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Stoltenberg, Ucraina e armi Nato contro Russia: cosa dice l’Italia

Lega pronta a depositare un ordine del giorno o una interrogazione finalizzata a censurare le parole del segretario generale della Nato

Jens Stoltenberg (Afp)

Le dichiarazioni di Jens Stoltenberg continuano ad alimentare il dibattito politico anche in Italia e le reazioni si susseguono. Il segretario generale della Nato ha invitato gli alleati che forniscono armi all'Ucraina a "valutare" di porre fine al divieto di utilizzarle per colpire obiettivi militari in Russia, perché Kiev "ha il diritto di difendersi e questo include anche colpire obiettivi in territorio russo". Ma qual è allo stato la posizione del nostro Paese?

Lega: "Governo censuri Stoltenberg"

Nella maggioranza l'affondo a Stoltenberg arriva dalla Lega. "Questo signore o chiede scusa, o rettifica o si dimette", dice senza mezzi termini Matteo Salvini. La Lega è pronta a depositare un ordine del giorno o una interrogazione finalizzata a censurare le parole del segretario generale della Nato. Primo firmatario il senatore Claudio Borghi, candidato in Ue, che all'Adnkronos spiega: "Con il primo strumento disponibile depositeremo un testo parlamentare per invitare il governo a censurare le parole di Stoltenberg che, senza alcun mandato per farlo, ha previsto un utilizzo offensivo e non difensivo degli aiuti militari mandati a Kiev a supporto dell'Ucraina".

"Non abbiamo bisogno di alcuna escalation militare e non siamo in guerra con nessuno - scandisce il leghista - Prevedere impieghi di soldati italiani o l'uso delle nostre armi per colpire il territorio di un'altra nazione è una pazzia e Stoltenberg non ha alcun diritto di trascinarci in conflitti armati". "La Nato è un'alleanza difensiva, la guerra se vuole vada lui a farla ma senza di noi", conclude Borghi.

Meloni: "Bisogna essere prudenti"

Sulla questione Nato e le parole di Stoltenberg la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a In mezz'ora su Rai 3, osserva: "Credo che bisogna essere prudenti, ma credo pure che sia giusto che la Nato mantenga la sua fermezza".

"Fermo restando che ci sono incognite, ritengo controproducente il racconto allarmante di una Europa sull'orlo di un conflitto ampio, irresponsabile chi alimenta questo racconto. La deterrenza è l'unico rimedio, se si parla di via diplomatica è perché finora si è mantenuto equilibrio tra le forze", dice Meloni ricordando il motto latino 'se vuoi pace prepara la guerra'.

Quanto all'annuncio della Lega, "vedremo esattamente il testo e valuteremo", commenta ad Affaritaliani.it Raffaele Speranzon, vice capogruppo di Fratelli d'Italia e componente della Commissione Difesa ed Esteri di Palazzo Madama. "Di sicuro è inaccettabile che il segretario della Nato o un solo Paese membro possano dettare la linea dell'Alleanza Atlantica".

Parole sulla scia di quelle pronunciate in un'intervista a La Stampa dal ministro della Difesa, Guido Crosetto: "Non esiste un segretario Nato o una nazione che decide la linea per tutte le altre". E questo vale per Stoltenberg "ma vale anche per Macron, quando ha detto 'manderemo i nostri soldati in Ucraina'. La Nato si muove, e si muoverà nell'incontro che avremo a Washington a luglio, portando dei progetti, dei piani, delle idee. Le singole spinte valgono poco".

Forza Italia si fa sentire per voce del suo leader, Antonio Tajani: ''Non manderemo nessun soldato italiano in Ucraina, non useremo i nostri strumenti militari per sparare in Russia. Le decisioni vengono prese dalla Nato tutti insieme. Noi siamo già d'accordo con gli ucraini che tutti i nostri strumenti militari, e noi ne controlliamo l'uso, non possono essere utilizzati al di là dei confini dell'Ucraina''.

''Noi non siamo in guerra con la Russia - ribadisce - Vogliamo difendere soltanto l'integrità territoriale dell'Ucraina, perché puntiamo alla pace, perché soltanto se Putin non vincerà sarà costretto a sedersi al tavolo con Zelensky e firmare la pace. E lo stesso vogliamo fare in Medio Oriente''.

