Cronaca
Barilla al fianco della Croce rossa, dal 2020 donate 3...
Barilla al fianco della Croce rossa, dal 2020 donate 3 ambulanze e 1 mln di colazioni
Le consegne dei mezzi si aggiungono alle donazioni effettuate durante la pandemia per sostenere le famiglie più in difficoltà
Un milione di colazioni alle famiglie più in difficoltà e tre mezzi di soccorso per il trasporto sanitario. Sono i numeri di alcune delle donazioni benefiche effettuate dal Gruppo Barilla dal 2020 ai Comitati locali della Croce rossa italiana (Cri), associazione che quest'anno festeggia il 160esimo anniversario, nel mese in cui viene celebrata in tutto il mondo con la Giornata mondiale della Croce Rossa, che si è tenuta lo scorso 8 maggio.
Barilla - riporta una nota - da sempre impegnata a rafforzare i legami con le comunità in cui opera, ha sostenuto attivamente la Croce rossa italiana con importanti iniziative di beneficenza. Quest'anno l'azienda ha donato al Comitato di Novara della Cri un'ambulanza di soccorso per il trasporto sanitario, con una cerimonia alla presenza delle istituzioni e della comunità locale. Un gesto che accompagna le regolari donazioni di prodotto che il gruppo fa alle organizzazioni accreditate locali, tra cui i Comitati della Cri e il reparto di Pediatria oncologica dell'Ospedale di Novara. Il mezzo, dedicato al trasporto di emergenza neonatale, è dotato di culla termica e sarà a disposizione del reparto di Pediatria oncologica del Maggiore di Novara. Un'iniziativa partita dalla volontà dei dipendenti volontari e parte del Gruppo Erg dello stabilimento Barilla di Novara operativo dal 2016, in linea con i principi del gruppo e il suo percorso nella promozione dell'inclusione nel mondo del lavoro. Anche negli anni passati, ai Comitati Cri di Castiglione delle Stiviere e Cremona, l'azienda ha donato due mezzi di soccorso.
Da sempre a supporto di iniziative e progetti che promuovono l'accesso al cibo per le comunità svantaggiate, il gruppo - riferisce la nota - è stato più volte vicino alla comunità di Parma effettuando una donazione del valore complessivo di oltre 2 milioni di euro a varie associazioni, tra cui alcuni Comitati della Cri. Un gesto che ha espresso la vicinanza del gruppo a chi è in difficoltà, a partire dai territori dove l'azienda ha sede. Queste significative iniziative si aggiungono alle donazioni di prodotto da parte di Mulino Bianco nel 2021. Mulino Bianco, da anni impegnato nel donare i propri prodotti ad associazioni che si dedicano alla raccolta di alimenti per aiutare i bisognosi, ha infatti deciso di incrementare le proprie donazioni, devolvendo alla Croce rossa italiana una quantità di prodotto sufficiente a garantire 1 milione di colazioni alle famiglie più in difficoltà durante la pandemia. Le colazioni sono state distribuite dall'associazione su tutto il territorio nazionale, a beneficio delle fasce più deboli della popolazione.
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Mare 2024, 10 Bandiere blu in più per l’Italia: ecco...
I riconoscimenti saliti a 236
Sono 10 in più dell'anni scorso le Bandiere blu assegnate alle spiagge italiane. I riconoscimenti 2024 salgono a 236. Liguria in vetta seguita da Puglia, Campania e Calabria.
Cronaca
Migranti, Federalberghi Lampedusa: “Serve fiscalità...
Lombardo: "Istituzioni si rendano conto siamo che un'isola italiana, non una colonia. Danneggiati da immagini che in questi anni ci hanno trasformato in hotspot a cielo aperto"
"Il problema non è il fenomeno migratorio in sé, ma l'effetto mediatico che ha sulla nostra isola". Giandamiano Lombardo, presidente di Federalberghi Lampedus a, lo dice senza giri di parole: "Qui l'unica invasione è quella raccontata dai media, nelle immagini veicolate da giornali e tv che in questi anni hanno trasformato Lampedusa in un hotspot a cielo aperto. Niente di più falso", spiega all'Adnkronos. La conseguenza? "Lei andrebbe in vacanza in un posto in cui si consumano tragedie e lutti? Il rischio è che l'economia della nostra isola, che si fonda proprio sul turismo, venga irrimediabilmente danneggiata. Lampedusa rischia di soffocare". L'accoglienza non è in discussione. "Siamo avamposto dell'Europa e da sempre sappiamo cosa vuol dire aiutare chi arriva qui fuggendo da guerre e povertà, ma è necessario che le istituzioni si rendano conto che Lampedusa è un'isola italiana, non una colonia".
