Economia
Imprese, Ey: ecco nuovi orizzonti comunicazione corporate...
Imprese, Ey: ecco nuovi orizzonti comunicazione corporate in Italia
Quanto emerge dalla seconda edizione dell’indagine 'Leader della comunicazione' realizzata da Ey – in collaborazione con Swg
La comunicazione corporate assume un ruolo sempre più centrale, supportando le scelte strategiche delle organizzazioni e identificandosi quale strumento d’ordine nella complessità. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’indagine 'Leader della comunicazione' realizzata da Ey – in collaborazione con Swg – che ha interrogato oltre 50 responsabili della comunicazione di alcune delle più importanti aziende del Paese, con l’obiettivo di comprendere come brand, reputazione e comunicazione aziendale continuino ad evolvere e quali siano le sfide per il futuro.
Dall’indagine emerge come la comunicazione riveste un ruolo sempre più strategico nel promuovere il dibattito (96% degli intervistati) e nel proporre soluzioni legate a tematiche centrali quali sostenibilità, diversità e inclusione, tecnologia e formazione (per il 95% del campione). Inoltre, per il 91% dei rispondenti è percepita come una fonte di informazione credibile (91%).
Alessandro Vanoni, direttore Brand & Communications di EY in Italia e brand strategy leader della regione EY Europe West, commenta: “In un contesto complesso come quello attuale, le aziende diventano i soggetti più vicini ai cittadini, in grado di orientarne scelte culturali e di consumo. Da qui la rinnovata importanza attribuita al ruolo della comunicazione, ritenuto adeguatamente riconosciuto dal 61% dei responsabili intervistati. Grande attenzione è riservata alla comunicazione esterna per l'88% degli intervistati, che ritengono il posizionamento dell’organizzazione il driver principale del racconto aziendale, senza tuttavia perdere di vista la comunicazione interna per garantire coerenza tra la dimensione interna ed esterna”.
A livello di contenuto, i temi corporate tornano al centro della scena insieme ai temi esg (29%) e a quelli legati alle persone (21%), che superano di slancio l’offerta commerciale (12% rispetto al 26% del 2022). Oggi la comunicazione si trova a lavorare in modo integrato con hr (78%), ceo e leadership (70%) e sostenibilità (65%). Non sempre invece la connessione è fluida con il business (43%) e le vendite (20%).
L’indagine rileva inoltre la presenza di una certa cautela in relazione ai budget e alle nuove assunzioni, in un contesto di fragilità economica internazionale e di implementazione tecnologica dell’IA. Soltanto per il 26% degli intervistati, infatti, l’aumento dell’attenzione verso la comunicazione in azienda si è tradotto in un aumento del budget riservato alla funzione; per il 52% del campione è rimasto invariato e per il restante 22% è addirittura diminuito. Risorse che vengono indirizzate in modo omogeneo a tutto il ventaglio di canali della comunicazione (ufficio stampa, owned media, progetti speciali), a dimostrazione dell’integrazione sempre più presente tra dimensione interna, esterna, digitale e tradizionale.
Un discorso simile vale anche per le nuove assunzioni, dove il campione è diviso quasi a metà: il 43% dei responsabili non prevede di assumere nuove risorse, mentre il restante 56% lo farà dando priorità alla comunicazione esterna (28%), alle nuove tecnologie (28%), alla comunicazione interna (20%) e social (20%). Per quanto attiene all’IA non c’è ancora un’implementazione strutturale sebbene l’87% dei responsabili comunicazione ritenga che l'impiego dell'IA renderà la funzione di comunicazione più strategica in azienda. Entrando nel merito, vedono il maggiore contributo dell’AI soprattutto in attività tecniche come targeting per campagne (91%) e monitoraggio risultati (86%), mentre mantengono saldamente in mano l’elaborazione dei piani strategici (in questo caso l’intelligenza artificiale precipita al 49%).
Questa fiducia si scontra però con l’implementazione: solo 1 su 10 la usa in modo strutturato, 1 su 7 la usa in modalità esplorativa, 1 su 2 ci sta pensando. Tutto questo accelera ulteriormente il flusso di trasformazioni che hanno investito i comunicatori negli ultimi anni: il 93% dei responsabili ritiene che, rispetto a quando ha iniziato a lavorare nel settore, sia cambiato il set di competenze necessarie per svolgere adeguatamente il proprio lavoro, in particolare per gestire i canali e le piattaforme proprietarie per creare engagement (78%), la velocità nella propagazione dei contenuti (75%), la creazione di formati a disposizione (75%). Mentre la gestione dei media, la gestione della reputazione e lo stakeholder management rimangono parte di un set più classico di risorse del mestiere di comunicatori.
Tra le soft skill del comunicatore ideale: flessibilità (15%), problem solving (14%) e pensiero critico (13%); tra le hard skill: analisi dei dati (31%), project management (28%) e pianificazione e budgeting (16%). In breve, la cultura data driven ha preso il sopravvento con l’analisi dei dati che diventa centrale, ma con una grande fiducia nel comunicatore: saper leggere, interpretare e trasformare i dati rimane un lavoro di persone, seppur supportate dall’AI.
“Il futuro della comunicazione, diventata vitale durante il covid e strategica nell’era della complessità, si gioca su trasformazione e autenticità. Proprio l’autenticità, chiave per il 59% dei responsabili, oggi non si dimostra soltanto con un solido storytelling ma passa da concretezza (49%) e capacità di execution di progetti legati all’impatto ambientale (74%) e alla centralità delle persone (62%). Quanto alla trasformazione, tra slanci di entusiasmo e qualche tratto difensivo, i comunicatori sembrano ottimisti sul potenziale che il nuovo motore tecnologico, abilitato dall’intelligenza artificiale, possa avere per aprire nuovi orizzonti per la comunicazione", conclude Vanoni.
