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Salute e Benessere

Quali sono gli integratori più efficaci per la palestra

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Il mercato degli integratori mette a disposizione una vasta gamma di prodotti tra cui scegliere. Come fare a essere certi di trovare il tipo di integratore di cui si ha davvero bisogno? La domanda non è certo campata per aria, in quanto ogni disciplina ha caratteristiche particolari e ogni tipo di attività presuppone specifiche necessità. Gli obiettivi di uno sport che si basa sulla forza sono, come si può facilmente intuire, diversi da quello di uno sport di endurance che punta sulla resistenza. Anche l’approccio deve essere differente, non solo in materia di preparazione atletica, ma anche a livello di integrazione e dieta. Acquista gli integratori per la palestra su bestbody.it per soddisfare qualunque tipo di esigenza. Scopri come scegliere gli integratori.

Gli integratori per la palestra migliori

Gli integratori sportivi aiutano a raggiungere diversi obiettivi, con riferimento al benessere, al potenziamento e al sostegno della persona non solo nel corso dell’attività fisica, ma anche prima e dopo. Che si parli di sport amatoriale o professionistico, è necessario distinguere tra power walking, spinning, fitness funzionale, crossfit e body building. Un tipico esempio di integratore per la palestra può essere individuato nella creatina: chi la assume può usufruire di tutte le energie che occorrono per un recupero migliore e per una resistenza superiore.

Quali integratori prendere per la palestra?

Le barrette proteiche e le barrette energetiche sono altrettanto comuni, e lo stesso si può dire per le proteine in polvere, che si rivelano utili per l’aumento e lo sviluppo della massa muscolare. Insomma, è evidente che la scelta degli integratori deve essere effettuata in funzione del tipo di obiettivo che ci si prefigge di raggiungere. Per esempio, gli amminoacidi ramificati o essenziali servono, sia negli sport anaerobici che in quelli aerobici, a contrastare il catabolismo muscolare: proprio per questo motivo rivestono un ruolo di primo piano per il mantenimento, il ripristino e la riparazione della massa muscolare magra. Le proteine whey, invece, permettono di incrementare l’apporto delle proteine purificate evitando, al tempo stesso, di assumere carboidrati e grassi in eccesso.

Gli altri integratori da prendere in considerazione

Ma la lista di integratori da usare in palestra è molto più lunga, e comprende anche le vitamine del gruppo B, a cominciare dalla vitamina B1 per arrivare alla vitamina B12. Il magnesio è utile per il rilassamento muscolare, mentre gli omega 3 in palestra sono indispensabili per la salute del cuore. Ancora, meritano di essere citate le soluzioni per contrastare i disturbi infiammatori, di solito a base di curcuma. E mentre il cosiddetto healthy foodconsente di tenere sotto controllo il peso corporeo, i multivitaminici sono a base di vitamine e minerali per combinare il supporto energetico con un’azione più generale di benessere per l’organismo.

Integratori per palestra per le donne: quando assumerli

Scegliere il giusto integratore però non è sufficiente, perché bisogna anche sapere qual è il momento giusto per assumerlo. Alcuni integratori sportivi, infatti, sono studiati per essere utilizzati prima di allenarsi, in modo da mettere a disposizione le energie di cui c’è bisogno per sostenere lo sforzo che deve essere affrontato; altri, invece, sono integratori post workout, che permettono di ritrovare le energie perdute e al tempo stesso fanno in modo che il corpo recuperi il proprio equilibrio salino e muscolare. Per esempio le proteine whey, che si caratterizzano per un rapido assorbimento, devono essere assunte al termine dell’esercizio, così che le fibre muscolari si possano rigenerare a beneficio di un aumento della massa magra.

La creatina e gli amminoacidi

Per quel che riguarda la creatina, invece, la si può prendere con regolarità se si ha un obiettivo di lungo periodo di migliorare le prestazioni a livello di allenamento aerobico massimizzando le riserve. Si può anche assumere la creatina subito dopo l’allenamento, e in questo caso lo scopo è quello di portare su livelli normali il fosfato che è stato consumato in fase di workout. Gli integratori con gli amminoacidi, poi, la loro assunzione può avvenire tanto prima dell’allenamento quanto al termine dello stesso: lo scopo è quello di contrastare la disgregazione muscolare e favorire il contrasto del catabolismo che scaturisce dagli sforzi compiuti nel corso dell’attività fisica che è stata svolta.

