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Salute e Benessere
Il punto su Dengue, Vaia: “Tra i primi in Ue a varare...
Il punto su Dengue, Vaia: “Tra i primi in Ue a varare misure, ad oggi la zanzara Aedes aegypti in Italia non c’è”
Il bilancio del lavoro fatto in questi mesi sulla prevenzione contro la malattia infettiva. "Viaggi sicuri in Italia grazie al contributo delle compagnie aeree e navali"
![Francesco Vaia](https://www.adnkronos.com/resources/028e-1b1f7df5cb1c-c120a72ad8d9-1000/format/big/whatsapp_image_2024-06-13_at_15.48.02_1_.jpeg)
La Dengue "non deve destare allarme" e la zanzara vettore, l'Aedes aegypti, "non è - ad oggi - presente in Italia, grazie a questo grande lavoro che abbiamo messo in campo come ministero e di cui siamo orgogliosi. Siamo tra i primi paesi in Europa ad aver varato le azioni necessarie di prevenzione anti-Dengue, che così come dice il nostro ministro, la prevenzione è centrale nell'azione di questo dicastero. E noi concretamente lo stiamo facendo". Così' all'Adnkronos Salute il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Francesco Vaia. Oggi i nuovi dati dell'Iss sui casi di Dengue in Italia, 259 contagi confermati dall'inizio dell'anno ad oggi e tutti importati. "Noi vogliamo che l'Aedes aegypti non attecchisca in Italia e che la Dengue non determini quello che ha determinato in altri paesi, tanti casi e decessi", chiarisce Vaia.
"Tutto ciò che accade nel mondo ci riguarda. Soprattutto in un mondo globalizzato, i 7 mln e mezzo di casi di Dengue e gli oltre 3mila morti - prevalentemente in America Latina - non potevano non determinare delle azioni da parte del ministero della Salute - osserva Vaia - Quindi tra i primi in Europa e nel mondo, e infatti l'Oms Europa ci ha chiesto di intervistarci per capire cosa abbiamo fatto e i nostri dati, abbiamo disposto 3 circolari tra febbraio e marzo. I provvedimenti disponevano alcune misure per le Usmaf, che sono le nostre unità territoriali di sanità transfrontaliera che operano prevalentemente nei porti degli aeroporti, per le regioni e per i comuni, perché venissero messe in campo una serie di azioni intese innanzitutto alla sorveglianza. Quindi - prosegue - a verificare che gli operatori aeroportuali e portuali mettessero in campo le azioni di disinfestazione per evitare che la 'Aedes aegypti', la zanzara vettore del virus della Dengue non attecchisca in Italia".
"Ricordiamo che in Italia c'è invece la cosiddetta zanzara tigre, ovvero 'Aedes albopictus', che però potrebbe essere anche responsabile della malattia perché la trasmissione non è uomo-uomo, ma è animale- zanzara-uomo e poi zanzara-uomo. Quindi, è sempre la zanzara che trasmette il virus, non l'uomo. Se la zanzara 'italiana', in questo caso la zanzara tigre, punge un uomo che invece ha la dengue, è evidente che quella zanzara, se poi punge una altra persona, trasmette il virus", ricorda Vaia.
"Il nostro tema è fare in modo che le zanzare, soprattutto nel periodo pre-estivo ed estivo, non colpiscano l'uomo. C'è bisogno di azioni di buonsenso da parte dell'individuo che ribadiamo: utilizzare i repellenti, evitare che ci siano accumuli di acqua stagnante, se vai negli orti o nei giardini, ti copr i. Oltre a queste - ricorda il direttore Vaia - c'è bisogno di azioni di sistema e quindi le regioni devono fare anche formazione e informazione rispetto a questo tema. I comuni, poi a cui rinnovo un appello perché mettano in campo azioni di bonifica, di sfalcio dell'erba, affinché i giardini vengano resi fruibili ai cittadini e non ci siano accumuli di acqua stagnante".
