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Sala, La Russa e Liliana Segre nel palco reale per la Prima...

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Sala, La Russa e Liliana Segre nel palco reale per la Prima della Scala

A quanto apprende l'Adnkronos è questa la soluzione che è stata trovata in queste ore

Beppe Sala, Liliana Segre e Ignazio La Russa

Per la prima volta nel palco reale del Teatro alla Scala ci sarà anche la senatrice a vita Liliana Segre. È questa, a quanto apprende l’Adnkronos, la soluzione che è stata trovata in queste ore per la Prima del ‘Don Carlo’ di Giuseppe Verdi, dopo che il sindaco di Milano, Beppe Sala, che è anche presidente del Piermarini, ha manifestato il desiderio di stare seduto accanto alla senatrice Segre proprio nel giorno della Prima per dare “un messaggio politico chiaro”.

Come prevede il cerimoniale, saranno presenti in prima fila il presidente del Senato, Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, con le rispettive consorti.

Sala: "Sarò seduto accanto a Segre, è un messaggio politico"

"Non è nel mio interesse fare polemica nel giorno di Sant'Ambrogio, ma per me la cosa importante è che ci sia la senatrice Liliana Segre di fianco a me, perché credo che in questo momento più che mai simbolicamente sia una cosa importante", ha detto il sindaco di Milano.

Quanto al presidente del Senato, Ignazio La Russa, "lui sa che io non voglio fare polemica - ha chiarito Sala - ma voglio che in un momento importante dal punto di vista culturale per la storia di Milano, come la Prima della Scala, ci sia anche un messaggio politico. Per me in questo momento il messaggio politico è la vicinanza con la senatrice Segre, che vuol dire tante cose. Vuol dire quello che lei ha dato a Milano e vuol dire anche riflettere sulla tragedia che sta avvenendo in Medio Oriente".

Assente il Presidente Mattarella

A differenza degli anni scorsi non sarà presente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tra le presenze istituzionali attese, oltre alla seconda carica dello Stato, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, e il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Farmaceutica, De Molli (Ambrosetti): “Imprese a...

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All’incontro ‘valore della differenza: "Italia deve fare di più per attirare aziende"

Farmaceutica, De Molli (Ambrosetti):

"Le imprese a capitale estero sono il traino di crescita di questo stesso ecosistema. Nel 2022 il mondo delle aziende farmaceutiche nel loro insieme ha investito 240 miliardi di dollari che per il 2030 arriverà a 300 miliardi. L’Italia coglie solo l’1% di questo grande valore nel mondo. Merck è protagonista nel panorama mondiale di ricerca e sviluppo fatte per consentire prospettive di salute e vita più alte per i cittadini. Il nostro Paese deve fare di più per trattenere e attirare le aziende a capitale estero". Così Valerio De Molli, Ceo e Managing partner di The European House - Ambrosetti, a margine della conferenza stampa organizzata ieri a Roma dalla farmaceutica per la presentazione del report su ‘Il valore di Merck in Italia' realizzato proprio da The European House - Ambrosetti.

“Mi fa molto piacere come Amministratore delegato di The European House - Ambrosetti, partner di Merck per tanti anni - aggiunge De Molli - nell’incontro di oggi presentare il rapporto strategico che abbiamo realizzato per posizionare il ruolo e l’importanza di Merck nell’ecosistema imprenditoriale italiano. Dall’indagine emerge una realtà industriale farmaceutica che è la nona in Italia in un contesto dove il settore farmaceutico si pone come faro del sistema Paese”.

Per Merck, come osserva Emiliano Briante, Associate partner di The European House - Ambrosetti e responsabile Area Business & Policy Impact e Area European Affairs, “abbiamo applicato il nostro modello di misurazione d’impatto dei quattro capitali: crescita del capitale economico, sviluppo capitale sociale, creazione di valore cognitivo e il tema dell’impatto ambientale. Sugli aspetti economici - spiega Briante - parliamo di crescita degli investimenti e grande capacità di esportazioni e capacità moltiplicativa del valore generato. Per ogni mille euro in Italia altri mille euro si ripercuotono sulla filiera. Dal punto di vista del capitale sociale parliamo di occupazione crescente, anche sui numeri dell’occupazione femminile. Parliamo di impatto cognitivo dove inseriamo tema innovazione, formazione, ricerca e sviluppo. Merck investe molto in ricerca pre-clinica e clinica che porta valore al sistema sanitario e ai pazienti. Infine - conclude - sul tema ambientale e sulla sostenibilità l’azienda ha obiettivi a livello global declinati con investimenti che vogliono migliorare sistema dei rifiuti e ridurre in consumi”.