Il Pd punge la premier. "Quando è partito il governo Meloni, la maggioranza sembrava unita su tutto. Oggi sono in disaccordo su tutto. E sull'unità del governo riguardo la politica estera? Cosa pensa Meloni dell'interrogazione della Lega di Salvini sulle parole di Stoltenberg?", chiede il deputato del Pd e capogruppo Pd in Commissione Difesa di Montecitorio Stefano Graziano.

Secondo Massimiliano Smeriglio, eurodeputato Avs, "c’è grande confusione al governo. Stoltenberg, che è in scadenza di mandato, lavora su un’ipotesi che per me è terribile perché è una ulteriore escalation e ci mette nelle condizioni di diventare oggettivamente cobelligeranti".

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Politica

Lega, Romeo candidato unico alla segreteria in Lombardia

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Luca Toccalini: "Faccio passo di lato, per tutti sarò garante per congresso che porti rinnovamento"

Massimiliano Romeo (Fotogramma/Ipa

Massimiliano Romeo candidato unico alla segreteria della Lega in Lombardia. "Per la Lega faccio un passo di lato nella corsa alla segreteria della Lombarda - ha comunicato oggi il deputato Luca Toccalini, responsabile dei giovani leghisti - È stata una scelta difficile e ponderata dopo che negli ultimi giorni ho ascoltato i militanti e ho incontrato sia il segretario federale Matteo Salvini che il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo con i quali è stato concordato questo percorso. In vista del congresso di domenica è emersa la volontà di presentarsi ai militanti con una candidatura unitaria, e per questo ritengo saggio un mio passo di lato per contribuire a garantire unità all’interno della Lega Lombarda. Ringrazio tutti i militanti che mi hanno sostenuto: e per tutti loro sarò garante per un congresso che porti rinnovamento e slancio nella Lega Lombarda".

Il segretario del partito, Matteo Salvini, "ha ringraziato Luca Toccalini per la scelta di impegno e responsabilità in vista del congresso della Lega Lombarda di domenica che confermerà un partito unito, in crescita e pronto a nuove sfide, con più di 200 sindaci e migliaia di amministratori locali e militanti, che chiedevano scelte unitarie e squadra compatta. Con Luca Toccalini stiamo lavorando per essere sempre più presenti, nelle scuole, nelle università e sui luoghi di lavoro, col nostro movimento della Lega Giovani: a lui affiderò nuove responsabilità di guida in vista del prossimo congresso federale a inizio 2025. Sia lui che Massimiliano Romeo, con cui condivido passione, militanza e impegno da trent’anni, saranno preziosi per i futuri successi della Lega, per il bene della Lombardia e dell’Italia”.

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Politica

Stop a Giornata in memoria vittime errori giudiziari, Gaia...

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La figlia di Enzo Tortora contro il Partito Democratico, dopo l'astensione sulla data del 17 giugno, giorno dell'arresto del conduttore tv. La reazione social dei Dem Sensi, Quartapelle e Madia: "Ripensiamoci"

Gaia Tortora (Fotogramma/Ipa)

E' polemica sulla legge che dovrebbe istituire la 'giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari' da celebrare il 17 giugno, giorno dell'arresto di Enzo Tortora. Il provvedimento è in discussione alla Camera dei deputati in commissione Giustizia, dove però i partiti faticano a dare il via libera. Tanto che, all'unanimità, l'Ufficio di presidenza della commissione ha chiesto (e ottenuto) di posticipare l'approdo in aula del testo fissato in origine per il prossimo lunedì, 16 dicembre.

Lo sdegno di Gaia Tortora per l'astensione del Pd

A far 'traslocare' la discussione sui social è stata però Gaia Tortora, la figlia di Ento Tortora, che su Twitter ha postato la foto di un resoconto del dibattito sulla legge commentando: "Il Pd. Si è astenuto. E vi prego di leggere la "motivazione" sul caso Tortora. Fate pietà, davvero. E aggiungo che la sottoscritta ha chiesto appositamente che fosse una data simbolo sì, ma senza il nome. Affinché sia ciò che penso. Per tutti. Bene comune. Senza nomi".

