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Salute e Benessere

Vaccini, pediatra Rotili: “Bene Pnpv 2023-25 che...

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Vaccini, pediatra Rotili: “Bene Pnpv 2023-25 che punta su coperture ma serve organizzazione”

Vicesegretario Fimp Roma e provincia: "Immunizzare i bambini vuol dire proteggere adulti di domani"

Pietro Luigi Rotili

Il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2023-2025, "pubblicato in Gazzetta ufficiale nell'agosto scorso", cerca di "armonizzare un po' in tutta Italia le coperture vaccinali, ma per fare questo occorre un grosso impegno organizzativo da parte di tutte le componenti della sanità pubblica: ospedali, Irccs, università, ma, soprattutto, la medicina del territorio che è in grado di far elevare le coperture vaccinali non solo tramite i centri vaccinali e i medici di medicina generale, ma soprattutto con i pediatri di libera scelta, perché la loro missione è la prevenzione delle malattie del bambino". Così all'Adnkronos Salute Pietro Luigi Rotili, vicesegretario Fimp Roma e provincia e consigliere Simpe (Società italiana medici pediatri) Lazio, durante un corso di formazione e aggiornamento dei medici pediatri tenutosi a Roma. Obiettivo: fare il punto sulle vaccinazioni e i dati epidemiologici delle malattie prevenibili nel Lazio.

Le vaccinazioni sono una delle "più grandi conquiste della storia della medicina e un importantissimo strumento di sanità pubblica - sottolinea Rotili, che fa parte del gruppo di lavoro per le strategie vaccinali della Regione Lazio - perché riescono ad evitare malattie potenzialmente fatali o che possono dar luogo a delle gravi conseguenze, oltre a contribuire a far risparmiare lo Stato. Oltre a proteggere il bambino di oggi, infatti, le vaccinazioni proteggono l'adulto di domani e con il raggiungimento dell'immunità di gregge si riesce a proteggere anche coloro che, per vari motivi, non possono essere vaccinati. Avremo così bambini, adulti e anziani immunizzati verso patologie potenzialmente letali e, per questo, credo che sia una grande conquista del Ssn".

Ma come aumentare le risorse vaccinali, soprattutto tramite il recupero vaccinale, anche per quelli raccomandati? "Qualsiasi progetto di strategia vaccinale deve tener conto di alcune considerazioni - ragiona l'esperto - Per prima cosa deve essere legata all'epidemiologia aggiornata della malattia, adeguata a tutte le acquisizioni scientifiche più recenti e legata a quelle che sono le conquiste farmacologiche più recenti, cioè la disponibilità di vaccini che si siano dimostrati sicuri e efficaci scientificamente. E' chiaro che fare questo non è semplice". Infine, aggiunge, "abbiamo degli esempi nel Lazio, a Viterbo, Latina, a Roma, dove nella Asl Roma 1 è stato implementato il progetto Pedivax, nel quale i pediatri di famiglia vaccinano direttamente nei loro ambulatori. Ecco, se posso dire qualcosa che veramente porterebbe ad aumentare le coperture vaccinali è che le vaccinazioni vengano effettuate anche negli ambulatori dei pediatri di famiglia. Abbiamo già esperienze precedenti anche in Toscana dove, così facendo, si sono elevate moltissime le coperture vaccinali".

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Malattie rare: emofilia, Adani (Sobi): “Con Atleti...

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"Obiettivo del progetto migliorare la qualità di vita dei pazienti grazie a corretta profilassi e sport"

Annalisa Adani, vice presidente e general manager di Sobi Italia, Grecia, Malta e Cipro

“Lo sport e l'atletica per Sobi sono importanti. Crediamo in giornate come questa proprio per permettere la corretta inclusione in un momento sportivo per tutte le persone con emofilia”. Lo ha detto Annalisa Adani, vice presidente e general manager di Sobi Italia, Grecia, Malta e Cipro, intervenendo oggi a Milano alla presentazione di ‘Atleti con la A’, percorso di avvicinamento all’atletica leggera per ragazzi e giovani adulti con emofilia promosso da Sobi Italia con Fedemo, Coni e Fidal.

