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Gig Worker a prova di tutele? Ecco cosa dicono i...

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Gig Worker a prova di tutele? Ecco cosa dicono i giuslavoristi sulla nuova direttiva Ue

Il provvedimento ha l'obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro di oltre 28 milioni di lavoratori

Gig Worker a prova di tutele? Ecco cosa dicono i giuslavoristi sulla nuova direttiva Ue

Dopo due anni di lavoro e non poche difficoltà ha visto la luce la nuova direttiva europea sul lavoro tramite piattaforme digitali. Il provvedimento, che poi dovrà essere applicato dagli Stati dell'Unione entro due anni dalla pubblicazione, ha l'obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro di oltre 28 milioni di Gig Worker, secondo dati forniti dalla stessa Commissione Europea nel 2022. Come sottolinea all’AdnKronos/Labitalia Luigi Birtolo, ad di People Spa e consulente del lavoro, "il quadro normativo che si sta delineando equiparerà, di fatto, i Gig Worker ai lavoratori ordinari prevedendo un possibile assorbimento di queste funzioni nella contrattazione collettiva già applicata ai vari settori merceologici".

La nuova direttiva è rivolta a regolamentare e migliorare le condizioni di lavoro dei cosiddetti Gig Worker, ossia quei lavoratori le cui attività sono in qualche modo riconducibili ad una piattaforma digitale, come per esempio i tanti rider impegnati nelle consegne nelle nostre città. Le principali novità introdotte riguardano il lavoro subordinato, l’uso dei dati e l’attenzione alla salute. "Il miglioramento delle condizioni di lavoro, contrastando il lavoro autonomo fittizio, passa attraverso - spiega l'avvocato Valentina Pepe, partner dello studio Pepe & Associati - l’introduzione di una 'presunzione legale' di subordinazione. I lavoratori, in presenza di alcuni 'indici presuntivi' che saranno individuati da ogni Stato, potranno invocare una 'presunzione legale' di subordinazione e spetterà, a questo punto, alla piattaforma digitale dimostrare che non esiste un rapporto di lavoro subordinato".

La direttiva poi disciplina l'uso degli algoritmi da parte delle piattaforme di lavoro digitali, prevedendo una supervisione umana che verifichi le decisioni automatizzate. Inoltre, questi sistemi non potranno essere utilizzati per il trattamento dei dati personali e per ricavare elementi come i dati biometrici o relativi allo stato emotivo o psicologico. Per l'avvocato Andrea Puccio, penalista e founding partner di Puccio Penalisti Associati, uno degli elementi più apprezzabili della direttiva è che pone in capo alle piattaforme digitali “l'obbligo di assicurare la sicurezza e la salute, anche mentale dei propri lavoratori". "La norma, tuttavia, si limita a prescrivere alle piattaforme digitali - spiega - di valutare se le garanzie dei propri sistemi automatizzati siano adeguate ai rischi individuati in considerazione delle caratteristiche specifiche degli ambienti di lavoro e di introdurre adeguate misure di prevenzione e protezione”. Anche se non fornisce indicazioni di dettaglio sui rischi da governare e su come gestirli.

Con l'introduzione da parte della nuova direttiva di un sistema articolato di tutele delle condizioni di lavoro prestato attraverso piattaforme digitali, sarà necessario anche prevedere una serie di controlli e verifiche. Come spiega l’avvocato Andrea Morone, Partner e Co-Head of Employment di Dwf Italy, “il provvedimento asseconda l'esigenza di più elevati standard di tutela per il lavoro mediante piattaforme digitali, facendo principalmente leva su due aspetti: la necessità che i lavoratori siano adeguatamente informati in merito all'uso di sistemi decisionali o di monitoraggio automatizzati, così da rendere il più trasparente possibile l'interazione fra le piattaforme digitali e le prestazioni di lavoro; l'introduzione di una presunzione legale per effetto della quale il lavoro mediante piattaforme digitali è considerato di natura subordinata in presenza di fatti che indicano un potere di controllo o direzione, conformemente al diritto nazionale".

"Premesso che, sussistendone i presupposti, i datori di lavoro potranno comunque dimostrare il contrario, si tratta certo di una novità di non poco conto, costituendo un ribaltamento del principio generale del nostro ordinamento in base al quale l'onere di dimostrare la configurabilità di una situazione di subordinazione incombe sui lavoratori”, avverte.

I controlli richiesti dalla direttiva implicano interventi da parte dei singoli Paesi, come anche l'Italia, sia nell'ambito dei servizi ispettivi sia all'interno delle aziende private. "Dovranno essere formati Ispettori del lavoro - commenta l'avvocato Marco Chiesara, senior partner di Lexellent - che siano esperti di algoritmi e che finiranno per ispezionare le piattaforme digitali restando, probabilmente, seduti alle loro scrivanie. Allo stesso tempo, il processo di 'umanizzazione' delineato dalla nuova disciplina farà sì che le piattaforme digitali dovranno ripensare la loro organizzazione del lavoro. Dovranno infatti, assumere e/o formare del personale che sorvegli i sistemi di decisione automatizzati dell'algoritmo, conformandoli alla disciplina introdotta dalla Direttiva". L'interruzione del rapporto di lavoro tra la piattaforma e il Gig worker non potrà risolversi con una semplice disattivazione dell'account, ma necessiterà di un provvedimento scritto e motivato. Sarà anche necessario ripensare all'informativa sulla privacy delle piattaforme chiamata ad una maggiore chiarezza.

