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Bruno Ranellucci, Tutor Consulting: “La troppa esperienza...
Bruno Ranellucci, Tutor Consulting: “La troppa esperienza può causare incidenti sul lavoro”
L’amministratore e Ceo della società di consulenza di Nichelino (Torino) analizza i nuovi dati degli infortuni sul posto di lavoro e sottolinea come continui a mancare una vera cultura della sicurezza
Torino, 8 febbraio 2024. Può sembrare paradossale ma spesso è la troppa esperienza a causare gli infortuni sul lavoro. Si conosce il mestiere, si ripetono gli stessi gesti da anni, ogni giorno, e questo può portare a non concentrarsi troppo su quello che si fa, sottovalutando i rischi reali. A dichiararlo è Bruno Ranellucci, Ceo della società di consulenza Tutor Consulting, leader in Piemonte sui temi della formazione e della sicurezza sul lavoro. “E’ facile – sottolinea Ranellucci – che chi ha molta esperienza sia anche portato a pensare che se è andata sempre bene pur adottando comportamenti rischiosi (come la mancanza di protezioni o dpi) andrà sempre bene anche in futuro. Ma questo atteggiamento può essere pericoloso e, a volte, purtroppo pure fatale. Ed è sintomatico di quanto ancora in Italia manchi una vera cultura della sicurezza sul lavoro”
I dati dell’Inail confermano ancora una volta la drammaticità della situazione: fino a settembre 2023 sono stati 761 gli incidenti mortali sul lavoro. Critica la situazione del Piemonte (dove si è verificato il terribile incidente ferroviario di Brandizzo in cui hanno perso la vita 5 operai) che, secondo i dati dell'Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering, ha registrato 75 vittime, più di 6 al mese; nella regione subalpina il rischio di infortunio mortale (33,6 morti per milione di occupati) risulta ben superiore rispetto alla media nazionale pari a 32,3.
Cosa si può fare in concreto sul posto di lavoro per cercare di arginare questa situazione? “Come dico sempre – continua Bruno Ranellucci – si deve agire su più fronti. Oggi esistono normative più restrittive, maggiore potere ispettivo degli enti e un inasprimento delle sanzioni ma i controlli sono ancora pochi e soprattutto è proprio una questione di mentalità e di organizzazione del lavoro. I tempi del lavoro sono sempre troppo serrati; invece prima di cominciare un’attività bisognerebbe avere il tempo per fare il punto sulla sicurezza, motivare i lavoratori così come fa un allenatore con una squadra di calcio prima di cominciare un campionato. Il team di lavoro deve ritrovarsi insieme e adottare strategie comuni. Spesso, al contrario, si è presi da mille altre incombenze e il discorso sicurezza viene tralasciato. Con esiti, come si può vedere, a volte fatali”
Per informazioni e approfondimenti si può consultare il sito https://www.tutorconsulting.it/.
Contatti: https://www.tutorconsulting.it/
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Kaspersky organizza i training di cybersecurity per INTERPOL
Milano, 13 maggio 2024. Kaspersky ha tenuto sessioni di formazione Kaspersky Expert Training per i funzionari delle forze dell'ordine dell'INTERPOL, illustrando nuove strategie di rilevamento e mitigazione delle minacce avanzate per i ricercatori di cybersecurity. Gli esperti del Global Research and Analysis Team (GReAT) e del GERT di Kaspersky hanno fornito training sul reverse engineering e sulla risposta agli incidenti.
Da settembre a dicembre 2023, i funzionari INTERPOL hanno partecipato ai corsi di Reverse Engineering 101, Targeted Malware Reverse Engineering e Windows Incident Response, previsti dall’accordo di cooperazione tra Kaspersky e INTERPOL firmato nel 2019. Inoltre, i corsi online sono stati affiancati da sessioni Q&A dal vivo condotte dagli esperti di GReAT e GERT e hanno previsto anche una formazione nel Virtual Lab di Kaspersky, un ambiente online sicuro creato appositamente per migliorare le competenze pratiche.
Il corso Targeted Malware Reverse Engineering è stato il più apprezzato dagli agenti INTERPOL, che hanno imparato ad analizzare malware reali, a decodificare documenti ed exploit dannosi e a padroneggiare le funzionalità avanzate degli strumenti di reverse engineering. Durante il corso “Reverse Engineering 101”,i partecipanti si sono concentrati soprattutto sulle nozioni di base dei linguaggi assembly e Go, oltre che sulle modalità per effettuare il reverse engineering dei programmi scritti in linguaggio C++ e analizzare da soli un'intera infection chain.
Il corso Windows Incident Response, invece, ha permesso ai dipendenti di INTERPOL di capire come rilevare e rispondere a un incidente, analizzare le macchine vittime e comprendere le varie tecniche di attacco, inclusa la distinzione tra Advanced Persistent Threats (APT) e altre minacce.
