Cronaca
Vittorio Emanuele di Savoia, parla Birgit Hamer: “La...
Vittorio Emanuele di Savoia, parla Birgit Hamer: “La sua morte un sollievo”
La sorella di Dirk Hamer ucciso da un proiettile nel 1978 intervistata dall'Adnkronos: "Da lui mai una parola di pentimento, davanti a Dio non può più mentire"
"Liberazione e sollievo". Quando stamane ha appreso la notizia della morte di Vittorio Emanuele di Savoia, Birgit Hamer ha provato esattamente questo. Intervistata dall'Adnkronos, la sorella di Dirk Hamer - il ragazzo tedesco ferito a morte da un proiettile sull'isola di Cavallo, in Corsica, il 17 agosto 1978 - torna sulla spinosa vicenda giudiziaria che ha visto protagonista l'erede di Umberto II di Savoia, accusato in un primo momento di omicidio volontario e poi prosciolto dalla Camera d'accusa parigina che lo condannò a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo d'arma da fuoco. Una sentenza che Birgit Hamer bolla come "una farsa", una "pagliacciata".
Per la sorella di Dirk Hamer la dipartita di Vittorio Emanuele rappresenta "la fine di un incubo": "In questi anni ho pianto così tanto per mio fratello, ho avuto una vita interiore così disastrosa per via di questa storia, che ho cominciato a fare una 'maratona' di perdono. Oggi non provo più niente nei confronti di questa persona. Oggi mi sento libera". "Sarebbe ipocrita - rimarca Birgit - dire che sono triste. Lo stesso vale per mia sorella, che respira già meglio. Ora Vittorio Emanuele si trova davanti al Giudice Supremo. E lì non si può mentire".
La morte di Dirk ha segnato per sempre la vita di Birgit e della sua famiglia, che si è battuta per cercare la verità: "E' stata una storia di grande impotenza per me. Una tragedia greca. Anzi - prosegue Birgit Hamer - un giornalista una volta usò l'espressione 'tragedia shakespeariana'. Non ti liberi più di un dolore così. Una cosa è il perdono, un'altra cosa è la ricerca della giustizia. Hanno voluto creare una bolla di bugie attorno a questa storia e io non lo accetto".
"E' atroce il modo in cui si sono presi gioco di noi", prosegue la sorella di Hamer, citando la conversazione del 21 giugno 2006, captata da una microspia durante la sua detenzione nel carcere di Potenza, in cui Vittorio Emanuele ammetteva di aver sparato il colpo alla gamba, vantandosi di essere uscito vittorioso dalla vicenda. "Ho deciso di scrivere il mio libro per testimoniare la verità. Non mi sono mai arresa, perché non si può uccidere la verità".
Nel 2023 ha debuttato su Netflix 'Il Principe', la docu-serie sull'omicidio Hamer: "Un eccellente lavoro quello di Beatrice Borromeo - spiega Birgit Hamer - e sono contenta sia uscito quando quella persona era ancora in vita". Quando le viene chiesto se intende dire qualcosa ai parenti di Vittorio Emanuele, Birgit risponde: "Non me la sento di dire nulla a questa famiglia, mi dispiace che questa figura abbia rovinato la vita non solo alla nostra famiglia ma anche alla sua. Mi auguro che si sia pentito prima di morire. Noi non abbiamo mai sentito una sola parola di dispiacere o di pentimento da parte sua. Niente". (di Antonio Atte)
Cronaca
Covid fattore di rischio per Alzheimer, l’analisi
"Va ancora capito se può causarlo o solo accelerarlo", ma gli scienziati suggeriscono "antivirali anche nei casi moderati di infezione"
"L'infezione da Sars-CoV-2 dovrebbe essere considerata un fattore di rischio per l'Alzheimer, anche se la distinzione tra causalità e accelerazione della malattia non è chiara". Va ancora capito, in altre parole, se Covid può causare la demenza oppure velocizzarne la comparsa e l'evoluzione. E' la conclusione a cui sono giunti gli autori di un approfondimento sul virus 'Sars-CoV-2 come causa di neurodegenerazione', pubblicato su 'The Lancet Neurology'.
