Cronaca
Tumori e ‘gene Jolie’, i medici:...
Tumori e ‘gene Jolie’, i medici: “Mastectomia preventiva unica scelta plausibile”
La professoressa Salgarello: "La scelta di Angelina Jolie e Bianca Balti ha fatto molto discutere. Eppure è l'unica plausibile. L'alternativa è attendere l'arrivo del tumore"
La prima è stata Angelina Jolie. Qualche anno dopo anche la modella Bianca Balti ha fatto la stessa scelta. Una scelta difficile e coraggiosa. Entrambe hanno deciso di operarsi preventivamente, sottoponendosi a una mastectomia bilaterale, per evitare il cancro. Entrambe avevano la mutazione dei geni Brca1 e Brca2, che predispone, in modo precoce e aggressivo, a un maggior rischio di tumori del seno e dell'ovaio. "La loro scelta, in Italia, ha fatto molto discutere. Eppure è l'unica plausibile. L'alternativa è attendere l'arrivo del tumore", afferma Marzia Salgarello, chirurgo plastico ricostruttivo alla Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e presidente di Beautiful After Breast Cancer (Babc) Italia Onlus.
"Purtroppo alle donne comuni è negata la possibilità della mastectomia bilaterale preventiva - sottolinea - a meno che non siano in grado di sostenerne i costi, ricorrendo all'intervento privatamente. Il Sistema sanitario nazionale, infatti, non inserisce nei Lea questa procedura, nemmeno per le donne con mutazione Brca". Proprio per loro, l'esperta invoca invece "una nuova strategia".
In Italia il cancro della mammella è quello diagnosticato più di frequente. Nel 2020, secondo il Rapporto Aiom-Airtum 'I numeri del cancro 2020', sono stati stimati 54.976 casi nella popolazione femminile, il 30,3% di tutte le forme tumorali. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità il 5-10% dei tumori al seno è ereditario, ovvero legato proprio alla presenza di mutazioni nei geni Brca1 e Brca2, che sono i principali responsabili della predisposizione a sviluppare il cancro. Anche l'uomo può esserne colpito, in particolare in età giovanile, soprattutto per la presenza di Brca2 mutato. In genere, si tratta di tumori aggressivi, che colpiscono i più giovani.
Secondo i dati diffusi da aBRCAdabra - la prima associazione nazionale a sostegno di tutti i portatori di mutazioni genetiche Brca e delle loro famiglie, che si batte affinché il diritto al test genetico venga esteso su tutto il territorio nazionale - in Italia sono in circa 150.000 ad avere queste mutazioni, 1 persona ogni 400, senza distinzione tra uomini, donne, adulti e bambini. Le mutazioni dei geni Brca possono essere trasmesse ai figli, sia maschi sia femmine, con una probabilità del 50% a ogni nuova gravidanza.
Dopo averla scoperta effettuando un test genetico, per chi ha la mutazione dei geni Jolie - come è stata ribattezzata dopo la scelta dell'attrice di fare una mastectomia preventiva e parlarne pubblicamente - le opzioni sono la sorveglianza attiva o, per chi può permetterselo, la chirurgia preventiva. Sorveglianza attiva vuol dire controllarsi costantemente "con mammografia e risonanza magnetica ogni anno ed ecografia ogni 6 mesi", spiega Liliana Barone Adesi, dirigente medico dell'Unità operativa di Chirurgia plastica, Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, e vicepresidente Babc Italia Onlus. L'obiettivo è diagnosticare il cancro più precocemente possibile. Ma "in questo caso la presenza del tumore condizionerebbe comunque la prognosi della paziente e la obbligherebbe alla necessità delle cure oncologiche che sarebbero evitate in caso di chirurgia profilattica", sottolinea. Le donne, rimarcano le esperte, "devono avere questa possibilità. Devono poter scegliere la chirurgia preventiva. Attendere che il cancro arrivi non è una soluzione possibile".
Cronaca
Giulia Cecchettin, omicidio “crudele e...
