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“L’Arte dell’Esperienza”, il nuovo libro di...

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“L’Arte dell’Esperienza”, il nuovo libro di Marco Bonini, in libreria dal 20 maggio: la nostra intervista

Uscirà il prossimo 20 maggio in tutte le librerie L’Arte dell’Esperienza, nuovo libro del celebre autore Marco Bonini edito da La Nave di Teseo. Uno scritto dove affronta il tema della recitazione da diverse angolature, rapportandola anche ad attività che avvengono fuori dal palcoscenico. Ritiene infatti che sia un’arte utile per aiutare tutti quanti a “mettersi nei panni dell’altro”, motivo per il quale auspica che venga introdotta come metodo di insegnamento nelle scuole, per educare glia allievi alla “sensibilità” ed evitare fenomeni più gravi come il bullismo e le discriminazioni. Proprio come ci ha raccontato in questa intervista.

Intervista di Roberto Mallò per Massmedia Comunicazione

Ciao Marco, il 20 maggio uscirà il tuo nuovo libro, che si intitola L’Arte dell’Esperienza. Com’è nata l’idea di scriverlo?

“Il libro parla della funzione pubblica del lavoro dell’attore, dell’artista interprete. Storicamente viene dal mio lavoro di tesi, di tanti anni fa, più precisamente nel 1996, in filosofia ed estetica. Sono stato uno dei fondatori di Unita, ossia l’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, un’associazione di categoria del nostro settore. Ho fatto parte del direttivo per tutto il primo anno di fondazione, in pieno lockdown. E, proprio in quel periodo, mi è venuta l’idea di scrivere il libro. Perché, se ricordi bene, il premier Giuseppe Conte aveva inserito il teatro e il cinema nel settore non essenziale”.

Quindi è stato il lockdown a far scattare la molla?

“Esattamente. Ho voluto raccontare a noi artisti stessi, al pubblico e alla società civile che il nostro lavoro non è non essenziale; non siamo una sala bingo. Quando la gente va a teatro, non sta andando a perdere tempo, ma ad assistere ad un rito identitario-collettivo. La nostra funzione pubblica è quella di raccontare chi è la Società. Il pubblico ha bisogno di sapere chi siamo noi perché questo ci orienta, ci fa alzare la mattina, ci fa sentire meno soli. Tant’è è vero che, nel momento in cui siamo stati reclusi nelle nostre abitazioni per via del lockdown, dopo un paio di settimane abbiamo sentito la necessità di aprire la finestra, uscire fuori nei nostri balconi e cantare l’Inno Nazionale. Abbiamo fatto un gesto simbolico-emotivo-identitario. Ognuno ricordava al proprio dirimpettaio, che gli stava davanti, chi eravamo e quali sono i nostri valori”.

Che è un po’ la funzione del cinema e del teatro, no?

“Certo, questa esperienza non è altro che quella teatrale e audiovisiva. Il meccanismo è lo stesso, perché entrambe sono la rappresentazione dell’esperienza umana. Il libro che ho scritto si chiama, appunto, L’Arte dell’Esperienza, che è il link che tiene insieme attore, personaggio e pubblico. Tutti noi ci chiediamo che senso ha la nostra vita e, per questo, abbiamo bisogno di qualcuno che la sintetizzi e rappresenti in maniera simbolica ed emotiva. Andando in teatro, chiediamo agli attori di dirci e ricordarci chi siamo. E questa è una funzione fondamentale, soprattutto in un momento di tensione come quello di una pandemia. Non siamo affatto intrattenimento, ma un servizio essenziale, soprattutto in un momento di crisi”.

Il libro ha però anche una funzione didattica, giusto?

“Sì e parte da un presupposto: l’attore è un operaio delle emozioni. L’Interprete è colui che usa come strumenti la grammatica e la lingua delle emozioni. Chiunque deve quindi, in qualche modo, essere alfabetizzato a questa lingua, perché l’intelligenza emotiva è una competenza sempre più collettiva. Per alfabetizzarsi al linguaggio delle emozioni, secondo me, la scuola pubblica dovrebbe adottare la recitazione come materia curriculare. Esattamente come si insegna a scrivere e a leggere, anche se non tutti diventano Hemingway, gli alunni dovrebbero avere i rudimenti della recitazione perché quella tecnica alfabetizza la lingua delle emozioni. E questo io l’ho provato perché, oltre ad Unita, faccio parte di un’associazione che promuove l’alfabetizzazione emotiva nelle scuole. Non a caso, abbiamo fatto dei progetti pilota di racconto nel libro con i bambini delle elementari”.