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Esteri

Israele: “Vogliamo distruggere Hamas che è minaccia...

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"Questa guerra ci è stata imposta, non abbiamo scelta, il 7 ottobre ha cambiato tutto", questo è stato il messaggio ad un gruppo di parlamentari italiani ed europei in visita di solidarietà in Israele

Le auto carbonizzate dei ragazzi massacrati al festival Supernova

"Questa guerra ci è stata imposta, non abbiamo scelta, il 7 ottobre ha cambiato tutto, dobbiamo difenderci, cacciare Hamas da Gaza. L'Europa ci deve capire, è una minaccia per tutto l'Occidente". In due giorni di visita in Israele, questo è stato il messaggio ripetuto più volte ad un gruppo di parlamentari italiani ed europei in visita di solidarietà in Israele, un paese in guerra ancora sotto choc per l'atroce violenza del 7 ottobre e la drammatica vicenda degli ostaggi.

"Parlate delle atrocità. Hamas è un terrorismo organizzato, è un nemico comune dell'Occidente, del mondo libero, aprite gli occhi. E' una guerra ideologica, vogliono distruggere Israele. Noi non vogliamo distruggere i palestinesi o occupare Gaza. Vogliamo distruggere Hamas, perché dobbiamo pensare al futuro, non possiamo avere una guerra ogni due anni", dichiara Shelly Tal Meron, deputata del partito di opposizione Yesh Atid, ricevendo la delegazione alla Knesset, il parlamento israeliano.

"E' una guerra diversa dalle precedenti, una guerra esistenziale. Sono di centrosinistra, il 7 ottobre ha cambiato il mio modo di vedere", aggiunge Micky Biton, del partito di Benny Gantz. E sottolinea come molti degli israeliani uccisi nei kibbutz fossero pacifisti, "sognatori di pace che hanno incontrato dei mostri". "Ci siamo ritirati da Gaza nel 2005 -ricorda - ma da lì ci hanno sempre attaccato, il denaro è stato speso per i tunnel di Hamas, non per lo sviluppo... Bisogna prima eliminare Hamas, poi si potrà dare una vita migliore agli abitanti di Gaza". Per il futuro serve una "intesa anche con i paesi Arabi, l'Egitto, la Giordania, il Marocco".

Quattro parlamentari italiani - Susanna Campione e Antonio Baldelli di Fratelli d'Italia, e Naike Gruppioni e Mauro Del Barba, di Iv - hanno partecipato alla missione, organizzata da Elnet, una Ong israeliana nata per rafforzare i rapporti fra Israele e l'Europa, di cui la Ceo per l'Italia è Roberta Anati. E' stato un viaggio intenso di due giorni per raccontare cosa è oggi Israele, un paese in guerra dove ovunque, fin dall'arrivo all'aeroporto, campeggiano le foto degli ostaggi rapiti da Hamas. Dove vi sono meno di dieci milioni di abitanti e quasi tutti conoscono qualcuna delle oltre 1200 persone uccise o degli ostaggi rapiti il 7 ottobre, hanno un figlio nell'esercito o sono stati richiamati, in cui 250mila persone sono state sfollate dalle aree al confine con il Libano e Gaza.

"Il 7 ottobre è una svolta nella nostra storia", dice un portavoce dell'esercito, Arye Shallcar, uno dei 400mila riservisti richiamati in servizio, che ha accolto la delegazione nell'obitorio di Shura, dove si lavora faticosamente per identificare i corpi smembrati e irriconoscibili delle oltre 1200 vittime, un centinaio delle quali ancora senza nome. Iniziato alle 6.30 del mattino, l'attacco è avvenuto in tre ondate attraverso 22 punti del confine mentre venivano sparati razzi su tutto il territorio. Ci sono state due ondate ciascuna di un migliaio di terroristi di Hamas che hanno attaccato 30 comunità, seguite da una terza di abitanti di Gaza, che hanno partecipato al massacro e saccheggiato le case. E oltre ai morti, dai bebè di pochi mesi agli anziani, c'è il dramma delle violenze e le mutilazioni sessuali delle donne. Degli stupri che si teme siano anche stati ripetuti sugli ostaggi.

