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Il forno di Vincenzo, l’iniziativa che sforna pane e...

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Il forno di Vincenzo, l’iniziativa che sforna pane e inclusività nella provincia di Salerno

Vincenzo sforna il pane per la sua comunità di Eboli, in provincia di Salerno, ben due volte alla settimana. Lo fa ufficialmente e in modo permanente dal 3 dicembre 2023 quando, grazie all’aiuto di una rete di cittadini e associazioni, è riuscito ad ottenere il suo primo forno. Chiavi in mano e olio di gomito, Vincenzo Bardascino, 31enne è il primo ragazzo in Italia con la sindrome X Fragile che avvia un attività da protagonista, non si è fermato davanti a quella che poteva essere una problematica legata a una condizione di disabilità, ma ha deciso di interagire con le altre persone nel modo migliore che conosceva: impastando e condividendo il suo pane.

Esempio di dignità e autodeterminazione, con la sua famiglia e la comunità del centro antico di Eboli, Vincenzo è orgoglioso del lavoro che svolge perché è la sua passione e può condividerla con altre persone. Il progetto nasce nella primavera del 2017: “La farina e il forno di Vincenzo”, promosso dall’Associazione omonima, intende dare continuità all’impegno di tanti sostenitori locali dell’iniziativa, quali il CSPDM (Centro Studi Pedagogia della Mediazione), la Cooperativa Sociale Stalker e il Ristorante VicoRua, insieme all’Agriturismo Residenza Rurale Incartata di Calvanico, la Cooperativa Sociale Terra di Resilienza di Morigerati e tanti altri ancora.

Scopriamo di più della sua storia.

Foto di Pio Peruzzini a Vincenzo Bardascino

Il forno di Vincenzo

Il ‘forno di Vincenzo’ è una sperimentazione sociale che rimodula i criteri dell’attuale welfare assistenziale applicando di fatto un modello di welfare rivoluzionario che riconosce alle persone, attraverso il lavoro, piena cittadinanza. Modello di protagonismo attivo delle persone con disabilità, il progetto di Vincenzo nasce a Eboli, nel centro storico della città, e ha come unico obiettivo quello di “sfornare un pane buono, sano, etico e ricco di significato”. Il lavoro di Vincenzo e le relazioni sociali con la sua comunità passano attraverso il prodotto che produce rispettando valori etici e solidali.

La sindrome X Fragile, tra le più frequenti cause di disabilità intellettiva ereditaria, non ha fermato Vincenzo e, con lui, neanche il padre, Vito, ideatore e primo sostenitore del progetto. A ottobre 2019 l’allora Sindaco di Eboli, Massimo Cariello, ha consegnato le chiavi dei locali comunali messi a disposizione dall’Amministrazione per l’attività di panificazione, durante una cerimonia presso la Biblioteca Comunale Simone Augelluzzi, nel cuore del centro storico della città salernitana. Le spese di ristrutturazione dei locali sono state totalmente a carico dell’associazione il forno di Vincenzo.

“Sono Vincenzo Bardascino e la prima volta che ho fatto il pane ero un bambino – spiega il giovane di Eboli -, impastavo a mano con i nonni in campagna. Ho frequentato l’Istituto Alberghiero di Castelnuovo Cilento (Sa), dove ho imparato a cucinare ricette rustiche e dolci. Ho imparato dai convegni di Giampiero Griffo e Salvatore Nocera che è importantissimo l’empowerment per le persone con disabilità ed ho deciso di realizzare il “Forno Sociale”. Mi sono emozionato tantissimo quando nel 2019 il Sindaco di Eboli mi ha consegnato le chiavi del locale che il Comune di Eboli mi ha assegnato. Per 7 anni dal 2016 al 2023 ho fatto il pane ad Eboli presso Vico Rua e a Calvanico all’Incartata finalmente il 3 dicembre 2023 con il Sindaco Mario Conte abbiamo inaugurato l’apertura del forno sociale di comunità”.

Foto di Pio Peruzzini a Vincenzo Bardascino

L’associazione il Forno di Vincenzo

Grazie a questa esperienza è nata l’Associazione Il Forno di Vincenzo e a raccontarci la storia del 31enne ebolitano è la presidentessa Scolastica Aresu: “Vincenzo nasce in una famiglia in cui erano vive tradizioni come la panificazione e l’agricoltura. Poi ha frequentato un istituto alberghiero alle superiori e ad un certo punto ha espresso il desiderio di voler fare pane. Così inizia il percorso, coltivando grano Senatore Cappelli che poi trasforma in farina e infine, diviene pane. Le due esperienze lavorative importanti con Michele Sica e Carmelo Vignes hanno fatto sì che imparasse al meglio questo lavoro. Quando ha capito che il pane poteva essere un facilitatore sano e giusto di relazioni sociali ha espresso la sua volontà di produrlo per la comunità”.

