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Hamas: “Ricevuta risposta Israele a proposta su...
Hamas: “Ricevuta risposta Israele a proposta su tregua, la studieremo”
Dopo più di sei mesi di guerra, i negoziati rimangono ancora in una fase di stallo. Al Jazeera: "Raid su Rafah e campo profughi, almeno 15 morti di cui 8 bambini"
Hamas ha ricevuto la risposta ufficiale di Israele alla sua ultima proposta di tregua e "la studierà" prima di rispondere a sua volta. Lo ha affermato il vice capo del braccio politico di Hamas a Gaza, Khalil al-Hayya, che attualmente si trova in Qatar. "Hamas ha ricevuto la risposta ufficiale dell'occupazione sionista alla proposta presentata ai mediatori egiziano e del Qatar il 13 aprile", ha dichiarato in una nota. Dopo più di sei mesi di guerra a Gaza, i negoziati rimangono in una fase di stallo, con Hamas che insistere nel chiedere che qualsiasi intesa si trovi debba mettere fine alle ostilità.
Questo è l'ultimo momento utile per un accordo per arrivare a una tregua a Gaza, perché in alternativa Israele darà il via alla sua operazione di terra a Rafah. Sarebbe questo - secondo l'emittente Channel 12, che cita una fonte israeliana - il messaggio trasmesso con chiarezza da Israele agli interlocutori egiziani - e per il loro tramite al leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar - durante i colloqui tra i negoziatori inviati dal premier Benjamin Netanyahu e una delegazione di mediatori egiziani in visita nel Paese come riferisce il Times of Israel.
La fonte afferma che Israele non è disposto a lasciare che Sinwar trascini i negoziati. Si tratta dell'alternativa tra "un accordo nel prossimo futuro, e Rafah". Le fonti confermano che Israele è disposto ad accettare la liberazione di un numero di ostaggi inferiore ai 40 proposti in precedenza, ma anche che non accetterà la liberazione di soli 20 ostaggi, come Hamas avrebbe suggerito in recenti contatti indiretti.
Israele ritiene che Hamas detenga 33 ostaggi che rientrano nella designazione di ostaggi 'umanitari', donne, bambini, uomini di età superiore ai 50 anni e malati - e insiste affinché vengano tutti liberati. La fonte non precisa se questa sarebbe la prima fase di un accordo più ampio per tutti gli ostaggi, né la durata della tregua proposta.
L'Egitto ha messo ieri sul tavolo dei colloqui con Israele una proposta per il rilascio di 33 ostaggi, detenuti a Gaza, donne, malati e anziani, che si ritiene siano gli unici rimasti in vita dei 133 che erano ancora nelle mani di Hamas. Lo scrive il Jerusalem Post, che cita una fonte israeliana al corrente dell'incontro tra una delegazione egiziana e una di Tel Aviv.
"Quello che c'è - ha continuato - è un tentativo dell'Egitto di riavviare colloqui con una proposta egiziana che prevede il rilascio di 33 ostaggi, donne, anziani e malati".
Il Cairo sta lavorando per garantire un accordo che impedisca l'operazione israeliana a Rafah. Secondo quanto riferito ieri dai media ebraici, il gabinetto di guerra israeliano ha autorizzato la squadra negoziale del Paese ad avere un approccio più flessibile nei negoziati.
Bbc: "Possibili truppe Gb a Gaza per favorire consegna aiuti"
Truppe britanniche potrebbero essere schierate sul terreno a Gaza per favorire la consegna degli aiuti che arriverebbero nell'enclave palestinese attraverso la rotta marittima che da Cipro terminerebbe su un molo galleggiante davanti alla costa della Striscia. Lo ha appreso la Bbc, ricordando che gli Stati Uniti hanno assicurato che nessun soldato americano sbarcherà a Gaza e che non meglio precisate "terze parti" guideranno i camion lungo una strada galleggiante che dal molo raggiungerà la spiaggia.
Secondo la Bbc, si ritiene che il Regno Unito stia considerando di incaricare le proprie truppe di questo compito quando il corridoio umanitario verrà aperto il mese prossimo. Fonti di Whitehall affermano che non è stata presa alcuna decisione e che la questione non è ancora arrivata sulla scrivania del primo ministro. Sia il ministero della Difesa britannico che l'esercito israeliano non hanno commentato.
Media: "Attese dimissioni capo Stato Maggiore Israele"
Il capo di Stato Maggiore dell'esercito israeliano, Herzi Halevy, sarebbe intanto vicino a dimettersi. Lo riporta l'emittente Channel 12, secondo cui la decisione arriverà in un "futuro prossimo" e sono già in corso discussioni sul nome del suo successore. Secondo la stessa emittente, inoltre, diversi alti ufficiali dell'esercito si stanno consultando con gli avvocati in vista delle indagini sulla mancata reazione all'attacco di Hamas del 7 ottobre.
La notizia sul probabile passo indietro di Halevy segue le dimissioni rassegnate il 22 aprile dal capo dell'intelligence israeliana, Aharon Haliva, che si è assunto la responsabilità dei fallimenti della sicurezza.
Al Jazeera: "15 morti in raid su Rafah e campo profughi Nuseirat"
E' di almeno 15 morti, tra cui otto bambini, il bilancio dei raid aerei condotti nella notte da Israele su Rafah e sul campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito l'emittente al-Jazeera, precisando che il nuovo bilancio porta a oltre 14.500 il numero dei minori uccisi a Gaza dall'inizio della guerra.
Una bambina è morta intanto per il caldo estremo a Rafah dove le temperature stanno aumentando, aggravando la crisi igienico sanitaria della città dove hanno trovato rifugio 1,7 milioni di sfollati interni, ha reso noto l'Ufficio per il coordinamento delle questioni umanitarie dell'Onu (Ocha).