"Gaza deve essere de-radicalizzata, vogliamo una Gaza pacifica", afferma Daniel Meron, vicedirettore del ministero degli Esteri. "Ogni razzo è un doppio crimine di Hamas, è lanciato contro i civili da postazioni fra le case civili", aggiunge Lior Hayat, portavoce del ministero degli Esteri.

"Andiamo verso una nuova realtà di sicurezza, Hamas non può più governare Gaza, non abbiamo scelta, non volevamo questa guerra", spiega il colonnello Peter Lerner, in un briefing all'interno dell'ospedale Ichilov a Tel Aviv, in cui ricorda gli sforzi per evacuare i civili e gli accordi per l'invio di camion di aiuti umanitari. "La tregua, ottenuta grazie alla pressione militare, è durata 7 giorni. Gli ostaggi liberati sono in tutto 110, ma ne rimangono 137. Hamas poteva estendere la tregua, ma non hanno voluto rilasciare le donne", continua Lerner, spiegando che ora si è entrati in una nuova fase, con la ripresa della guerra e l'obiettivo di liberare tutti gli ostaggi.

I tunnel costruiti da Hamas "rappresentano una sfida a 360 gradi, abbiamo già trovato più di 800 ingressi in scuole, asili, moschee. Dobbiamo procedere con cautela. In ogni ospedale abbiamo trovato armi, esplosivi, ingressi di tunnel", dice ancora Lerner. "Il nostro focus è Gaza, ma c'è anche il fronte del Libano, da cui vengono sparati i razzi di Hezbollah. Ed è l'Iran che tira le fila", aggiunge ripetendo un concetto più volte ripetuto dai diversi interlocutori incontrati. Lo ha ricordato anche Biton, per il quale "uno degli obiettivi era uccidere la pace con l'Arabia Saudita".

Ma al di là degli incontri, a raccontare cosa abbia rappresentato il 7 ottobre per Israele, sono anche i luoghi visitati in due giorni. La città di Sderot, dove nell'attacco di quella mattina è stata distrutta la stazione di polizia, che oggi è stata completamente evacuata. Ma c'è anche l'immenso cimitero delle auto dei partecipanti al rave Supernova, con un migliaio di auto, alcune crivellate di proiettili, più di 200 bruciate e contorte, qualcuno dei pick up bianchi usati dagli assalitori di Hamas, che hanno ucciso 364 ragazzi. Ci sono luoghi pieni di dolore, come le case sventrate del kibbutz Kfar Aza, i segni dei proiettili sui muri, il piccolo armadio bianco dove Michael e Amalya, di 9 e 6 anni, sono rimasti nascosti per 13 ore, mentre i genitori venivano uccisi e la sorellina Abigal, per fortuna rilasciata pochi giorni fa dopo aver compiuto 4 anni da ostaggio, veniva rapita.

C'è il grande ospedale Ichilov a Tel Aviv, dove pediatria, terapia intensiva e reparto dialisi sono stati trasferiti nei sotterranei per non dover spostare i pazienti in caso di lanci di razzi. Tre piani di parcheggio sotterraneo sono stati predisposti per trasformarsi in un ospedale completo sotto terra in caso di emergenza.

"Quello che appare con chiarezza venendo in Israele è che tutto è cambiato. Non si combatte più la stessa guerra di territorio, non è nemmeno una questione religiosa. È una nuova guerra di civiltà, lanciata da regimi terroristici contro le democrazie liberali dell’occidente. Gli stessi Palestinesi ne sono in tanti modi vittime al pari degli israeliani. E loro ci ammoniscono: al pari nostro", commenta Del Barba al termine del viaggio.

"Essere in Israele dove le cose stanno accadendo significa avere una visione diversa da quella che arriva dalla tv e i giornali. Si percepisce la tragedia che si consuma quotidianamente dal 7 ottobre... di questa sofferenza bisogna parlare, non può essere ignorata, così come si deve denunciare la violenza subita dalle donne israeliane, che stanno passando sotto silenzio.. non ci sono violenze di serie A e serie B", sottolinea Susanna Campione.

"Non dobbiamo dimenticare mai la ferocia dell’attacco terroristico di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso... Israele oggi difende, come fa da sempre, la sua democrazia e libertà rivendicando il diritto all’esistenza del suo popolo.. Il conflitto non riguarda una disputa territoriale, ma la difesa dei comuni valori", nota Naike Gruppioni, secondo la quale "le libertà dell’Occidente si difendono in questo momento sotto le mura di Gerusalemme". "Hamas ha portato via la vita nei modi più crudeli agli israeliani", ma anche ai palestinesi usati come "scudi umani".

