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Intervista esclusiva a Giulia Fiorentini, designer di gioielli ed ideatrice del brand “tuDiva”

Giulia Fiorentini, figlia d’arte, classe 2000, è una di quelle persone che non si arrendono mai. Disegnatrice CAD, con un sacco di dedizione, a soli 21 anni si è buttata e ha fondato il suo brand di gioielli, “tuDiva“. Da Viareggio, sogna in grande e ha tutte le carte in regola per farsi conoscere ovunque, non solo in Italia. Giulia ha respirato l’arte orafa fin da bambina e il suo amore per i gioielli è cresciuto anno dopo anno, fino a diventare il suo lavoro. Immaginate che il suo primo gioiello l’ha creato quando aveva solo 6 anni. Sei anni! Incredibile.

Ma quello che davvero distingue Giulia è che ci mette sempre il cuore, in ogni pezzo che crea. E questo lo senti, non c’è dubbio. Ogni gioiello che realizza è una piccola opera d’arte, fatta con una cura maniacale per ogni dettaglio, come nella migliore tradizione orafa italiana. Tutto parte dalla base, poi c’è l’incastonatura, i vari trattamenti, tutto fatto con attenzione per far sì che ogni pezzo duri per sempre. E se cerchi qualcosa di unico, non c’è problema: puoi chiedere qualsiasi cosa, da un anello a un bracciale, da una collana a un paio di orecchini, persino un baciamano. Basta un’idea, una foto, un sogno… e Giulia lo rende reale. Ogni creazione è fatta a mano, usando solo materiali di altissima qualità ed è pensata per rendere felice anche il cliente più esigente.

Vuoi parlare con Giulia? È super semplice: manda una mail a info@tudiva.it. Lei e il suo team sono lì, sempre pronti, sempre disponibili per qualsiasi domanda, richiesta, anche la più strana. Poi c’è il sito ufficiale, www.tuDiva.it, dove puoi curiosare tra i gioielli, fare acquisti senza stress e pagare come ti viene più comodo. Ma la parte più bella? La sezione “Gioielli personalizzati”: lì puoi chiedere un preventivo, magari anche un rendering, inserisci una descrizione, una foto, quel che ti pare. E Giulia? Ti risponderà al volo, pronta a trasformare il tuo sogno in realtà.

Noi Giulia l’abbiamo incontrata e ne abbiamo voluto sapere di più: come nasce un brand di gioielli? Come si realizza un gioiello? Cosa vuol dire essere “disegnatrice CAD”? In quest’intervista, un po’ diversa dal solito, Giulia ci porta nel cuore della gioielleria di famiglia “L’arte del Gioiello”, nonché della prima sede “tuDiva”, raccontandoci questo e tanto altro!

Ogni creazione realizzata nel laboratorio de “L’arte del Gioiello” ha la sua storia da raccontare e ogni collezione il suo tratto distintivo: non troverete mai un gioiello uguale ad un altro ed è anche grazie ai sofisticati macchinari di ultima generazione di cui è dotato che si distingue per la ricercatezza della sua produzione artistica artigianale. Se volete regalare o regalarvi un sogno, tuDiva è la scelta vincente!

Questo non è un articolo promozionale, abbiamo deciso di incontrare Giulia spinti dalla nostra curiosità e per proporvi un’intervista fuori dall’ordinario. Siete curiosi? E allora bando alle ciance, andiamo dritti al sodo… Buona lettura!

Ciao Giulia, come è nata l’idea di aprire un brand tutto tuo?

Sono nata nell’ambiente orafo nell’azienda di mio padre “L’arte del gioiello” e fin da piccola mi sono appassionata a questo lavoro. Oggi che sono diventata una disegnatrice Cad ho voluto realizzare una linea di gioielli interamente ideati e disegnati da me: ed è proprio così che il 26 febbraio 2022 è nato il mio brand, tuDiva di Giulia Fiorentini.