Ed in che cosa consistevano?

“Abbiamo fatto degli esperimenti di drammatizzazione. Prendevamo un evento qualsiasi successo in classe, che fosse un’interrogazione o una lita tra gli allievi, e lo rimettevamo in scena con altri due bambini che non l’avevano vissuto in prima persona. Dovendolo interpretare, gli attori prendevano quindi coscienza di quello che era successo, mentre chi l’aveva vissuto ne diventava autocosciente perché lo vedeva rappresentato. Diciamo quindi che le tecniche di recitazione sono importanti anche a livello pedagogico. Un aspetto che fa parte pure dell’attività di Unita che, lo scorso anno, è riuscita a far firmare un protocollo di intesa tra Ministero della Cultura e il Ministero della Pubblica Istruzione per provare e fare incominciare dei progetti pilota in dieci scuole nazionali. Un progetto che è partito dall’idea che le tecniche recitative potessero aiutare sia gli insegnanti, sia gli allievi a migliorare l’offerta pedagogica”.

Tra l’altro, nel libro dici che l’alfabetizzazione emotiva può servire anche da denuncia, per parlare di casi gravi come il bullismo, le discriminazioni e così via…

“Esatto. Qualsiasi forma di violenza viene da un’insensibilità. Tu puoi uccidere perché non provi l’emozione di essere ucciso, ma se entri empaticamente in quella situazione diventa molto più difficile violentare, uccidere o maltrattare. L’esperienza emotiva innalza la coscienza delle persone, che in qualche modo diventano meno esposte ai problemi sociali come il bullismo ecc. A questo proposito, racconto nel libro un episodio che ha come protagonisti dei bambini con dei disturbi di attenzione, quasi autistici. Dopo solo quattro ore di lezione con il metodo dell’educazione emotiva, attraverso gli esercizi di drammatizzazione, questi bambini erano molto più calmi. Al punto che, alla fine dell’anno, hanno chiesto di poter raccontare ai genitori che cosa restava loro dell’educazione emotiva. Ed hanno ringraziato la pedagogista e la terapista con le quali hanno seguito il corso. Abbiamo quindi provato sul campo l’efficacia di questa tecnica”.

Si può dunque dire che con questo tuo lavoro hai cercato anche di spiegare come ci si mette nei panni dell’altro?

“Assolutamente sì! Propongo la tecnica recitativa come tecnica pedagogica. Che non serve soltanto a noi attori, visto che dovrebbe essere una competenza di dominio pubblico. Esattamente come la lingua scritta, parlata e letta. Tutti sappiamo leggere e scrivere, ma non facciamo necessariamente i giornalisti e gli scrittori. In questo senso, dico che tutti dovrebbero fare a scuola recitazione nella forma base”.

Mi sembra di capire che L’Arte dell’Esperienza abbia preso il via appena hai avuto la consapevolezza, in pieno lockdown, della concezione sbagliata che c’era del ruolo degli artisti…

“Proprio così, non si aveva la consapevolezza del nostro ruolo sociale, di quale fosse la nostra funzione. Ovviamente, non è solo quella di intrattenere, che se vogliamo dirla tutta è un effetto collaterale del nostro lavoro. Il libro è rivolto a tutta la società, agli educatori, agli insegnati e non solo. Sempre più persone fanno corsi di recitazione per vincere le proprie emozioni e per sconfiggere le loro timidezze. Ognuno di noi, lavorando su se stesso, può avere dei vantaggi da questa cosa. L’Arte dell’Esperienza può essere utile anche agli attori per ricordare loro che questo mestiere non si fa soltanto per cercare di diventare famosi. Non è un lavoro che promette ricchezza e fama, ma ha un obiettivo sociale ben preciso che impone una responsabilità agli operatori, una coscienza civile. Noi attori siamo i depositari delle emozioni collettive. Il modo in cui lo facciamo dev’essere responsabile perché può cambiare la vita di una persona”.

Ci sarà una presentazione del libro?

