Rafah, Mezzaluna Rossa: “Molte vittime in attacco vicino a quartier generale Onu”
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Molte vittime in un attacco israeliano nell'area della tendopoli degli sfollati a Rafah, vicino al quartier generale Onu. Lo ha reso noto la Mezzaluna Rossa palestinese su X. "Gli equipaggi delle ambulanze della Mezzaluna Rossa palestinese - si legge - stanno trasportando un gran numero di vittime e feriti in seguito al fatto che l'occupazione ha preso di mira le tende degli sfollati vicino al quartier generale delle Nazioni Unite a nord-ovest di Rafah". Secondo le ultime notizie le vittime sono almeno 27.
Un altro attacco aereo israeliano nella città di Jabalya, nel nord di Gaza, ha ucciso almeno quattro persone, ha riferito la Cnn. Altre quattro persone sono rimaste ferite e molti sono ancora i dispersi dopo che l'attacco ha colpito un edificio residenziale nel quartiere di Al-Nazla.
Sono quasi 36mila i palestinesi che hanno perso la vita nella Striscia di Gaza nei raid lanciati da Israele dopo l'attacco subito da Hamas lo scorso 7 ottobre, ha reso noto il ministero della Sanità di Gaza City.
I negoziati
Sul fronte dei negoziati in corso per la liberazione degli ostaggi, l'ufficio di Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che il primo ministro israeliano si oppone alle richieste avanzate da Yahya Sinwar, leader di Hamas. Mentre Netanyahu "ha ripetutamente dato alla squadra negoziale un ampio mandato per liberare i nostri ostaggi, Sinwar continua a chiedere la fine della guerra, il ritiro dell'Idf dalla Striscia di Gaza e il mantenimento di Hamas intatto, in modo che possa portare avanti le atrocità del 7 ottobre, ancora. Il primo ministro Netanyahu si oppone fermamente a questo. I briefing della squadra negoziale non fanno altro che rafforzare la posizione di Hamas, danneggiare le famiglie e ritardare il rilascio dei nostri ostaggi".
La comunicazione dell'ufficio di Netanyahu arriva dopo la notizia che riprenderanno martedì al Cairo i negoziati per cercare di giungere a una tregua tra Israele e Hamas che permetta il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia di Gaza e la consegna di maggiori aiuti per la popolazione palestinese, secondo quanto dichiarato alla Cnn da un funzionario egiziano vicino ai negoziati. Una fonte israeliana ha confermato alla Cnn, a condizione di anonimato, che i negoziati riprenderanno a breve, ma senza specificare il luogo né il giorno.
Hamas ha fatto però sapere di "non aver ricevuto nulla dai mediatori'' in vista dei negoziati. Lo ha detto il funzionario di Hamas Izzat al-Risheq citato da Ynet. "Non abbiamo ricevuto nulla dai mediatori. Ciò che è chiaramente richiesto è la fine permanente della guerra nell'intera Striscia di Gaza, non solo a Rafah. Questo è ciò che il nostro popolo aspetta e questo è il nostro punto di partenza", ha affermato.
Intanto, in vista della ripresa dei negoziati e dopo le richieste della Corte internazionale di giustizia, scrive il Times of Israel citando una propria fonte, le Forze della difesa israeliana (Idf) hanno rivisto il loro piano per Rafah e deciso di limitare le operazioni.
Lancio di razzi
Oggi le sirene dell'allarme antiaereo sono suonate a Tel Aviv e nel centro di Israele per razzi lanciati dalla Striscia di Gaza. Il lancio di razzi è stato rivendicato dalle Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas. Sono otto i razzi che, dopo essere stati lanciati da Rafah, hanno attraversato il confine con Israele, hanno riferito le Forze di difesa israeliane spiegando che molti razzi sono stati intercettati.
Esteri
Israele, Hezbollah lancia missili contro base Idf. Blinken:...