Perché hai scelto il nome “tuDiva”?

Il nome tuDiva è nato dall’idea che ciascuna di noi può essere una diva; i miei prodotti infatti rappresentano la qualità, l’unicità del design ed è questo che contraddistingue chi lo indossa o chi decide di regalarlo.

I gioielli del marchio tuDiva sono tutti ideati da te?

Sì, come dicevo prima ho voluto ideare ben sei linee di gioielli diverse tra loro partendo dalla mia idea, riportandola su carta a mano e infine al computer. Ciascuna linea è completa di parure mentre la sesta linea è composta da baciamano, abbinabili per colori alle altre linee.

E’ possibile richiedere gioielli personalizzati?

Sì, certamente: possiamo personalizzare qualsiasi tipo di gioiello con tecniche innovative e nel pieno rispetto della migliore tradizione orafa italiana. Tramite i render del gioiello diamo la possibilità al cliente di vederlo in dimensioni e colori reali in anteprima.

Dove si trova la sede del tuo brand?

La sede del mio brand si trova a Viareggio, in centro, nella famosa via Fratti 178, dove si può ammirare la vetrina del mio brand e tuDiva come primo punto vendita.

Cosa vuol dire essere disegnatrice CAD? Di cosa ti occupi principalmente?

In tanti mi hanno fatto questa domanda, io sono diventata una disegnatrice Cad specializzata in gioielleria e ciò mi permette di progettare un disegno di un gioiello nei minimi particolari al computer, tramite dei programmi specifici per la gioielleria.

Quale percorso di studi bisogna intraprendere per diventare disegnatrice CAD?

Io ho scelto un percorso privato di studi con diversi professori, una tra questi Svizzera, concludendo gli studi con gli attestati ufficiali: ad esempio l’attestato di livello due McNeel.

Parlaci un po’ della gioielleria di famiglia, “L’arte del gioiello”

L’arte del gioiello è l’azienda di mio padre, Mirko Fiorentini, dove io ho iniziato a muovere i miei primi passi nel laboratorio orafo, nella sala progettazione e in negozio. Tutto è situato in un’unica palazzina dove da sempre c’è stata la mia stanza, quella che oggi è diventata il mio studio. L’azienda progetta e realizza qualsiasi tipo di gioiello di altissima qualità, grazie alla passione, l’esperienza e alla professionalità di mio padre che in tutti questi anni mi ha trasmesso.

Quali sono i momenti più difficili nel tuo lavoro e quali invece ti fanno sentire al massimo del potenziale?

Non definirei nel mio lavoro momenti difficili ma piuttosto li chiamerei momenti più impegnativi. Succede quando ad esempio devo realizzare un nuovo progetto di disegno Cad. Dopo tanto impegno e professionalità, vedere il mio progetto realizzato è bellissimo: è quello il momento più entusiasmante e soddisfacente.

Qual è stata la tua prima creazione?

La mia prima creazione l’ho realizzata all’età di sei anni: ho fatto un anello con la lavorazione a cera persa, molto particolare e realizzato su più livelli, utilizzando diverse lime. Condivido con molto piacere le foto con voi.

Partendo dalla progettazione sul pc alla realizzazione, come funziona il processo creativo di un gioiello?

Il processo di realizzazione parte da un piccolo disegno a mano, successivamente viene disegnato al computer e fatto il render del gioiello da inviare al cliente. Dopodiché si stampa con le nostre stampanti 3D e il modello in resina va in fusione (in oro o argento), dopo ci sono vari processi di rifiniture, eventuali incastonature per le pietre, per ultimo la lucidatura e sgrassatura e il gioiello è pronto.

A quale collezione sei particolarmente legata?

È molto difficile rispondere a questa domanda perché avendole create tutte io, ovviamente sono legata a tutte perché ognuna ha una sua storia da raccontare. Diciamo che spesso la mia scelta di mettere un gioiello tuDiva rispetto ad un altro va in base a come sono vestita!