La reale portata della disciplina dipenderà da come i singoli Stati membri la declineranno. La direttiva, infatti, prevede che siano i Paesi dell’Unione europea a introdurla nelle rispettive legislazioni. Ma, come spiega l'avvocato Attilio Pavone, partner di Norton Rose Fulbright, "la scelta di affidare la soluzione ai singoli Stati porrà innanzitutto un problema di uniformità della disciplina giuridica". Gli elementi che faranno presumere la subordinazione in un paese - puntualizza - potrebbero non avere lo stesso valore in un altro, con tutte le possibili distorsioni e disparità di trattamento del caso". Inoltre, la delega ai singoli Stati finisce con il lasciare insoluta una questione teorica ma dagli importanti risvolti pratici: se cioè i rapporti di lavoro della gig economy dovranno essere ritenuti subordinati in base a specifici elementi, in base a un giudizio per così dire empirico, volto a individuare una sorta di subordinazione di tipo economico, oppure se tale scelta debba dipendere dal modo in cui le mansioni siano in concreto svolte, e cioè in sostanza in base al grado di invasività del potere di comando o di direzione del committente.

Nell'attuale legislazione italiana, ad esempio, si prevede che si debbano considerare subordinati i collaboratori coordinati e continuativi che svolgano, anche mediante piattaforme digitali, prestazioni lavorative organizzate dal committente. Ma non si può certo dire che sia immediatamente chiaro cosa ciò significhi in concreto, lasciando quindi significativi margini di incertezza interpretativa anche nel contenzioso giudiziale che si occupa della questione.

Come osserva l'avvocato Andrea Puccio, "in molti attendevano un testo normativo che consentisse di appianare le grandi differenze di tutela che i singoli ordinamenti nazionali apprestano in favore dei lavoratori della Gig economy". "Tali aspettative, tuttavia, sembrano trovare soddisfazione solo parziale. Uno dei principali scopi della direttiva, infatti, doveva essere quello di porre le basi per la regolamentazione delle cosiddette 'zone grigie' che caratterizzano numerosi ordinamenti nazionali, mediante l’individuazione di appositi criteri volti a scongiurare il fittizio inquadramento come lavoratori autonomi di soggetti che, nella sostanza, lavorano con le piattaforme digitali in posizione di subordinazione", conclude. Ma la non omogeneità tra normative nazionali porta con sé il rischio che gli operatori delle piattaforme digitali vadano a privilegiare i propri insediamenti negli Stati membri che si doteranno di una legislazione nazionale meno 'rigida'.

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Lavoro

Maggio, Confsal: “Più dignità, sicurezza, equità e...

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"Presenteremo un ‘Decalogo per la disabilità e la fragilità"’

1 Maggio, Confsal:

“È necessario varare un piano straordinario per la sicurezza sui luoghi lavoro affinché il lavoro sia un progetto di vita e non di morte. C’è bisogno di fare scelte coraggiose e dare attuazione alle proposte Confsal che compongono il decalogo della sicurezza per la prevenzione partecipata”. Così Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale della Confsal-Confederazione Generale Sindacati Autonomi Lavoratori, in occasione della settima edizione della ‘Giornata del Lavoro’ che si è tenuta stamattina a Napoli.

Più dignità al lavoro, più salute e sicurezza, più equità retributiva e più sviluppo e occupazione i temi principali della manifestazione. “L’occupazione giovanile passa attraverso lo sviluppo del Mezzogiorno rendendo urgente un cambio di passo da parte delle amministrazioni dal punto di vista strutturale, procedurale e burocratico per attirare investimenti dal punto di vista sociale-legale”, ha ricordato Margiotta che ha aggiunto: “È necessario creare un fronte comune, affinché i nostri giovani non abbandonino i loro territori e anche le strade della legalità”.

Strettamente legato al tema dello sviluppo occupazionale è quello della formazione - e in particolare del sistema della formazione professionale - che deve essere rivisto ed aggiornato poiché, come ha evidenziato il segretario Confsal “Oltre al capitale finanziario occorre il capitale umano: i giovani devono diventare un fattore di sviluppo acquisendo le competenze che servono al mercato del lavoro, soprattutto nei settori emergenti”.

Focus anche sull’equità retributiva. “Con due contratti innovativi abbiamo recentemente stabilito un minimo tabellare di 9 euro lordi orari in tutti i settori economici del manifatturiero e in tutti i settori del terziario, dimostrando che la minima dignità economica che deve derivare dal lavoro, cioè il cosiddetto salario minimo può essere stabilito con una contrattazione collettiva di qualità senza bisogno della legge”, ha osservato Margiotta.