“Sì, al Salone del Libro di Torino, con Giovanna Mezzogiorno, sabato 21 maggio 2022 intorno alle 19.30”.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

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Giornalista e fondatore dell’agenzia Massmedia Comunicazione, è il motore dietro gran parte delle nostre interviste. Con un occhio per i dettagli e un talento nel porre le domande giuste, contribuisce significativamente al nostro contenuto.

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Intervista esclusiva a Francesca Bergesio, Miss Italia...

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Incontrare Francesca Bergesio è stato come assistere all’aurora di una nuova era nel mondo della bellezza e della cultura. Giovane, carismatica e sorprendentemente matura, Francesca incarna una sinfonia di qualità che trascendono il mero concetto di bellezza esteriore. Vincitrice del titolo di Miss Italia 2023, questa diciannovenne piemontese si è distinta non solo per la sua eleganza innata, ma anche per la sua intelligenza acuta e un’insaziabile sete di conoscenza.

In una conversazione esclusiva con noi di Sbircia la Notizia Magazine, Francesca ci ha aperto le porte del suo mondo, un mondo dove il fascino dello spettacolo e la rigorosità della scienza si intrecciano in un abbraccio armonioso. Con una passione ardente per la medicina e un animo artistico che si esprime attraverso la recitazione, Francesca ci racconta del suo percorso, delle sue aspirazioni e dei suoi sogni.

Ci immergeremo in un viaggio intrigante attraverso le sue sfide, conquiste e aspirazioni: un viaggio che sfida gli stereotipi e ci invita a riscoprire il vero significato di bellezza, talento e determinazione. Per il terzo anno consecutivo, siamo entusiasti della nostra collaborazione con Miss Italia ed ecco cosa ci ha raccontato Francesca, una Miss che non ha paura di sognare e di lavorare sodo per rendere quei sogni realtà.

Ciao Francesca, benvenuta su Sbircia la Notizia Magazine! Nell’ambito dello spettacolo, come pensi di poter fondere l’approccio scientifico e razionale, tipico della medicina, con la creatività e l’espressività dell’arte?

“La mia visione è che in ogni campo, compreso quello dello spettacolo, sia cruciale unire un pensiero razionale e scientifico con un elemento di creatività e arte. Nell’affrontare situazioni e nel compiere azioni, dobbiamo usare la mente per riflettere e pensare in modo analitico, ma è altrettanto importante impreziosire queste azioni con un tocco di creatività, per dare vita a qualcosa di veramente unico e magico.”

Qual è stato il momento decisivo che ti ha spinto verso la medicina, in particolare verso la cardiochirurgia?

“La passione per la medicina è nata in me fin da piccolissima e contrariamente a quanto molti potrebbero pensare, non ho medici in famiglia. Questo sogno mi ha accompagnato per tutta la vita, resistendo a qualsiasi altra influenza esterna. Dopo aver concluso il liceo classico, ho deciso con fermezza di perseguire questa strada. La scelta di specializzarmi in cardiochirurgia è piuttosto recente, nata dalla mia curiosità e dal desiderio di comprendere a fondo il funzionamento del cuore e il suo impatto vitale sul nostro organismo.”

Durante il tuo percorso a Miss Italia, quali ostacoli hai dovuto affrontare e come li hai trasformati in opportunità di crescita personale e professionale?

“Il mio viaggio verso Miss Italia è stato piuttosto tranquillo. Le difficoltà maggiori che ho incontrato riguardavano principalmente la mia autostima e sicurezza in determinati momenti. In quei casi, il supporto morale di mia madre è stato fondamentale. Tuttavia, le critiche sul ruolo di mio padre sono state una sfida difficile, soprattutto perché sono emerse proprio durante la fase finale, che sarebbe dovuta essere la più gioiosa. Con il sostegno dei miei genitori e una nuova forza interiore, sono riuscita a superare questi ostacoli e proseguire il mio cammino con maggiore determinazione.”

Il concetto di bellezza è in continua evoluzione, quale ruolo credi che concorsi come Miss Italia possano svolgere nel promuovere una visione più inclusiva e profonda della bellezza?

“Miss Italia è un concorso che celebra la bellezza delle donne in ogni sua forma. Ogni partecipante porta sul palcoscenico un’unicità sia estetica che personale. Questo ci offre l’opportunità di mostrare non solo il nostro aspetto fisico, ma anche il nostro carattere, le nostre abilità e la nostra forza interiore. È una vetrina che permette a molte ragazze di farsi conoscere e di esprimere le proprie qualità uniche.”

