Cronaca
Ristoratrice morta a Lodi, si indaga su auto e telefono
Pedretti sentita sabato dai carabinieri, autopsia nei prossimi giorni a Pavia. Chiesa gremita per il momento di preghiera
È una doppia indagine quella del nucleo investigativo dei carabinieri di Lodi, che stanno facendo luce sulla morte di Giovanna Pedretti, la titolare della pizzeria ‘Le vignole', trovata senza vita nel Lambro ieri, dopo essere finita alla ribalta delle cronache per il caso della recensione omofoba e contro i disabili. Il primo fascicolo, al momento contro ignoti, e su cui le indagini sono ancora in corso, è stato aperto prima della morte della donna. Istigazione all’odio razziale è l’ipotesi di reato per chi si sarebbe lamentato di essere stato “messo a mangiare di fianco a dei gay e a un ragazzo in carrozzina”.
La titolare della pizzeria sabato - a quanto si apprende - era stata convocata e sentita dai carabinieri, al solo scopo, però, di risalire all’autore della recensione, non per accertarne l’autenticità, che nel frattempo era stata messa in discussione sui social. La donna l’indomani mattina è sparita da casa e, dopo che il marito ha dato l’allarme, nel pomeriggio è stata trovata senza vita sulle rive del Lambro, a poca distanza dall’auto sporca dentro e fuori di sangue. Tutto al momento fa propendere per l’ipotesi del suicidio, ma nessuna pista verrà tralasciata.
La procura ha disposto l’autopsia, che verrà effettuata nei prossimi giorni a Pavia. Approfondimenti tecnici verranno svolti anche su telefono e computer in uso alla donna, mentre sono già stati sentiti familiari e conoscenti per comprendere cosa possa averla eventualmente spinta al gesto estremo.
Chi era Giovanna Pedretti: il suicidio del fratello
Giovanna Pedretti è stata protagonista del caso mediatico legato a una recensione omofoba e contro i disabili lasciata da un cliente e diventata virale. Intorno alla sua risposta e alla veridicità di quella recensione si era scatenata la gogna mediatica, ma dietro a quello che sembra un gesto estremo potrebbero esserci altri motivi. Sui social i commenti hanno continuato a dividersi, anche dopo la morte della donna che gestiva la pizzeria insieme al marito.
"Fatico ancora a credere", "per la Giovanna il suicidio non si poteva proprio ipotizzare". C'è sconcerto intanto a Sant'Angelo Lodigiano. "Era una bravissima persona" è il coro unanime che si alza dagli anziani riuniti al bar del centro. "In un paese piccolo come questo una notizia del genere lascia proprio sconcertati", spiegano. "È vero che il fratello è morto allo stesso modo, ma per la Giovanna il suicidio non si poteva proprio ipotizzare", si mormora.
Incredulità anche di fronte all'ipotesi che la recensione omofoba e contro i disabili che aveva fatto balzare all'onore delle cronache la ristoratrice fosse finta. "Pubblicata per farsi pubblicità? Ma Giovanna e il marito sono persone educatissime", dice una signora di Sant'Angelo Lodigiano. "La gente è solo cattiva", sentenzia un'amica, riferendosi alla gogna mediatica che si è scatenata dopo che sono emersi i dubbi sulla recensione choc.
L'invito a non depositare fiori davanti al ristorante
"Si prega cortesemente di non depositare fiori e oggetti davanti alle vetrine" è il cartello affisso questa mattina sulla saracinesca della pizzeria 'Le vignole' di Sant'Angelo Lodigiana.
Chiesa gremita per Giovanna Pedretti
Era gremita questa sera la chiesa di San Rocco a Sant’Angelo Lodigiano per il momento di preghiera organizzato dalla parrocchia per Giovanna Pedretti. “Era stupenda”, “una bellissima persona” le poche parole che filtrano dai concittadini di Pedretti all’arrivo in chiesa. Molti escono commossi, pochi con voglia di parlare e ai giornalisti assiepati fuori dalla parrocchia chiedono “rispetto e silenzio, perché ormai non c’è più nulla da dire”.
Un’amica della 59enne trovata morta, in lacrime, raccomanda: “Non vi fate ingannare dalle persone che sorridono sempre, che vi abbracciano, perché sono quelle più fragili, quelle che hanno bisogno di essere aiutate. Noi non ci aspettavamo dalla Gio una cosa del genere, era solo una persona stupenda. Non ci sono parole per descriverla, era veramente la bontà fatta persona. C’era per tutti noi”. La sua morte - aggiunge Giusy Devecchi, che insegnava educazione musicale alla 59enne ai tempi della scuola media - “ci ha veramente sconvolto. Giovanna era un punto di riferimento per tutti noi. Abbiamo proprio un vuoto nel cuore”.
Quindi il racconto, con sorrisi che si mescolano alle lacrime, di quando “si andava alla pizzeria e Giovanna faceva battute da morire dal ridere. Aveva un senso dell’umorismo spaventoso, anche se ne ha passate tante”. Devecchi è stata insegnante anche del fratello della vittima, morto suicida qualche anno fa. Un dettaglio che si sente ripetere spesso oggi in paese, mentre l’ipotesi più plausibile al vaglio degli investigatori che indagano sulla morte della ristoratrice è che, come nel caso del fratello, si sia trattato di un gesto estremo. “La pizzeria andava bene, non c’erano problemi. Secondo me, essendosi allargata troppo la cosa, lei non ha retto”, ipotizza l’ex insegnante, che si rifiuta di credere che Pedretti abbia potuto falsificare la recensione omofoba e contro i disabili. “Io, conoscendola, non ci credo, era una ‘pane al pane vino al vino’”, ma - punta il dito - “sono i social che stanno rovinando tutto”. (dall'inviata Alice Bellincioni)
Cronaca
Medicina, cardiologo Gabrielli: “Ancora molto da fare...