"Oggi la visione deve essere di 'One Health', e la Dengue è una tipica malattia che non può non essere ascritta ad una visione di 'sanità unitaria', in cui c'entra molto l'ambiente e la sanità animale. E quindi di cosa c'è bisogno? - avverte il direttore - I nostri operatori devono controllare che siano svolte sulle navi e sugli aerei le azioni di disinfestazione, o disinsettazione, e loro ci devono consegnare un certificato di disinsettazione residua. Nel caso che le compagnie aeree che operano in Italia non diano la prova di aver effettuato la disinfestazione, o meglio la disinsettazione, noi - attraverso gli operatori - le disponiamo. E a mesi di distanza - osserva Vaia - mi sembra che questa azione ha ottenuto dei risultati, perché se è vero che c'è tendenzialmente un aumento dei casi d'importazione di Dengue, anche perché ci avviamo ovviamente alla stagione in cui la zanzara è molto presente, la cosa importante - conclude - è che nessun caso è autoctono e nessun ha dato una malattia severa".
"Faccio un invito alle compagnie aeree e ai vettori aeroportuali affinché non prendano come vessatorie le misure anti-Dengue messe in campo dal ministero della Salute. Io ho incontrato e sto incontrando le compagnie e sto spiegando bene il senso di queste misure e di queste azioni - avverte Vaia - Capisco che possano creare indubbiamente anche qualche lavoro in più ma è teso al raggiungimento di un bene comune, al quale tutti dobbiamo tenere, cioè quella della tutela della salute pubblica. Oggi in Italia si viaggia in modo sicuro grazie proprio al contributo delle compagnie aeree e navali".
"Quindi, ci saranno dei piccoli fastidi o qualche incombenza in più, ma l'obiettivo è il grande risultato al quale tutti quanti dobbiamo essere legati. Ricordo, che durante la pandemia Covid l'aeroporto di Fiumicino è diventato lo scalo più sicuro d'Europa grazie alle misure che all'epoca mettemmo in campo e che Spallanzani suggerimmo. Tutto il sistema deve unirsi per rilanciare un messaggio di sicurezza a chi viaggia e viene in Italia attraverso gli aerei e le navi", rimarca il direttore.
"Noi ci muoviamo in questa direzione e vogliamo continuare a farlo perché la prevenzione sia effettivamente attrice possibile del cambiamento - auspicabile in Italia - di paradigma: mai più lutti nel nostro Paese. Noi siamo pronti", conclude.
Salute e Benessere
Covid, con il caldo aumenta rischio per il cuore: cosa fare
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L'analisi e le raccomandazioni del cardiologo Trimarco
![Medici in reparto Covid - Fotogramma](https://www.adnkronos.com/resources/0288-19af443095f8-e228ff6708b3-1000/format/big/covid_ospedale_nuova_fg.jpeg)
Fuoco incrociato sulla salute degli italiani, in particolare dei più fragili. A minacciarli c'è il mix tra caldo e Covid: "L'uno amplifica gli effetti dell'altro e viceversa, con un impatto immediato sui sintomi come mal di testa, fatigue e affanno, e sulla funzionalità del cuore". Lo spiega Bruno Trimarco, docente emerito di Cardiologia all'università Federico II di Napoli. "Il caldo - avverte - ha sicuramente un impatto importante sui pazienti colpiti dal Covid, sia in fase acuta che nel post-infezione, sul cosiddetto Long Covid. Infatti, da un lato le temperature alte amplificano i sintomi dell'infezione, dall'altro possono aumentare lo stress sul cuore, colpito contemporaneamente da un doppio fuoco, il virus e il caldo insieme". Come proteggersi? No agli integratori 'fai te te', sì a docce fresche e bere acqua anche se non si ha sete, ricorda lo specialista.
Chi rischia di più
Le persone più a rischio sono i fragili, come anziani, bambini e malati cronici, già vulnerabili a caldo e Covid singolarmente. "La letteratura scientifica - analizza Trimarco - ha già documentato che il caldo estremo rappresenta un rischio per il cuore, causando dolore al petto, infarti e morte improvvisa. Quando fa troppo caldo, si può assistere a una riduzione dei valori della pressione arteriosa per la dilatazione dei vasi sanguigni e alla perdita di liquidi con una profusa sudorazione che aumenta il pericolo disidratazione. In alcuni pazienti, tuttavia, si verifica un effetto opposto e la pressione arteriosa può aumentare in modo improvviso e incontrollato. Tra i sintomi più comuni possono comparire tachicardie, palpitazioni, vertigini e affanno".
