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Israele, Hamas: “Il piccolo Kfir Bibas morto con...
Israele, Hamas: “Il piccolo Kfir Bibas morto con mamma e fratellino” ma non c’è la conferma
Il bimbo di 10 mesi è il più piccolo degli ostaggi israeliani. Netanyahu chiama la famiglia: "Notizia al vaglio dell'Idf"

Ore di tensione in Israele per l'annunciata morte di tre ostaggi israeliani tra cui il più piccolo, Kfir Bibas che secondo quanto reso noto dalle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, sarebbe stato ucciso insieme alla madre Shiri Silverman Bibas e al fratellino di 4 anni Ariel da un raid israeliano sulla Striscia di Gaza, prima della tregua.
Netanyahu: "Notizia al vaglio dell'Idf"
Dopo l'annuncio di Hamas il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avuto un colloquio telefonico con la famiglia Bibas, riferisce l'emittente N12. Netanyahu ha detto ai familiari che la questione è al vaglio delle forze di sicurezza israeliana e che verranno loro fornite informazioni appena possibile. Il primo ministro Netanyahu ha quindi promesso loro che lo Stato di Israele farà di tutto per riportarli a casa.
L'ansia della famiglia Bibas
Ore interminabili queste per i parenti di Shiri Bibas che "attendono che le notizie vengano verificate, o auspicabilmente smentite, dai militari al più presto", come affermato in una dichiarazione riportata da Haaretz. Jimmy Miller, cugino di Shiri Bibas, ha detto intanto a Channel 12 che i familiari non sono a conoscenza di altre informazioni sulla situazione, oltre all'annuncio di Hamas. Secondo Miller, "non c'è ombra di dubbio che siano arrivati vivi nella Striscia di Gaza" e Hamas "è l'unico responsabile per la loro salute" e per farli tornare a casa "vivi".
Gantz: "È parte della guerra psicologica di Hamas"
"Ho incontrato oggi rappresentanti della famiglia Bibas - dice il ministro israeliano del gabinetto di guerra, Benny Gantz - un incontro molto, molto doloroso. Mentre ci sedevamo assieme sono arrivate notizie non verificate. E' doloroso, ignoro se sia vero o no, ma è parte della guerra psicologica che conducono i nostri nemici", ha detto Gantz, citato da Haaretz.
Idf: "Responsabilità sicurezza ostaggi è di Hamas"
"L'organizzazione terroristica Hamas continua ad agire in modo crudele e disumano", afferma un portavoce dell'Idf, citato dal Jerusalem Post. "I rappresentanti delle Idf hanno parlato con i membri della famiglia Bibas, li hanno informati della notizia. Le Idf stanno esaminando l'attendibilità dell'informazione".
Il portavoce ha quindi ribadito che "la responsabilità della sicurezza di tutti gli ostaggi nella Striscia di Gaza ricade interamente sull'organizzazione terroristica Hamas. Hamas mette in pericolo gli ostaggi, compresi nove bambini. Hamas è tenuta a restituirli immediatamente a Israele".
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Israele-Hamas, Usa a Netanyahu: “Stop stragi di...

Blinken, segretario di Stato americano: "Non si può avere la massiccia perdita di vite che abbiamo avuto al nord". Liberati altri 6 ostaggi

Stop alle stragi di civili nella Striscia di Gaza in caso di nuovi attacchi di Israele. Gli Stati Uniti hanno fissato 'paletti' in vista dell'offensiva che Israele intende riprendere alla scadenza della tregua. Nelle ore in cui sono stati liberati altri 6 ostaggi, gli Usa hanno sollecitato "un piano per difendere i civili" prima della ripresa dell'attacco nel sud. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha delineato il quadro in una conferenza stampa a Tel Aviv dopo i suoi colloqui con il governo israeliano guidato dal premier Benjamin Netanyahu, sottolineando che "non si può avere la massiccia perdita di vite che abbiamo avuto a nord".
"Un imperativo", ha aggiunto Blinken, pur riconoscendo le difficoltà nate dal fatto che Hamas "si nasconde tra i civili". Il segretario di Stato ha però ricordato che Israele ha "uno degli eserciti più sofisticati" e quindi comprende che proteggere i civili "non solo è la cosa giusta", ma anche "più strategica da fare".
Nella conferenza stampa, Blinken ha spiegato che nei suoi colloqui con il governo israeliano ha detto che l'esercito deve designare "multiple zone sicure" nel centro e nel sud della Striscia, dove i civili possono evitare i combattimenti. Ha chiesto, inoltre, di evitare altri "spostamenti di massa" come è successo ai palestinesi che dal nord sono stati costretti nelle prime settimane di conflitto a partire.
"Devono avere il diritto di tornare nelle loro case" ha sottolineato il segretario di Stato aggiungendo che Israele deve evitare di colpire "infrastrutture vitali" come ospedali, centrali elettriche e impianti per la purificazione dell'acqua. Anche se nei giorni scorsi fonti dell'amministrazione Usa hanno reso noto che Washington sta presentando queste richieste a Tel Aviv è la prima volta che un alto esponente dell'amministrazione Biden le esprime pubblicamente.
Ribadendo che gli Usa appoggiano il diritto di Israele a difendersi, citando l'attacco di ieri a Gerusalemme come ulteriore prova della minaccia di Hamas, Blinken ha detto che "il modo in cui Israele si difende importa: come ho detto al primo ministro, l'intento conta, ma contano anche i risultati".
La risposta di Israele
Netanyahu ha ribadito a Blinken di non volere che l'Autorità Nazionale Palestinese (Anp ) governi Gaza. "Fino a quando sarò seduto su questa sedia, l'Autorità Palestinese che sostiene , finanzia ed educa al terrorismo, non governerà Gaza dopo Hamas", ha detto Netanyahu. "Non volete l'Autorità Palestinese il giorno dopo. Lo capiamo. Ma il miglior modo di scartare un'idea è proporne una migliore. Gli altri stati della regione devono sapere cosa prevedete", ha risposto Blinken durante l'incontro con il gabinetto di guerra, chiedendo una soluzione post conflitto per Gaza.
"Combatteremo Hamas fino a quando prevarremo, non importa quanto ci vorrà" ha assicurato il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant. "Continueremo questa vittoria fino a quando vinceremo, sconfiggeremo l'organizzazione Hamas, la priveremo delle sue capacità militari e di governo, e riporteremo a casa tutti gli ostaggi" - ha aggiunto Gallant - sappiamo che negli obiettivi dell'operazione siamo uniti con gli Stati Uniti e lo apprezziamo molto".
Gli altri ostaggi
Il governo israeliano è pronto a discutere una diversa cornice di accordi per il rilascio di uomini civili e soldati, come ha detto alla Cnn il deputato israeliano Danny Danon, ex ambasciatore all'Onu ed esponente del partito Likud del premier Benyamin Netanyahu. "Siamo vicini alla fine" dell'attuale fase dell'accordo, ha spiegato, ma ora Hamas "vuole un'equazione diversa. Adesso abbiamo un ostaggio per tre prigionieri palestinesi e loro vogliono cambiare questa proporzione. Fino a quando potranno liberare ostaggi noi siamo pronti a parlare". Tuttavia Danon ha aggiunto di ritenere che Hamas non libererà tutti gli ostaggi perché li considera merce di scambio per negoziare la fine della guerra.
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Israele, la telefonata ‘tesa’ tra il Papa e il...

