ci sono...

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La delegazione israeliana sarebbe stata invitata a partecipare ai colloqui del Cairo in parallelo con la squadra di Hamas “per accelerare il processo”. Blinken in Medio Oriente per la settima visita dal 7 ottobre

Un uomo siede in un campo per sfollati a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza - (Afp)

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il primo ministro Benjamin Netanyahu hanno parlato dei negoziati in corso per la conclusione di un accordo sulla restituzione degli ostaggi detenuti a Gaza dal massacro di Hamas che ha aperto sull'ultima proposta.

Il gruppo terroristico palestinese, come riporta il Times of Israel, non ha “alcun problema di rilievo” con l'ultima proposta di Israele ed Egitto per una tregua a Gaza. “L'atmosfera è positiva, a meno che non ci siano nuovi ostacoli israeliani. Non ci sono problemi importanti nelle osservazioni e nelle richieste presentate da Hamas riguardo ai contenuti” della proposta, ha dichiarato il funzionario di Hamas, che ha parlato a condizione di anonimato.

Il funzionario ha aggiunto che una delegazione di Hamas, guidata dall'alto dirigente del movimento Khalil al-Hayya, fornirà la risposta del gruppo alla proposta di tregua durante un incontro con i mediatori egiziani e qatarioti al Cairo lunedì. L'Egitto ha anche invitato la delegazione israeliana a recarsi al Cairo oggi per “accelerare il processo e fornire i chiarimenti necessari”, secondo una fonte egiziana citata dall'Al-Arabi Al-Jadid, di proprietà del Qatar.

La base per l'accordo

Il Cairo ha elaborato una nuova proposta di accordo tra Israele e Hamas che prevede il rilascio di venti ostaggi dalla Striscia di Gaza in cambio di un cessate il fuoco di tre settimane. Lo scrive il Wall Street Journal, sottolineando che l'obiettivo della proposta è anche quello di rinviare l'eventuale offensiva a Rafah. La proposta è stata concordata con Israele, scrive i Wsj, e prevede un'iniziale pausa dei combattimenti che sarebbe poi estesa dai mediatori. Non è chiaro, affermano i funzionari egiziani, se questa pausa porterà alla fine della guerra.

Telefonata tra Biden e Netanyahu

Nel corso della conversazione telefonica tra Biden e Netanyahu, i due leader "hanno discusso di Rafah" e il presidente Usa "ha ribadito la sua chiara posizione", come riferisce la Casa Bianca in una nota. Biden, inoltre, ha riaffermato "il suo fermo impegno per la sicurezza di Israele dopo il successo della difesa contro l'attacco senza precedenti dell'Iran con missili e droni all'inizio del mese. Ha inoltre fatto il punto sui colloqui in corso per garantire il rilascio degli ostaggi e l'immediato cessate il fuoco a Gaza".

Il presidente degli Stati Uniti "ha fatto riferimento alla sua dichiarazione, insieme ad altri 17 leader mondiali, in cui chiedeva ad Hamas di rilasciare senza indugio i propri cittadini per garantire il cessate il fuoco e i soccorsi alla popolazione di Gaza. Il Presidente e il Primo Ministro hanno anche discusso dell'aumento dell'assistenza umanitaria a Gaza, anche attraverso i preparativi per l'apertura di nuovi valichi settentrionali a partire da questa settimana. Il Presidente ha sottolineato la necessità che questi progressi siano sostenuti e rafforzati in pieno coordinamento con le organizzazioni umanitarie".

Blinken in Arabia Saudita

Intanto il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in Arabia Saudita, prima tappa del tour in Medio Oriente per cercare di ottenere un cessate il fuoco a Gaza e migliorare la crisi umanitaria nell’enclave assediata.A Riad, Blinken dovrebbe incontrare gli alti leader sauditi e tenere un incontro più ampio con le controparti di cinque stati arabi – Qatar, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania – per discutere sulla governance della Striscia di Gaza dopo la guerra, secondo un alto funzionario del Dipartimento di Stato.Blinken andrà poi in Israele e Giordania , ha annunciato il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

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Usa, Urbinati (Columbia): ”La rettrice ha scatenato...

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La docente di Teoria politica difende la protesta pacifica degli studenti e sostiene il dialogo senza toni aggressivi in spazi dedicati. Occorre portare avanti una trattativa che permetta il ritorno alla normalità ed eviti un grave danno di immagine per il campus, sostiene.