“Quando si tratta di combattere il crimine informatico, è importante che il settore pubblico e quello privato lavorino in sinergia, garantendo uno scambio costante di dati e conoscenze sulle minacce. Kaspersky è in prima linea nella lotta alle minacce informatiche e, grazie alla sua telemetria globale, è in grado di scoprirne di nuove più rapidamente, sviluppando tempestivamente strumenti e approcci per rispondere e mitigarle. Crediamo nel potere della condivisione delle conoscenze e della collaborazione: pubblicando le nostre ricerche sulle cyber minacce, condividendo i dati e organizzando sessioni di formazione, insieme ai nostri partner vogliamo creare un mondo più resiliente dal punto di vista informatico", ha dichiarato Yuliya Shlychkova, Vice President, Public Affairs, Kaspersky.
“Partecipare ai programmi di formazione Kaspersky offre opportunità che migliorano in modo sostanziale le capacità dei nostri Paesi membri di indagare sul crimine informatico. I corsi forniti contribuiscono a aumentare le competenze dei nostri dipendenti per l'analisi e la mitigazione delle minacce informatiche. Questa partnership sottolinea ancora una volta l'importanza della collaborazione tra forze dell'ordine e settore privato", ha dichiarato Craig Jones, Director of Cybercrime, INTERPOL.
Dal 2019 i ricercatori di Kaspersky hanno fornito formazione ai funzionari delle forze dell'ordine di INTERPOL; con più di 10 sessioni sulla cybersicurezza per INTERPOL che continueranno nel 2024.
Kaspersky Expert Training è utilizzato da numerose aziende e organizzazioni accademiche per migliorare le proprie competenze nella lotta contro la criminalità informatica. Dall'inizio di questo percorso di training online, gli esperti Kaspersky hanno formato oltre 2.000 specialisti provenienti da 50 Paesi in tutto il mondo. Mettendo a disposizione la loro esperienza attraverso 10 corsi didattici, suddivisi in base al livello di esperienza degli studenti, gli esperti Kaspersky condividono le loro conoscenze su tattiche e strategie avanzate di Reverse Engineering, Threat Hunting, Incident Response e molto altro ancora.
Informazioni su Kaspersky
Kaspersky è un’azienda globale di sicurezza informatica e digital privacy fondata nel 1997. Le profonde competenze in materia di Threat Intelligence e sicurezza si trasformano costantemente in soluzioni e servizi innovativi per proteggere aziende, infrastrutture critiche, governi e utenti in tutto il mondo. Il portfolio completo di sicurezza dell’azienda comprende una protezione leader degli endpoint e diverse soluzioni e servizi di sicurezza specializzati e soluzioni Cyber Immune, per combattere le sofisticate minacce digitali in continua evoluzione. Oltre 400 milioni di utenti sono protetti dalle tecnologie Kaspersky e aiutiamo 220.000 aziende a tenere al sicuro ciò che più conta per loro. Per ulteriori informazioni è possibile consultare https://www.kaspersky.it/
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Calcio e ambiente, con Playing with Corals si formano i...
Con il MaRHE Center dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca alle Maldive e Inter Campus, prende il via un progetto biennale di educazione ambientale rivolto ai ragazzi dai 10 ai 14 anni. Grazie ad attività calcistiche e marine, saranno coinvolti 20 istruttori locali e 200 ragazzi, che costituiranno la nuova generazione di guardiani dei coralli.
Milano, 13 maggio 2024 – Usare il gioco del calcio come leva per l’educazione ambientale. Questa l’idea alla base del progetto “Playing with Corals: football as a gateway toward climate action and marine awareness” coordinato da MaRHE Center – Centro di Ricerca Marina e di Alta Formazione (con sede presso l’atollo di Faafu) diretto dal prof. Paolo Galli e Inter Campus, progetto CSR (Corporate Social Responsability) di FC Internazionale Milano, con il patrocinio UEFA Foundation for Children e il supporto del Ministero dello Sport, Fitness and Recreation e del Ministero dell’Educazione della Repubblica delle Maldive.
Lo scopo del progetto, della durata di due anni, è usare il gioco del calcio come veicolo di consapevolezza ambientale, collegando le attività sportive a quelle marine, per formare una nuova generazione di guardiani dei coralli.
Il progetto, dopo l’accordo stipulato a febbraio 2024, ora entra nel vivo. Lo staff di ricercatori del MaRHE Center, insieme ai tecnici di Inter Campus, formerà 20 educatori locali durante 4 settimane suddivise nell’arco di due anni, la durata totale del progetto.
Durante tutto l'anno, gli istruttori condurranno sessioni settimanali sulle rispettive isole, supervisionate da remoto dal team organizzatore, impegnandosi sia in attività calcistiche che marine, tra cui il ripristino della barriera corallina.
I beneficiari diretti del progetto saranno circa 200 adolescenti e preadolescenti (10-14 anni), maschi e femmine.
«Il progetto Playing with Corals - sottolinea la Professoressa Lucia Visconti Parisio, delegata della Rettrice per lo Sport Universitario di Milano-Bicocca - rappresenta un modello virtuoso di coinvolgimento della comunità dei giovani delle isole maldiviane, dove Bicocca svolge la sua attività di ricerca con il MaRHE Center. Il progetto coniuga attività sportiva per accrescere il benessere psicofisico dei ragazzi e delle ragazze, con l'educazione ambientale creando sinergie positive per la crescita e la consapevolezza dei partecipanti.»