Oltre alla recitazione, quali altre forme artistiche ti ispirano e influenzano il tuo modo di esprimerti?

“La musica è una grande fonte di ispirazione per me, nonostante non sia dotata nel canto. È una presenza costante nella mia vita e un modo per esprimere le mie emozioni, anche se in modo più privato. Cantare, per me, è un modo per liberare l’anima, che faccio spesso quando sono da sola o in compagnia di amici e familiari.”

Quali figure, sia nel campo della medicina che dello spettacolo, consideri come i tuoi principali ispiratori e quali insegnamenti trai dalle loro storie?

“Nel mondo della medicina, ammiro profondamente Elena Cattaneo per il suo lavoro sulle malattie neurodegenerative e per essere stata la più giovane donna a ottenere il titolo di senatrice a vita in Italia: lei è un modello di leadership femminile in un campo dominato tradizionalmente dagli uomini. Nel mondo dello spettacolo, Angelina Jolie mi ispira sia per il suo talento recitativo che per la sua presenza carismatica ed elegante, mentre Bianca Balti, per il suo coraggio nel parlare apertamente di argomenti considerati tabù, mostrando una forza e una chiarezza di cui abbiamo bisogno oggi.”

Come Miss Italia, quali iniziative di volontariato o progetti sociali ti piacerebbe promuovere o supportare, e perché?

“In quanto Miss Italia, sento una forte responsabilità verso il tema della violenza di genere. È un argomento che ho portato alla ribalta nella finale attraverso un monologo. Credo fermamente nell’importanza di aprire un dialogo su questi temi per sensibilizzare le nuove generazioni e creare un futuro basato sul rispetto e la comprensione. Anche se non posso influenzare direttamente le politiche, posso usare la mia voce per promuovere il cambiamento culturale e sociale.”

Con una vita così piena e diversificata, quali strategie adotti per bilanciare le tue aspirazioni professionali, accademiche e gli impegni personali?

“La determinazione è la mia forza trainante. Quando fisso un obiettivo, faccio tutto il possibile per raggiungerlo, anche se questo significa sacrificare il sonno e il tempo libero. Per bilanciare gli studi di medicina con gli impegni di Miss Italia, sto pianificando di utilizzare ogni momento libero, come i viaggi, per studiare e prepararmi per gli esami. Il mio obiettivo è non sprecare nemmeno un secondo del tempo a mia disposizione.”

Dove ti vedi tra dieci anni, sia a livello professionale che personale? Quali sogni e obiettivi desideri realizzare?

“Attualmente, mi sento attratta sia dalla medicina che dalla recitazione, ma la recitazione ha un fascino speciale per me. Quando recito, sento di trasformarmi, di brillare. Mi vedo come attrice perché è in quel momento che mi sento più viva. A livello personale, il mio desiderio più grande è quello di rimanere sempre felice e serena, continuando a fare ciò che mi fa stare bene.”

Quali consigli vorresti offrire alle giovani donne che, come te, aspirano a perseguire carriere impegnative in campi diversi, come il mondo dello spettacolo e la medicina?

“Il mio consiglio principale è di lanciarsi e mettersi in gioco. Non importa quanto possa sembrare spaventoso, il primo passo è sempre il più importante. Devi credere in te stessa e nei tuoi sogni. Anche quando incontri ostacoli, devi trovare la forza interiore per superarli e rimanere fedele ai tuoi obiettivi. È una sfida, ma alla fine scoprirai che è la cosa più gratificante che tu possa fare per te stessa.”

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I videogiochi a tema storia più famosi di sempre

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I videogiochi oggi rappresentano un mercato enorme dal punto di vista economico. Questo grande allargamento è dovuto anche al cambiamento di paradigma nei loro confronti: non sono più ritenuti solo passatempi poco utili alla formazione caratteriale e culturale ma vengono utilizzati come strumenti di apprendimento.

Spesso accade con giochi creati per comprendere meccanismi come il riciclaggio ma non mancano puzzle per allenare la memoria ad esempio, come la celebre saga del Professor Layton.