Economia
Sud Italia baricentro delle strategie di crescita
Secondo la nuova edizione del Mediterranean sustainable development index (Msdi), indice progettato da The European House Ambrosetti, è la terza regione più attrattiva tra 22 Paesi del Mediterraneo
Il Sud è la terza regione più attrattiva tra 22 Paesi del Mediterraneo, tanto che, nel periodo 2018-2021, la presenza delle multinazionali estere è aumentata del 41 per cento. Così certifica la nuova edizione del Mediterranean sustainable development index (Msdi), indice progettato da The European House Ambrosetti per misurare l’attrattività e la competitività dei territori. I dati sono contenuti nel Libro bianco sul Sud Italia presentato da The European House Ambrosetti in occasione della giornata di apertura del Forum 'Verso Sud. La strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo', che si svolge a Sorrento.
Come spiega il Sole 24 Ore, Forum Ambrosetti calcola 14 miliardi di valore aggiunto in più e 240mila nuovi posti di lavoro se il Sud fosse allineato al Centro-Nord come incidenza del valore aggiunto delle multinazionali estere. O anche, 70 milioni di turisti stranieri in più e una spesa turistica aggiuntiva di 67 miliardi se il Sud d’Italia fosse allineato al benchmark di Spagna e Grecia. Come fa rilevare il Libro Bianco, nel confronto nazionale i numeri risultano ancora modesti, ma vanno censite 92mila imprese impegnate nelle produzioni manifatturiere (un quarto delle 365mila a livello nazionale).
Trend positivi riguardano le esportazioni manifatturiere meridionali, nel 2023 in crescita del 35%, e l’economia del mare: la filiera del Sud Italia conta più di 110 mila imprese (48,8% del totale nazionale), più di 332 mila occupati (36,4% del totale nazionale) e genera 15,7 miliardi di valore aggiunto (30,0% del totale nazionale). Un’opportunità chiave per promuovere l’attrattività del Sud Italia è connessa alla Zes. E lo sono anche le infrastrutture energetiche in costruzione (il gasdotto da Israele all’Europa, il Trans-Adriatic Pipeline). Ma il Sud è anche hub mediterraneo di sviluppo di fonti energetiche rinnovabili (rappresenta il 39,1% di tutta l’energia rinnovabile prodotta in Italia nel 2022). E in particolare l’eolico off shore può avere interessanti sviluppi.
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Pari opportunità, protocollo intesa Consulenti...
Annunciato da De Luca dal palco del Festival
"Abbiamo firmato questo protocollo per fare azioni concrete, come sempre facciamo. Porteremo nei territori attraverso le nostre articolazioni tante attività per la promozione delle pari opportunità". Così dal palco del Festival del Lavoro il presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, Rosario De Luca, ha annunciato la firma di un protocollo di intesa con la consigliera nazionale di parità, Filomena D'Antini, che ha replicato con "un ringraziamento al presidente per avere accolto la nostra proposta e per lo spazio che il Consiglio nazionale ha sempre dato alle pari opportunità".
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Festival lavoro, De Luca: “In 15 anni cresciuto in...
Così il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro chiudendo dal palco la quindicesima edizione del Festival del lavoro a Firenze
"Il Festival nei 15 anni è cresciuto in modo esponenziale, non sta a me giudicare ovviamente l'organizzazione, la partecipazione. Noi siamo molto soddisfatti, siamo soddisfatti dei contenuti, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci come professionisti con tutte le parti sociali, con la politica di destra, di sinistra, di centro, di ogni tipo di idee, che sono state portate anche da accademici, da partecipanti alla società civile. Una serie di ragionamenti e riflessioni che poi hanno portato a un pensiero finale, che è quello che noi stiamo maturando già da tempo: non si può stare fermi senza formarsi, non si può aspettare che il mondo cambi rispetto alle nostre esigenze". Così Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, traccia con Adnkronos/Labitalia un bilancio della quindicesima edizione del Festival del lavoro conclusosi poco fa alla Fortezza da Basso a Firenze.
E De Luca ha spiegato che "quello che è stato, il mondo che è stato, che molti di noi hanno vissuto, in cui si cominciava un lavoro e si finiva esattamente quello stesso lavoro dopo 30-40 anni di attività, non c'è più". "Oggi c'è bisogno di formazione continua, di adeguamento delle proprie capacità. L'intelligenza artificiale accelererà questo processo, alcune figure scompariranno, altre nasceranno, ma la cosa importante è che ognuno non si fermi perché se non ti formi sei fuori".
"Da questi tre giorni - ha sottolineato- abbiamo avuto un monito che ci aiuterà a guardare avanti: chi si ferma si perde, chi si forma si salva, non c'è possibilità diversa, con l'Ia non avremo altre possibilità". "Abbiamo avuto -ha sottolineato- quasi mille studenti alternati nei 3 giorni per seguire il nostro orientamento. Il futuro è oggi, l'intelligenza artificiale la nostra categoria sta già applicando, nei nostri studi".
"Una categoria come quella dei consulenti del lavoro, che è certamente quella più all'avanguardia, farà grande tesoro di questi tre giorni. Grazie delle emozioni che ci avete regalato", ha continuato.