La controversa scelta della data

A stretto giro è arrivato il chiarimento del capogruppo di Italia viva alla Camera Davide Faraone, primo firmatario della proposta di legge: "Confermo che Gaia Tortora ci ha chiesto espressamente che la giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari fosse una data simbolo, ma senza il nome di Enzo Tortora. Affinché fosse un bene comune, senza nomi. Così abbiamo modificato la nostra proposta originaria mantenendo il 17 giugno, giorno dell'arresto di Enzo Tortora, senza nominare la giornata".

"Tutto ci saremmo aspettati tranne la mancata condivisione di tutte le forze presenti in Parlamento della nostra proposta di legge e mai ci saremmo aspettati un presa di distanza dal presidente dell’associazione nazionale magistrati, con la motivazione che così si crea sfiducia nelle istituzioni - ha aggiunto Faraone- . Evidentemente, per Santalucia le circa trentamila persone che negli ultimi 30 anni sono finite da innocenti nelle carceri italiane, quelle no, non generano sfiducia. Né tantomeno costituiscono un’intollerabile ingiustizia. Al contrario del presidente dell’Anm, noi pensiamo che l’istituzione di una Giornata delle vittime da celebrare il 17 giugno, giorno in cui Enzo Tortora finì in cella, sia utile e necessaria a ricordare un fenomeno troppo diffuso. Oltre alla giornata serve una riforma. Il più presto possibile".

La reazione social del Pd

La presa di posizione della Tortora ha suscitato la reazione social di alcuni esponenti del Pd. "Sono certa che le parole di Gaia Tortora non saranno vane e aiuteranno il Gruppo del Pd alla Camera a fare una discussione seria per fare tutti insieme un passo in avanti", ha scritto su Twitter la deputata dem Marianna Madia. "La memoria di Enzo Tortora, e delle altre vittime di errori giudiziari, merita rispetto non tentennamenti. Spero che il mio partito possa discutere della proposta e riveda l'astensione", ha fatto eco la deputata dem Lia Quartapelle.

"Quando parla Gaia Tortora bisogna solo prendere nota. Con rispetto e senso delle cose. Sono sicuro che sul tema della giornata di ricordo di chi è stato ingiustamente messo in croce si possa fare un passo avanti giusto e doveroso. Nell’interesse di tutti", ha sottolineato sempre su Twitter il senatore del Pd Filippo Sensi.

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Politica

Autonomia, via libera da Cassazione a referendum per...

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La decisione dopo il pronunciamento della Consulta. La parola definitiva torna ora alla Corte Costituzionale

La Corte di Cassazione  - (Fotogramma)

La Corte di Cassazione ha dato l'ok al referendum per l'abrogazione dell'autonomia differenziata. La decisione arriva dopo il pronunciamento della Consulta. La parola definitiva torna ora alla Corte Costituzionale.

Immediate le reazioni dell'opposizione, con Elly Schlein che parla di "una buona notizia". "Crediamo molto in questa battaglia. Dopo il pronunciamento della Consulta che smontato la riforma, bisognerebbe che il governo si fermasse: è l'unico modo che ha per recuperare credibilità dopo lo strafalcione che la Corte la smontato. Noi andremo avanti in questa battaglia", ha detto la segretaria del Pd intervenuta alla manifestazione degli amministratori, davanti a Montecitorio, sulle politiche abitative.

Boccia (Pd): "Sempre più convinti nostra battaglia"

"La decisione della Cassazione che ha dichiarato ammissibile il referendum contro l'autonomia differenziata del ministro Calderoli e del governo Meloni è una buona notizia", dice il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. "E’ una decisione che ci conforta, sempre più convinti della battaglia che stiamo combattendo in Parlamento e nel Paese contro lo SpaccaItalia e forse autorevoli esponenti del governo avrebbero fatto bene ad aspettare prima di affermare che il referendum era superato e non si sarebbe svolto -prosegue-. Prima la sentenza della Consulta e ora la Cassazione ci dicono che possiamo costruire un percorso, che può coinvolgere le cittadine e i cittadini italiani, per arrivare a bocciare una legge che aumenta le disuguaglianze territoriali e sociali". "Manca ancora il pronunciamento della Corte costituzionale ma siamo certi che se si arriverà al referendum sull’autonomia riusciremo a cancellare una legge sbagliata e a difendere l’unità del nostro Paese", conclude Boccia.