Usa, Urbinati (Columbia): ''La rettrice ha scatenato l'inferno, senza dialogo salta il semestre''

E' stata una ''reazione folle'' quella della rettrice della Columbia University, Nemat Shafik, di chiamare la polizia per rimuovere la manifestazione studentesca contro Israele. ''Era una protesta pacifica, fatta a suon di rap con giochi, canti e balli'', ma lei ''l'ha trasformata in un inferno''. Per fortuna, anche grazie ''a un documento di appello al dialogo che ho firmato anche io'', ora ''il clima è molto cambiato'' e si è aperto ''un tavolo di trattativa e negoziazione tra i rappresentanti degli studenti, il corpo docente, i dipendenti e l'ammnistrazione dell'università''. L'obiettivo è quello di rientrare in un ''clima di trattativa per riportare la normalità'', altrimenti ''c'è il rischio che salti il semestre'', ma ''nessuno vuole che si arrivi a tanto, sarebbe un danno di immagine incredibile, una rovina enorme''. Nadia Urbinati, che dal 1996 insegna Teoria politica alla Columbia University di New York, racconta ad Adnkronos dall'interno le contestazioni. ''Si tratta di un accampamento pacifico, gli studenti sono molto più moderati della rettrice, ma sono stati trattati da criminali e questo non è possibile'', ha aggiunto Urbinati.

Lei stessa ha avuto contatti con gli studenti, ''hanno scritto un documento bellissimo e molto moderato rivolto alla rettrice che ho firmato insieme a colleghi del mio dipartimento. Un documento in cui chiedevano di tenere in considerazione il problema della violenza che si amplifica se si chiama la polizia''. Tra i suoi studenti, racconta, ''uno che aveva fatto con me un corso sulla retorica è stato arrestato ieri per uso sconsiderato del linguaggio. Ha detto che i sionisti dovrebbero sparire dalla faccia della terra... Ma a parte questo caso nessuno mio studente è stato sospeso o arrestato''. Sottolineando che ''il 20 per cento degli studenti della Columbia arrestati sono ebrei'', Urbinati racconta anche il caso di ''uno studente ebreo israeliano che ha chiesto di non venire in classe per non attraversare il campus in quanto si sente a disagio''. La sua richiesta è stata accolta, ''un caso eccezionale risolto permettendogli di seguire le lezioni tramite Zoom''.

Urbinati racconta poi che in questi giorni hanno visitato la protesta al campus ''il rappresentante repubblicano e quello democratico. Entrambi sono stati ottusamente arroganti. L'esponente repubblicano ha proposto di chiamare guardia nazionale, il che avrebbe riportato il campus a livelli raggiunti solo nel '68''. Secondo la politologa, quindi, è stata ''la rettrice che ha radicalizzato'' la manifestazione. Shafik, spiega Urbinati, ''è alla Columbia da nove mesi e si è dimostrata molto inadeguata. Viene dal mondo delle finanza e ha dimostrato totale incapacità di comprendere che qui non si tratta di dipendenti di una banca, ma di persone varie con le quali occorre entrare in contatto''. E invece, durante la protesta, ''la rettrice è rimasta sempre chiusa nel suo ufficio o nella sua casa. Non ha mai interagito con gli studenti''.

L'auspicio, ora, è che ''vengano messi a disposizione degli spazi, delle aule, dove poter proseguire il dibattito sulla guerra e sui rapporti con Israele''. Perché, prosegue Urbinati, ''se c'è libertà di insegnamento, se si studiano argomenti come la guerra e la pace, gli stati nazione, è evidente che ne esca un dibattito''. Anzi, aggiunge, ''ben venga il dialogo e la riflessione promossi dagli studenti, certo senza usare toni aggressivi''.

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Elezioni Usa, Biden prende in giro Trump: “Sono in...

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Durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca

Joe Biden  - (Afp)

''Sono un uomo adulto e sono in corsa contro un bambino di sei anni''. Così il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha preso il giro l'ex inquilino della Casa Bianca e suo rivale alle prossime elezioni americane Donald Trump. ''L'unica cosa che abbiamo in comune è l'età'', ha aggiunto Biden durante la cena annuale con i corrispondenti accreditati alla Casa Bianca. Anche se, età anagrafica alla mano, Biden ha 81 anni contro i 77 di Trump. ''Le elezioni del 2024 sono in pieno svolgimento e sì, l'età è un argomento - ha detto Joe Biden - Sono un adulto che corre contro un bambino di sei anni''.

Molti gli ospiti illustri, giornalisti e celebrità presenti all'hotel Hilton di Washington mentre all'esterno un centinaio di manifestanti hanno scandito slogan contro la guerra di Israele nella Striscia di Gaza e sventolato una bandiera palestinese lunga diversi metri. Ma all'interno il conflitto in Medioriente non è stato al centro della scena, soppiantato appunto dalle battute sull'età dei candidati alla presidenza Usa.

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