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Israele, ancora raid su Gaza. All’Aja si apre...

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Israele, ancora raid su Gaza. All’Aja si apre processo per genocidio

All'Aja si apre processo per genocidio. Quindici morti in due diversi attacchi a Khan Younis, almeno 5 a Rafah. Idf: "Uccisi 10 terroristi di Hamas a Gaza". Netanyahu: "Sudafrica ipocrita"

Raid israeliani a Gaza - (Afp)

 Continuano i raid su Gaza, mentre all'Aja si apre il procedimento per le accuse di genocidio a Gaza mosse contro Israele. Colpita un'auto nel quartiere di al-Manara di Khan Younis nel sud della Striscia, morte otto persone secondo quanto riferisce 'The Times of Israel'. Altri attacchi ci sono stati contro una residenza nella città di Khan Younis, nel sud di Gaza, sette persone sono state uccise e 25 ferite contro. Lo riporta l'agenzia di stampa statale palestinese Wafa. Fonti locali hanno riferito che tra le vittime ci sono donne e bambini. Almeno cinque palestinesi sono stati uccisi in un attacco israeliano invece a Rafah, riporta al Jazeera. Israele ha intensificato i bombardamenti e le incursioni di terra nel centro e nel sud di Gaza, con almeno 147 persone uccise nelle ultime 24 ore.

L’assalto di Israele a Gaza – lanciato in risposta agli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas in cui i militanti hanno ucciso 1.200 persone, principalmente civili, e hanno preso in ostaggio 240 persone – continua dunque a provocare un tributo devastante fra la popolazione civile. Dagli attacchi del 7 ottobre, infatti, secondo il ministero della Sanità di Gaza, Israele ha ucciso più di 23.000 palestinesi nella Striscia e si ritiene che circa il 70% siano donne o bambini. L'agenzia di soccorso palestinese delle Nazioni Unite, Unrwa, ha stimato che 1,9 milioni di persone sono state sfollate internamente a causa della guerra a Gaza – quasi l'85% della popolazione – mentre decine di migliaia di edifici sono stati distrutti.

Netanyahu: "Sudafrica ipocrita"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu accusa il Sudafrica di "rappresentare mostri" e di "accusare Israele di genocidio mentre sta combattendo il genocidio". La denuncia di Pretoria, sostiene il premier israeliano in un video, è la dimostrazione di un "mondo capovolto". Un'organizzazione terroristica, rileva, "compie il peggior crimine contro il popolo ebraico dai tempi dell'Olocausto, e ora arriva qualcuno a difenderlo in nome dell'Olocausto. Che faccia tosta". "L'ipocrisia del Sudafrica grida vendetta", aggiunge Netanyahu secondo quanto riferisce 'The Times of Israel'. "Dov'eravate Sudafrica quando milioni di persone sono state uccise o sfollate dalle loro case in Siria e Yemen, e da chi? Dai partner di Hamas". Netanyahu dice con aria di sfida che Israele "continuerà a combattere i terroristi... fino alla vittoria totale. Continueremo a respingere le menzogne, continueremo a proteggere il nostro giusto diritto a difenderci e a garantire il nostro futuro", dice il premier israeliano.

Tel Aviv: "Sventato attentato Isis, arrestati 2 palestinesi"

La polizia israeliana e lo Shin Bet hanno riferito oggi di aver sventato attentati contro le forze di sicurezza ispirati dall'Isis, lo Stato Islamico, dopo aver arrestato due palestinesi di Gerusalemme est a dicembre. Di 21 e 23 anni, "i terroristi pianificavano di preparare ordigni esplosivi e prendere di mira le forze di sicurezza", secondo quanto si legge in una nota congiunta della polizia e dello Shin Beth, il servizio di sicurezza interna.

Sono pochi i palestinesi che si sono uniti all'Isis, ma i due arrestati, spiega la nota, "hanno sostenuto l'ideologia di Daesh e hanno condiviso su Internet e tramite Telegram molti contenuti prodotti dal gruppo all'estero". I due hanno anche consultato siti che fornivano informazioni su come fabbricare bombe.