E l’Associazione? “Nel 2018 – continua la presidentessa – abbiamo deciso di far convergere queste relazioni e creare un progetto con quest’associazione. Grazie all’associazione abbiamo instaurato relazioni tra enti pubblici e privati che oggi ci permettono di tenere aperto il forno. Il comune di Eboli ha dato in concessione un locale che noi abbiamo ristrutturato a nostre spese, grazie al contribuito ed al sostegno di tantissime persone, dove settimanalmente Vincenzo oggi sforna il pane. Il valore che vogliamo trasmettere è quello dell’autodeterminazione. Vincenzo aveva il desiderio individuale di realizzarsi nella sua comunità, come cittadino, protagonista delle sue scelte. Questo progetto diventa esperienza di welfare generativo che ha un impatto sulla comunità. Vincenzo ne è diventato il facilitatore di interessi che rende il centro storico di Eboli attivo: con la Caritas della città abbiamo realizzato il “pane sospeso” per le persone che si trovano in condizione di fragilità, ad esempio. E oggi Vincenzo dice che vuole insegnare a fare il pane ad altre persone; dona il lievito a chi è interessato”.

I progetti futuri

“Come associazione stiamo cercando di mettere a disposizione sia l’esperienza di Vincenzo sia lo spazio del forno per altri ragazzi con o senza fragilità – conclude Scolastica Aresu in merito ai progetti futuri -. Prossimamente realizzeremo dei protocolli d’intesa con alcuni enti del territorio per aprire il forno anche ad altre realtà e, intanto, già un altro ragazzo con autismo sta imparando da Vincenzo a fare il pane”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Francia, quattro pecore iscritte a scuola per non far...

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Quattro pecore iscritte a scuola per non far chiudere la classe. Hanno un nome e un cognome, peraltro evocativi, John Deere, Valériane Deschamps, Phil Tondus e Marguerite Duprès e sono i “nuovi” alunni di una classe della Mosella francese. L’idea è nata a dei genitori dei comuni Notting-Voyer-Hermelange per impedire che i propri figli non avessero più una classe di riferimento. Le pecore sono state gentilmente prestate da un agricoltore locale. Il ministero aveva chiesto ai tre comuni che avessero almeno 98 iscritti. Solo in questo modo sarebbe stato possibile garantire il mantenimento della quinta al rientro a settembre. I nomi sul registro erano solo 94.

La provocazione dei genitori

Quella francese è un’idea simpatica – ma neanche troppo – per aggirare il problema dello spopolamento che sta coinvolgendo grand parte del mondo sviluppato. Le pecore, in altre parole, hanno riempito gli spazi vuoti. Ogni cosa è stata fatta secondo le regole: ogni pecora ha due genitori, un indirizzo ed una data di nascita. I dossier compilati sono stati inviati all’Istruzione nazionale dall’ufficio del Comune, che ha partecipato attivamente alla mobilitazione.

Idee creative contro lo spopolamento

Gli animali non sono stati a scelti a caso: a differenza delle pecore, i ragazzi non vanno contati perché non sono numeri, come spiegato da Loïc Firtion, a capo dell’associazione genitori, intervistato dall’Est Républicain. La classe era stata avviata nel 2021 con 90 alunni. Gli ovini sono ora stati introdotti a scuola, accolti con cartelli di benvenuto dai compagni di classe, che hanno allestito un piccolo recinto all’esterno per far trascorrere in tranquillità agli animali il tempo della loro presenza.

Denatalità e scuole

Quello che è accaduto in Francia è il primo assaggio di quanto potrebbe accadere in molte scuole d’Europa e del mondo. Il numero di bambini nati continua a decrescere e con esso, di conseguenza, anche il numero di iscritti a scuola. La Francia ha già avviato un piano che prevede misure a favore dei giovani, monitoraggio e check up sulla fertilità gratuito e incentivi alla famiglia e al welfare. In Italia, invece, il tema scuole e denatalità si fa sentire. Negli ultimi 10 anni sono stati già chiusi quasi 3mila istituti nel segmento infanzia e primaria. E continueranno a diminuire nei prossimi anni con numeri analoghi. Rimanendo in tema quadrupedi, il numero di capre sull’isola di Alicudi ha superato quello degli esseri umani. A fronte di circa 100 abitanti effettivi, infatti, si registrano più di 600 di questi animali. Che l’Italia possa battere la Francia e superare per numero di animali in aula?

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Invecchieremo come Dorian Gray, Peter Pan o Wolverine?