“Dare dignità al lavoro significa anche dare dignità a quei lavoratori in difficoltà perché fragili o disabili. Fragilità e disabilità non sono la stessa cosa ma hanno in comune uno stato di difficoltà che la società, sorda e insensibile, trasforma in un vero e proprio handicap perché impedisce loro di superarlo. Ecco perché presenteremo un ‘Decalogo per la disabilità e la fragilità’ dal quale deve discendere un protocollo attuativo della normativa sulla disabilità nei luoghi di lavoro, al fine di eliminare ogni discriminazione”, ha aggiunto.

Margiotta ha poi colto l’occasione per ribadire l'impegno di Confsal per le pari opportunità: “La questione sindacale e culturale da affrontare è quella delle pari opportunità di progresso durante la vita lavorativa. La riduzione delle disuguaglianze di genere e la partecipazione delle donne ai ruoli decisionali porterebbe sicuramente benefici non solo in termini di equità ed eguaglianza ma anche di crescita economica e renderebbe l’Italia un Paese competitivo anche a misura di donna. Confsal è impegnata a promuovere modelli organizzativi innovativi che garantiscano a tutti opportunità di crescita e formazione, con orari di lavoro flessibili e l’introduzione di fringe benefit pensati per il benessere del lavoratore e delle lavoratrici”, ha sottolineato il segretario. Un pensiero, infine, al tema della pace: “In questo dilagare di scenari di guerra in tanti parti del mondo occorre ascoltare l’invito del Papa che a parlare non siano più le armi ma la diplomazia e i negoziati affinché si possa di nuovo ascoltare la parola Pace”, ha concluso.

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Lavoro

1 maggio, Margiotta (Confsal): “Occupazione,...

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Così il segretario generale di Confsal aprendo la giornata del lavoro di Confsal in piazza del Plebiscito a Napoli

Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale di Confsal

"Nel contesto attuale, aggravato dalle frequenti morti sul lavoro, dalla disparità retributiva e da una occupazione giovanile che fatica a decollare, il primo maggio assume un valore ancor più denso di significato”. Lo ha dichiarato il segretario generale di Confsal Angelo Raffaele Margiotta, aprendo la giornata del lavoro di Confsal in piazza del Plebiscito a Napoli.

"Da questa piazza e da tutte le piazze delle Regioni d’Italia - ha continuato Margiotta - rivendichiamo con forza il valore e la dignità del lavoro pubblico e privato ribadendo le priorità fondamentali: occupazione giovanile attraverso lo sviluppo del Mezzogiorno; equità retributiva, un piano straordinario per la sicurezza nei luoghi di lavoro".

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Lavoro

Inps: Valeria Vittimberga direttore generale, al via nuovo...

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La Dg sarà a capo di una macchina complessa, pilastro del welfare del Paese

Valeria Vittimberga, direttore generale Inps

Con la nomina di Valeria Vittimberga a direttore generale prende il via definitivamente il nuovo corso dell’Inps presieduto da Gabriele Fava. Valeria Vittimberga, già direttore centrale risorse strumentali e centrale acquisti, fonda le basi della sua azione manageriale su un solido curriculum di studi e su una lunga carriera nei ruoli dirigenziali. La Dg sarà a capo di una macchina complessa, pilastro del welfare del Paese, chiamata ad alimentare e sostenere una rete di protezione sociale fatta di più di 400 prestazioni erogate a 42milioni di cittadini-utenti. Questa nomina avviene in un momento importante, in una fase di ricambio generazionale dell'Istituto e di definizione di nuovi equilibri tra il centro e il territorio. E' quanto annuncia una nota dell'Inps.

“L’Inps è attivamente ingaggiato nell'attuazione del Pnrr ed è protagonista della digitalizzazione della Pa. In questo senso, tra gli indirizzi del mio mandato -ha affermato Valeria Vittimberga- ci saranno la trasparenza e il rigore morale come riferimento di una rinnovata azione amministrativa. Per ampliare ancor più il suo ruolo di presidio di legalità, l’Inps dovrà presentarsi come una casa di vetro, dove proprio la trasparenza nei confronti dei cittadini, degli stakeholder e dell’ecosistema comunicativo non deve essere solo uno slogan o un dettato normativo, ma una prassi interiorizzata”.

Commentando la nomina il presidente Gabriele Fava ha affermato: “La tempestività della decisione tra l’insediamento del nuovo Cda, la proposta del nome del nuovo Direttore generale e l'effettiva nomina rappresenta un segnale forte che vogliamo dare al Paese e di cui ringrazio il ministro Elvira Calderone e il Governo tutto. Ringrazio, inoltre, Antonio Pone (dg facente funzioni) e tutti i dirigenti e funzionari che con spirito di servizio hanno guidato questa delicata fase di passaggio. Con il nuovo assetto organizzativo prende il via quel progetto di Inps su cui il Parlamento mi ha dato fiducia e che ha l’obiettivo di supportare l'evoluzione del nostro sistema di welfare da difensivo a generativo, puntando sulla effettiva centralità delle persone, che sarà connotato da concretezza, efficienza e semplificazione su obiettivi definiti”.

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