A sei mesi dall'arresto, arriva l'atto che anticipa la richiesta di processo. La procura di Venezia contesta anche sequestro, occultamento e stalking
Un omicidio crudele e premeditato. Un reato pluriaggravato che, da solo, già può costare l'ergastolo, ma Filippo Turetta, in carcere a Verona per aver ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin, 22 anni, deve difendersi anche dalla contestazione di stalking - novità che insieme alla premeditazione emerge dalla chiusura dell'indagine - e dai reati di sequestro di persona e occultamento di cadavere. A sei mesi dal suo arresto, dopo una fuga di una settimana in Germania, arriva dalla procura l'atto che anticipa la richiesta di processo per il caso che mediaticamente ha segnato un punto di svolta nei racconti di femminicidio.
Dopo la pronuncia del gup, attesa entro l'estate, il processo per l'ex studente che ha confessato il delitto - le accuse impediscono con la recente riforma la possibilità di ricorrere al rito abbreviato - potrebbe iniziare già in autunno. Corposo il fascicolo nelle mani degli inquirenti che sostengono che Giulia sia stata uccisa "con crudeltà ed efferatezza". Aggredita e accoltellata una prima volta a 150 metri dalla sua casa di Vigonovo (Padova), poi nuovamente colpita nell'area industriale di Fossò, quindi caricata in macchina e abbandonata vicino al lago di Barcis. Un delitto "aggravato dalla premeditazione" come dimostra "tutta una serie di modalità e attività" messe in atto dall'ex fidanzato: "la ricerca sul web di luoghi di montagna dove nascondere il cadavere, l'acquisto di cerotti, scotch e corde con cui legarla e di altri strumenti atti al suo disegno, l'acquisto della cartina stradale per la fuga" spiega il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi.
"Nitida volontà di uccidere"
E' sabato 11 novembre del 2023 quando Giulia, che si sarebbe dovuta laureare quattro giorni dopo in Ingegneria biomedica all'Università di Padova, esce in compagnia dell'ex fidanzato e compagno di studi. Una serata trascorsa in un centro commerciale a Marghera, poi la scomparsa e giorni di angoscia per papà Gino, la sorella Elena e il fratello Davide che non hanno mai creduto all'allontanamento volontario. Un'idea che diventa certezza il 18 novembre quando il corpo di Giulia viene trovato senza vita in provincia di Pordenone. Nessuna traccia di Filippo Turetta fino al suo arresto vicino Lipsa, in Germania, dopo una fuga di oltre mille chilometri.
Per il gip di Venezia Benedetta Vitolo, che firma l'ordinanza di custodia cautelare, il 22enne mostra una nitida volontà di uccidere. Nel parcheggio di via Aldo Moro aggredisce e prende a calci Giulia mentre lei invoca 'aiuto' e grida 'mi fai male'. Urla, sentite da un testimone, che allarmano Turetta - probabilmente le tappa la bocca con del nastro adesivo - e che forse cambiano, in parte, i suoi piani. La costringe a risalire in auto fino alla zona industriale, circa quattro chilometri che percorre in una manciata di minuti. La telecamera di un'azienda indica le 23.40 quando inquadra Giulia che scappa. Chi la segue è "più veloce, la raggiunge e la scaraventa a terra" e la giovane "dopo pochi istanti non dà segno di muoversi" scrive il gip. Morirà per lo shock emorragico provocato dal colpo alla testa e dalle coltellate, diverse sul corpo, almeno 25, secondo l'autopsia.
"Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata" le parole di Turetta pronunciate davanti al gip di Venezia, prima di decidere di non rispondere alle domande.
In carcere, prima di un incontro straziante con i genitori, davanti al pm di Venezia Andrea Petroni, cerca di mettere ordine tra fatti ed emozioni alternando parole sussurrate, pause ripetute e silenzi di chi fatica a ricordare o preferisce non indugiare nei particolari sul come e perché ha ucciso Giulia Cecchettin. Assistito dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera per ore - nell'interrogatorio del primo dicembre scorso - cerca le parole giuste, si rintana nei 'non ricordo', s’interrompe, chiede tempo per riprendere fiato e forze, vacilla ma confessa di aver "fatto una cosa orribile", lui incapace di accettare che la "mia Giulia" non fosse più sua.