Da oltre 30 anni i lampedusani convivono con i flussi migratori. "Non è certo un'emergenza - puntualizza - ma un fenomeno strutturale, eppure nessun Governo, né di destra né di sinistra, ha fatto nulla per mettere in sicurezza questa piccola comunità". A partire dai trasporti. "L'isola è collegata alla terraferma con navi fatiscenti - denuncia Lombardo -, non degne di un Paese civile e che, tra l'altro, vengono usate anche per trasferire i migranti in Sicilia. Così turisti in cerca di relax e disperati che nei loro volti e nei loro corpi portano il segno delle tragedie vissute nei Paesi d'origine da cui sono fuggiti viaggiano insieme. Ancora una volta l'immagine è quella di un'isola terra di tragedie ed emergenze. Un'immagine che stride con un luogo di vacanza. Sappiamo di essere una terra di frontiera, conosciamo il peso dell'accoglienza e possiamo dare lezioni di umanità al mondo intero. Ma non possiamo accettare di essere abbandonati. La solidarietà a parole non basta più, servono atti concreti". Che passano da una "diversa promozione" della più grande delle Pelagie per cancellare "il brand 'Lampedusa-immigrazione' utile ai partiti per fare politica sulla nostra pelle".
Un primo passo sarebbe una nave ad hoc per il trasferimento dei migranti. "Vorremmo che si evitasse la commistione nei trasporti, basterebbe un mezzo dedicato. Una cosa semplice se si avesse rispetto della comunità e delle persone", aggiunge il presidente di Federalberghi Lampedusa. L'auspicio per i mesi futuri, quando le condizioni del mare favoriranno le traversate dei barchini carichi di migranti dal Nord Africa, è che "i trasferimenti continuino a essere immediati, come è avvenuto negli ultimi tempi, perché l'hotspot sia rapidamente svuotato e la dignità di chi arriva assicurata" e che "la nostra isola non subisse più il disagio di essere agli occhi del mondo 'l''isola dei migranti'".
Insomma, un'immagine nuova di Lampedusa ma non solo. Per il numero uno degli albergatori di Lampedusa occorre anche un aiuto concreto alle imprese. "Una f iscalità di vantaggio legata proprio all'emergenza migranti - conclude Lombardo -. Ci aiuterebbe a mitigare i costi e a essere più competitivi sul mercato, scongiurando la deriva economica. Lampedusa, per la propria posizione geografica, ha come competitor i Paesi del Nord Africa, ma noi abbiamo i costi dell'Italia, maggiorati in quanto isola. Non sarebbe giusto creare una compensazione? Mi auguro che i nostri politici prendano coscienza che c'è un'isola che da anni sostiene il peso di un dramma umanitario. Spot e parole non bastano più, ora aspettiamo azioni concrete".
Cronaca
Depistaggio Borsellino, difesa: “Dai pm grave colpa,...
(dall'inviata Elvira Terranova)- I pm che si occuparono delle indagini sulla strage di via D'Amelio e che non compresero le falsità dell'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino "non agirono con leggerezza", "ma con grave colpa" nella "valutazione degli elementi di prova". Non solo. Lo stesso Scarantino che, dopo il 2014 iniziò a fare "marcia indietro" sulle accuse ai magistrati con una "ritrosia significativa", "non fu insufflato dai tre poliziotti" che oggi sono imputati per concorso in calunnia aggravata nel processo sul depistaggio sulla strage Borsellino. E' il contrattacco della difesa di due dei tre poliziotti alla sbarra davanti alla Corte d'appello di Caltanissetta. Nell'ultima udienza, prima della sentenza, prevista con ogni probabilità per il 4 giugno, dopo le repliche eventuali, l'avvocato Giuseppe Seminara, difensore di Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, parla del ruolo svolto dai magistrati che coordinarono l'inchiesta, negli anni, accusando il "fallimento del sistema" perché "è mancata la diga della valutazione della prova".
"E' mancato il rispetto della giurisdizione da parte dei pubblici ministeri. Che, in tante occasioni, hanno omesso di vagliare gli elementi di prova come avrebbero dovuto. E questa non è la leggerezza a cui ha fatto cenno il Procuratore generale, questa è una grave colpa", accusa. Gli imputati sono l'ex dirigente di Polizia Mario Bo e i due poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Al termine della sua requisitoria il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D'Anna, aveva chiesto 11 anni e 10 mesi di carcere per Bo e 9 anni e mezzo a testa per gli altri due. Il tribunale di Caltanissetta, in primo grado, il 12 luglio 2022, aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Bo e Mattei, mentre Ribaudo venne assolto. L'avvocato, nel suo intervento, parla dei pm che gestirono dopo le stragi l'allora collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino che poi si rivelò falso, facendo condannare otto innocenti all'ergastolo, ma anche del falso collaboratore Salvatore Candura.
"E questa grave colpa la rivediamo in tantissimi atti portati avanti dai pubblici ministeri - dice il legale - Non mi si interpreti negativamente, non significa che ci sia stata una responsabilità da parte dei pm, ma che in quei momenti, per le ragioni storiche, per il particolare dramma che viveva l'Italia, evidentemente c'era questa necessità di procedere attraverso il canale unico che si era palesato e che, a nostro avviso, ha una ricostruzione che si lega a un elemento". E fa riferimento al furto della 126 usata per la strage. Era stato un altro falso collaboratore, come Salvatore Candura, che aveva mentito raccontando di essere stato lui a rubare la Fiat 126 poi imbottita di esplosivo ed utilizzata per compiere la strage di via D'Amelio, in cui il 19 luglio 1992 morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Una delle bugie sulle quali era stato costruito "uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana", impedendo - ancora oggi - l'accertamento pieno della verità. Salvatore Candura confessando il furto mai commesso aveva patteggiato la pena nel 1994, era stato poi inevitabilmente assolto nel 2017 dopo la sentenza di revisione del processo sulla strage.