Quanto è importante la scelta del colore e dei materiali in un gioiello?

È molto importante la scelta dei metalli. Infatti per potersi definire gioiello deve essere realizzato con metalli preziosi come ad esempio l’oro, il platino o l’argento. Per quanto riguarda i colori dell’oro o dell’argento, in abbinamento con le pietre colorate, direi che è più un gusto personale.

Che rapporto hai con i social network?

Con i social network ho davvero un buon rapporto. Ad esempio su TikTok ho raggiunto in pochissimo tempo tanti follower, ma non sono solo numeri: sono persone reali che mi seguono e che si sono appassionate al mio lavoro. Infatti tanti di loro sono diventati miei clienti sia tuDiva, sia dell’arte del gioiello, con gioielli personalizzati!

Progetti per il futuro?

Un progetto che spero di poter portare avanti è quello di aprire più punti vendita tuDiva distribuiti a livello internazionale. Ho anche un sogno nel cassetto, ovvero quello di lavorare in tv per fare una nuova esperienza di vita. Inoltre vorrei continuare ad intrattenere le persone che mi seguono sui social proponendo contenuti interessanti, esperimenti e novità che riguardano il mondo dei gioielli: ci sono così tante cose da scoprire… E poi chissà, la vita non smette mai di sorprenderci, ogni nuovo progetto è una sfida e io amo cogliere l’attimo, lasciando sempre il segno in tutto ciò che faccio.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Animato da un’indomabile passione per il giornalismo, Junior ha trasceso il semplice ruolo di giornalista per intraprendere l’avventura di fondare la sua propria testata, Sbircia la Notizia Magazine, nel 2020. Oltre ad essere l’editore, riveste anche il ruolo cruciale di direttore responsabile, incarnando una visione editoriale innovativa e guidando una squadra di talenti verso il vertice del giornalismo. La sua capacità di indirizzare il dibattito pubblico e di influenzare l’opinione è un testamento alla sua leadership e al suo acume nel campo dei media.

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Attualità

Blake Lively e Justin Baldoni, scontro giudiziario a Hollywood: l’attrice ottiene un...

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Una vicenda che intreccia accuse gravi, contrattacchi e il timore che dettagli intimi finiscano in pasto alla stampa. Sembra un romanzo drammatico, invece è un fatto reale: Blake Lively, in lotta legale contro il regista e attore Justin Baldoni, ha ottenuto un parziale successo per tenere al sicuro alcune informazioni delicate. Non un trionfo definitivo, ma un primo passo per impedire che conversazioni private e dati strettamente personali possano raggiungere un pubblico affamato di scandali.

È una disputa che si sta consumando nei corridoi di un tribunale federale, dove Lively ha denunciato Baldoni con pesanti accuse di molestie sessuali e ritorsione. Come se non bastasse, Baldoni ha scelto di contrattaccare, portando in causa lei e Ryan Reynolds per diffamazione. Un intreccio complicatissimo di accuse incrociate, punteggiato da strategie legali sofisticate e decisioni giudiziarie che potrebbero fare giurisprudenza. Il giudice Lewis Liman, pochi giorni fa, ha parzialmente accolto la richiesta di Lively di mantenere “solo per gli avvocati” alcuni materiali di divulgazione. Parliamo di messaggi, piani e appunti creativi che Baldoni vorrebbe introdurre come prove per sostenere le proprie ragioni.

Perché mai limitare l’accesso soltanto ai legali?

La motivazione, in fondo, è semplice: proteggere segreti commerciali, piani di marketing, questioni di salute e persino i sistemi di sicurezza dell’attrice, che sarebbero esposti a un rischio enorme se condivisi liberamente. Senza dimenticare l’aspetto ancora più delicato: la salvaguardia di terzi estranei alle diatribe giudiziarie, i cui dati riservati potrebbero emergere involontariamente e generare danni irreparabili.