“Sobi è un'azienda multinazionale svedese la cui mission è quella di venire incontro ai bisogni insoddisfatti delle persone affette da malattie rare - sottolinea Adani - Oggi, con 'Atleti con la A' parliamo di innovazione terapeutica rispetto alle persone affette da emofilia. L'obiettivo è quello di migliorare la loro qualità della vita attraverso una corretta profilassi e quindi permettere alle persone con emofilia, dai 12 anni in su, di condurre una vita assolutamente normale. L’inclusione è un valore in cui crediamo molto”.

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Salute e Benessere

Sanità: Legge Gelli-Bianco e decreto attuativo, esperti a...

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Domani a Roma il convegno promosso da Fondazione Italia in Salute

 - (Fotogramma)

A distanza di sette anni dall’approvazione della Legge 24/2017, nota come Gelli-Bianco, a cui si deve il merito di avere impresso una fondamentale svolta riformista alla materia della responsabilità sanitaria in Italia, il primo marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'atteso decreto attuativo previsto dall’articolo 10 comma 6 della Legge Gelli-Bianco. Di questo e del futuro della Legge 24 si parlerà durante il Convegno che si terrà domani, martedì 14 maggio, alle 15.00, a Roma, nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto alla presenza della vicepresidente della Camera, Anna Ascani, del ministro della Salute Orazio Schillaci, del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Rocco Bellantone e del direttore generale di Agenas, Domenico Mantoan. Con questo convegno - si legge in una nota - la Fondazione Italia in Salute intende portare avanti il confronto con le istituzioni e creare uno spazio di approfondimento con i tanti soggetti coinvolti nel dibattito.

Il decreto recentemente pubblicato - spiega la Fondazione - è un fondamentale tassello mancante alla piena attuazione della legge 24 la quale, nel disciplinare ex novo la materia della sicurezza delle cure e della responsabilità sanitaria, ha introdotto, tra le novità caratterizzanti la riforma, proprio l’obbligo di coprire i rischi correlati all’esercizio delle professioni e delle attività sanitarie. La previsione di una copertura assicurativa della responsabilità sanitaria sancisce, infatti, almeno in linea teorica, la definitiva messa in sicurezza del sistema del rischio clinico, così come disegnato dalla legge di riforma e connotato dalla sua duplice vocazione protettiva: dei potenziali responsabili, da un lato e, dei pazienti, dall’altro. Tutelare il personale sanitario significa garantire migliori cure ai cittadini.

Il ‘Regolamento attuativo’ all’ articolo 2 definisce i requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private e per gli esercenti le professioni sanitarie, le condizioni generali di operatività delle cosiddette ‘analoghe misure’ di assunzione diretta del rischio, le regole per il trasferimento del rischio nel caso di subentro contrattuale di un'impresa di assicurazione nonché la previsione nel bilancio delle strutture di un fondo rischi e di un fondo costituito dalla messa a riserva per competenza dei risarcimenti relativi ai sinistri denunciati, in attuazione appunto dell’articolo 10, comma 6, della legge 8 marzo 2017, n. 24.

“Così come la Legge 24/2017 non è solo una legge sulla responsabilità sanitaria, il decreto 232/2023 non è solo un decreto assicurativo - afferma Maurizio Hazan, avvocato e presidente della Fondazione Italia in Salute - Entrambi si muovono sull’intera filiera del rischio 'utile' sanitario dalla sua ricognizione, alla sua prevenzione, alla miglior gestione dello stesso, all’incentivazione della presa in carico responsabile di rischi calcolati, alla loro neutralizzazione ed ai rimedi in caso di eventi avversi, che nonostante le precauzioni, inevitabilmente si verificano.

La Legge 24 ha indicato la via per passare dal concetto di responsabilità sanitaria a quello di sanità responsabile questo perché la “responsabilità sanitaria” crea costi, umani ed economici. La sanità responsabile li riduce riportando in asse l’alleanza terapeutica e potenzia un sistema basato sulla prevenzione. Il Dm 232/2023, sempre nella logica del ‘meglio prevenire che curare’, impone l’adozione di processi di governo in continuo del rischio clinico e la costituzione di fondi per la copertura dei rischi e dei costi relativi ai sinistri già denunciati definendo ancora meglio la strada tracciata dalla legge 24.

