Economia
L’intelligenza artificiale secondo Oracle, il Data...
L’intelligenza artificiale secondo Oracle, il Data & AI Forum
L'Ai generativa in tutte le applicazioni del Gruppo. L'impatto sulla società, la Pa e le imprese
Benefici, rischi e opportunità legati all’impiego dell’intelligenza artificiale in qualsiasi settore, che si tratti di organizzazioni pubbliche e private di qualsiasi dimensione, sono stati al centro dell'Oracle Data & AI Forum. Tanti gli spunti emersi durante l'evento, che è stato anche la cornice dell’annuncio dell’integrazione dell’AI generativa in tutto lo stack tecnologico del Gruppo. Le nuove funzionalità di Oracle AI si concentrano "sulla semplificazione della personalizzazione dei modelli con dati rilevanti e proprietari, sull'automazione dell'esecuzione di attività complesse e sulla fornitura di opzioni di protezione per costruire e distribuire applicazioni in modo sicuro e responsabile".
L'annuncio di Oracle, cosa cambia
“Siamo focalizzati sull’usare l’AI per risolvere casi d’uso del mondo reale e abilitarne un’adozione estesa a livello enterprise. Per farlo stiamo inserendo l’AI in tutti i livelli dello stack tecnologico, con l’integrazione dell’AI generativa nelle nostre applicazioni e nel database convergente e con l’offerta di nuovi Large Language Model (LLM) e servizi gestiti; il tutto è supportato da un’infrastruttura AI veloce e competitiva dal punto di vista dei costi”, ha spiegato Greg Pavlick, senior vice president AI and Data Management Oracle Cloud Infrastructure, commentando l'annuncio dato a livello globale. Si tratta di un cambio di prospettiva. “Invece di fornire un insieme di strumenti da assemblare, offriamo una potente suite di servizi di AI generativa pronti all’uso e di funzionalità che si integrano tra loro, per aiutare i clienti a risolvere i loro problemi in modo più rapido e intelligente”. La sfida da cogliere, ha sintetizzato il VP e Country Leader per il cloud tecnologico Oracle Italia Andrea Sinopoli, "è riuscire a sviluppare e a utilizzare tecnologie di generative Ai che siano a supporto dei processi core delle aziende".
L'impatto dell'AI sulla società
Durante la Tavola Rotonda con alcuni autorevoli esponenti del settore pubblico, dall’Università di Torino all’Inail, dal Ministero dell’Economia a Sogei, si è riflettuto sulla risposta collettiva all’introduzione di una tecnologia innovativa. “La risposta della società all’introduzione di una tecnologia innovativa è sempre lenta e il futuro ha contorni inaspettati, non sempre corrispondenti alle nostre previsioni”, ha esordito Paola Pisano, Docente di Economia e Management dell'innovazione all’Università di Torino, e già Ministra per l'Innovazione tecnologica e la Transizione digitale. “Oggi l’intelligenza artificiale ha diverse applicazioni, anche tra le piccole e medie imprese che spesso hanno più difficoltà a innovare. Si passa da quelle più specialistiche, ad esempio quando vi si fa ricorso per aumentare la produttività delegando gli aspetti più noiosi e routinari del proprio lavoro, alle applicazioni in ambito finanziario, farmaceutico e nella pubblica amministrazione. Tra questi, penso all’utilizzo da parte del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per prevedere le possibilità di picchi di violenza in 190 Paesi, con tre mesi di anticipo”.
Le aspettative della Pubblica amministrazione
L’intervento di Stefano Tomasini, Dirigente generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha fatto luce sulle aspettative della PA in merito al ricorso all’intelligenza artificiale: “Da un lato, la sua integrazione nei processi quotidiani rappresenta un’aggiunta di intelligenza a quella umana, non una sostituzione. Dall’altro, i rischi ci sono e sono grandi: tra questi la paura che la Pubblica Amministrazione non sappia sfruttarne a pieno le potenzialità, a discapito di quanto avvenuto in passato per altre tecnologie”. Considerato, dunque, che le tecnologie sono sempre più pervasive all’interno delle organizzazioni, “occorre rendere le amministrazioni più consapevoli delle opportunità che queste offrono. I cambiamenti che ne derivano sono organizzativi: man mano che cresce il livello di sofisticazione, il ricorso alla tecnologia diventa meno evidente. Di pari passo, la consapevolezza dei decisori deve crescere, così da renderli capaci di scegliere quali tecnologie adottare all’interno delle diverse organizzazioni”.
