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Salute e Benessere

Ucb, dati positivi bimekizumab a 5 anni contro spondilite...

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Ucb, dati positivi bimekizumab a 5 anni contro spondilite anchilosante

Migliorano sintomi e qualità della vita con profilo sicurezza costante

Ucb, dati positivi bimekizumab a 5 anni contro spondilite anchilosante

I pazienti affetti da spondilite anchilosante, nota anche come spondiloartrite assiale radiografica (r-axSpA), trattati con bimekizumab, un inibitore di IL-17A e IL-17F, hanno mostrato miglioramenti sostenuti in termini di segni, sintomi, attività di malattia, funzionalità fisica e qualità della vita correlata alla salute, fino a 5 anni, con un profilo di sicurezza costante per tutto il periodo di trattamento. Sono i dati a lungo termine dello studio Be-Agile di Fase 2b su bimekizumab e della sua estensione in aperto (Ole) diffusi da Ucb, azienda biofarmaceutica in occasione dell’American College of Rheumatology (Acr) Convergence 2023, svoltosi recentemente a San Diego.

La spondiloartrite assiale (axSpA) - riferisce una nota - è una malattia infiammatoria cronica, immuno-mediata che colpisce principalmente la colonna vertebrale e le articolazioni che collegano il bacino e la colonna vertebrale inferiore (articolazioni sacroiliache). Il sintomo principale, nella maggior parte dei pazienti, è il dolore infiammatorio alla schiena, che migliora con l'esercizio fisico, ma non con il riposo. Altre caratteristiche cliniche comuni includono spesso uveite anteriore, entesite, artrite periferica, psoriasi, malattia infiammatoria intestinale e dattilite. L'esordio dell'axSpA avviene solitamente prima dei 45 anni. "Le persone affette da spondilite anchilosante - afferma Emmanuel Caeymaex, Executive Vice President, Immunology Solutions and Head of U.S. di Ucb - in molti casi non raggiungono un controllo a lungo termine della malattia, hanno” quindi “necessità di ulteriori opzioni terapeutiche. I dati a 5 anni di bimekizumab hanno dimostrato miglioramenti sostenuti in diversi ambiti della malattia e un profilo di sicurezza coerente con le osservazioni precedenti".

"Questo - spiega Atul Deodhar, professore di Medicina, Oregon Health & Science University, Divisione di Artrite e Malattie Reumatiche di Portland - è il primo rapporto sulle risposte Asas40 - una risposta di miglioramento del 40% secondo i criteri dell'Assessment of Spondyloarthritis International Society - a 5 anni, in pazienti con spondilite anchilosante, ad avere utilizzato un'analisi conservativa di imputazione dei non-responder. Utilizzando questo metodo, i dati hanno dimostrato che almeno la metà dei pazienti trattati con bimekizumab ha ottenuto miglioramenti duraturi nel corso dei 5 anni di trattamento".

Nell'Unione Europea bimekizumab è approvato per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave negli adulti candidati alla terapia sistemica, per il trattamento dell'artrite psoriasica attiva, da solo o in combinazione con metotrexato, negli adulti che hanno avuto una risposta inadeguata o che sono stati intolleranti a uno o più farmaci antireumatici modificanti la malattia. Un’altra indicazione per bimekizumab nell’UE è il trattamento di adulti con spondiloartrite assiale attiva non radiografica, con segni oggettivi di infiammazione, come indicato dall'innalzamento della proteina C reattiva e/o dalla risonanza magnetica, che hanno risposto in modo inadeguato o sono intolleranti ai farmaci anti-infiammatori non steroidei, e per il trattamento di adulti con spondilite anchilosante attiva che hanno risposto in modo inadeguato o sono intolleranti alla terapia convenzionale.

 

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Giornata mondiale celiachia, 250mila italiani ne soffrono e...

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Giornata mondiale celiachia, 250mila italiani ne soffrono e crescono diagnosi

Maggio il mese dedicato alla prevenzione e all'informazione sulla celiachia, una infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Dall’11 al 19 Maggio si tiene la decima edizione della Settimana nazionale della celiachia e il 16 maggio è la Giornata mondiale della celiachia. Secondo la Relazione annuale al Parlamento (pubblicata dal ministero della Salute con i dati 2022), la celiachia coinvolge circa 251.000 pazienti nel nostro Paese, di cui il 70% (176.054) appartenenti alla popolazione femminile ed il restante 30% (75.885) a quella maschile. Nel 2022 sono state registrate 10.210 nuove diagnosi di celiachia, dato in crescita rispetto al 2021 (8.582) ed al 2020 (7.729). Ma secondo l'Aic, l'Associaizone italiana celiachia, potrebbero essere 600 mila le persone celiache di cui quasi il 60% non ancora diagnosticate.

