Esteri
Israele-Hamas, tregua al via oggi: primi 13 ostaggi liberi...
Israele-Hamas, tregua al via oggi: primi 13 ostaggi liberi dal pomeriggio
Rilasciate 13 persone tra donne e bambini. In 4 giorni saranno liberati in 50. Tregua in corso da questa mattina nella Striscia. Camion con gas e carburante sono entrati a Gaza. Haniyeh: "Tregua è vittoria politica di Hamas"
I primi 13 ostaggi israeliani, rapiti nell'attacco di Hamas, sono stati liberati oggi. Gli ostaggi, donne e bambini, hanno lasciato la Striscia di Gaza - dove è cominciata la tregua di 4 giorni - e hanno raggiunto l'Egitto con la Croce Rossa prima di arrivare in Israele con le forze speciali dell'Idf e lo Shin Bet. Gli ostaggi liberati sono in buone condizioni, riferisce l'emittente Canale 12, citando un funzionario israeliano. In totale sono state liberate 24 persone: 13 israeliani, 10 thailandesi e un filippino (VIDEO).
Mentre la tregua sembra reggere sia nella Striscia di Gaza che nel nord dello Stato ebraico, lungo la Blue Line con il Libano, i 39 palestinesi previsti dall'intesa - 24 donne e 15 minori - sono stati rilasciati dalle carceri di Ofer, Damon e Megiddo e sono arrivati al checkpoint di Beitunia, in Cisgiordania.
La consegna degli ostaggi
La consegna dei primi 13 ostaggi israeliani alla Croce Rossa da parte di Hamas è avvenuta in un ospedale a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, riferiscono i media. Gli ostaggi sono stati poi consegnati dalla Croce Rossa all'Egitto. Una volta usciti dal valico di Rafah, dove hanno incontrato alcuni rappresentanti dello Shin Bet, gli ostaggi israeliani sono stati trasferiti al valico di Kerem Shalom, che si trova nell'estremo sud di Israele, in un'area al confine tra la Striscia di Gaza, l'Egitto e lo stesso Stato ebraico. Da lì, il rientro in patria.
In arrivo la lista dei prossimi che saranno liberati
Israele non ha ancora ricevuto la lista degli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati domani. Lo riferiscono i media israeliani. Gli accordi prevedono che Israele riceva una lista di ostaggi la notte prima del loro rilascio ogni giorno durante la tregua.
Israele: "Momento di speranza e ansia estrema"
Per la società israeliana questo è "un momento di speranza" ma "è anche un momento di ansia estrema". A dichiararlo è stato il portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, ricordando che "non si sa nulla delle condizioni degli ostaggi". "Non sappiamo niente delle loro condizioni fisiche, non sappiamo niente delle loro condizioni emotive, delle condizioni psicologiche". Israele sta premendo per ottenere il rilascio "di tutti", ha ricordato. "Premeremo su Hamas in modo che nessuno venga lasciato indietro".
Rilasciati 39 detenuti palestinesi
I 39 detenuti palestinesi compresi nello scambio con i 13 ostaggi israeliani sono stati rilasciati al checkpoint di Beitunia, in Cisgiordania, vicino Ramallah. Si tratta, scrive l'agenzia stampa palestinese Wafa, di 24 donne e 15 minorenni. Erano detenuti nelle carceri israeliane di Ofer, Damon e Megiddo.
La maggior parte del totale di 150 carcerati che dovranno essere rilasciati in cambio di un totale di 50 ostaggi israeliani nell'arco di quattro giorni di tregua nei combattimenti sono detenuti amministrativi che non erano stati formalmente accusati, scrive Times of Israel. Alcuni sono stati condannati per attacchi contro civili o forze di sicurezza israeliane. Nessuno è stato condannato per omicidio.
Fonti Hamas, due persone uccise in zona centrale Striscia Gaza
Difficile dire se la tregua reggerà. Secondo fonti di Hamas nella zona, l'esercito israeliano si sarebbe infatti scontrato con i palestinesi che stavano viaggiando verso il nord della Striscia di Gaza contro gli ordini militari. Le fonti affermano che due persone sono state uccise da colpi di arma da fuoco nella zona centrale della Striscia e altre sono rimaste ferite. Testimoni oculari hanno riferito che l'esercito aveva utilizzato gas lacrimogeni. Un militare israeliano ha spiegato che queste notizie erano oggetto di indagine.