Idf: "Uccisi 10 terroristi di Hamas a Gaza"

L'aeronautica israeliana afferma di aver ucciso tre terroristi di Hamas mentre emergevano da un tunnel nel campo profughi di Maghazi, nel centro di Gaza. Un aereo dell'Idf ha ucciso anche tre uomini che uscivano da un edificio nel sud di Khan Younis dove sono state trovate delle armi. Altri due uomini sono stati colpiti mentre entravano nello stesso edificio, mentre altri due sono stati uccisi mentre piazzavano una bomba, si legge in un post dell'esercito su X.

Gli attacchi sempre più intensi di Israele al centro di Gaza e a Khan Younis, nel sud, stanno causando “vittime in rapido aumento”, ha detto l'Onu, aggiungendo che i bombardamenti stanno “avendo conseguenze devastanti per decine di migliaia di civili”.

L'Idf ha inoltre divulgato un nuovo video in cui compare un tunnel usato da Hamas a Khan Yunis e in cui le Forze di difesa israeliane ritengono siano stati tenuti gli ostaggi. Il tunnel è stato localizzato dalle forze speciali ed è collegato a un'ampia rete sotterranea. "Dopo averlo esaminato, abbiamo potuto affermare che ostaggi israeliani si trovavano al suo interno", ha reso noto l'Idf. Secondo le forze israeliane, nella sola area di Khan Yunis i militari hanno finora individuato oltre 300 pozzi di ingresso ai tunnel. Oltre cento gallerie sotterranee sono state finora distrutte o rese non operative.

Ok Consiglio sicurezza Onu a risoluzione condanna Houthi: stop attacchi

Con 11 voti a favore e 4 astenuti, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha nel frattempo adottato una risoluzione che condanna e chiede lo stop immediato degli attacchi condotti dagli Houthi contro le navi nel Mar Rosso. La risoluzione 2722 chiede anche che sia rilasciata la nave MV Galaxy leader ed il suo equipaggio, sequestrati nelle settimane scorse dai ribelli yemeniti sostenuti dall'Iran.

Gli Stati Uniti affermano che gli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno effettuato 26 attacchi contro navi commerciali nel Mar Rosso da quando hanno requisito la Galaxy Leader e il suo equipaggio di 25 persone il 19 novembre. La risoluzione sottolinea il diritto degli Stati membri delle Nazioni Unite, in conformità con il diritto internazionale, “di difendere le proprie navi dagli attacchi, compresi quelli che minano i diritti e le libertà di navigazione”.

Houthi all'Onu: "Usa e Israele violano la legge internazionale a Gaza"

Il capo del comitato rivoluzionario supremo Houthi dello Yemen ha risposto dal canto suo alla risoluzione accusando gli Stati Uniti di “violare il diritto internazionale” sostenendo la guerra di Israele a Gaza. In un post sui social media, Mohammed Ali al-Houthi ha anche affermato che Israele deve “fermare immediatamente tutti gli attacchi che ostacolano la vita a Gaza” e ha affermato che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe garantire che milioni di palestinesi a Gaza siano liberati dalla “guerra israeliana e dall'assedio americano” del territorio.

L'assedio militare di Israele è un' “arma mortale” che ha trasformato il territorio palestinese nella “più grande prigione in cui viene praticata la punizione penale collettiva”, ha detto al-Houthi. “Ciò che stanno facendo le forze armate yemenite rientra nel quadro della legittima difesa”, ha affermato. "La decisione adottata sulla sicurezza della navigazione nel Mar Rosso è un gioco politico e sono gli Stati Uniti a violare il diritto internazionale", ha aggiunto. Gli Houthi hanno lanciato numerosi attacchi missilistici e droni contro navi nel Mar Rosso.

Israele accusato di genocidio a Gaza, udienza davanti a Corte dell'Aja

E intanto oggi inizierà all'Aja il processo per stabilire se la guerra israeliana a Gaza sia un genocidio. La Corte internazionale di giustizia esaminerà la denuncia del Sudafrica che chiede "misure provvisorie" urgenti. La Cpi esaminerà le argomentazioni secondo cui Israele starebbe commettendo un genocidio nella Striscia dopo la richiesta del Sudafrica, che ha portato il caso alla Corte Internazionale chiedendo al tribunale delle Nazioni Unite di agire urgentemente “per proteggere da ulteriori, gravi e irreparabili danni ai diritti del popolo palestinese derivanti dalla convenzione sul genocidio, che continua ad essere violata impunemente”.