Secondo l'Aic, persistono sulla celiachia e la dieta senza glutine tanti falsi miti: 'La dieta senza glutine fa dimagrire e anche chi non è celiaco può seguirla per trarne benefici'. 'La celiachia è un’allergia al grano ed è una condizione temporanea'. 'Una persona può essere più o meno celiaca quindi, ogni tanto, è possibile trasgredire alla dieta senza glutine'. 'Se sospetti di essere celiaco, metterti subito a dieta senza glutine non può farti che bene'.

"Screening e consulenze mediche gratuiti; incontri e consigli di dietisti e nutrizionisti, online e in presenza; iniziative di divulgazione e informazione a contatto diretto con gli esperti; open day delle sedi Aic territoriali per informare e distribuire materiale e gadget alla popolazione; laboratori per bambini e letture di fiabe su celiachia e inclusione, corsi di cucina senza glutine per adulti e bambini: sono alcuni dei numerosi appuntamenti dedicati alle persone celiache, ma non solo, per parlare correttamente di celiachia e dieta senza glutine. Il calendario completo degli appuntamenti è disponibile su settimanadellaceliachia.it", evidenzia l'associazione.

Aic, 'in corso progetto pilota dello screening pediatrico per celiachia e diabete di tipo 1'

Uno spazio importante all’interno della Settimana Nazionale è dedicato ai più giovani e alle scuole con 'Tutti a tavola, tutti insieme: le giornate del menù senza glutine', iniziativa che prevede la distribuzione di un menù completamente senza glutine per tutti nelle mense delle scuole dell’infanzia e della primaria, con l'obiettivo di sensibilizzare e informare studenti, famiglie e insegnanti sulla celiachia e la dieta senza glutine. Nata nel 2010, coinvolge oggi 400 comuni italiani grazie anche alla collaborazione con Anci: solo nel 2023 sono stati distribuiti oltre 360.000 pasti senza glutine.

“La Giornata mondiale della celiachia e la Settimana nazionale della celiachia si confermano momenti fondamentali per accendere i riflettori sui falsi miti e sfatare le tante fake news che ruotano intorno alla celiachia, una malattia severa e ancora troppo sottostimata - afferma Rossella Valmarana, presidente dell'Associazione italiana celiachia - Ricordiamo inoltre l’importanza della diagnosi precoce, fondamentale forma di prevenzione delle complicanze, anche gravissime, che una diagnosi tardiva può portare. Proprio in questi mesi - conclude - è in corso in Lombardia, Marche, Campania e Sardegna il progetto pilota dello screening pediatrico per celiachia e diabete di tipo 1, avviato dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità in attuazione della legge 15 settembre 2023 numero 130, che, unico esempio al mondo, ha l’obiettivo di identificare, nella popolazione pediatrica, le persone a rischio di sviluppare una o entrambe le malattie”.

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Passione tintarella? Dermatologi, ‘meglio di no,...

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CENTRI ESTETICI CREME DI BELLEZZA CREMA SOLARE (Silvano Del Puppo, MILANO - 1993-01-31) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA

L’esposizione intenzionale e imprudente alle radiazioni solari o alle fonti artificiali di radiazioni Uv per abbronzarsi "è un comportamento malsano e dovrebbe essere evitato. È il 'driver' principale dell’insorgenza dei tumori della pelle". Sono le conclusioni delle raccomandazione stilate da esperti provenienti da 5 continenti e da società scientifiche internazionali e pubblicate sull’'European Journal of Cancer'. È La prima consensus mondiale di esperti sulla prevenzione dei tumori della pelle e sulla corretta fotoprotezione basata su evidenze scientifiche. Secondo la Sidemast, la Società italiana di Dermatologia e Malattie sessualmente trasmesse: "Un’adeguata fotoprotezione deve includere la riduzione della fotoesposizione intenzionale modificando le abitudini di vita in riferimento all’andare al mare ed alla ricerca dell’abbronzatura”