Un portavoce dell'esercito ha rilasciato venerdì una dichiarazione in arabo affermando che in nessuna circostanza le persone potranno viaggiare dal sud al nord. "Vi invitiamo a non avvicinarvi alle forze armate o alle aree a nord di Wadi Gaza", si legge nella dichiarazione. Tsahal ha invitato la popolazione a sfruttare il cessate il fuoco, che durerà almeno quattro giorni, per fare scorta di beni di prima necessità. "Il nord della Striscia di Gaza è una zona di combattimento ed è vietato restarci".
Secondo testimonianze oculari, centinaia di persone sono partite dopo il cessate il fuoco e hanno iniziato a controllare le loro case nel nord e cercare di trovare parenti.
8 camion con gas e carburante entrati a Gaza
Quattro cisterne di carburante e quattro camion con gas da cucina sono entrati questa mattina nella Striscia di Gaza dal valico di Rafah. Lo ha reso noto il Cogat, l'ente del ministero della Difesa israeliano per il coordinamento delle attività nei Territori palestinesi, citato da Times of Israel. La consegna rientra "nel quadro della tregua e del calendario per il rilascio degli ostaggi concordato con gli Stati Uniti, con la mediazione del Qatar e dell'Egitto", afferma il Cogat. ''Il carburante e il gas da cucina sono destinati al funzionamento delle infrastrutture umanitarie essenziali nella Striscia di Gaza'', ha aggiunto.
Haniyeh: "Tregua a Gaza è vittoria politica di Hamas"
Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha definito il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza una vittoria politica. In un incontro con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian a Doha, ha affermato che "il cessate il fuoco è una vittoria politica ottenuta come risultato del successo delle forze di resistenza sul terreno. Il nostro nemico ha ucciso donne, bambini e altri civili e ha distrutto le loro case, ma non è mai riuscito a raggiungere i suoi obiettivi", scrive l'agenzia di stampa Isna.
Da parte sua, Abdollahian ha affermato che "l'obiettivo dell'attacco di Israele a Gaza era quello di distruggere Hamas, ma dopo più di un mese di azioni militari aggressive, Israele e gli Stati Uniti non sono ancora riusciti a farcela e hanno dovuto negoziare con Hamas un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi".
Hezbollah rispetterà tregua se Israele non attacca sud del Libano
Il movimento libanese sciita di Hezbollah rispetterà la tregua di quattro giorni che è stata concordata tra Hamas e Israele. Lo ha dichiarato una fonte di Hezbollah a L'Orient-Le Jour, precisando che la tregua sarà rispettata ''se Israele non attaccherà il sud del Libano''.
Esteri
Israele, Axios rivela: Netanyahu ha vietato a vertici 007...
Axios cita fonti americane e israeliane
Dall'inizio della guerra a Gaza, Benjamin Netanyahu ha in diverse occasioni vietato ai capi dell'intelligence e della sicurezza israeliani di incontrare funzionari ed esponenti del Congresso Usa. Lo rivela Axios citando fonti americane e israeliane, sottolineando che questa rivelazione mostra come il premier israeliano voglia controllare quello che gli americani, politici e diplomatici, sentono da Israele, in un momento in cui il suo governo appare profondamente diviso sulla strategia da seguire e cresce la tensione con Washington.
In particolare, tre settimane fa Netanyahu ha vietato ai capi di Mossad e Shin Bet di incontrare Marco Rubio, il repubblicano che è vice presidente della commissione Intelligence del Senato, che aveva chiesto un incontro con gli 007 israeliani durante la sua visita in Israele durante la quale ha incontrato Netanyahu.