I casi di genocidio, notoriamente difficili da dimostrare, possono richiedere anni per essere risolti, ma il Sud Africa chiede alla corte di attuare rapidamente “misure provvisorie” e di “ordinare a Israele di cessare di uccidere e di causare gravi danni mentali e fisici al popolo palestinese a Gaza”. La dichiarazione afferma inoltre che Israele dovrebbe cessare di infliggere deliberatamente condizioni calcolate per provocare la distruzione dei palestinesi come gruppo, ricevere l’ordine di prevenire e punire l’incitamento al genocidio e fermare le restrizioni sugli aiuti e le direttive di evacuazione.

Quando è stata presentata la richiesta, Israele ha reagito definendola “priva di fondamento” e una “diffamazione”. Tel Aviv afferma di agire per legittima difesa, per proteggere gli israeliani, distruggendo Hamas. Il più grande sostenitore del paese, gli Stati Uniti, ha liquidato il caso definendolo “privo di merito”. Prima del caso, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicato un video in cui affermava che Israele stava combattendo Hamas, non la popolazione palestinese, e stava agendo nel pieno rispetto del diritto internazionale. “Israele non ha intenzione di occupare permanentemente Gaza o di sfollare la sua popolazione civile”, ha detto il premier.

La distruzione delle case a Gaza sono prova di genocidio. Lo ha affermato Balakrishnan Rajagopal, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all'alloggio, aggiungendo che circa il 56% delle case a Gaza sono state distrutte o danneggiate. Gli Stati Uniti dal canto loro non vedono invece "alcun atto che costituisca un genocidio" a Gaza.

Ambasciata di Israele: "Assurde le accuse di genocidio"

"Le accuse di genocidio contro Israele sono assurde", oggi all'Aja "è un giorno triste, non solo per Israele, ma anche per quanti hanno a cuore il sistema della giustizia internazionale". Lo dice all'Adnkronos l'ambasciatore israeliano a Roma, Alon Bar, commentando il processo per genocidio intentato dal Sudafrica contro Israele, davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aja. "Il termine genocidio è completamente sbagliato e non riflette quello che Israele sta facendo. E' un tentativo di demonizzare Israele e di negargli il diritto di difendersi", afferma il diplomatico, sottolineando come il Sudafrica chieda un cessate il fuoco "fin dal primo giorno", senza menzionare in alcun modo la questione degli ostaggi.

Oggi è un giorno triste", si usa contro Israele la terminologia de genocidio che fu coniata "come reazione internazionale all'Olocausto degli ebrei". E lo si fa "per rendere impossibile a Israele di difendersi da un attacco terroristico venuto da Gaza", afferma Bar, ricordando che Hamas ha detto più volte di essere pronto a ripetere le violenze del 7 ottobre. Parlare di genocidio "è uno sforzo assurdo di politicizzare una convenzione internazionale molto importante e di usarla contro Israele per evitare la capacità israeliana di difendersi. E' triste e terribile", rimarca l'ambasciatore.

"Noi combattiamo Hamas per rendere sicuri i nostri cittadini. E' Hamas che uccide i civili e usa i civili come scudi umani, sono responsabili della situazione a Gaza. Il nostro obiettivo, come ha detto il premier Benyamin Netanyahu, è proteggere Israele e combattere Hamas per evitare un futuro attacco contro i civili israeliani", puntualizza l'ambasciatore. Che ci tiene a sottolineare come la richiesta sudafricana di cessate il fuoco "non menzioni la questione degli ostaggi", il cui sequestro rappresenta "un crimine contro l'umanità". "Un cessate il fuoco c'è stato quando sono stati rilasciati degli ostaggi, noi ci aspettiamo che vi sia una forte richiesta della comunità internazionale per il loro rilascio. Se in passato Hamas ha accettato la liberazione di ostaggi in cambio del cessate il fuoco è a causa dell'operazione militare israeliana. Per noi il rilascio degli ostaggi è una parte importante di ogni richiesta di cessate il fuoco", insiste Bar.