Nelle popolazioni con la pelle chiara, "si stima che fino al 95% dei tumori cheratinocitari maligni, quali il carcinoma basocellulare e squamocellulare, e il 70-95% dei melanomi siano causati dalle radiazioni Uv - ricorda la società scientifica dei dermatologi - Pertanto, una percentuale significativa di tumori della pelle può essere prevenuta riducendo le radiazioni Uv inutili ed eccessive attraverso un’efficace fotoprotezione". Ma resistere alla 'tintarella' è difficile e per chi lavora all’aperto è inevitabile sottrarsi ai raggi solari. E allora la parola d’ordine è: "proteggersi con un’adeguata fotoprotezione. Quindi, utilizzare indumenti, cappello a tesa larga e occhiali da sole, applicare senza lesinare una protezione solare con fattore '30-50 +' ed etichetta Uva su tutte le aree cutanee che non possono essere protette dagli indumenti - sottolinea la Sidemast - Ultimo ma non ultimo, rinunciare all’utilizzo dei lettini solari.

Queste le raccomandazioni pratiche e concise basate sulle evidenze scientifiche per la prevenzione dei tumori della pelle e sulla corretta fotoprotezione arrivate da esperti internazionali provenienti da 5 continenti - Africa, America, Asia, Australia ed Europa - e dalle società scientifiche European Association of Dermato Oncology, Euromelanoma, Euroskin, European Union of Medical Specialists e Melanoma World Society, recentemente pubblicate sull’'European Journal of Cancer'.

L’aumento dell’incidenza del melanoma può essere evidenziato analizzando l’andamento nel lungo termine

La 'consensus internazionale' di esperti ha visto come coautrici le professoresse Maria Concetta Fargnoli, vice presidente Sidemast e professore ordinario di Dermatologia presso l’Università degli Studi dell’Aquila e Ketty Peris, past president Sidemast e professore ordinario di Dermatologia presso l’Università Cattolica di Roma. Tra gli italiani anche la professoressa Caterina Longo dell’Università di Modena e Reggio Emilia, il professore Giovanni Pellicani dell’Università Sapienza di Roma e Iris Zalaudek dell’Università di Trieste.

E il tema della prevenzione sarà al centro del 98esimo congresso Nazionale Sidemast che si terrà a Giardini di Naxos (Me) dal 28 al 31 maggio, presieduto dai professori Giuseppe Micali (Catania) e Luca Stingeni (Perugia). “La maggioranza della popolazione europea va in vacanza al sole, spesso più volte all’anno – evidenzia la Maria Concetta Fargnoli – questo comportamento è profondamente radicato, sarà difficile da modificare e tale cambiamento potrà richiedere decenni. Dobbiamo quindi iniziare con messaggi chiari e inequivocabili, sicuramente radicali, ma che andrebbero inclusi nell’attività educazionale per il paziente. Si guadagnerebbe inoltre molto tempo se almeno i dermatologi parlassero la stessa lingua”.

L’aumento dell’incidenza del melanoma può essere evidenziato analizzando l’andamento nel lungo termine. "Ad esempio, nel 1950 il Registro dei tumori danese ha documentato un caso di melanoma ogni 100mila abitanti, passando a tre casi ogni 100mila nel 1970, quindi a dieci casi nel 1990, 25 casi nel 1990 e 50-70 casi previsti per il 2036. L’aumento di 50 volte in meno di 90 anni è unico tra tutti i tumori e l’andamento dell’incidenza dei tumori cheratinocitari è molto simile", ricorda la Sidemast.

'Peris, 'un'adeguata fotoprotezione è la combinazione di: ombra, utilizzo di indumenti, cappelli e occhiali e l’applicazione di schermi solari'

Gli individui di pelle chiara, in particolare i bambini, dovrebbero quindi ridurre al minimo la loro esposizione alle radiazioni Uv, adottando misure di protezione solare quando si prevede che l’indice Uv, che quantifica l’intensità della radiazione Uv solare sulla superficie terrestre, raggiunge il valore di 3 o superiore. “Un’adeguata fotoprotezione – spiega la Professoressa Ketty Peris – deriva dalla combinazione di più misure quali cercare l’ombra, l’utilizzo di indumenti, cappelli e occhiali e l’applicazione di schermi solari sulle zone scoperte. Tuttavia, nella pratica clinica, le persone tendono a sovrastimare la protezione fornita dagli schermi solari, con una falsa sensazione di rassicurazione quando vanno al mare e si espongono al sole. Questo potrebbe favorire un comportamento a rischio per l’insorgenza dei tumori della pelle”.