L'attacco sferrato alle 6 di questa mattina su Haifa. L'Iran teme la rappresaglia israeliana: intenso lavoro diplomatico con i Paesi del Medioriente per limitarla
Nuova giornata di guerra oggi, 12 ottobre, tra Israele e Libano. Hezbollah ha rivendicato il lancio di missili contro la base delle Idf a Haifa, nel sud di Israele. Lo riporta Al Mayadeen, media vicino a Hezbollah, spiegando che i missili sono stati lanciati alle 6 di questa mattina, ora locale. In Israele non sono però suonate le sirene di allarme antiaereo, afferma il Times of Israel.
Blinken: "Massimo impegno diplomatico per evitare conflitto più ampio'
Intanto proseguono le pressioni Usa per una soluzione diplomatica. Occorre arrivare a una soluzione diplomatica in Libano per evitare un confitto più ampio nella regione, ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken ribadendo che Israele ''ha il diritto a difendersi'', ma dicendosi ''allarmato'' per la crisi umanitaria causata dalla guerra. "Continuiamo a impegnarci intensamente per prevenire un conflitto più ampio nella regione", ha detto Blinken ai giornalisti dopo un vertice in Laos.
"Abbiamo tutti un forte interesse nel cercare di contribuire a creare un ambiente in cui le persone possano tornare a casa, in sicurezza e protezione, e i bambini possano tornare a scuola", ha affermato. "Quindi Israele ha un interesse chiaro e molto legittimo'' nel lavorare per la propria sicurezza, ma ''il popolo del Libano vuole la stessa cosa''. Per cui, ha aggiunto Blinken, ''crediamo che il modo migliore per arrivarci sia attraverso un'intesa diplomatica, una su cui stiamo lavorando da un po' di tempo e su cui ci concentriamo in questo momento".
L'Iran e la rappresaglia di Israele
Anche il governo dell'Iran è impegnato in un ''intenso e urgente'' lavoro diplomatico con i Paesi del Medioriente per cercare di limitare la rappresaglia israeliana per l'attacco missilistico lanciato da Teheran il primo ottobre, riporta la Cnn citando proprie fonti ben informate secondo le quali, se proprio l'attacco israeliano dovesse esserci, l'obiettivo è almeno quello di proteggere Teheran.
Secondo le fonti citate dalla Cnn, la preoccupazione dell'Iran deriva dall'incertezza sulla possibilità che gli Stati Uniti convincano Israele a non colpire i siti nucleari e gli impianti petroliferi iraniani. Gli Stati Uniti hanno già detto a Israele che non vogliono che prenda di mira i siti nucleari o i giacimenti petroliferi iraniani. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato mercoledì con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, la loro prima conversazione in quasi due mesi , dicendogli che la rappresaglia di Israele sia "proporzionata".
Anche gli alleati degli Stati Uniti nel Golfo, tra cui Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Qatar, hanno espresso preoccupazione per un possibile attacco agli impianti petroliferi iraniani, che potrebbe avere un impatto negativo sull'economia e sull'ambiente dell'intera regione, ha detto un diplomatico arabo alla Cnn.
Nuovi avvisi Idf a Gaza city: "Evacuare anche i rifugi al nord"
Le Idf hanno diffuso oggi un ''messaggio importante'' in arabo per i cittadini che vivono del nord di Gaza City, dicendo che ''l'area deve essere evacuata immediatamente tramite Salah El-Din Street verso l'area umanitaria'' perché ''è considerata una zona di combattimento pericolosa''. L'Idf spiega che vanno evacuati anche ''i rifugi lì situati'' perché i militari israeliani stanno ''operando con grande forza contro le organizzazioni terroristiche e continueranno a farlo per molto tempo''.
Esteri
Biden: “Israele smetta di colpire forze Unifil”. La...
Nota congiunta di Francia, Italia e Spagna: "Grave violazione". Tajani scrive a a Herzog e Katz: "Attacchi sono totalmente inaccettabili"
La richiesta a Israele di smetterla di colpire le forze Unifil in Libano arriva da più parti a poche ore dal ferimento di altri 2 peacekeeper della forza delle Nazioni Unite. Non ha dubbi il presidente Usa Joe Biden che, alla domanda "Vuole chiedere a Israele di cessare gli attacchi sulle forze di mantenimento della pace dell'Onu?", ha risposto "Sì, assolutamente". Nel frattempo l'Italia trova il sostegno di Francia e Spagna a Cipro, nell'ambito del vertice dei 9 Paesi europei del Mediterraneo.