Quanto alla missione in Medio Oriente del segretario di Stato americano Antony Blinken e le richieste di Washington di maggior tutela dei civili palestinesi a Gaza, l'ambasciatore sottolinea che Israele "ritiene di fare tutto quello è possibile" per evitare vittime civili. "Noi - aggiunge - non poniamo nessun ostacolo all'ingresso a Gaza di aiuti umanitari dell'Onu e della comunità internazionale. Dobbiamo solo essere sicuri che non contengano armi e esplosivi. Cerchiamo di facilitare l'arrivo di ogni aiuto, cibo, medicine, acqua. Cerchiamo di coordinarci con gli Stati Uniti per poter migliorare l'arrivo degli aiuti e aumentare l'efficenza dell'Onu" per la loro distribuzione.

"Noi apprezziamo molto lo sforzo americano, sia per creare le condizioni per un cessate il fuoco che per evitare l'espansione del conflitto. Per noi le condizioni di un cessate il fuoco sono che non ci sia più una minaccia di Hamas ai cittadini israeliani - spiega Bar - Riceviamo continui attacchi da Libano, Siria e Yemen. Vorremmo evitare una escalation ma dobbiamo essere certi che gli abitanti del nord Israele possano tornare a casa in sicurezza".

"Anche la questione di come sarà Gaza dopo la guerra è importante", nota l'ambasciatore, ma per ora ogni giorno continuano "ad arrivare razzi contro la popolazione israeliana e nella Striscia di Gaza Hamas ha ancora capacità militare di minacciare Israele. Dobbiamo discutere il futuro di Gaza ma ci sono anche sfide per il presente".

Usa: "Infondate le accuse del Sudafrica a Israele"

"Noi abbiamo detto più volte che questo caso non è valido, non sono fondate le accuse di genocidio ad Israele"ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, rispondendo ad una domanda sul caso che si è aperto alla Corte di Giustizia Internazionale. "Non sono parole che devono essere usate alla leggera - ha aggiunto - e certamente non crediamo che siano applicabili a queste situazione".

Israele: "Cpi non riuscirà a ordinare cessazione combattimenti a Gaza"

La Corte penale internazionale non riuscirà a ordinare la cessazione dei combattimenti a Gaza. Lo hanno detto funzionari del ministero della Giustizia israeliano al quotidiano Haaretz, secondo cui la Cpi si limiterà a emetterà ingiunzioni contro Israele. Le ingiunzioni potrebbero includere la richiesta a Tel Aviv di consentire l’ingresso di maggiori aiuti umanitari nell’enclave assediata e di consentire ai palestinesi di tornare nel nord di Gaza.

Ex generale Idf: "Israele dovrebbe restare a Gaza almeno due anni"

Amir Avivi, un generale di brigata in pensione, ha detto che gli attacchi militari israeliani a Gaza finirebbero con un fallimento se le forze israeliane si ritirassero prima di eliminare completamente Hamas. "Per smantellare Hamas a Gaza e distruggere tutte le infrastrutture terroristiche dell'organizzazione, abbiamo bisogno di restare a Gaza per un periodo di almeno due anni", ha detto Avivi al quotidiano israeliano Maariv. “Lo Stato di Israele non può uscire nuovamente da Gaza”, ha detto Avivi. “Se ci fosse un altro disimpegno, allora cosa avremmo ottenuto? Perché abbiamo combattuto fino ad ora se non abbiamo smantellato Hamas dall’interno?” L’ex ufficiale militare ha aggiunto che Israele dovrebbe mantenere il controllo di sicurezza a lungo termine su Gaza così come fa in Cisgiordania.

"Nuova iniziativa Egitto per scambio prigionieri"

L’Egitto starebbe "organizzando con i mediatori (Usa, Qatar, ndr) per rinegoziare un accordo di scambio" di ostaggi israeliani a Gaza con prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Lo riferisce al-Arabiya citando fonti proprie. Secondo l’emittente panaraba di proprietà saudita l’intento del Cairo è di “organizzare nuovi incontri tra le fazioni palestinesi per discutere meccanismi di negoziazione” al fine “apportare cambiamenti radicali alla sua vecchia iniziativa per raggiungere intese su Gaza”.