Il Pontefice, secondo il Washington Post, a fine ottobre ha detto che è "vietato rispondere al terrore con il terrore"

Una telefonata tesa. Così chi ne è a conoscenza ha descritto il colloquio avuto a fine ottobre da Papa Francesco con il presidente israeliano, Isaac Herzog, nei giorni dei bombardamenti a tappeto e delle operazioni in profondità delle Idf nella Striscia di Gaza. A rivelare il contenuto della telefonata, che non è stata resa nota prima dagli israeliani per il clima tutt'altro che disteso in cui si è svolta, è il Washington Post, che cita un alto funzionario israeliano.
Secondo la ricostruzione del giornale americano, Herzog stava descrivendo l'orrore per l'attacco di Hamas del 7 ottobre, quando il Papa ha risposto con una brusca controreplica. È "vietato rispondere al terrore con il terrore", ha detto Francesco, secondo la fonte israeliana a conoscenza dei fatti. Herzog ha protestato, ribadendo che il governo israeliano stava facendo ciò che era necessario a Gaza per difendere i propri cittadini. Il Papa ha continuato indicando che solo i responsabili dovrebbero essere chiamati a rispondere, non i civili.
Quella telefonata privata, secondo il Washington Post, sarebbe alla base dell'interpretazione israeliana della dichiarazione polemica rilasciata dal Pontefice durante l'udienza generale del 22 novembre in Piazza San Pietro. In quell'occasione il Papa, riferendosi ai fatti di Gaza, aveva ammonito che "questa non è guerra. Questo è terrorismo". Considerando le tensioni del colloquio con Herzog, la deduzione israeliana, prosegue il giornale, fu che il Papa aveva definito la loro campagna militare a Gaza un atto di terrorismo. "Come si potrebbe interpretare altrimenti?" ha dichiarato l'alto funzionario, parlando a condizione di anonimato.
Il Vaticano non ha chiarito se il Papa avesse descritto pubblicamente o privatamente le azioni israeliane a Gaza come "terrorismo". Ma in una dichiarazione al Washington Post, ha confermato il colloquio tra il Papa e Herzog. "La telefonata, come altre avvenute negli stessi giorni, si inserisce nel contesto degli sforzi del Santo Padre volti a contenere la gravità e la portata della situazione di conflitto in Terra Santa", si legge nel comunicato. Un portavoce dell'ufficio del presidente israeliano ha declinato l'opportunità di commentare, dicendo che "non siamo propensi a fare riferimento a conversazioni private".
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Kissinger, Fulvio Conti: “Scompare una mente unica al...

Ex ad di Enel presente ad audizione al Copasir dell'ex segretario di Stato

Con l'ex segretario di Stato americano Henry Kissinger "scompare una mente unica al mondo che ha permesso soluzioni di crisi tra occidente ed oriente". Così l'ex ad di Enel ed ex presidente di Tim, Fulvio Conti, interpellato dall'Adnkronos ricorda Kissinger scomparso all'età di 100 anni. Conti era presente alla seduta del 30 giugno 2008 del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) che aveva audito proprio l'ex segretario di Stato americano.
L'organismo, presieduto da Francesco Rutelli, lo aveva invitato a partecipare alla seduta del Comitato nella quale erano state affrontate le principali tematiche concernenti le relazioni internazionali, al fine di acquisire elementi utili per un'analisi sull'adeguatezza dei sistemi di informazione per la sicurezza. Oltre a Kissinger e a Conti, che era all'epoca amministratore delegato dell'Enel, erano stati sentiti anche il direttore generale di Finmeccanica, Giorgio Zappa e il direttore delle strategie e sviluppo di Eni, Leonardo Maugeri.