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Nel mondo frenetico in cui viviamo, spesso ci troviamo a chiederci: quanto tempo avremo? E se potessimo averne un po’ di più? Queste domande, poste da Andrew J. Scott, professore di Economia presso la London Business School, all’inizio del suo recente libro, “The Longevity Imperative”, aprono un dibattito affascinante sul nostro rapporto con il tempo e con l’invecchiamento.

Con lo sviluppo scientifico, tecnologico e socio-culturale, abbiamo guadagnato un dono prezioso: una maggiore longevità. Ma questa ricchezza di tempo ci pone di fronte a una domanda cruciale: come dovremmo utilizzarlo? Scott sostiene che dobbiamo abbandonare la narrazione della “società che invecchia” come un peso e abbracciare invece un’ottica che ci incoraggi a invecchiare diversamente, a investire di più nel nostro futuro a ogni età.

Secondo Scott, il cambiamento più significativo non è tanto il numero di anziani presenti nella società, ma piuttosto il fatto che ciascuno di noi, a prescindere dall’età, può aspettarsi di vivere più a lungo delle generazioni precedenti. Questo ci obbliga a riconsiderare il concetto stesso di invecchiamento e a adottare una prospettiva più dinamica e proattiva. Scott parla di una “rivoluzione della longevità” in atto, una trasformazione che richiede un cambiamento radicale nel modo in cui concepiamo il nostro futuro e affrontiamo le sfide legate all’invecchiamento.

Una delle chiavi per invecchiare in modo diverso è investire nel nostro futuro a ogni età. Non si tratta solo di quanti anni vivremo, ma di come vivremo quegli anni. La vecchiaia non dovrebbe essere vista come una fase di declino inevitabile, ma come un periodo di sviluppo continuo e opportunità di reinventarsi.

Per far fronte a questa sfida, dobbiamo adottare un approccio multifattoriale. Dobbiamo investire nella nostra salute, ricchezza, competenze, relazioni e senso di scopo lungo l’intero arco della vita.

Tuttavia, Scott riconosce che la società attuale non ha ancora adeguatamente strutturato istituzioni, norme o politiche per aiutarci in questo processo di trasformazione. Di conseguenza, siamo chiamati a individuare e adottare attivamente strategie personali per affrontare le sfide e cogliere le opportunità che la longevità ci offre.

Vita a tre fasi

Una delle questioni centrali affrontate da Scott è il concetto di vita a tre fasi, con cui sottolinea la necessità di rivedere il nostro approccio all’istruzione, al lavoro e alla pensione in un mondo in cui la longevità è la nuova normalità. Con l’aumento dell’aspettativa di vita, questa suddivisione convenzionale della vita diventa sempre più obsoleta. Scott sostiene che dobbiamo abbracciare un approccio più flessibile e dinamico, in cui le persone possono alternare periodi di lavoro, studio e riposo lungo l’arco della vita e sperimentare diverse fasi della vita in momenti diversi e adattarsi alle loro esigenze e aspirazioni in evoluzione.

Questo richiede un ripensamento radicale delle nostre istituzioni e politiche sociali ed economiche. Ad esempio, l’età pensionabile e i sistemi pensionistici devono essere rivisti per consentire maggiore flessibilità e adattabilità alle esigenze individuali. Allo stesso modo, l’istruzione e la formazione devono essere considerate come attività continue lungo l’arco della vita, piuttosto che limitate alla giovinezza.

Tuttavia, il futuro della longevità non è solo una questione individuale, ma anche sociale ed economica. Dobbiamo riformare i nostri sistemi educativi, lavorativi, pensionistici e sanitari per far fronte alle sfide e alle opportunità di una popolazione che invecchia.

In definitiva, il nostro destino di fronte alla longevità dipende da come affrontiamo questa sfida collettiva. Dobbiamo abbracciare il cambiamento e adottare un approccio proattivo per garantire che la nostra vecchiaia sia non solo più lunga, ma anche più significativa e soddisfacente. L’invecchiamento non dovrebbe essere visto come una condanna, ma come un’opportunità di crescita e di realizzazione personale.

Struldbrugg, Dorian Gray, Peter Pan o Wolverine?

In questo contesto, Scott propone quattro possibili scenari per l’invecchiamento futuro: gli Struldbrugg di Jonathan Swift, che vivono in eterno ma invecchiati e decrepiti; Dorian Gray di Oscar Wilde, che rimane giovane fino alla fine e poi invecchia improvvisamente; Peter Pan, che è per sempre giovane e senza età; e infine Wolverine dei fumetti Marvel, che è in grado di rigenerarsi e mantenere la sua giovinezza.