Il team del MaRHE Center, in particolare, si occuperà della formazione dei trainers e dei giovani partecipanti per quanto riguarda l’aspetto della salvaguardia e protezione delle scogliere coralline.
Come spiega Simone Montano, ricercatore di ecologia di Milano-Bicocca e ideatore del progetto: «Verranno trattati argomenti come l’ecologia marina tropicale con approfondimenti sulla biodiversità, servizi ecosistemici e le minacce che mettono in pericolo le scogliere coralline, la tassonomia e l’identificazione dei coralli, fino al concetto di ripristino delle porzioni di scogliera danneggiate tramite la coral restoration.»
Quest’ultimo punto è dedicato nello specifico all’utilizzo di una tecnica particolarmente adatta anche ai più piccoli che sfrutta l’utilizzo di strutture metalliche di piccole dimensioni dove verranno attaccati i coralli. Di questa tecnica si affronteranno gradualmente tutte le fasi, come la costruzione della struttura, la raccolta o frammentazione delle colonie di corallo da utilizzare, il trattamento e la posa delle strutture, l’attaccamento dei frammenti e il loro monitoraggio a lungo termine.
«Il progetto, – prosegue Montano - oltre a permettere il ripristino di diverse centinaia di metri quadri di scogliera, risulta fondamentale per permettere alle nuove generazioni di comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici su ecosistemi tanto fragili quanto importanti, e permettergli di adottare nuove strategie di conservazione che possano garantire alle generazioni future di poter contare sulle risorse che questi habitat sono e forse saranno in grado di fornire.»
Grazie a questo progetto biennale, che coinvolge tutte le 5 isole (Feeali, Bileiydhoo, Magoodhoo, Dharanboodhoo, Nilandhoo) dell'atollo di Faafu, verranno restaurati circa 500 metri quadri a isola, per un totale di 2500 metri quadri di scogliera corallina ricostruita grazie ai bambini.
«Col progetto Inter Campus operiamo da quasi 30 anni nel mondo cercando di mettere lo sport al servizio di una progettualità educativa che accompagni i nostri bimbi nel raggiungimento di obiettivi importanti e formativi - dichiara Carlotta Moratti, Presidentessa di Inter Campus - Con grande felicità e attenzione abbiamo aderito a questa splendida sfida insieme a ottimi compagni di viaggio, come l’Università degli Studi di Milano-Bicocca col MaRHE Center e la UEFA Foundation for Children.»
«La protezione ambientale - prosegue Moratti - è una necessità a cui non possiamo non rispondere. La terra ha bisogno di generazioni che la proteggano meglio di come l’abbiamo trattata noi finora. Investiamo quindi tutte le nostre risorse e attenzioni in questi bimbi, che potranno formarsi una coscienza e un’abilità molto attenta e pratica nel salvaguardare i coralli e l’ambiente di queste splendide isole. Quando parliamo di “Giocare coi Coralli“ assumiamo la stessa prospettiva dei bambini, e per loro giocare è una cosa seria, molto seria. Noi oggi ci mettiamo al loro servizio e li ringraziamo immensamente per ciò che faranno da grandi per le loro isole.»
A supporto delle attività descritte, verrà condotta un’analisi di impatto, frutto del lavoro congiunto tra gli psicologi dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e di Inter Campus, per valutare l’efficacia del progetto rispetto agli obiettivi.
Scarica le foto del progetto alle Maldive
Per maggiori informazioni:
Ufficio stampa Università di Milano-Bicocca
Maria Antonietta Izzinosa 02 6448 6076 – 338 694 0206
Veronica D’Uva 02 6448 6373 – 335 168 5364
Chiara Azimonti 02 6448 6353 – 335 709 8619
ufficio.stampa@unimib.it
Inter Campus
Stefano Capellini cell. 338 5760234
stefano.capellini@inter.it
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Mamma di Falcinelli a Umbria Tag24: “Nessuna mamma merita...
13 maggio 2024. Vlasta Studenicova, la madre di Matteo Falcinelli, lo studente arrestato e picchiato dalla polizia negli USA, è stata intervistata in esclusiva dalla redazione di Umbria Tag24.
“Nessuna mamma al mondo merita di vivere un dolore così straziante come quello che sto provando io da un paio di mesi a questa parte. E tanto più nessuna mai si aspetterebbe di trovarsi coinvolta in una simile vicenda. Si tende sempre a pensare che certe situazioni siano talmente surreali da accadere soltanto nei film. E quando ti colgono da vicino, ti viene a mancare la terra sotto ai piedi.
Non avrei mai immaginato che in un paese civile come gli Stati Uniti, la prima potenza mondiale, potesse verificarsi questo genere di violenza, che ricorda più l’epoca della seconda guerra mondiale che il ventunesimo secolo. Eppure, io e Matteo stiamo ricevendo numerose testimonianze di persone che hanno sperimentato maltrattamenti da parte della polizia americana. Io oggi sto combattendo non solo per mio figlio Matteo, ma per tutte le madri che chiedono giustizia.”
Ufficio stampa