Hamas: "Distrutte 308 moschee nella Striscia di Gaza"

Nei raid aerei israeliani sferrati sulla Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre sono state distrutte 380 moschee. Lo riferisce l'ufficio stampa di Hamas spiegando in un comunicato che "i bombardamenti e la distruzione di moschee ha portato alla scomparsa del richiamo alla preghiera in decine di quartieri in tutta la Striscia di Gaza, nonché all'interruzione del suono delle campane delle chiese". Anche tre chiese sono state distrutte dagli attacchi dell'esercito israeliano, ha aggiunto la nota.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Esteri

Ilaria Salis ai domiciliari, da cauzione e braccialetto...

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L'insegnante 39enne in carcere a Budapest dall'11 febbraio 2023. Oggi accolta la richiesta per i domiciliari

Ilaria Salis in tribunale a Budapest - Afp

E' scarno ma preciso il documento con cui il tribunale ungherese di seconda istanza, con la decisione di oggi, accoglie la richiesta di domiciliari e della cauzione nei confronti di Ilaria Salis, la 39enne insegnante in carcere dall'11 febbraio del 2023 con l'accusa di aver aggredito tre persone nel corso di una manifestazione neonazista a Budapest.

Imputata nel procedimento iniziato lo scorso 28 marzo davanti ai giudici di Budapest - l'atto stabilisce che la sua detenzione in carcere "terminerà con il pagamento della cauzione al tribunale distrettuale di Elsofoku", cauzione il cui importo va saldato "da oggi entro un mese" e "ordina la sorveglianza speciale fino alla pronuncia finale". In regime di domiciliari Ilaria Salis potrà lasciare l'abitazione "solo con il permesso del tribunale", inoltre "sarà controllata con un dispositivo" ossia il braccialetto elettronico.

A Salis, candidata alle prossime elezioni europee 2024 con Avs, il tribunale ungherese ha concesso di lasciare il carcere di Budapest dove è detenuta da circa un anno "solo dopo il pagamento della cauzione", pari a 40 mila euro, precisa l'avvocato Mauro Straini. Il legale assiste Salis insieme al collega Eugenio Losco.

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Esteri

Georgia, Mikhelidze: “Prossime settimane delicate, in...

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L'analista dello Iai: "Si lavora dietro le quinte a compromesso, ma non è scontato comportamento razionale del partito di maggioranza"

Nona Mikhelidze (Iai)

Le prossime settimane in Georgia saranno delicate. Come lo erano state in Ucraina nel 2013, quando in discussione c'era la firma dell'Accordo di associazione con l'Unione Europea. Le motivazioni dei manifestanti che protestano contro il provvedimento 'russo' approvato lunedì dal Parlamento a Tbilisi "sono due, difendere le libertà civili e un futuro europeo", così come due sono gli obiettivi di chi lo propone, reprimere la società civile e allontanare la Georgia dall'Ue. Le proteste, "senza precedenti", sono trasversali anche per età ma "in prima linea c'è la generazione Z, che non ha vissuto le guerre dei primi anni Novanta (la guerra civile a Tbilisi, l'Ossezia del sud e poi l'Abkhazia), il crollo dell'Unione sovietica e delle conseguenze economiche che ha portato", spiega in una intervista all'Adnkronos Nona Mikhelidze, responsabile di ricerca all'Istituto affari internazionali di Roma, sottolineando che, per la prima volta, nella lunga storia di proteste di piazza della Georgia, non c'è un leader politico a guidarle e non è presente la geopolitica.

In piazza ci "sono giovani liberi, aperti, cosmopoliti. Non capiscono una parola di russo, ma parlano perfettamente l'inglese, si informano sui media internazionali e sono senza riferimenti politici". "E' stata una sorpresa anche per noi georgiani: non ci eravamo resi conto che i ragazzi nati all'inizio degli anni Duemila fossero cresciuti così liberi, che avessero sviluppato un nazionalismo civico, privo della componente etnica che aveva invece negli anni Novanta", aggiunge Mikhelidze, sottolineando il carattere comunque difensivo del nazionalismo in un Paese come la Georgia, data la vicinanza della Russia.