Ognuno di questi scenari presenta vantaggi e svantaggi, ma Scott suggerisce che il futuro dell’invecchiamento potrebbe essere un ibrido di questi diversi approcci. Ciò richiede un impegno collettivo per adattare le nostre istituzioni, politiche e mentalità alla realtà della longevità e per creare un mondo in cui le persone possano godere di una vecchiaia sana, attiva e significativa.

Ma più importante ancora è il messaggio di speranza e possibilità che Scott trasmette. Nonostante le sfide che l’invecchiamento porta con sé, ci sono anche straordinarie opportunità per reinventare il nostro concetto di vecchiaia e per creare una società più inclusiva e sostenibile per tutte le età.

Quindi, mentre non possiamo predire esattamente come invecchieremo – se come Dorian Gray, Peter Pan o Wolverine – possiamo certamente lavorare insieme per garantire che la nostra vecchiaia sia caratterizzata da vitalità, scopo e benessere. E forse, proprio come Dorian, potremmo scoprire che l’età non è solo un numero, ma una ricchezza di esperienze e possibilità da abbracciare pienamente.

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Fertilità maschile sotto osservazione, il decalogo degli...

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La diminuzione delle nascite in Italia ha attirato l’attenzione della comunità medica sulla fertilità maschile, portando la Società Italiana di Urologia (Siu) a formulare un decalogo mirato alla promozione della salute riproduttiva maschile. Con soli 379.000 nati nel 2023, secondo i dati Istat, emerge la necessità di affrontare il tema con urgenza e consapevolezza.

La Siu ha lanciato un monito, evidenziando una lacuna nella consapevolezza riguardo alla fertilità, sia nel pubblico che in parte del personale sanitario, nonché nei processi comunicativi diffusi dai media. Questa consapevolezza mancante è ciò su cui la SIU intende porre l’accento, porsi come un catalizzatore per promuovere una cultura che favorisca una procreazione consapevole e nelle migliori condizioni biologiche.

Una delle sfide principali riguarda la percezione dell’infertilità maschile. Gli esperti sottolineano come spesso la diagnosi sia vissuta come una sconfitta, specialmente dall’uomo. È cruciale quindi promuovere un approccio che elimini il senso di colpa e favorisca una presa di coscienza con serenità, possibilmente sin da giovani.

L’importanza di uno stile di vita sano emerge come un punto chiave nel mantenimento della fertilità maschile. La dieta mediterranea, ad esempio, è stata identificata come un alleato prezioso, così come l’esercizio fisico costante. Evitare fattori di rischio noti, come il fumo di sigaretta e lo stress eccessivo, è altrettanto fondamentale.

Il decalogo per la fertilità maschile

Il decalogo proposto dagli urologi offre una guida preziosa per preservare la fertilità maschile. Dalla prevenzione precoce attraverso test come lo spermiogramma fino alla gestione di condizioni sistemiche che possono influenzare la fertilità, come l’ipertensione e il diabete, ogni punto è mirato a fornire una roadmap per una vita fertile e sana.

Prevenzione fin dalla giovane età: sottoporsi a uno spermiogramma tra i 18 e i 20 anni per valutare lo stato di base della fertilità.
Adozione di uno stile di vita salutare: seguire una dieta equilibrata, come la dieta mediterranea, e praticare regolarmente attività fisica.
Evitare fattori di rischio modificabili: eliminare il fumo, l’uso di droghe e ridurre lo stress per migliorare la salute generale e la fertilità.
Trattare condizioni sistemiche: gestire adeguatamente le condizioni mediche, come ipertensione e diabete, che possono influenzare la fertilità.
Educazione sulla salute sessuale: promuovere la consapevolezza e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
Evitare farmaci dannosi: ridurre l’uso di sostanze dannose, come gli anabolizzanti, che possono compromettere la produzione di sperma.
Limitare l’esposizione alle radiazioni e alle tossine ambientali: minimizzare l’esposizione a sostanze nocive presenti nell’ambiente e sul luogo di lavoro.
Supporto psicologico e medico: offrire supporto emotivo e consulenza specialistica alle coppie che affrontano problemi di fertilità.
Rivolgersi a strutture specializzate: cercare assistenza presso centri medici specializzati con percorsi diagnostici e terapeutici specifici.
Accesso equo alle cure: garantire un accesso equo a servizi pubblici di qualità per evitare disparità nell’assistenza sanitaria.

La promozione della fertilità maschile richiede un impegno collettivo da parte della comunità medica, dei singoli individui e delle istituzioni. Attraverso una maggiore consapevolezza, prevenzione e accesso alle cure adeguate, è possibile affrontare e superare le sfide legate alla fertilità maschile, garantendo un futuro più sano e prospero per le generazioni a venire.

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