L’incubo della fuga di notizie aleggia come un’ombra su tutta la vicenda. Il giudice Liman ha sottolineato che quando in gioco ci sono star, addetti stampa e un case ufficiale di accuse pesanti, il pericolo di rivelazioni non autorizzate si alza vertiginosamente. Ciò che in teoria resta “riservato” rischia di finire nel circolo dei pettegolezzi – soprattutto all’interno della comunità artistica, dove una semplice allusione può devastare carriere e reputazioni.

Gli avvocati di Baldoni, dal canto loro, ammettono la necessità di proteggere materiale sensibile ma contestano l’idea di una condivisione esclusiva fra legali. Ritengono che un simile muro possa rallentare il processo, generando inevitabili attriti e continui ricorsi al giudice su ciò che dev’essere tenuto segreto e ciò che può essere trasmesso ai rispettivi clienti. Il tribunale, però, ha scelto un equilibrio: ha accolto alcuni punti avanzati dalla difesa di Lively ma non tutti. Ha fissato paletti precisi: niente divulgazioni che possano causare danni “significativi”, con un margine piuttosto ridotto di interpretazione.

Per ora la bilancia pende leggermente dalla parte dell’attrice, anche se il conflitto legale resta aperto e denso di sfumature da chiarire. Noi continuiamo a seguire l’evoluzione di questo caso sui generis, convinti che la verità, qualsiasi essa sia, emergerà tra i faldoni legali e la fermezza di chi vigila sul rispetto della riservatezza. Non è una storia con un vincitore annunciato, ma un racconto che si aggiorna di ora in ora, in un palcoscenico giudiziario dove la tensione è tutt’altro che scesa. E alla fine, la domanda chiave resta: fino a che punto si spingerà questo duello, e cosa accadrà se i segreti di Hollywood dovessero varcare i confini di quell’aula di tribunale?

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Attualità

Ian McKellen e la bellezza di dire: «Basta paura, siate voi stessi, e fatelo forte»

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Parliamoci chiaro. Non è mica roba da poco, eh. Non è roba che capita tutti i giorni che uno come Ian McKellen – uno che ha fatto Gandalf, che è stato Magneto, che ci ha fatti sognare davanti allo schermo con quel suo sguardo che buca tutto – decida di mettersi lì, a cuore aperto, e dire ai ragazzi: oh, smettetela di nascondervi, basta con le bugie, basta con la paura di mostrare chi siete davvero.

Perché sì, lui che il palco lo conosce bene, lui che il cinema lo vive da una vita, sa che questa roba qua – dire al mondo “io sono così”, senza scuse, senza vergogna – è una cosa potente. Che ti scuote dentro. Una roba che cambia tutto. E allora Ian, che di certo non aveva bisogno di farlo (poteva starsene tranquillo, vivere sereno, senza farsi problemi), ha deciso invece di metterci la faccia e dire ai giovani attori gay che devono uscire fuori, devono respirare profondamente e gridare con forza quello che sono. Senza timori.

Non è facile, certo che non lo è. Ma è proprio questa la bellezza, no? Che lui ha avuto il coraggio di farlo per primo, anni fa e ora vuole che gli altri non sprechino tempo a vivere una vita a metà. Che bello sarebbe, se tutti avessero quel coraggio. Se smettessimo tutti quanti di nasconderci dietro maschere inutili. Ecco perché lui parla, con tutta la sua anima, con tutta la sua sincerità. Perché vuole scuotere qualcosa dentro di noi. E chissà che non ci riesca davvero.

La domanda che ci poniamo è: perché una figura così popolare dovrebbe occuparsi di un tema tanto intimo? Noi crediamo che la forza di McKellen non stia solo nel suo talento, ma nella volontà di usare il suo status per spronare chi vive momenti di incertezza. I consigli “conservativi” di certi agenti, secondo lui, non fanno altro che frenare la libertà individuale, creando una cappa di timori infondati.