"Io stessa che, da studentessa, avevo partecipato alla Rivoluzione delle rose del 2003 (contro l'allora Presidente Eduard Shevardnadze, ndr) non avevo mai visto nulla di simile, per i numeri e l'età dei partecipanti, l'inclusione, in tutti i sensi, le posizioni aperte su questioni Lgbtq, la parità di genere, la presenza in piazza di minoranze etniche, disabili, slogan in favore del diritto all'istruzione per tutti", quindi valori europei. "L'Europa non è solo una scelta di politica estera, ma un modo di vivere, è come sono i ragazzi che protestano, come se questo modo di vivere europeo facesse parte della loro identità, e non si inserisse solo nella banale geopolitica", sottolinea l'analista. "Non tutto si inserisce in ideologia di destra o di sinistra, pro Putin o pro Biden", aggiunge, citando l'esempio degli avvenimento in Ucraina fra il 2013 e il 2014.

In queste ore, racconta Mikhelidze, è in atto "la diplomazia persuasiva" di Ue e Stati Uniti. Loro rappresentanti stanno lavorando a Tbilisi per trovare un compromesso, che riesca anche a salvare la faccia del partito al potere in vista delle elezioni, vale a dire, per fare in modo che, dopo che la presidente Salomé Zourabichvili avrà espresso il suo veto, come aveva anticipato di voler fare, con articolate motivazioni e proposte di cambiamento, come previsto dalla legge, il partito del Sogno georgiano di maggioranza, invece che fissare un voto per superare il veto - avrebbe la maggioranza necessaria per farlo - potrebbe avviare una riflessione sulle correzioni proposte che non si concluderà prima dello scioglimento del Parlamento a fine legislatura, per le elezioni di ottobre. In tal modo, non potranno non ritirare il provvedimento e allo stesso tempo dimostrare rispetto per la democrazia e il parere della Presidente. Ma "non è detto" che il partito di maggioranza si comporti secondo quella che appare come la modalità più razionale per uscire dalla crisi. Sono "mesi delicati", come lo erano stati quelli successivi alla definizione dell'accordo di associazione dell'Ucraina all'Ue nel 2013, con la repentina marcia indietro di Viktor Yanukovich e la successiva protesta spontanea dell'Euromaidan.

Zourabichvili ha due settimane di tempo per esercitare il suo veto, evidenzia Mikhelidze. Probabilmente aspetterà il parere della Commissione di Venezia (del Consiglio d'Europa, ndr) atteso per l'inizio della prossima settimana, per incorporarlo nelle sue motivazioni. Le è infatti richiesta una spiegazione articolata. "Il Parlamento allora potrà decidere se accogliere nel loro insieme le motivazioni della Presidente o se respingerla in blocco", non ha altre possibilità. Sogno georgiano, che aveva già proposto il provvedimento una prima volta, ha i numeri per poter superare il veto, ma non è detto che lo faccia. Non può però neanche ritirarlo, dopo aver concluso la terza lettura. "Significherebbe perdere la faccia di fronte all'elettorato, ammettere debolezza. Mancano solo cinque mesi alle elezioni. Nessuno ha voglia di forzare la mano più di tanto. Anche i manifestanti fino a lunedì chiedevano solo il ritiro del provvedimento. E' stato solo in seguito al voto che hanno iniziato a esprimersi per le dimissioni del governo", sostiene.

La legge è una versione più dura (include anche i media, oltre che le ong) di quella introdotta da Vladimir Putin in Russia nel 2012, inasprita da allora, passo dopo passo, per rendere più difficile la vita quotidiana alla società civile, dall'accendere un mutuo a votare. "Una volta adottata, una legge come questa, il danno è fatto. I cambiamenti poi arrivano poi piano piano", denuncia l'analista.

Il prossimo dicembre, per poter raccomandare al Consiglio europeo il via libera all'avvio dei negoziati per l'adesione della Georgia, la Commissione dovrà valutare le 12 condizioni presentate a Tbilisi lo scorso anno, quando è stato assegnato lo status di Paese candidato all'adesione. Si tratta - precisa Mikhelidze - di richieste per rafforzare la democrazia, migliorare il sistema giudiziario, aumentare il coinvolgimento della società civile e il ruolo delle ong, per rendere la società più solida, garantire la libertà dei mass media. "Alcune di queste condizioni sono violate direttamente (dalla legge approvata dal Parlamento lunedì, ndr) altre nello spirito". Se la legge sarà approvata, "di certo il negoziato per l'adesione non partirà. Potranno congelare il processo o ritirare lo status di Paese candidato".