Meloni a Cipro trova sostegno Macron e Sanchez
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a Cipro nell'ambito del vertice dei 9 Paesi europei del Mediterraneo trova una sponda nel capo dell'Eliseo Emmanuel Macron e nel primo ministro spagnolo Pedro Sanchez quando si tratta di condannare i ripetuti attacchi di Israele alle basi italiane Unifil. In quanto partner della missione istituita nel 1978 dalle Nazioni Unite dopo la prima invasione di Israele in Libano, i leader di Italia, Francia e Spagna - nell'ambito dei lavori del Med9 - firmano una dichiarazione comune per ribadire la loro "indignazione" dopo il ferimento di alcuni militari Unifil a Naqoura: "Questi attacchi costituiscono una grave violazione degli obblighi di Israele ai sensi della Risoluzione delle Nazioni Unite 1701" e "devono cessare immediatamente" intimano i tre Paesi, invitando Israele a impegnarsi per la sicurezza delle missioni Onu.
Netta la posizione del presidente francese Macron il quale rinnova il suo appello a "interrompere l'esportazione armi utilizzate" in scenari di guerra come Gaza e Libano: "E' l'unica leva che potrà mettere fine a tutto ciò. Stabilità e pace si ottengono solo attraverso soluzioni diplomatiche" scandisce il leader di Parigi, preoccupato per il rischio che le tensioni in Medio Oriente possano contaminare l'intera Regione ed estendersi a macchia d'olio anche oltre. Sulla stessa lunghezza d'onda il premier spagnolo Sanchez per quanto riguarda lo stop all'invio di armi a Israele: "Noi - spiega - lo facciamo già da tempo. La motivazione è semplice: senza armi non c'è guerra". Poi l'invito a "rivedere l'accordo tra Ue e Israele. Chiedo alla Commissione europea di dare una prova di coerenza".
"Come Italia non posso non tornare a condannare quello che è accaduto. Non è accettabile" dirà poi Meloni nelle dichiarazioni finali al termine del summit. La premier definisce "preziosa" l'opera prestata dai militari italiani nella missione Onu e in quella bilaterale Mibil, ribadendo l'impegno del suo governo a monitorare la situazione in Libano. E' necessario, secondo Meloni, "arrivare a un cessate il fuoco a Gaza e in Libano e al rilascio degli ostaggi israeliani" che si trovano ancora nelle mani di Hamas.
E' il presidente cipriota Nikos Christodoulidīs a illustrare alla fine dei lavori i contenuti della dichiarazione conclusiva, dove i 9 Paesi del Mediterraneo chiedono un "immediato cessate il fuoco" lungo la Blue Line che separa Israele dal Libano e in merito al conflitto russo-ucraino confermano il sostegno a Kiev per tutto il tempo necessario. Nel capitolo relativo ai migranti i leader auspicano una attuazione "efficace e tempestiva" del Patto su asilo e migrazione, con focus sulla dimensione esterna. A conclusione del Med9 il passaggio di consegne tra Cipro e Slovenia, che ospiterà il prossimo summit mediterraneo nel 2025.
Tajani a Herzog e Katz: "Attacchi a basi Unifil totalmente inaccettabili"
Sugli attacchi da parte di Israele alle basi Unifil in Libano è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha inviato nuovi messaggi al ministro degli Esteri israeliano Israel Katz e anche al capo dello Stato Isaac Herzog per confermare che per l’Italia questi attacchi "sono totalmente inaccettabili". Secondo fonti della Farnesina il ministro ha scritto ai suoi interlocutori: "Sappiamo che la situazione sul terreno sta diventando molto complicata, ma crediamo che il vostro Governo prenderà ogni misura necessaria per evitare ogni possibilità di nuovi attacchi di questo tipo".