Cronaca
Maltempo oggi a Milano, allerta meteo arancione in Lombardia
Pioggia al Nord, situazione da monitorare in Veneto e Friuli
Il maltempo non molla, la pioggia continua a dominare il quadro meteo al Nord e in particolare sulla Lombardia e su Milano, dove scatta l'allerta arancione anche oggi 16 maggio 2024 dopo le ultime 24 ore a dir poco complesse, con Seveso e Lambro osservati speciali.
Le prossime ore sono destinate a proporre maltempo diffuso. I temporali dovrebbero colpire in particolare la provincia autonoma di Trento e il Friuli Venezia Giulia. Pioggia, di intensità variabile, anche su Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Particolare attenzione nelle zone alpine e prealpine, dove la pioggia intensa potrebbe lasciare spazio anche alla grandine.
Cosa succede in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia
La Protezione Civile segnala allerta arancione per rischio idraulico nel nodo di Milano. L'allerta temporali, dello stesso livello, scatta in Lombardia nella bassa pianura orientale e nella bassa pianura centro-orientale.
La situazione complessa nella regione è confermata dall'allerta arancione per rischio idrogeologico nelle zone dei laghi e delle Prealpi Varesine, nel Lario e nelle Prealpi occidentali, Nodo Idraulico di Milano.
Lo stesso 'warning' riguarda il Friuli Venezia Giulia e in particolare il bacino dell'Isonzo, la pianura di Udine e Gorizia, il bacino del Livenza e del Lemene. In Veneto, la Protezione civile regionale ha emesso un avviso di criticità idrogeologica ed idraulica valido fino alle ore 14 di venerdì 17 maggio. Oggi, dopo un miglioramento in mattinata, dal pomeriggio si segnala una probabile ripresa dell'instabilità con precipitazioni diffuse e temporali intensi. Confermata l’allerta gialla per tutti i bacini idrografici del Veneto, ad eccezione dell’Alto Piave Bellunese. Previsto l'innalzamento del livello dei principali fiumi, ma senza esondazioni.
Allerta gialla per temporali
Il maltempo diffuso su buona parte del Nord fa scattare l'allerta gialla per temporali in Emilia Romagna (Pianura reggiana, Pianura modenese, Costa ferrarese, Bassa collina piacentino-parmense, Pianura reggiana di Po, Pianura bolognese, Pianura piacentino-parmense, Pianura ferrarese), Friuli Venezia Giulia (Bacino di Levante / Carso, Bacino montano del Tagliamento e del Torre, Bacino dell'Isonzo e Pianura di Udine e Gorizia, Bacino del Livenza e del Lemene), altre zone della Lombardia (Bassa pianura centro-occidentale, Alta pianura orientale, Pianura centrale, Laghi e Prealpi orientali, Bassa pianura occidentale), Marche (Marc-6, Marc-2, Marc-4), Toscana (Etruria, Valdelsa-Valdera, Valdarno Inf., Serchio-Garfagnana-Lima, Arno-Casentino, Serchio-Costa, Arno-Valdarno Sup., Arno-Firenze, Arno-Costa, Bisenzio e Ombrone Pt, Etruria-Costa Nord, Lunigiana, Mugello-Val di Sieve, Reno, Romagna-Toscana, Serchio-Lucca, Versilia, Ombrone Gr-Alto), Trentino Alto Adige (Provincia Autonoma di Trento) e Veneto (Basso Brenta-Bacchiglione e Fratta Gorzone, Livenza, Lemene e Tagliamento, Adige-Garda e monti Lessini, Alto Brenta-Bacchiglione-Alpone, Po, Fissero-Tartaro-Canalbianco e Basso Adige, Piave pedemontano, Basso Piave, Sile e Bacino scolante in laguna).
Cronaca
Obesità, per gli over 40 bisogna cambiare criteri: studio
Il valore di indice di massa corporea (Bmi) non sarebbe appropriato per le modifiche della composizione corporea con l'invecchiamento
Il valore di indice di massa corporea (Bmi) che definisce l'obesità, riconosciuto a livello internazionale, non sarebbe adeguato a stabilire la presenza della malattia negli adulti sopra i 40 anni, per i quali servirebbe stabilire un nuovo limite: 27 kg/m² sarebbe più appropriato rispetto all'attuale soglia Bmi prevista dall'Organizzazione mondiale della sanità, di 30 kg/m². La proposta arriva da uno studio presentato al Congresso europeo sull'obesità (Eco 2024) di Venezia, da ricercatori dell'Università di Roma Tor Vergata, dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dell'Università Araba di Beirut in Libano.