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Salute e Benessere

Covid, aumenta rischio cardiovascolare nei 3 anni dopo...

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Lo studio condotto dall'Irccs San Raffaele in collaborazione con La Sapienza e Federico II

Medico visita paziente (Foto )

L'aumento del rischio cardiovascolare che si registra per i pazienti Covid-19 potrebbe non essere limitato alla fase acuta dell'infezione, ma estendersi nel tempo, almeno per 3 anni. Sono questi i risultati dello studio, pubblicato su 'Cardiovascular Research', condotto dai ricercatori dell'Irccs San Raffaele di Roma in collaborazione con colleghi delle università di Roma Sapienza e Federico II di Napoli. L'indagine è stata realizzata su un campione di circa 229mila pazienti, tra cui circa 32mila che hanno avuto una diagnosi molecolare di Covid-19, in una regione - la Campania - a rischio cardiovascolare moderato secondo la classificazione europea Score.

Rischio infarto e ictus

Diversi studi, su un numero limitato di persone ospedalizzate, hanno dimostrato che l'infezione da Sars-CoV-2 è molto spesso associata allo sviluppo di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari. L'importanza di questo nuovo lavoro sta nel fatto che prende in esame una popolazione reale di grandi dimensioni. Coinvolge infatti persone provenienti da un database dei medici di medicina generale della Asl 1 di Napoli, seguite per 3 anni, durante la pandemia nel periodo 2020-22, e confrontate con una popolazione pre-pandemia derivata dallo stesso database nel periodo 2017-19. "I risultati hanno dimostrato che il gruppo infettato dal virus ha avuto circa il doppio dei casi di infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e miopericarditi", ha spiegato Massimo Volpe, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell'ipertensione arteriosa e delle complicanze cardiovascolari del San Raffaele, tra i firmatari dello studio.

Un rischio aumentato, insomma, che "nella popolazione colpita dal virus pandemico si protrae per almeno 3 anni. La rilevante ricaduta clinica e sociale impone quindi un'attenzione particolare nei confronti dei soggetti colpiti dal Covid-19 che devono essere seguiti nel tempo, per il possibile sviluppo di malattie cardiovascolari", ha aggiunto Volpe. I ricercatori, in base ai risultati dello studio, invitano quindi alla pianificazione di un follow-up più lungo per i pazienti con Covid-19, per prevenire e gestire tempestivamente possibili eventi cardiovascolari e cerebrovascolari gravi.

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Ospedale del futuro, Petralia (Fiaso): “Con...

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Al congresso Aiic, 'digitalizzazione e Ai per una presa in cura unitaria'

Ospedale del futuro, Petralia (Fiaso):

Il futuro dei nostri ospedali "parte qui e ora, da ciascuno di noi che ci aspettiamo di essere presi in cura, prima ancora che essere curati. Gli ospedali non sono stati sempre soltanto luoghi di auspicabile guarigione, di cura di malattie, ma sono nati come luoghi di accoglienza, di ospitalità per viandanti e pellegrini. Con l'avanzare della tecnologia e della scienza sono diventati percorsi, spazi, prospettive di presa in carico e di cura", e in questo "un ruolo importante è giocato dalla digitalizzazione e dall'intelligenza artificiale". Così Paolo Petralia, vicepresidente vicario Fiaso e direttore generale Asl 4 Liguria, questa mattina a Roma, ha descritto l'evoluzione dell'assistenza ospedaliera al Convegno nazionale dell'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic) in corso nella Capitale fino a sabato.