Un’icona del cinema che parla di equità

Era il 1988, figurati, mica ieri. Ian aveva 48 anni. Non venti, non trenta, quarantotto. Un’età in cui, cavolo, ci pensi cento volte prima di cambiare tutto e dire: «eccomi qua, questa è la verità, che vi piaccia o no». E l’ha fatto proprio alla radio, capisci? Così, senza nascondersi, davanti a tutti quelli che ascoltavano il programma Third Ear della BBC. E non erano tempi semplici, eh. In Inghilterra giravano certe leggi, roba assurda, roba che ti faceva venir voglia di sparire invece che mostrarti per quel che eri. Ma lui niente, testa alta e cuore aperto. E oggi, pensa, dopo tutto questo tempo, quella sua scelta è ancora viva, forte, importante. Ancora ci fa emozionare.

Poi, sai, Ian parla di cose vere. Cose dure, scomode. Tipo il matrimonio gay che qualcuno, dall’altra parte dell’oceano, vorrebbe addirittura vietare. Lui dice: guardate che non siamo mica arrivati. Che non basta guardarsi intorno e dire «va tutto bene». No, ci vuole attenzione, ci vuole cura. Bisogna sempre tenere gli occhi aperti, perché altrove—fuori dal Regno Unito—certe battaglie sono ancora da vincere, certe porte restano chiuse, certi muri restano alzati. Lui però non vuole spaventare, non vuole deprimere nessuno. Anzi, vuole che arrivi il giorno in cui non importerà più chi ami, quando i pregiudizi saranno solo ricordi lontani. Che bello sarebbe quel giorno, vero?

La mancanza di rappresentanti dichiarati

Ci colpisce la riflessione di McKellen su vari ambiti della società: da un lato, ricorda come non si sia ancora visto un primo ministro apertamente gay nel Regno Unito, e dall’altro fa notare che neppure agli Oscar per il miglior attore è mai emerso un vincitore omosessuale dichiarato. E poi c’è il mondo del calcio: quanti giocatori di Premier League scelgono di nascondersi, un po’ per pressioni esterne e un po’ per paura di perdere contratti?

Secondo McKellen, il primo atleta di punta a fare coming out potrebbe diventare una celebrità di dimensioni globali, con sponsor pronti a sostenerlo. Questo, a suo dire, dimostrerebbe che il coraggio di mostrarsi per come si è non provoca rovine, bensì opportunità.

Una spinta che va oltre lo spettacolo

In tutto questo, il messaggio chiave è chiaro: “Non ho mai incontrato nessuno che si sia pentito di aver fatto coming out”. È una frase che tocca un nervo scoperto, perché il timore del giudizio – soprattutto se si è sotto i riflettori – può essere tremendo. Lui stesso ammette di avere rimpianti per non aver dichiarato prima la propria identità, anche perché, come sottolinea, “nascondersi è sciocco”.

Noi siamo convinti che le parole di McKellen non parlino solo agli attori, ma a voi che forse leggete e vi interrogate su come gestire la vostra storia personale. Gli agenti, la famiglia, i pregiudizi? Tutto questo pesa, ma un gesto di verità può aprire orizzonti inattesi. L’obiettivo non è solo la soddisfazione personale: è anche un segnale di cambiamento per un mondo che, ancora oggi, fatica ad accettare la ricchezza delle differenze. E se un attore simbolo del teatro britannico può darvi la spinta a essere voi stessi, forse è il momento di lasciare al buio ogni esitazione.

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Attualità

Papa Francesco, nuova espressione di gratitudine nel testo destinato all’Angelus

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Nel bollettino diffuso ieri, si segnala un leggero progresso e una buona reazione alle terapie.