“Abbiamo constatato da vicino l’orrore dell’attacco terroristico ai danni di Israele dello scorso 7 ottobre. Al popolo di Israele va la nostra solidarietà, ribadendo il suo diritto a esistere e a tutelare la sicurezza dei suoi cittadini"- dice Antonio Baldelli- Nessun odio al mondo può giustificare tanto orrore. È indifferibile trovare una soluzione per una pace duratura, consci che questo conflitto ha radici profonde. Per sostenere gli indifesi e proprio per porre le basi d’una pace duratura, continua l'impegno umanitario italiano per Gaza, in coordinamento anche con Israele, tramite l'invio di medici pediatri negli Emirati Arabi Uniti e l'arrivo della nave Vulcano in Egitto".

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Salute e Benessere

Ogni anno 30mila interventi per obesità, Sicob:...

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Seconda giornata nazionale 'dedicata', presidente Navarra fa il punto sulle tecniche

Ogni anno 30mila interventi per obesità, Sicob:

Ogni anno in Italia circa 30mila persone si sottopongono ad intervento di chirurgia bariatrica che, per gli esperti, si conferma l’arma più potente e duratura nella lotta contro l’obesità. "Di questi 30mila interventi, 23.500 sono quelli censiti nel 2022 dal registro della Società italiana di chirurgia dell’obesità. Si tratta di interventi sempre più sicuri, efficaci e mininvasivi”. Così all’Adnkronos Salute Giuseppe Navarra, presidente della Società italiana di chirurgia dell'obesità (Sicob), oggi in occasione della seconda Giornata nazionale della chirurgia bariatrica, fa il punto sulle tecniche utilizzate per combattere l’obesità all’interno di una sala operatoria.

"Gli interventi di chirurgia bariatrica possono essere distinti in due categorie - spiega Navarra che è anche responsabile del reparto di Chirurgia generale ad indirizzo oncologico del Policlinico di Messina – : interventi restrittivi, in cui si riduce il volume dello stomaco: mangio meno perché mi sento sazio prima e quindi ovviamente introduco meno calorie e dimagrisco; e interventi malassorbitivi o misti”, procedure che comportano si una"riduzione delle dimensioni dello stomaco ma soprattutto fanno ‘saltare’ al cibo un tratto di intestino che non viene quindi percorso e non può assorbire i nutrienti” in modo tale da ridurre la quantità di cibo assorbito e di conseguenza le calorie assunte in un solo pasto. “Circa il 50% degli interventi eseguiti in Italia e nel mondo – sottolinea l’esperto - sono di tipo restrittivo come le sleeve gastrectomy, una gastrectomia verticale. Con questa tecnica noi riduciamo il volume dello stomaco, da un contenitore con la capacità di circa un litro e mezzo in un tubo di 120-130 ml”.

Un altro intervento restrittivo è il “bendaggio”, il famoso anello, la cui popolarità negli anni è diminuita e con essa il numero di interventi ridottisi a circa il 10-11% di tutti gli interventi di chirurgia bariatrica in Italia. Quindi, le tecniche miste, tra cui la famiglia dei bypass gastrici, procedura di chirurgia bariatrica che crea una piccola tasca di 40 ml a livello dello stomaco”, separata dal resto dell’organo e collegata direttamente all’intestino tenue, di cui ‘salta’ solo una piccola porzione. Infine le tecniche malassorbitive pure come la diversione bilio-pancreatica, la Ds, la Sadi che conducono a maggiore perdita di peso che però si paga con una maggior incidenza di sindromi carenziali.

Sulla possibilità che si verifichi un evento avverso, come la morte, a seguito di queste operazioni, Navarra non ha dubbi: “Ovviamente ci sono pazienti che non superano l’intervento. Per tale motivo, al fine di garantire la qualità massima possibile bisogna seguire delle linee guida. La Sicob ha pubblicato sul sito dell'Istituto superiore di sanità delle linee guida con la costituzione di percorsi diagnostico-terapeutici che vengono validati dalle singole aziende, anche a livello regionale. In Italia sono presenti due reti assistenziali per l'obesità, in Veneto e in Sicilia, e sistemi di accreditamento per il chirurgo e la struttura. In questo la Sicob si è fatta carico di estendere tutta una serie di requisiti che caratterizzano un centro di eccellenza e altri centri di riferimento accreditati e verificare gli stessi requisiti in modo da cercare per quanto possibile di garantire la massima sicurezza ai pazienti” conclude.

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