Dal canto suo, anche Covid ai associa a sintomi comuni a quelli scatenati dal caldo, come astenia, nebbia cerebrale, affanno e mal di testa. "Inoltre - evidenzia il cardiologo - sappiamo che Covid-19 innesca una serie di processi infiammatori che colpiscono le cellule endoteliali, cioè le cellule che rivestono l'interno del cuore e dei vasi sanguigni. Tra gli effetti prodotti ci sono stress ossidativo, infiammazione, alterazione dei battiti, compromissione della capacità di pompare il sangue e l'ossigeno agli altri tessuti. Gli studi suggeriscono che le persone con Covid, rispetto ai non infettati, corrono un rischio del 55% maggiore di subire un evento cardiovascolare grave come infarto, ictus o morte. Hanno anche più probabilità di manifestare altri problemi al cuore come aritmie o miocardite, ossia infiammazione del muscolo cardiaco".
I rimedi
Per scongiurare gli effetti della combo caldo-Covid servono contromisure. Quali? "No a integratori 'fai da te', sì a docce o bagni freschi e al consumo 'programmato' di acqua: impegnarsi cioè a bere almeno un litro e mezzo d'acqua durante la giornata anche se non si ha la sensazione di sete", raccomanda Trimarco.
"Stanchezza e debolezza, sintomi comuni al Covid e a un eccesso di caldo - osserva il cardiologo - possono indurre a fare incetta di integratori. Ma la stragrande maggioranza sono inutili, almeno contro il Covid. Uno studio che abbiamo pubblicato sulla rivista 'eClinicalMedicine' promuove un mix di sostanze naturali, composto da arginina e vitamina C. L'arginina è un aminoacido prodotto naturalmente dall'organismo, che stimola la produzione di ossido nitrico, sostanza chiave per una corretta funzione vascolare. La vitamina C, invece, grazie a una nanotecnologia che ne ottimizza l'assorbimento senza effetti collaterali, antagonizza lo stress ossidativo e migliora il rimodellamento vascolare con effetti benefici sulla funzionalità cardiaca e a cascata su tutto l'organismo".
Altri consigli: evitare di uscire se positivi al Covid, sia per evitare di contagiare gli altri sia per tenersi al riparo dal caldo esterno; mantenere la casa fresca, sfruttando l'aria notturna per rinfrescarla, e durante il giorno usando tapparelle o persiane e spegnendo quanti più dispositivi elettrici possibile; usare abiti e lenzuola leggeri e larghi; evitare bevande zuccherate, alcoliche o contenenti caffeina che possono peggiorare i sintomi e interagire con i farmaci in uso.
Salute e Benessere
Caldo africano, nuova ondata sull’Italia: oggi 12...
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Nelle prossime ore allerta super caldo ai massimi livelli: le città interessate
![Super caldo a Roma - Fotogramma](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b76948389d7-928a70d280ca-1000/format/big/caldo_roma_fontana_fg.jpeg)
L'allerta super caldo tornerà nelle prossime ore ai livelli massimi. Se oggi, sabato 27 luglio, nessuna città è ancora da bollino rosso, per domani - domenica 27 - saranno di nuovo sei i capoluoghi interessati dal gradino più alto dell'allerta.
Dodici, intanto, le città con bollino arancione di oggi, segnalate nel bollettino sulle ondate di calore del ministero della Salute: si tratta di Firenze, Frosinone, Palermo, Perugia, Rieti e Roma, Bologna, Bolzano, Brescia, Latina, Pescara e Viterbo.
Domenica bollente, tornano i bollini rossi
Domenica 28 luglio saranno quindi 6 le città italiane da bollino rosso per il rischio di ondate di calore: massima allerta su Firenze, Frosinone, Palermo, Perugia, Rieti e Roma.