Si tratta di "un modello di ospedale che sempre di più va verso il territorio - continua Petralia - e di territorio che va verso l'ospedale in una logica di circolarità e non di esclusività", che supera il concetto di "integrazione ospedale-territorio. Abbiamo bisogno di parlare di un percorso per le persone, di una presa in cura unitaria e che vada dall'ospedale al setting assistenziale intermedio e al domicilio, in una logica di continuità di assistenza e cura". Oltre ad essere un luogo "bello", nell'ospedale del futuro "non si è costretti a dover condividere la camera con altre persone e, grazie alla tecnologia", ci sarà "la virtualizzazione dei posti letto - spiega l'esperto - e non sarà più necessario dover dormire in ospedale per essere curati" perché, con la condivisione dei dati, "l'assistenza sarà fornita al bisogno, a domicilio". A livello tecnologico, "l'intelligenza artificiale potrà affiancare e sostenere gli operatori, ma anche i pazienti nell'esperienza di permanenza in ospedale per ottenere risposte che sono avanzate dal punto di vista dei contenuti clinici, ma anche sostenibili e gradevoli dal punto di vista della modalità con cui vengono erogati".

A fronte di un patrimonio edilizio ospedaliero spesso obsoleto, "possiamo immaginare, nel tempo, di riuscire" a lavorare per trasformare gli edifici attuali in "building adeguati in termini di struttura - conclude Petralia - che risparmino energia, che siano green, automatizzati, efficienti dal punto di vista dei percorsi, ma anche degli spostamenti, in una logica che dal monoblocco ritorna a padiglioni piccoli, immersi nel verde, capaci di essere flessibili nel loro utilizzo, come la pandemia ci ha insegnato".

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Ospedale del futuro, l’esperto: “Flessibile,...

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Al congresso Aiic, 'organizzazione per intensità di cura'

Ospedale del futuro, l'esperto:

"L'ospedale del futuro dovrà essere flessibile, modulare - anche perché, ci ha insegnato il Covid, ci può essere necessaria una riconfigurazione rapida dei posti letto - molto digitale, con intelligenza artificiale, senza reparti, con pochi professionisti" supportati al meglio, "in modo che il lavoro che adesso viene fatto da tanti in futuro venga fatto da pochi, e accogliente", con "tanto verde". Lo ha detto Giovanni Guizzetti, ingegnere clinico e direttore sociosanitario Asst Ovest Milanese, intervenendo questa mattina alla sessione dedicata all'ospedale del futuro, durante il Convegno nazionale dell'Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic), a Roma fino al 18 maggio.

"Per capire quale possa essere il futuro dell'ospedale - continua Guizzetti - dobbiamo capire qual sarà il futuro di tutte le assistenze sanitarie del cittadino e, quindi, anche come si arriverà alla trasformazione della sanità domiciliare e la sanità territoriale. L'ospedale del futuro dovrebbe essere un ospedale in cui, ad esempio, il paziente cronico non accede, se non in casi rarissimi". Tra le novità più importanti, spicca il fatto che non ci sarà una differenziazione fra un reparto e l'altro, ma in base all'intensità di cura. E servirà più contatto con la natura, quindi aree verdi, perché "questo, è dimostrato ampiamente, contribuisce anche al maggior benessere del paziente". Nell'ospedale del futuro "ci saranno molte camere singole", almeno la metà dei posti letto, "non solo per un maggiore comfort del paziente - precisa Guizzetti - ma anche perché questo permette di controllare meglio le infezioni ospedaliere. Soprattutto sarà un ospedale molto digitale, in cui le applicazioni di intelligenza artificiale senz'altro supporteranno tutto il processo di diagnosi e cura. Si è citato addirittura un ospedale senza posti letto, perché l'ospedale diventa il concentratore della sanità domiciliare, di pazienti che sono monitorati a casa loro e gestiti centralmente da una struttura in cui, professionisti multidisciplinari, gestiscono il paziente che si trova, invece, a domicilio".

La trasformazione "in realtà è già in corso - avvisa l'esperto - Non ce ne stiamo accorgendo, ma nel mondo ci sono già degli esempi. In Italia abbiamo tanti, troppi ospedali piccoli, che costano molti soldi di gestione e non permettono agli ospedali più avanzati di poter essere adeguatamente supportati. Certo, resta la necessità di avere una prossimità dell'ospedale, ma se consideriamo" l'evoluzione tecnologica e l'aumento "dei trasporti con mezzi a guida autonoma", è facile intuire che "anche l'accesso al luogo di cura, anche in modo autonomo", sarà una realtà.

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