L'identificazione dell'obesità in base alla quantità di grasso corporeo è un metodo considerato accurato, ma l'Oms - ricordano i ricercatori - ricorre a un Bmi di 30 kg/m² come indicatore universale di obesità in uomini e donne bianchi di tutte le età. Tuttavia questo valore potrebbe non essere appropriato con l'avanzare dell'età, tenendo conto dei cambiamenti che si verificano nella composizione corporea con l'invecchiamento, come un aumento del grasso corporeo (con la quantità massima osservata tra i 50 e i 60 anni) e una diminuzione della massa magra (muscoli, che diminuisce di quasi il 5% ogni decennio dopo i 30 anni).
Lo studio
Per testare la validità di questo indice di classificazione dell'obesità negli italiani di mezza età e negli anziani, i ricercatori hanno realizzato uno studio trasversale che ha coinvolto 4.800 adulti (61,5% donne; di età compresa tra 40 e 80 anni) afferenti alla Divisione di Nutrizione clinica del Dipartimento di Biomedicina e prevenzione dell'Università Tor Vergata, escludendo donne incinte, chi assumeva farmaci che influiscono sul peso o sulla composizione corporea, o chi presentava condizioni mediche di base associate alla perdita di peso o gravi disturbi psichiatrici.
I partecipanti sono stati classificati in base agli attuali valori limite del Bmi dell'Oms: 1.087 individui di peso normale (Bmi 18,5-24,99 kg/m²), 1.826 in sovrappeso (25 kg/m²-29,9 kg/m²) e 1.887 con obesità (30 kg/m² e oltre). Sono stati quindi riclassificati in base allo stato di adiposità, in base alla percentuale di grasso corporeo totale misurata utilizzando scansioni di assorbimetria a raggi X, e in base ai punti limite di obesità specifici per età e sesso. I ricercatori hanno quindi valutato la prestazione diagnostica del Bmi nel rilevare l'obesità definita dalla percentuale di grasso corporeo per tutti i partecipanti per età e sesso per trovare la migliore sensibilità e specificità per prevedere l'obesità negli adulti di mezza età e negli anziani. In questo modo, molti partecipanti con un Bmi indicativo di un peso sano sono stati classificati come obesi considerando la percentuale di grasso corporeo.
In definitiva, secondo i criteri dell'Oms, circa il 38% degli uomini e il 41% delle donne avevano un Bmi pari o superiore a 30 kg/m², indicante l'obesità. Tuttavia, se valutati in base alla percentuale di grasso corporeo, circa due terzi degli uomini (71%) e delle donne (64%) sono stati considerati obesi. I ricercatori hanno scoperto che il valore limite del Bmi più appropriato per identificare l'obesità negli adulti di mezza età e negli anziani in base alla percentuale di grasso corporeo era di 27,08 kg/m² nelle donne e di 27,36 kg/m² nei maschi, con un alto grado di precisione (un quasi il 90% di probabilità di rilevare l'obesità). Sorprendentemente, solo il 57% delle donne considerate obese secondo il nuovo limite Bmi (27 kg/m²) è stato classificato correttamente secondo lo standard dell'Oms, quindi circa il 40% delle donne affette da obesità non è stato classificato com tale. Allo stesso modo, circa la metà degli uomini obesi non è stata raggiunta in base all'attuale soglia dell'Oms.
"Se continuiamo a utilizzare lo standard dell'Oms per lo screening dell'obesità - avverte Antonino De Lorenzo, docente di Tor Vergata e coautore dello studio - perderemo molti adulti di mezza età e anziani a rischio di obesità. Stabilire questo nuovo punto limite del Bmi negli ambienti clinici e nelle linee guida sull'obesità sarà vantaggioso per la salute potenziale di milioni di anziani".