La giornata di domani si annuncia dunque la più 'bollente' di una settimana che non ha fatto registrare prima città da bollino rosso. Fra i 27 capoluoghi monitorati dal sistema di sorveglianza ministeriale, oltre ai 6 con allerta 3, il livello massimo di rischio, il 28 luglio si contano 13 bollini arancioni (livello 2): a Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Latina, Milano, Napoli, Pescara, Torino, Trieste, Venezia, Verona e Viterbo. Bollino giallo (rischio 1) per Ancona, Bari, Cagliari, Catania, Civitavecchia, Genova, Messina e Reggio Calabria. Nessun bollino verde (rischio 0).
Salute e Benessere
Alzheimer, Ema blocca farmaco Lecanemab: “Rischio di...
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"In particolare il frequente verificarsi di anomalie nell'imaging correlate all'amiloide (Aria), che comportano gonfiore e potenziali sanguinamenti nel cervello dei pazienti che lo hanno ricevuto"
![Riproduzioni del cervello - FOTOGRAMMA](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b75fb877550-e313388a5cd3-1000/format/big/germany_parti_del_cervello_di_albert_einstein_in_mostra_al_westphalian_museum_of_natural_history_.jpeg)
No dell'Agenzia europea del farmaco Ema a una terapia anti Alzheimer. Il Comitato tecnico per i medicinali a uso umano dell'ente regolatorio Ue, "Chmp, ha raccomandato di non concedere l'autorizzazione all'immissione in commercio per Leqembi* (lecanemab), un farmaco destinato al trattamento della malattia di Alzheimer", informa l'Ema nel resoconto dell'ultima riunione del Chmp (22-25 luglio).
"Il comitato - si legge - ha ritenuto che l'effetto osservato di Leqembi sul ritardo del declino cognitivo non controbilancia il rischio di eventi collaterali gravi associati al medicinale, in particolare il frequente verificarsi di anomalie nell'imaging correlate all'amiloide (Aria), che comportano gonfiore e potenziali sanguinamenti nel cervello dei pazienti che hanno ricevuto Leqembi".
Alzheimer Europe esprime "rammarico" e "profonda delusione" per il parere negativo formulato dal Comitato tecnico Chmp dell'Agenzia europea del farmaco Ema . Il no dell'Ema, che riguarda Ue, Islanda, Liechtenstein e Norvegia, sottolinea l'associazione in una nota, "significa che gli europei con malattia di Alzheimer in fase iniziale non avranno accesso alle opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti negli Stati Uniti e in altri Paesi".
"Le persone che vivono con la malattia di Alzheimer e le loro famiglie nutrivano grandi speranze e aspettative riguardo all'introduzione di nuove opzioni terapeutiche in Europa", scrive Alzheimer Europe, ricordando che la Fda statunitense ha concesso l'approvazione a lecanemab un anno fa, nel luglio 2023, dopo che un comitato consultivo ha riconosciuto in modo unanime l'efficacia clinica del farmaco per il quale le principali assicurazioni Usa, fra cui Medicare, hanno garantito "un'ampia copertura" nei pazienti idonei a riceverlo. Hanno dato il via libera al trattamento anche le autorità regolatorie di Giappone (25 settembre 2023), Cina (3 gennaio), Corea del Sud (27 maggio), Hong Kong (11 luglio) e Israele (12 luglio), elenca l'associazione, mentre in Europa si attendono ancora i pronunciamenti degli enti regolatori svizzero e britannico, che Alzheimer Europe auspica positivi.
"Le persone affette da malattia di Alzheimer in Europa saranno escluse dall'accesso a lecanemab senza poter compiere scelte individuali basate su un'analisi personale del profilo rischi-benefici", rimarca l'associazione. La speranza di Alzheimer Europe è che "i risultati dal mondo reale raccolti dal registro imposto dalla Fda, o dagli studi in corso su lecanemab forniranno le evidenze scientifiche necessarie affinché i regolatori Ue riconsiderino la loro posizione".