A riscuotere molto successo sono quelli a tema storico, sia che si tratti di un videogioco in stile fantasy con ambientazione storica sia che si tratti di una vera e propria simulazione in una determinata epoca passata. La storia diventa tema così centrale dei videogame e questi possono rappresentare un buon veicolo per la sua comprensione. Si pensi alle app scaricabili gratuitamente dagli store di Android e iOS per smartphone o tablet, ma si pensi al panorama delle slot machine.

Tra i titoli storici ci sono la conosciuta come Book of Ra ambientata nell’Antico Egitto o Gates of Olympus dedicata alle divinità dell’Antica Grecia. Rimanendo sul versante più antico, però, è senza dubbio Roma ad aver fornito il numero più vasto di giochi ad ambientazione storica, alcuni dei quali divenuti vere e proprie pietre miliari dei giochi di simulazione.

Si pensi, ad esempio, a Rome: Total War – Alexander o Rome: Total War- Barbarian Invasion, espansioni celebri dell’ancor più conosciuto Rome Total War. Il gioco è uno strategico a turni e il protagonista è chiamato a comandare gli eserciti di Roma in dall’età Repubblicana alla morte di Ottaviano Augusto. Tra gli addetti ai lavori, spulciando le recensioni dell’epoca, veniva definito come uno degli strategici migliori di tutti i tempi.

Forse il precursore di tutti i videogiochi strategici è Civilization, uscito nel 1991 e ha proseguito con nuovi titoli fino al 2016 (Civilization VI). L’ambientazione è storica ma rispetto ad altri titoli simili va a ricoprire un arco di tempo estremamente lungo: dal 4000 a.C. fino al 2100, a seconda della civiltà che si sceglie. È questo probabilmente uno dei grandi punti di forza, vale a dire la possibilità per l’utente di scegliere la civiltà che si desidera e la mappa (tra casuale, personalizzata o realistica). L’obiettivo è quello di dare vita ad un vero e proprio impero partendo solo da un paio di coloni iniziali.

Un concetto simile è quello che si ritrova in Anno 1503: il Nuovo Mondo (uscito nel 2003), anche se con alcune differenze sostanziali. Qui non si sceglie la civiltà e di conseguenza nemmeno l’area geografica. Come facilmente intuibile dal titolo, l’ambientazione è in America e l’utente, ad inizio della partita, dispone delle risorse sufficienti a dar vita ad una prima città nei nuovi territori. Anche in questo caso, però, l’obiettivo è quello di andare a creare quanti più insediamenti possibili, arrivando a strutturare un vero e proprio impero commerciale.

Cambiando totalmente tipologia di gioco, ma rimanendo nell’ambito storico, è impossibile non menzionare la saga di Assassin’s Creed, in particolar modo la trilogia di Ezio Auditore, che vanta una ricostruzione perfetta dell’Italia del tempo: la Firenze dei Medici e la Roma dei Borgia vengono ricostruire con grande attenzione ai dettagli.

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Trionfo azzurro, l’Italia vince la Coppa Davis dopo...

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Arnaldi e Sinner firmano la vittoria per 2-0, secondo successo dopo quello del 1976

Sinner alza la Coppa Davis

L'Italia vince la Coppa Davis 2023 e conquista il trofeo per la seconda volta nella storia, dopo il successo del 1976. A Malaga, gli azzurri battono in finale l'Australia per 2-0 grazie ai successi di Matteo Arnaldi, che supera in 3 set Alexei Popyrin (7-5, 2-6, 6-4), e di Jannik Sinner, che piega Alex De Minaur per 6-3, 6-0. L'Italia conquista l''insalatiera d'argento' a 47 anni dall'impresa di Adriano Panatta, Corrado Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli che, guidati dal capitano Nicola Pietrangeli, la vinsero in Cile.

Sinner, giocatore più in forma nel tennis mondiale in questo momento, è il protagonista assoluto del trionfo di Malaga. Nei quarti di finale contro l'Olanda e in semifinale contro la Serbia di Novak Djokovic, il numero 4 del mondo conquista 'un punto e mezzo', con le vittorie in singolare e nel doppio in coppia con Lorenzo Sonego.

In finale, Sinner non deve fare gli straordinari: è sufficiente vincere il match contro De Minaur, sconfitto dal 22enne altoatesino in tutti i 6 confronti diretti.