Il presidente Fondazione per il tuo Cuore al congresso Anmco, '30% pazienti a rischio sono diabetici, 20% fumatori attivi e 20% obesi'
“Rispetto al passato, un numero maggiore di pazienti viene dimesso vivo dopo il trattamento delle sindromi coronariche acute (Sca) o rivascolarizzazione coronarica ed è esposto a trattamenti di prevenzione secondaria. Recenti dati nazionali mostrano che oltre il 30% dei pazienti ricoverati per un evento atero-trombotico acuto ha un'ulteriore ospedalizzazione nell'anno successivo alla dimissione. In questo contesto, l'adesione alle raccomandazioni delle Linee guida sulle strategie di prevenzione secondaria appare largamente insufficiente". Così all’Adnkronos Salute Domenico Gabrielli, Direttore Uoc Cardiologia e del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare dell'Ospedale San Camillo Forlanini di Roma e presidente della Fondazione Per il tuo Cuore, in occasione del 55esimo congresso nazionale di Anmco, il più importante evento di cardiologia in Italia, a Rimini dal 16 al 18 maggio.
Per Gabrielli "c'è ancora molto lavoro da fare sulla prevenzione cardiovascolare, non solo secondaria. Lo dicono i risultati di un nostro studio". L'esperto snocciola i dati dello studio Bring-Up Prevenzione - presentato oggi al Congresso di Rimini - avviato da Fondazione Per il Tuo Cuore e Anmco, condotto dal 15 settembre 2023 al 29 febbraio 2024 "in 189 ospedali, dei quali il 33% al Sud, il 47,1% al Nord e il 19,8% al Centro, e che ha coinvolto 4790 pazienti over 67".
Bring-Up Prevenzione è uno "studio osservazionale, prospettico e multicentrico – spiega Gabrielli - condotto su un campione ampio e rappresentativo di Centri cardiologici italiani e basato su programmi di tipo educazionale e sulla raccolta dei dati dei pazienti, con l’obiettivo di cercare di ridurre il divario tra ciò che è disponibile e raccomandato e ciò che avviene effettivamente nella pratica clinica”.
Dalla ricerca "emerge che il 55% dei pazienti a rischio cardiovascolare è a target per i valori di Ldl, il cosiddetto 'colesterolo cattivo' (inferiori ai 70 milligrammi per decilitro). Non è tutto: tra i pazienti coinvolti nello studio 30% sono diabetici, 20% fumatori attivi e 20% obesi quindi bisogna fare molto di più per la prevenzione e l'adeguatezza degli stili di vita" conclude.
Cronaca
Roma, notte di paura per madre e figlia: in 3 armati...
I banditi a volto coperto si sono introdotti in un appartamento del quartiere Balduina e hanno costretto la donna ad aprire la cassaforte per poi fuggire con gioielli e argenteria
In tre, a volto coperto e pistola in pugno, nella notte hanno fatto irruzione in una abitazione in via Teodosio Macrobio, in zona Balduina a Roma, sorprendendo madre e figlia all'interno.
Dopo aver rubato l'argenteria in soggiorno, per un valore di 50mila euro, i banditi hanno minacciato la 75enne costringendola ad aprire la cassaforte per rubare i gioielli all'interno per un valore di 50mila euro. Sia la donna che la figlia, 39enne, non sono rimaste ferite e i tre si sono dati alla fuga. Indagano i poliziotti.
Cronaca
Caserta, 16enne accoltellato dal branco fuori scuola: tre...
L'aggressione a Marcianise per motivi passionali, altri due minori erano già stati individuati
Altri tre arresti per l'aggresione subita da un 16enne, accoltellato dal branco all'esterno dalla scuola a Marcianise, in provincia di Caserta, nel corso di una spedizione punitiva per motivi passionali. I Carabinieri del NOR-Sezione Operativa della Compagnia di Marcianise (Caserta), coadiuvati dalla Sezione Operativa della Compagnia di Seregno (Monza e Brianza), nell'ambito delle indagini condotte dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di tre incensurati, ritenuti responsabili di tentato omicidio, lesioni personali e porto di armi od oggetti atti ad offendere, aggravati dalla premeditazione, dai futili motivi, dal numero dei partecipanti e dall'aver determinato a consumare i reati un minore dei 18 anni.
Le condotte contestate venivano consumate durante il primo pomeriggio del 22 novembre 2023, nei pressi dell'Istituto scolastico superiore "G.B. Novelli". In particolare, gli indagati insieme ad altri due correi, già destinatari nell'immediatezza dei fatti di una misura precautelare, per futili motivi legati a un movente passionale, organizzavano e consumavano un'aggressione ai danni di un ragazzo di 16 anni, che veniva colpito con più fendenti, di cui uno alla regione scapolare sinistra, a seguito del quale riceveva una prognosi superiore ai 30 giorni, si legge in una nota a firma del procuratore Pierpaolo Bruni.
Il provvedimento è scaturito da una complessa attività investigativa incentrata su articolate attività tecniche e riscontri tradizionali, che consentivano di accertare indubbi e gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, tradotti presso le Case Circondariali di Santa Maria Capua Vetere e Monza.