Chi sta guardando in queste ore quello che accade in Georgia "può cogliere l'occasione per fare un esame di coscienza, per pensare a come era stata descritta Euromaidan", la piazza ucraina che aveva come unica richiesta quella, rivolta a Yanukovich, di firmare l'accordo di associazione all'Ue. Nessun partito a coordinare le proteste, così come ora a Tbilisi, dove "sul palco salgono rappresentanti della società civile, cantanti, poeti, scrittori".

L'Ucraina ha tradizionalmente la capacità di trasformarsi senza un leader - e in questo senso non è un leader taumaturgico Volodymir Zelensky, la resilienza dimostrata dagli ucraini avviene a livello di comunità, anche in seguito grazie alla legge sulla decentralizzazione. L'Ucraina era più avanti della Georgia che è invece sempre stata associata a leader che ha demolito, dal primo Presidente eletto, a Shevadnadze, a Mikhail Saakashvili, che ha perso le elezioni nel 2012. "C'era sempre stata l'idea che servisse un leader. La piazza di questi giorni sta dimostrando che il Paese sta superando questa abitudine".

Ma Sogno georgiano è davvero un partito filo russo? "E' stata una operazione di soft power di Mosca eccezionale. Il partito per riavvicinare il Paese alla Russia. A Mosca hanno capito perfettamente che con posizioni esplicitamente filo russe non avrebbero vinto. Quello che era da prendere con un conflitto armato lo hanno fatto nel 2008, con la scusa di difendere le minoranze russe. Altre minoranze russe, non c'erano. Il Paese non avrebbe potuto essere invaso nuovamente. La narrazione filo russa non poteva più funzionare in Georgia ed ecco che arriva questo partito apertamente filo europeo", riassume Mikhelidze, ricordando tuttavia che, anche se sono stati loro a firmare l'accordo di associazione con l'Ue nel 2013 e la liberalizzazione dei visti con l'Ue nel 2017, hanno anche rafforzato la presenza della Russia nell'economia del Paese, la sua dipendenza economica da Mosca, aumentato l'interscambio, riammesso i media della propaganda russa, ripristinato i collegamenti aerei diretti.

"'Ci accusate di essere filo russi, noi abbiamo portato il Paese allo status di candidato all'adesione, siamo avanzati nel processo di integrazione', dicono. Ma la Russia aveva chiuso un occhio anche con Yanukovich, che con l'Ue aveva potuto negoziare quattro anni. Fino agli ultimi mesi del 2013, a qualche settimana prima della firma. Ecco perché quello che accade ora a Tbilisi è così importante. Perché lo sarà nelle prossime settimane e mesi", conclude.

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Esteri

Europee 2024, voto con seggio-mobile per Ilaria Salis dai...

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Lo apprende l'Adnkronos da fonti informate

Ilaria Salis

Ilaria Salis, per la quale il Tribunale del riesame ungherese ha stabilito i domiciliari, potrà votare alle prossime elezioni Europee. Lo ha confermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con i giornalisti in Transatlantico. Per l'attivista e insegnante - a quanto apprende l'Adnkronos da fonti informate - un'ipotesi potrebbe essere quella di avvalersi di un 'seggio mobile'. Un addetto del consolato italiano si recherebbe, con tutte le notifiche e le autorizzazioni del caso, presso l'abitazione dove Salis sconterà i domiciliari. La stessa modalità di voto era tra le opzioni vagliate qualora l'insegnante, candidata alle Europee con Avs e arrestata per l'aggressione a Budapest di militanti di estrema destra, non fosse stata scarcerata.

La regola generale, stabilita dalla legge che in Italia disciplina le Europee, consente di votare agli italiani che temporaneamente si trovano in un Paese Ue per motivi di lavoro e studio e che, tuttavia, abbiano presentato apposita istanza al Comune, per il tramite dell'ufficio consolare competente per il territorio di temporanea residenza, entro l'80mo giorno antecedente le votazioni in Italia. Fonti informate spiegano che per la Salis servirebbe derogare alla regola, resta però da chiarire come oltrepassare il limite degli 80 giorni.

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Esteri4 ore ago

Attentato a Robert Fico, il premier slovacco ferito ad...

Contro di lui sparati quattro colpi, arrestato l'attentatore Robert fico, premier della Slovacchia è stato ferito in un attentato ad...