Gli scienziati partono dal presupposto che "le malattie infettive sono una" possibile "causa di neurodegenerazione" già "stabilita, "benché il pericolo neurologico legato alle infezioni virali sia difficile da quantificare". In generale, sottolineano gli esperti, "finora il rischio cumulativo stimato di demenza dovuta a un ricovero ospedaliero per qualsiasi infezione virale nel corso della vita è di 1,48 (intervallo di confidenza 95% 1,15-1,91)". Riguardo al Covid, "uno studio longitudinale sulle conseguenze dell'infezione da Sars-CoV-2 nei decenni" successivi "non è ovviamente disponibile", considerando che la malattia è 'nata' per quanto si sa nel 2019. Tuttavia, i ricercatori citano degli studi i cui risultati indicano che "Covid-19 può determinare un rischio di demenza superiore rispetto all'influenza" e che, "a breve termine, il rischio di danni neurologici gravi come sequela di Sars-CoV-2 è significativo, guidato da meccanismi vascolari e probabilmente da altri processi complessi" che possono coinvolgere la proteina amiloide. Quella che si accumula nelle placche cerebrali caratteristiche dei malati di Alzheimer.
"Una correlazione diretta tra precedente infezione Sars-CoV-2 e aumento del rischio Alzheimer è stata segnalata" e appare "robusta", proseguono gli autori, però "rimane difficile - puntualizzano - distinguere tra casi di demenza ipoteticamente scatenati o solamente accelerati" da Covid. Alcuni punti chiave dell'analisi vengono evidenziati via social dallo scienziato americano Eric Topol, vice presidente esecutivo Scripps Research, fondatore e direttore Scripps Research Translational Institute, che ne pubblica il testo in chiaro rimarcandone in particolare la chiusa: "La terapia antivirale - ritengono i firmatari dell'articolo - dovrebbe essere presa in considerazione anche per le infezioni da Sars-CoV-2 moderate, per ridurre la gravità dei sintomi e limitare la probabilità di sequele".
Cronaca
Chico Forti trasferito oggi da Rebibbia al carcere di Verona
Rientrato ieri in Italia dopo 24 anni di carcere negli Usa, il 65enne trentino ha lasciato il penitenziario romano
Chico Forti trasferito oggi nel carcere di Verona. Rientrato ieri in Italia dopo 24 anni di carcere negli Usa, il 65enne trentino ha lasciato, a quanto si apprende, il penitenziario romano di Rebibbia per raggiungere Verona su un mezzo della polizia penitenziaria.
Il detenuto è atterrato ieri mattina con volo dell’Aeronautica Militare all'aeroporto militare di Pratica di Mare, dove ha incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lo scorso marzo, in occasione della sua missione negli Stati Uniti, aveva ottenuto il consenso al trasferimento del connazionale ai sensi della Convenzione di Strasburgo. "Chico Forti è tornato in Italia. Fiera del lavoro del Governo italiano. Ci tengo a ringraziare nuovamente la diplomazia italiana e le autorità degli Stati Uniti per la loro collaborazione", ha poi scritto la premier sui social allegando un'immagine dell'incontro.
"Ho sognato ogni giorno questo momento", ha commentato ieri Forti in un'intervista esclusiva al Tg1 al suo arrivo in Italia."Mi sono mantenuto così solo per mia madre, spero di vederla presto e darle un grande abbraccio" ha detto. "Rientrare in Italia per me è un passo positivo, cambia tutto, dal personale, la direttrice, le guardie, i vestiti che indosso, che sono italiani. Vorrei ringraziare tante persone, mio zio, Giorgia Meloni, che è stata fantastica, tutto il governo indipendentemente dalle ideologie politiche mi ha aiutato". Fra le persone che vuole ringraziare, ha sottolineato “non possono non menzionare Andrea, Veronica e Virginia Bocelli perché sono stati incredibili”.
“Per la prima volta non ho un numero, né le manette, è un’altra atmosfera” ha detto. Al conduttore che gli ricorda come si sia sempre dichiarato innocente, risponde: "Certo, è l’unico motivo per cui ho accettato l’estradizione ora, perché all’inizio per avere estradizione dovevo dichiararmi colpevole e non l’avrei mai fatto. E’ contro il mio principio. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, mai mezzo vuoto, sono positivo e sono convinto che il mio futuro a breve sia come io auspico. Accetto questo passo – conclude - so che è un passo obbligatorio”.
Cronaca
Valanga sulle Alpi svizzere, morti 2 scialpinisti lombardi
Le due vittime travolte sul Pigne d'Arolla, tra il Cervino e il Grand Combin
Tragedia sulle Alpi svizzere. Due scialpinisti italiani sono morti travolti da una valanga sul Pigne d'Arolla, tra il Cervino e il Grand Combin. Le due vittime abitavano nella provincia di Lecco.