Il ministro Katz ha garantito "ogni sforzo possibile per evitare di danneggiare Unifil”. Lo stesso capo dello Stato Isaac Herzog ha garantito di occuparsi direttamente della questione con il governo del suo paese. Tajani ha chiesto al governo israeliano una inchiesta e comunque le scuse per i danni provocati nei giorni scorsi. Secondo fonti della Farnesina le prossime ore saranno decisive per ricevere chiarimenti e indicazioni cruciali da parte del governo di Israele. Il Governo italiano ritiene che a Gaza e in Libano si debba passare al più presto a un cessate il fuoco che permetta di riprendere un negoziato diplomatico verso un confronto politico fra le parti.
Esteri
Elezioni Usa, gli americani sono davvero pronti ad avere...
Harris troppo indietro a Trump tra gli elettori maschi, non solo bianchi
Più si avvicinano le elezioni del 5 novembre per il presidente degli Stati Uniti, più i democratici sono preoccupati del fatto che l'America potrebbe essere meno pronta di quanto si possa immaginare ad essere guidata da una donna. Almeno i maschi americani, stando al sondaggio pubblicato questa settimana da a New York Times/Siena College secondo il quale Donald Trump ha un consistente vantaggio su Kamala Harris, 51% a 40%, tra gli elettori maschi a livello nazionale.
E non si tratta solo degli ormai famosi maschi bianchi che sono stati la chiave del successo a sorpresa del tycoon nel 2016 su Hillary Clinton, ma gli strateghi dem hanno lanciato l'allarme anche sul fatto che la vicepresidente deve recuperare terreno conquistato dall'ex presidente tra maschi ispanici e afroamericani. Da qui la vera e propria strigliata che Barack Obama, dalla Pennsylvania prima tappa del suo tour elettorale negli stati chiave, ha rivolto ai 'fratelli" afroamericani che non mostrano interesse e entusiasmo forse perché, ha detto chiaramente l'ex presidente, "non piace loro l'idea di una donna presidente".
Problematica anche la posizione di Harris, con gli ispanici. Un sondaggio USA Today/Suffolk University dei giorni scorsi mostra che in Arizona, che è uno stato chiave, il 51% degli maschi ispanici tra i 18 e i 34 anni sostiene Trump, mentre appena il 39% sostiene Harris. Il sostegno per il tycoon cresce ancora, il 57% contro il 37%, tra elettori tra 35 e 49 anni.
Trump e il 'bro vote'
Bisogna poi aggiungere che Trump e il suo team elettorale hanno lanciato una campagna aggressiva per conquistare il "bro vote", il voto di maschi giovani, in particolare orientati alla cultura delle 'frat house', delle tifoserie sportive e degli sport di combattimento, per ritagliare una fetta di voti conservatori in un gruppo demografico, gli elettori più giovani, tradizionale riserva elettorale dei dem.
"Non credo che la gente non capisca quanto sia grande il problema che abbiamo con gli elettori maschi, in generale e in particolare afroamericani e ispanici - spiega a The Hill uno stratega - non possiamo semplicemente dire, abbiamo il voto delle donne, e anche se dovessimo vincere il mese prossimo dovremmo dare risposte a domande difficili".
Un finanziatore dem non esita ad ammettere: "Gli elettori maschi sono persi, almeno per questo ciclo". Le ragioni di questa emorragia di voti di maschi sono semplicemente sessiste, spiegano gli strateghi dem che indicano l'incapacità di molti maschi americani di accettare una donna alla più alta carica del Paese.
Harris "ha problemi con gli uomini per le stesse ragioni per cui li aveva Hillary Clinton, perché la misoginia esiste come esistono idee antiquate su chi debba essere presidente - afferma Christy Setzer, stratega democratica - intanto Trump ha rilanciato l'immagine di uomo forte machista e gli atteggiamenti da autocrate".
"Il messaggio non tanto velato della sua campagna è 'se sei un vero uomo vota per me', una mentalità da anni '50 che purtroppo ancora ha presa", conclude la stratega. "E' ridicolo dirlo nel 2024 ma non tutti sono pronti a votare per una donna presidente degli Stati Uniti", le fa eco lo stratega Jim Manley.