Ministero Sanità Gaza: "34.388 morti da 7 ottobre"
Sarebbe di almeno 34.388 il numero dei morti nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre. A denunciarlo è il ministero della Sanità di Gaza, dal 2007 in mano a Hamas, secondo cui sono 77.437 le persone rimaste ferite da quando l'enclave palestinese è nel mirino delle operazioni militari israeliane scattate in risposta all'attacco del 7 ottobre.
Crisi Gaza in colloqui Abbas, Blinken e ministri arabi a Riad
La crisi nella Striscia di Gaza sarà al centro dei colloqui tra esponenti arabi ed il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che si terranno a margine del World Economic Forum (Wef) in programma a Riad domani e lunedì. Lo ha annunciato in conferenza stampa il presidente del Wef, Borge Brende, precisando che si parlerà anche della crisi umanitaria nell'enclave palestinese. "Abbiamo gli attori chiave ora a Riad e speriamo che le discussioni possano portare a un processo verso la riconciliazione e la pace", ha affermato Brende, secondo quanto riferito dal sito di al-Jazeera.
Secondo il presidente del Wef, tra i leader attesi nella capitale saudita figurano, oltre a Blinken, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), il primo ministro nonché ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Farhan Al Saud, il principe della corona dell'Oman e rappresentanti del Bahrein. Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, informerà i presenti sui negoziati in corso per il cessare il fuoco ed il rilascio degli ostaggi.
Esteri
Iran, poteri al vice presidente ed elezioni entro 50...
I timori di un epilogo drammatico crescono ora dopo ora e gli osservatori analizzano lo scenario che si aprirà in caso di eventuale scomparsa di Raisi
L'Iran attende con il fiato sospeso notizie dal luogo dell'incidente dell'elicottero con a bordo il presidente, Ebrahim Raisi, e il ministro degli Esteri, Hossein Amir-Abdollahian. I timori di un epilogo drammatico crescono ora dopo ora e gli osservatori analizzano lo scenario che si aprirà in caso di eventuale scomparsa di Raisi. La Costituzione iraniana, in caso di morte improvvisa del presidente, prevede che ne assuma i poteri il primo vice presidente - che ora è Mohammad Mokhber - con l'approvazione della Guida Suprema, Ali Khamenei.
Secondo la gerarchia politica della Repubblica islamica, il capo dello Stato è la Guida e il presidente è considerato il capo del governo ed il secondo nella linea di comando. La Costituzione stabilisce inoltre, con in carica il primo vice presidente, che entro 50 giorni il Paese vada alle elezioni per eleggere un nuovo presidente.
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Raisi, il discepolo di Khamenei con ombre nel passato
Venne eletto presidente al primo turno delle elezioni del 18 giugno 2021 con quasi 18 milioni di voti
Nato nel 1960 a Mashad, la seconda città più importante dell'Iran, Ebrahim Raisi - a bordo dell'elicottero da ore oggetto di ricerche delle squadre di soccorso nella provincia dell'Azerbaigian orientale - venne eletto presidente al primo turno delle elezioni del 18 giugno 2021 con quasi 18 milioni di voti (il 61,9% delle preferenze). E' stato studente di teologia e giurisprudenza islamica della Guida Suprema, Ali Khamenei. Appena ventenne - sulla scia degli eventi della rivoluzione - venne nominato procuratore generale di Karaj, uno dei sobborghi di Teheran.
Procuratore capo della capitale dal 1989 al 1994, vice capo della magistratura dal 2004, poi procuratore generale, nel 2016 Raisi venne messo da Khamenei a capo della 'Astan Quds Razavi', una delle più grandi fondazioni religiose del Paese che sovrintende al santuario dell'Imam Reza di Mashad. Tre anni dopo divenne capo della magistratura. Fa parte dell'Assemblea degli Esperti, l'organo che elegge la Guida Suprema.
Sposato con Jamileh Alamolhoda, docente all'Università Shahid Beheshti di Teheran, e padre di due figlie, può vantare anche un legame di parentela (è il genero) con la guida della preghiera del venerdì a Mashad, l'influente ayatollah Ahmad Alamolhoda. Sanzionato dall'Amministrazione Trump per i suoi presunti abusi nel campo dei diritti umani, per l'opposizione all'estero è legato indissolubilmente alla cosidetta 'commissione della morte', un tribunale speciale voluto dall'ayatollah Khomeini in persona che nel 1988 condannò al patibolo - secondo il Center for Human Rights in Iran - migliaia di prigionieri politici iraniani.
Intervistato sulle purghe, Raisi negò qualsiasi coinvolgimento e alla sua prima conferenza stampa dopo le elezioni sostenne di aver "sempre" difeso i "diritti umani". Assai più intransigente si mostrò verso gli attivisti dell'Onda Verde che nel 2009 protestavano contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad. "A coloro che parlano di 'compassione islamica e perdono', noi rispondiamo: continueremo ad affrontare i rivoltosi fino alla fine e - diceva - sradicheremo questa sedizione".
Il 19 giugno, giorno della conferma della sua vittoria alle presidenziali, promise di fare del suo "meglio per migliorare i problemi della popolazione" e due giorni dopo rispose con un secco "no" a un giornalista che gli chiedeva se fosse disposto a incontrare il presidente americano Joe Biden.
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Meta, Ue indaga su Facebook e Instagram
La Commissione Europea ha avviato un procedimento formale per valutare se Meta ha violato o meno la legge sui servizi digitali in ambiti legati alla protezione dei minori
La Commissione Europea ha avviato un procedimento formale per valutare se Meta, che controlla i social network Facebook e Instagram, ha violato o meno la legge sui servizi digitali (Dsa) in ambiti legati alla protezione dei minori.