“Notte serena per Papa Francesco”, che anche in questa domenica 9 marzo porta avanti le cure contro la polmonite bilaterale insieme alla fisioterapia motoria e respiratoria. Lo comunica la Sala stampa vaticana in un aggiornamento sulle condizioni di salute del Pontefice, ricoverato al Gemelli dal 14 febbraio scorso. Il Papa prosegue con la ventilazione alternata: di giorno viene sottoposto a ossigenazione ad alti flussi, mentre la notte riceve una ventilazione meccanica non invasiva attraverso una maschera che copre naso e bocca, favorendo un riposo più tranquillo.

Questa mattina il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, e il sostituto, mons. Edgar Pena Parra, hanno nuovamente fatto visita al Pontefice, per aggiornarlo sulla situazione in Vaticano e sull’attività della Chiesa a livello mondiale. È la terza volta che Parolin e Pena Parra raggiungono il Papa al Gemelli.

Riguardo alle voci secondo cui a Santa Marta sarebbero in corso lavori di adattamento nella residenza del Pontefice per una possibile convalescenza post-dimissioni, fonti vaticane dichiarano che “allo stato attuale non ci sono modifiche in atto”.

La Sala stampa del Vaticano ribadisce che questa sera è assai improbabile un nuovo bollettino medico sullo stato di salute del Papa, ma intorno alle 18 verranno fornite informazioni aggiornate sulla giornata. Viene inoltre confermato che l’umore del Pontefice resta positivo. Un nuovo incontro con i medici che seguono il Papa al Gemelli “non è imminente”, ma “non è nemmeno da escludere”, poiché ci sono dei segnali di miglioramento clinico ma i sanitari preferiscono attendere ulteriori riscontri prima di fornire ulteriori dettagli.

Il testo scritto per l’Angelus
“Vorrei ringraziare tutti coloro che mi stanno manifestando la loro vicinanza nella preghiera: grazie di cuore a tutti! Anch’io prego per voi”, è il nuovo ringraziamento di Papa Francesco inserito nel testo per l’Angelus per la quarta domenica di seguito in forma scritta. Tre giorni fa, con grande sorpresa, Bergoglio ha voluto ringraziare chi prega per lui tramite un breve messaggio audio in piazza San Pietro prima della recita del rosario: un contributo di poco meno di venti secondi, in cui si è colto lo sforzo del Papa e la sua voce debole e affaticata.

“Nel mio prolungato ricovero qui in Ospedale – continua Bergoglio – anch’io sperimento la sollecitudine del servizio e la dolcezza delle cure, specialmente da parte dei medici e degli operatori sanitari, che ringrazio di cuore”. “E mentre mi trovo qui, penso a quante persone si prendono cura degli ammalati, divenendo per loro un segno della presenza del Signore. Abbiamo bisogno di questo, del ‘miracolo della tenerezza’, che sostiene chi si trova nella prova, portando un po’ di luce nella notte del dolore”.

Il Pontefice rinnova il suo appello per la pace: “Insieme continuiamo a pregare per ottenere il dono della pace, in particolare per la martoriata Ucraina, per la Palestina, per Israele, per il Libano, per il Myanmar, per il Sudan e per la Repubblica Democratica del Congo”. “In particolare,” scrive, “ho appreso con preoccupazione della ripresa di violenze in alcune zone della Siria: auspico che si concludano definitivamente, rispettando tutte le componenti etniche e religiose della società, in special modo i civili”. “Vi affido tutti alla materna intercessione della Vergine Maria. Buona domenica e arrivederci”, conclude.

Ultimo bollettino
Le condizioni cliniche del Pontefice, come indicato dall’ultimo bollettino medico di ieri sera, sono rimaste stabili negli ultimi giorni e confermano una buona risposta alle terapie. È stato osservato dunque un miglioramento progressivo, seppure lieve. Il Papa non ha mai presentato febbre, e si segnalano miglioramenti negli scambi gassosi; gli esami ematochimici ed emocrocitometrici risultano stabili. I medici, per consolidare nei prossimi giorni i risultati positivi registrati finora, mantengono una prognosi prudenziale. Fonti vaticane sottolineano che il pericolo di nuove criticità non è ancora del tutto scongiurato.

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