Bonelli: ok Cassazione a referendum, disfatta leghista

"La Cassazione ha dichiarato legittima la richiesta di referendum per l’abrogazione totale della legge Calderoli. È una decisione importante contro una legge che aumenta le disuguaglianze tra i territori e indebolisce l’unità nazionale. Settori come sanità, scuola e infrastrutture non possono essere frammentati. La Corte Costituzionale, con la sua sentenza, aveva già demolito sostanzialmente la legge Calderoli sull’autonomia differenziata, andando oltre le aspettative", afferma in una nota il deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli.

"La sua pronuncia ha chiarito che materie fondamentali come ambiente, energia, trasporti e commercio estero non possono essere trasferite alle regioni, riconoscendole come competenze centrali dello Stato. Ora la Cassazione ribadisce che il quesito sull’abrogazione totale deve andare avanti, nonostante i tentativi del governo di fermarlo. Questa è la disfatta dell’autonomia differenziata leghista e del mercimonio politico tra Meloni e Salvini".

"L’autonomia differenziata non può essere uno scambio politico per altre riforme come il premierato. Questa legge non serve al Paese, ma solo a portare avanti interessi di parte, a discapito dell’unità e dell’uguaglianza tra i cittadini. Il referendum è una grande occasione per fermare questa deriva e permettere ai cittadini di esprimersi su una riforma sbagliata. L’Italia non si divide”.

La Russa: "Nessuno smacco, referendum è cosa migliore"

"Nel programma sono stati inseriti temi importanti per tutti i partiti della coalizione, anche se magari c'era un gradimento diversificato", ha detto Ignazio La Russa, nell'incontro in Senato con la stampa parlamentare, parlando dell'Autonomia. "Smacco per il governo dopo oggi? Il referendum è una valutazione tecnico-giuridica. Penso che la democrazia diretta sia la cosa migliore", avverte. Il referendum "ben venga, siano gli italiani a decidere". "Se la corte ha detto che i punti non erano in sintonia con la Carta, il parlamento prenda atto che non è stata bocciata la riforma. Il parlamento deve correggere e penso che lo farà", conclude.

Gasparri: "Attendere valutazione Corte costituzionale

"La decisione della Cassazione sul referendum sull’autonomia differenziata non ha l’effetto, come viene da alcune forze politiche impropriamente affermato, di garantire lo svolgimento del referendum. Occorre attendere, infatti, ancora la valutazione della Corte costituzionale, che si conoscerà solo nei prossimi mesi, sulla conformità alla Costituzione della proposta referendaria di abrogazione integrale della legge. Ricordo che sono stati sollevati da autorevoli costituzionalisti dubbi sull’esito di tale giudizio", dichiara il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

La decisione della Cassazione

La notizia è stata riportata da riporta la Repubblica online che parla di "28 pagine, firmate dalla presidente Rosa Maria Di Virgilio"." Ecco l’ordinanza definitiva dell’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione - si legge sul quotidiano online - che, dopo la pronuncia interlocutoria dello scorso 3 dicembre, ora tiene il punto e conferma che, a dispetto di quanto ipotizzato da esponenti del governo, è pienamente legittimata e resta in piedi la richiesta di abrogare totalmente l’Autonomia differenziata: la legge infatti è ancora vivente, nonostante il pesante intervento demolitorio dei giudici della Consulta''.

''Cade invece il quesito presentato dai consigli regionali che puntavano all’abrogazione parziale - si legge ancora - in quanto la Corte Costituzionale ha provveduto sostanzialmente a demolire i punti indicati. 'Il quesito di abrogazione totale' della legge Calderoli sull’Autonomia differenziata 'deve avere corso pur dopo la pronuncia numero 192/2024 della Corte Costituzionale', scrive dunque l’ufficio della Cassazione, che ha riesaminato regolarità e legittimità alla luce delle motivazioni della Consulta''.

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