"E' una vittoria particolare, speciale. Sapevamo di avere un ottimo gruppo. Dico grazie a tutti gli italiani e a tutto il pubblico che ci ha creduto anche quando le cose sono andate male. Io ho portato tanta energia da Torino" dopo le Atp Finals. "Ieri eravamo ad un punto dall'essere fuori e oggi siamo qui ad alzare la Coppa", dice Sinner a Sky Sport dopo il trionfo.

Sinner-De Minaur

Sinner-De Minaur 6-3, 6-0 - L'australiano prova a cancellare lo zero dalla casella dei game vinti nel secondo set: dal 40-15, però, si arriva al match point. De Minaur lo cancella e si ripete anche sul secondo 'Davis Cup point'. Il terzo è quello buono: Sinner vince, la Coppa Davis 2023 è dell'Italia.

Sinner-De Minaur 6-3, 5-0 - L'azzurro martella, 5-0.

Sinner-De Minaur 6-3, 4-0 - De Minaur lotta su ogni palla, ma non c'è più partita.

Sinner-De Minaur 6-3, 3-0 - Sinner gioca sul velluto, 3-0 senza sussulti.

Sinner-De Minaur 6-3, 2-0 - De Minaur, avanti 40-15, si spegne. Sinner inanella 4 punti di fila e mette a segno il pesantissimo break che lancia l'Italia verso il traguardo.

Sinner-De Minaur 6-3, 1-0 - Il tema tattico non cambia in avvio di secondo set. Sinner tiene il servizio, De Minaur corre ma non trova contromisure.

Sinner-De Minaur 6-3 - Appena Sinner accelera, De Minaur va fuori giri. Arriva il secondo break per l'azzurro, che chiude il primo set per 6-3 in 45'.

Sinner-De Minaur 5-3 - Sinner gestisce il primo mini-passaggio a vuoto del match. Sotto 0-30, il 22enne concede una palla break: risale la china con 3 prime di servizio e chiude il game con uno smash agevole.

Sinner-De Minaur 4-3 - De Minaur rimane in scia, riuscendo ad abbreviare gli scambi quando il servizio lo sostiene.

Sinner-De Minaur 4-2 - Sul proprio turno di servizio, Sinner marcia con il pilota automatico: 4-2.

Sinner-De Minaur 3-2 - De Minaur percorre chilometri da un lato all'altro del campo. La velocità dell'australiano è un fattore che incide, 3-2.

Sinner-De Minaur 3-1 - De Minaur prova a variare il copione tattico per uscire dagli scambi che Sinner comanda con potenza e precisione superiore. L'australiano non sfonda, 3-1.

Sinner-De Minaur 2-1 - Sinner alza il ritmo e arriva il break. De Minaur si difende con un lob impreciso, 2-1 per l'azzurro.

Sinner-De Minaur 1-1 - L'azzurro fatica un po' a carburare: 2 errori gratuiti, game ai vantaggi. Due prime palle risolvono tutto.

Sinner-De Minaur 0-1 - De Minaur apre il match con un game perfetto.

Arnaldi-Popyrin 7-5, 2-6, 6-4

Arnaldi comincia strappando il servizio al rivale, Popyrin recupera subito il break (3-3) e annulla il gap conquistando 8 punti consecutivi. Il set prosegue tra gli errori di entrambi i giocatori, con chance sprecate a ripetizione. Avanti 5-4, Arnaldi non concretizza nessuno dei 3 set point a disposizione. Sul 5-5, è bravo ad annullare 2 pesantissime palle break. Anche Popyrin si inceppa e lo fa nel momento chiave: Break nel 12esimo game, primo set azzurro (7-5).

Il ligure esce dal match nel secondo set, lasciando campo al rivale che vola sul 4-0 con 2 break e deve solo amministrare il gioco per pareggiare: 6-2, verdetto rinviato al terzo parziale. Si continua a procedere a strappi, tra una valanga di errori gratuiti. Arnaldi rischia di complicarsi costantemente la vita sul proprio servizio: i doppi falli totali sono 9, le palle break concesse e salvate nel set sono 8. Nel momento clou, l'azzurro finalmente sale di livello e si porta fino al 5-4. Quando conta di più, Arnaldi non sbaglia: break e vittoria per 6-4. "Non ho giocato molto nelle ultime settimane. Ho vinto una delle partite più importanti della mia vita, non so cosa dire... Ora tocca a Jannik, lui è sempre pronto", dice l'azzurro, cedendo il testimone a Sinner.

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