“Nel 2017 la legge Gelli nacque dalla forte necessità di garantire in primis la sicurezza delle cure per il paziente - osserva Federico Gelli direttore Sanità, welfare e coesione sociale della Regione Toscana - ma anche di porre un rimedio a due problematiche: l’enormità di contenziosi legali che ingolfavano i tribunali italiani, c’erano circa 30 mila cause ogni anno, e l’uso e abuso della medicina difensiva. I professionisti, chiamati a rispondere in prima persona, si difendevano con esami e richieste superflue, aumentando di molti miliardi di euro i costi del sistema sanitario pubblico. La norma - continua - ha segnato una svolta importante in termini di deflazione del contenzioso come confermano i dati pubblicati nel 2023 da Eurispes a seguito di una ricerca svolta insieme alla XIII Sezione del Tribunale di Roma. Vedo un passaggio importante anche nella recente riforma del Codice Penale che prevede che il professionista risponda solo per colpa grave. Per il futuro - conclude Gelli - sarei favorevole all’istituzione di un fondo di sanità pubblica, su modello francese, per risarcire i pazienti quando non ci sono responsabilità accertate da parte di professionisti e strutture sanitarie”.

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Salute e Benessere

Giornata infermieri, sondaggio Nursind: “L’80%...

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'Per colpa del lavoro il 30% rinuncia alla maternità'

(Fotogramma)

Stipendi bassi, difficoltà di conciliare tempi di vita e lavoro, ma anche carenza di personale condizionano pesantemente l'operato delle infermiere. "Il 30,62% delle donne senza prole imputa al lavoro la colpa della mancata maternità. Senza contare che, tra le madri, ben l'83,81% dichiara di non pensare ad un altro figlio. Segnali spia delle condizioni in cui opera oggi la categoria, che dovrebbero scuotere le nostre istituzioni e spingerle tanto per cominciare a riconoscere il nostro lavoro come usurante". Sono dati che, soprattutto in tempi di inverno demografico, "devono far riflettere". Così Donato Cosi, responsabile del Centro studi e membro della direzione nazionale Nursind, commenta i risultati della survey lanciata la settimana scorsa tra le iscritte al sindacato, in vista della Giornata internazionale dell'infermiere, il 12 maggio, che quest'anno coincide con la ricorrenza della festa della mamma.

In soli 7 giorni - si legge in una nota - hanno risposto al sondaggio 1.962 professioniste, di cui 1.874 (95,6%) infermiere, 58 (3,3%) ostetriche e 17 (1%) operatrici sociosanitarie. Il 95,67% del campione lavora nel Servizio sanitario nazionale e il 78,70% è mamma: oltre la metà ha almeno due figli, un terzo ne ha uno solo. Sempre per questioni economiche, emerge dall'indagine, la metà delle madri (53%) rinuncia all'astensione dal lavoro notturno e quasi 3 su 10 ha detto no al congedo parentale. "Risposte che, è inutile girarci intorno, sono solo un'ulteriore prova di quanto denunciamo da anni - sottolinea il segretario nazionale Nursind, Andrea Bottega - e cioè che gli stipendi degli infermieri in Italia, oltre ad essere al di sotto della media Ue, sono tutto tranne che dignitosi. E non serve un particolare acume per capire che anche le basse percentuali odierne di lavoro part time per le infermiere madri siano dovute in gran parte alle difficoltà di far quadrare i conti. Oltre che, naturalmente, a ragioni aziendali di tipo organizzativo, visto che il Ssn è piagato da una cronica carenza di organico".

Dal sondaggio si evidenzia inoltre che il 17,7% delle lavoratrici madri è in part time (di cui solo il 2,91% è in part time al 50% e il 7,38% al 75%), mentre tutte le altre lavorano a tempo pieno. Sempre sul fronte organizzativo, inoltre, non sfugge che da un lavoro a turni qual è quello infermieristico conseguono anche altre difficoltà di conciliazione con i tempi di vita: anche se il 45,92% delle mamme, terminato il periodo di gravidanza, ha affidato i propri figli all'asilo nido, il 38% ha comunque riscontrato problemi di incompatibilità tra gli orari dei nidi e quelli di servizio.

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