'Dai magistrati comportamenti irrituali e superficiali'
"Quindi- spiega l'avvocato Giuseppe Seminara - Se non avessero pensato che la macchina potesse essere rubata da uno fuori dal mandamento, probabilmente oggi non saremmo qua. La convinzione che l'auto doveva essere rubata da qualcuno dello stesso mandamento ha evidentemente fuorviato le indagini. Poi, vi sono stati comportamenti irrituali, leggeri, superficiali, speculativi, da parte di tanti soggetti intervenuti nella attività, che inizia con l'attività della Polizia giudiziaria, sempre su controllo della magistratura e finisce nella valutazione della prova del processo d'appello Borsellino-bis".
L'avvocato Giuseppe Seminara nel corso dell'arringa aggiunge: "E' un processo di fallimento di sistema, perché le responsabilità singole dei singoli soggetti sono responsabilità che è difficile o impossibile pesare". Poi il legale aggiunge: "Che vi sia stata una attività precedente è cosa diversa circa la prova che Vincenzo Scarantino sia stato diretto, insufflato, sia stato riempito da parte di La Barbera o di chi apparteneva al gruppo investigativo e sia poi arrivato alle dichiarazione del 24 giugno del 1994 nel carcere di Pianosa. Ma qualcuno ha mai guardato il verbale del 24 giugno?". "E' una cosa incredibile, non riesco a capire. Scarantino in quell'interrogatorio si accusa di 6 omicidi, e non c'è nessuno che si pone il problema dei sei omicidi? Vengono trasmessi gli atti alla Procura di Palermo, che si fa una grossa risata. Qualcuno si è fatto la domanda: 'Dove sono finiti questi omicidi?'. Se io ho un collaboratore che mi parla di sei omicidi e poi tutto questo svanisce, io ho un collaboratore che deve essere messo fortemente in discussione rispetto al suo apporto conoscitivo".
"Dopo l'interrogatorio del 14 febbraio del 2014 c'è stata da parte di Vincenzo Scarantino una sorta di regressione, una ritrosia significativa nei confronti dei magistrati". Il legale di Ribaudo e Mattei fa riferimento all'interrogatorio reso da Scarantino, il falso pentito che fece condannare con le sue accuse, rivelate calunniose, otto innocenti per la strage di via D'Amelio. Durante un interrogatorio, reso il 14 febbraio 2014 Scarantino aveva accusato anche l'ex Procuratore Giovanni Tinebra, deceduto nel 2017. "Una volta dissi al dottor Tinebra- aveva detto - che non sapevo niente (delle stragi ndr). E lui mi rispose: 'Stia tranquillo, questa cosa lei la deve prendere come se fosse un lavoro. Un lavoro vero'. Stavo male, andavo a casa, piangevo e me la prendevo con mia moglie". Ma negli interrogatori successivi aveva cambiato versione. E oggi l'avvocato Seminara parla di "regressione", mentre "nei confronti dei poliziotti c'è stata una progressione di accuse". Nel 2019, in aula, al processo di primo grado sul depistaggio, a Caltanissetta, Scarantino aveva detto: "Il dottor Di Matteo non mi ha mai suggerito niente, il dottor Carmelo Petralia neppure. Mi hanno convinto i poliziotti a parlare della strage. Io ho sbagliato una cosa sola: ho fatto vincere i poliziotti, di fare peccare la mia lingua e non ho messo la museruola...". In passato, tra una ritrattazione e l'altra, aveva detto di aver accusato dei mafiosi imputati perché "sollecitato" dai pm Antonino Di Matteo, Annamaria Palma e Carmelo Petralia ma anche da Giovanni Tinebra. Negli anni successivi, la retromarcia.
'Dopo il 2014 regressione di accuse di Scarantino sui pm'
"Il 14 febbraio 2014 abbiamo un picco, un 'Everest' - dice oggi l'avvocato Giuseppe Seminara - sulle accuse ai magistrati. Da quel giorno assistiamo a una continua regressione". Appunto, una "ritrosia significativa sui pm". Poi ribadisce: "Non vi è stata assolutamente la possibilità di insufflare Vincenzo Scarantino, che la dottoressa Ilda Boccassini definiva un 'fiume in piena', che effettivamente parlava di 6 omicidi e di altri fatti. Se tutti questi elementi sono reali qual è la posizione di Scarantino? Lui dice 'Io sono colpevole' e che appartiene " a un "ambito di mafia", come riferiva lo stesso ai magistrati". Quella di oggi è stata l'ultima udienza. Il Presidente della Corte d'Appello Giovanbattista Tona ha rinviato il processo al prossimo 4 giugno per le eventuali repliche e controrepliche di Pg e difesa. Lo stesso giorno potrebbe essere emessa la sentenza d'appello.