L'approccio etico nel settore pubblico
Maurizio Stumbo, Direttore Soluzioni e Servizi per la Pubblica Amministrazione Centrale di Sogei, si è concentrato sull'aspetto etico della responsabilità nell'utilizzo dell'AI nel settore pubblico. “La Pubblica Amministrazione deve avere per sua natura una sensibilità specifica nell’uso di questi strumenti di supporto – ha sottolineato - avendo a che fare con i dati dei cittadini, da proteggere - prima ancora che da valorizzare”. A questo si lega strettamente il discorso della generazione dei dati, che devono essere governati e certificati con responsabilità (controllo delle fonti e certificazione dei dati lungo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale), perché “una PA non può generare nuove informazioni che potrebbero avere un impatto su un servizio pubblico, senza essere certi della loro qualità e veridicità”.
I servizi agli utenti, la vita amministrativa semplificata
Anna Sappa, Responsabile Architetture e piattaforme dell’Organizzazione digitale di Inail, ha illustrato i progressi finora compiuti dall’Istituto, che non è nuovo al suo utilizzo: “L’intelligenza artificiale è una tecnologia già disponibile sul mercato e capace di rispondere alle nostre necessità, come quella di offrire agli utenti, cittadini e imprese, servizi di sempre maggiore qualità e nel minor tempo possibile e, al contempo, semplificare la ‘vita amministrativa’ all’interno di un ente pubblico”. Guardando al futuro, Sappa ha poi sottolineato: “I terreni in cui sperimentare queste tecnologie sono molteplici e c’è spazio per tutti, anche oltre ad Oracle, IBM e Microsoft, per citare tre grandi nomi con i quali quotidianamente lavoriamo. Il mio auspicio è che la pubblica amministrazione abbia una governance sull’AI e faccia un lavoro di squadra, promuovendo uno sviluppo corale dove in ultima analisi sia il cittadino il principale beneficiario”.
Economia
Detrazione dell’abbonamento ai mezzi di trasporto: come...
Anche le spese sostenute per l’abbonamento ai mezzi di trasporto possono essere portate in detrazione con il modello 730/2024.
Gli abbonamenti per bus, tram, metro e anche per i treni regionali e interregionali consentono di ottenere un rimborso pari al 19%.
Non sempre però sarà possibile ottenere il rimborso dell’intera quota sostenuta, considerando che la detrazione è riconosciuta entro il limite di 250 euro di spesa. Da considerare inoltre il rapporto con il bonus trasporti richiesto nel 2023.
Le istruzioni nel dettaglio.
Detrazione dell’abbonamento ai mezzi pubblici entro il limite di 250 euro di spesa
Il primo aspetto da considerare ai fini della detrazione dell’abbonamento ai mezzi pubblici con il modello 730/2024 riguarda l’importo massimo che è possibile indicare in dichiarazione dei redditi.
Come sopra già evidenziato, la detrazione del 19% spetta per un massimo di 250 euro di spesa, relativamente agli abbonamenti per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale. Il rimborso massimo spettante ammonta quindi a 47,50 euro, e a differenza di altre spese come quelle scolastiche, è da ritenersi come complessivo e cumulativo anche per i costi sostenuti in favore di familiari a carico.
Semplificando, non sarà possibile sommare le spese sostenute qualora superino la soglia di 250 euro e il limite è quindi considerato in relazione alla totalità dei costi sostenuti dal contribuente che presenta il modello 730. Superata la soglia detraibile, la spesa eccedente non potrà essere richiesta a rimborso.
Quali abbonamenti possono essere portati in detrazione con il modello 730/2024
Sul fronte degli abbonamenti detraibili, vi rientrano quelli annuali, mensili o settimanali per il trasporto su autobus, tram, treni o metropolitane. Non sono invece ammessi a rimborso i titoli di viaggio di durata oraria e le carte di trasporto integrate che oltre al trasporto pubblico prevedono la possibilità di fruizione di ulteriori servizi (ad esempio, l’ingresso a musei o teatri).
Ai fini dell’individuazione delle spese detraibili bisognerà inoltre tener presenti i costi sostenuti nel 2023, secondo il criterio di cassa. In pratica, nel modello 730/2024 sarà possibile inserire anche le spese relative ad abbonamenti la cui scadenza è prevista nell’anno in corso, se pagati lo scorso anno.
Il rapporto tra la detrazione IRPEF e il bonus trasporti
In sede di dichiarazione dei redditi sarà importante considerare le regole specifiche per chi, nel corso del 2023, ha avuto accesso al bonus trasporti, il voucher di 60 euro riconosciuto così come la detrazione IRPEF a copertura del servizio di trasporto pubblico.
Le spese già coperte dal bonus trasporti restano indetraibili ma, al contrario, sarà possibile beneficiare del rimborso IRPEF per la quota eccedente.
In pratica il contribuente potrà indicare nel modello 730/2024 esclusivamente la quota di spesa rimasta effettivamente a proprio carico e non rimborsata diversamente.