Strategiche quindi le proprietà protettive di abiti, cappelli e occhiali da sole. Studi epidemiologici hanno ripetutamente riscontrato una riduzione del rischio di scottature solari, di sviluppo di nevi nei bambini e di melanoma proprio grazie alla protezione solare offerta dagli abiti rispetto alle creme solari. "Le proprietà protettive degli indumenti - spiegano i dermatologi - variano in base al tipo di fibra (poliestere, nylon > lana, seta > cotone), alla densità della trama, al colore (i coloranti contribuiscono a bloccare i raggi Uv), al design (ad esempio, maniche lunghe, colletto) e all’incorporazione di molecole che assorbono i raggi Uv. Gli indumenti con un elevato fattore di protezione Uv sono inoltre particolarmente utili in condizioni di elevata esposizione ai raggi Uv, come gli sport all’aperto e gli sport acquatici. I cappelli dovrebbero avere tese larghe per proteggere il cuoio capelluto, il viso, il collo e le orecchie".

'La riduzione della fotoesposizione intenzionale passa dalla modifica delle abitudini di vita'

"Un’adeguata fotoprotezione - aggiunge la Sidemast - dovrebbe perciò includere la riduzione della fotoesposizione intenzionale modificando le abitudini di vita in riferimento all’andare al mare ed alla ricerca dell’abbronzatura: “Questo consentirebbe di continuare a svolgere le nostre attività professionali o di svago esponendoci al sole in sicurezza e senza danni”.

La protezione dai raggi Uv ha inoltre un ritorno positivo in termini di investimento "perché consente di ridurre l’incidenza della malattia e quindi il suo peso economico. Dai dati dell'Oms un tumore su 3 è un tumore della pelle. La riduzione dell’esposizione ai raggi UV rappresenta quindi una strategia cruciale per controllare la recente epidemia di tumori cutanei", proseguono i dermatologi.

“I politici dovrebbero comunicare al pubblico messaggi forti sulla protezione dai raggi Uv e scoraggiare l’uso di fonti di radiazioni UV artificiali commerciali, attraverso una regolamentazione rigorosa o preferibilmente un divieto. Dovrebbero garantire la comunicazione e l’educazione della popolazione sull’indice UV giornaliero, ad esempio con i bollettini meteorologici, e creare strutture con ombra all’aperto nelle scuole e nelle aree ricreative", suggerisce infine Fargnoli, vice presidente Sidemast.

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Salute e Benessere

Troppo sale a tavola, l’errore peggiore: cosa dice il...

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Il consumo eccessivo provoca aumento della pressione ma anche morte prematura per malattie cardiovascolari e renali

Bambini alla mensa

L'eccesso di sale a tavola è il peggior errore che si possa compiere. "L'eccesso di sale nella dieta fin dai primi anni di vita induce un progressivo aumento della pressione arteriosa ed è responsabile, tra tutti gli errori alimentari, del maggior numero di casi di disabilità e morte prematura per le malattie cardiovascolari e renali. L'eccessiva quantità di sale negli adulti, nei bambini e negli adolescenti italiani è associata alla tendenza all'obesità. Inoltre, il consumo di prodotti trasformati industriali o artigianali ricchi di sale aggiunto stimola nella popolazione più giovane il senso della sete e induce così il consumo di bevande zuccherate e quindi di calorie in eccesso", dice all'Adnkronos Salute è Pasquale Strazzullo, coordinatore del Gruppo di Lavoro 'Meno sale più salute' della Sinu, la Società italiana di nutrizione umana, in occasione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale fino al 19 maggio.

"La campagna per la riduzione del consumo di sale coordinata dalla Sinu pone l'accento sul fatto che una dieta più sobria e più ricca di frutta, verdura e legumi freschi - secondo il modello della dieta Mediterranea - implica di per se un minor consumo complessivo di sale perché questi alimenti naturali contengono molto poco sodio e solo quanto realmente necessario al nostro organismo - ricorda - L'adesione alla dieta Mediterranea comporta viceversa un consumo molto più parsimonioso di formaggi stagionati, insaccati, carne, pesce, e altri alimenti conservati in scatola o in vetro contenenti molo sale aggiunto. Attenzione però - conclude - al pane molto consumato in Italia ma per lo più molto salato, occorre porre attenzione all'etichetta deve contenere meno di 1 grammo di sale per 100 gr di prodotto".

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