Colloqui
L'Iran ha intanto confermato che sta tenendo negoziati indiretti con gli Stati Uniti in Oman. Citato dall'agenzia di stampa Mehr, l'ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite, Saeed Iravani, ha detto: "Questi negoziati sono un processo in corso", non sono i primi e non saranno gli ultimi. Il rappresentante di Teheran non ha fornito dettagli sul contenuto dei colloqui, che, secondo quanto rivelato ieri da Axios, riguarderebbero il tentativo di evitare un'ulteriore escalation regionale della guerra a Gaza. Ai colloqui che si sono tenuti nella settimana appena conclusa - i primi da gennaio, sempre in Oman, e i primi dopo l'attacco iraniano a Israele del 13 aprile scorso - avrebbero partecipato il consigliere di Joe Biden per il Medio Oriente, Brett McGurk, e l'inviato ad interim per l'Iran Abram Paley.
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Iran, “atterraggio difficile” per elicottero...
Lo riferisce l'agenzia di stampa Mehr. Inviate 20 squadre di soccorso che stanno utilizzando anche droni per localizzare il velivolo. Media iraniani pubblicano una foto che mostra il presidente, in piedi, apparentemente illeso
"Atterraggio difficile" in Iran per l'elicottero a bordo del quale si trovava il presidente Ebrahim Raisi. Secondo quanto riferito dalla tv di Stato, Raisi era in volo nella provincia iraniana dell'Azerbaigian orientale quando si è verificato l'incidente nei pressi di Jolfa, al confine con l'Azerbaigian, dove il presidente aveva inaugurato questa mattina una diga insieme al leader azero Ilham Aliyev.
Dopo "l'atterraggio difficile", Raisi sta continuando il suo viaggio via terra, in direzione di Tabriz. Lo riferisce l'agenzia di stampa iraniana Mehr, secondo cui l'area era interessata da brutto tempo e una fitta nebbia. Con Raisi viaggiavano anche il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, l'imam della moschea di Tabriz e altri alti funzionari del governo. La delegazione, secondo Mehr, sta proseguendo il viaggio via terra. L'elicottero faceva parte di un convoglio di tre elicotteri e gli altri due sono arrivati a destinazione.
I media iraniani hanno pubblicato una foto che mostra il presidente, in piedi, apparentemente illeso, con alle spalle il velivolo incidentato.
Sul luogo dell'incidente sono state inviate una ventina di squadre di soccorso, riferisce l'agenzia di stampa Mehr, e stanno utilizzando anche droni per localizzare il velivolo.
"Alcune delle persone a bordo dell'elicottero del presidente Raisi sono riuscite a mettersi in contatto con il quartier generale, alimentando le speranze che l'incidente possa essersi concluso senza vittime", ha riferito l'agenzia Tasnim su X, ripresa dalla Cnn, precisando che quindi le persone a bordo dell'elicottero hanno potuto lanciare un messaggio di emergenza.
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Israele, estrema destra: “Se Hezbollah non si ritira...
Il ministro Smotrich: "Bisogna dare un ultimatum, se non sarà completamente rispettato le Idf dovrebbero lanciare un attacco all'interno del territorio libanese"
"Bisogna dare a Hezbollah un ultimatum pubblico affinché cessino completamente gli attacchi e ritirino tutte le forze al di là del fiume Leonte". E' quanto ha detto il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, affermando che se Hezbollah non si ritirerà dal confine, e "l'ultimatum non sarà completamente rispettato, le Idf dovrebbero lanciare un attacco all'interno del territorio libanese per difendere le nostre comunità settentrionali".
L'attacco dovrebbe comprendere, secondo l'esponente di estrema destra del governo di Benjamin Netanyahu, "l'invasione di terra e la presa di controllo da parte delle forze israeliane dell'area meridionale del Libano". Parlando ad un evento del suo partito, Sionismo Religioso, nel nord di Israele, Smotrich ha detto che l'obiettivo ultimo deve essere far ritornare alle loro case gli abitanti delle località del nord evacuate per il rischio di attacchi da parte di Hezbollah.
"Il modo di riportare a casa gli sfollati del nord è una decisione militare per un attacco devastante contro Hezbollah, le sue infrastrutture e la distruzione del suo potere", ha aggiunto.