Le due agevolazioni si cumulano ma non sono sovrapponibili.
Stessa regola anche sul fronte delle spese rimborsate dal datore di lavoro in sostituzione delle retribuzioni premiali e, in tal caso, bisognerà far riferimento agli importi eventualmente indicati nella Certificazione Unica 2024.
I documenti da conservare
Regole specifiche anche sul fronte della documentazione che il contribuente dovrà conservare e consegnare al CAF. Sarà necessario avere a disposizione:
■ il titolo di viaggio (contenente durata dell’abbonamento, ovvero data di partenza e termine di validità). Se l’abbonamento è elettronico bisognerà conservare lo scontrino con le informazioni di cui sopra;
■ in alternativa la ricevuta di pagamento.
Per gli abbonamenti intestati a familiari a carico è inoltre richiesta una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, qualora il documento di spesa non risulti intestato al contribuente che presenta il modello 730.
Economia
La maledizione del Superbonus, impossibili modifiche a...
Approvato al Senato il decreto, pagano banche e imprese del settore edile
Quando una misura economica nasce male, e il Superbonus è forse quella che è nata peggio in assoluto, è difficilissimo anche correggerla. Va fatto per tante ragioni diverse. Per limitare le conseguenze sui conti pubblici, principale preoccupazione del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, per accelerare il percorso di uscita da una distorsione del mercato che non fa bene neanche all'edilizia, per sistemare gli aspetti finanziari legati a un altro mercato, quello della cessione dei crediti.
Ora la maledizione del Superbonus si allunga anche sulle dinamiche politiche e sugli equilibri interni a maggioranza e opposizione. Perché mettere mano ancora alla misura introdotta dal secondo governo Conte vuol dire, necessariamente, andare a toccare interessi di parte che si riferiscono a elettorati diversi. Il dato certo è che non è possibile arrivare a correzioni significative degli effetti 'lunghi' del Superbonus senza prendere decisioni che hanno comunque un costo. Il tema, fortemente politico, è come e dove spostare il costo e come farlo.
Sul piano economico, con una sintesi piuttosto grossolana ma efficace, si possono solo limitare i danni. Un'operazione impossibile da fare a costo zero. Per due ragioni più evidenti di altre. E' fondata la preoccupazione di Giorgetti che deve gestire un bilancio pubblico fortemente gravato dagli effetti contabili della misura. E la strada di diluirne nel tempo l'effetto, spalmando il credito su 10 anni contro i 4 previsti in precedenza, risponde all'esigenza.
E' fondata la preoccupazione delle banche, che vedono un rischio concreto nello stop alla possibilità di usare i crediti generati dai bonus edilizi per compensare contributi Inps e premi Inail previsto con il decreto Superbonus. Anche perché altrettanto fondato è il timore che si possa favorire restrizione del credito per le imprese edili.
Le parole del presidente dell'Abi Antonio Patuelli aiutano a capire la portata del problema. "Le banche sono state il primo acquirente di questi crediti fiscali e quindi sono state prese di sorpresa rispetto a una norma imprevista, imprevedibile che ha anche un effetto retroattivo perché non dice che d'ora in poi chi compra crediti li smaltisce in un periodo più lungo ma dice che quelli già comprati dal primo gennaio prossimo non possono detrarli dalle spese previdenziali e assicurative che riguardano il personale". Il tema è anche regolatorio: "Il problema che abbiamo noi e’ che sia siamo soggetti a regole internazionali, europee e nazionali, siamo vigilati da autorità europee e nazionali, quindi non siamo operatori che posso fare quello che vogliono”, ha spiegato Patuelli.
Come se ne esce? Il decreto approvato con la fiducia al Senato passa ora alla Camera. Difficile ipotizzare che ci possano essere modifiche sostanziali. Si conferma la teoria della 'coperta corta': per migliorare i conti pubblici, pagano le banche e le imprese edili. E' una scelta, se ne potevano fare altre, ma è il costo della maledizione del Superbonus. (Di Fabio Insenga)
Economia
Pil Italia, Ue rivede al rialzo stime crescita: +0,9% nel...
Nel febbraio scorso prevedeva un aumento dello 0,7%
La Commissione Europea rivede al rialzo la previsione di crescita dell'Italia per il 2024. Mentre nel febbraio scorso prevedeva un aumento del Pil dello 0,7%, ora lo stima allo 0,9% quest'anno, analoga a quella che il nostro Paese ha segnato nel 2023. La crescita economica italiana, secondo le previsioni economiche di primavera, dovrebbe accelerare all'1,1% nel 2025. Quanto all'inflazione, in Italia è vista all'1,6% quest'anno e all'1,9% nel 2025.