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Stampa estera, a Lukaku il premio ‘Miglior giocatore straniero’

"Sono felice di ricevere questo premio", ha dichiarato l'attaccante ricevendo il premio a Trigoria

Stampa estera, a Lukaku il premio 'Miglior giocatore straniero'

E' stato consegnato a Trigoria il premio "Miglior Atleta Straniero in Italia" a Romelu Lukaku, giocatore di origine belga e attaccante della Roma che da sempre si è distinto per la sua abilità nel fare gol. Il premio a Lukaku è stato consegnato oggi alla presenza del comitato sportivo composto da Alba Kepi, Elizabeth Missland, Dundar Kesapli (anche consigliere Ussi Roma), Maarten van Aalderen e Baris Seckin. "Sono felice di ricevere questo premio", ha dichiarato l'attaccante.

Il Premio Sportivo dell’Associazione della Stampa Estera viene assegnato ogni anno ai migliori atleti delle Federazioni Italiane in diverse categorie sportive. Il premio nasce nel 1991 e, per la prima volta, furono assegnati i premi al miglior atleta dell’anno, miglior atleta straniero in Italia e il premio alla carriera. La Stampa Estera riunisce diversi giornalisti di vari paesi nel mondo che svolgono attività come corrispondenti. Come ogni anno dal 1991, si rinnova l'appuntamento con i premi sportivi dell'Associazione della Stampa Estera, assegnati dai giornalisti stranieri accreditati in Italia il cui voto ha celebrato così le imprese dei migliori atleti del 2023. Nomi nuovi, dunque, vanno ad aggiungersi a quelli di alcuni vincitori del passato, tra i quali spiccano grandi stelle del calibro di Debora Compagnoni, Francesco Totti, Fiona May, Zinedine Zidane, Dino Zoff, Roberto Mancini, Marcell Jacobs, Federica Pellegrini, Zlatan Ibrahimović, Victor Osimhen e Marcell Jacobs, tanto per citarne alcuni.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Sport

Arabia Saudita, stadi da favola e diritti umani: tutto sui...

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Dopo il Qatar un altro Paese del Golfo ospiterà una Coppa del Mondo, ma sono ancora diversi gli interrogativi da risolvere

Gianni Infantino - Fotogramma

La Coppa del Mondo torna in Medio Oriente. La Fifa ha, infatti, ufficializzato la decisione di assegnare all'Arabia Saudita i Mondiali di calcio del 2034, mentre quelli del 2030 saranno ospitati da Spagna, Portogallo e Marocco. Il massimo organismo calcistico mondiale ha invocato il principio a far ruotare il torneo tra i vari continenti e quindi, per il 2034, ha accolto soltanto candidature dall'Asia e dall'Oceania. I potenziali candidati, però, hanno avuto soltanto un mese per sviluppare la propria proposta e proprio i tempi brevi sono stati alla base della rinuncia di Australia e Indonesia. L'Arabia Saudita è rimasta quindi l'unica candidata e ha potuto finalmente festeggiare un traguardo che rincorreva da molto tempo.

L'assegnazione non ha quindi sorpreso, considerati anche gli ottimi rapporti tra il presidente della Fifa Gianni Infantino e i Paesi del Golfo, che hanno potuto già ospitare un Mondiale nel 2022 in Qatar, ma ha fatto sorgere diversi interrogativi e numerose sono le questioni da risolvere. Al progetto arabo è stato infatti assegnato un punteggio di 4,2 su 5, sebbene sia ancora tutto in cantiere. Dei quindici stadi che ospiteranno le partite del 2034 al momento ne esistono soltanto sette, con otto di questi che saranno costruiti nei prossimi anni insieme a diversi hotel per ospitare squadre e tifosi.

I trasporti pubblici all'interno del Paese saranno rafforzati, così da limitare gli evidenti problemi di logistica. E poi, non in secondo piano, c'è la forte preoccupazione per il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori. Incerte anche le date, con le alte temperature estive che suggerirebbero uno slittamento del torneo nei mesi invernali, proprio come successo nel caso di Qatar2022.

Stadi da costruire e problemi di logistica

Nonostante il calcio in Arabia Saudita, soprattutto negli ultimi anni, abbia portato a un potenziamento delle, poche, strutture esistenti il Paese, ad oggi, non è pronto per ospitare un Mondiale. Il piano presentato alla Fifa prevede infatti 15 stadi, di cui otto da costruire, con progetti a dir poco futuristici. Se già in Qatar si erano visti design e look insoliti per degli impianti sportivi, l'Arabia vuole andare oltre. Gli impianti saranno costruiti in cinque città: Riad (che nella sua regione ne ospiterà ben otto), Gedda, Abha, Al Kohbar e Neom, acronimo di New Future, per indicare la nuova area economico-tecnologica che i sauditi stanno ancora costruendo nella regione nord-ovest, al largo della penisola del Sinai. Proprio qui dovrebbe sorgere uno stadio a picco su una scogliera, a 350 metri d'altezza e che potrà essere raggiunto in nave. Un altro impianto invece, a Qiddiya, città a 20 chilometri da Riad, sorgerà su un lago, ma il fiore all'occhiello sarà ovviamente il King Salman International Stadium, stadio, con una capacità di 92760 posti, che dovrebbe essere inaugurato nel 2029 e che ospiterà la partita di apertura e la finale del torneo.

Mohammed Bin Salman, principe ereditario e Primo ministro saudita, ha dieci anni e tutti i soldi del mondo per organizzare quello che vuole essere uno dei migliori Mondiali di sempre, e rilanciare così l'immagine dell'Arabia nel mondo. Per farlo dovrà risolvere anche diversi problemi di logistica. Per questo, al fianco degli stadi, il progetto prevede anche la costruzione di hotel e strutture per un totale di 175mila posti letto, che possano accogliere calciatori e tifosi. Da rafforzare anche la linea di trasporti, per garantire spostamenti in tempi rapidi ai tifosi da una città all'altra.

Diritti umani e dei lavoratori

L'assegnazione dei Mondiali 2034 all'Arabia Saudita ha però fatto sorgere diversi interrogativi sul rispetto dei diritti umani e dei lavoratori nel Paese. Durante il Consiglio straordinario indetto dalla Fifa, la Federazione norvegese ha presentato una denuncia formale astenendosi dal voto, mentre quella danese ha sostenuto la candidatura dichiarando però di aspettarsi da Infantino "il pieno rispetto dei diritti umani, della libertà di espressione e della parità di genere". La Svizzera invece ha chiesto di istituire "organi indipendenti per garantire i diritti umani e livelli di trasparenza".

Proprio come successo con i Mondiali del 2022 in Qatar infatti, diverse organizzazioni hanno alzato il livello di attenzione, condannando la decisione della Fifa: "La decisione sconsiderata della Fifa di assegnare la Coppa del Mondo 2034 all’Arabia Saudita senza garantire che siano in atto adeguate protezioni per i diritti umani metterà a rischio molte vite", è stata la dichiarazione congiunta di Amnesty International e altre 21 organizzazioni umanitarie, tra cui anche alcune saudite.

A preoccupare, in particolare, ci sono le condizioni a cui saranno sottoposti i lavoratori che costruiranno stadi e impianti. Nei giorni scorsi è stato addirittura l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Turk, ad impegnarsi direttamente per sostenere il rispetto delle norme sul lavoro durante i preparativi del torneo. Impiegati saranno soprattutto lavoratori immigrati, principalmente provenienti dall'Asia meridionale, che, proprio come avvenuto in Qatar, si troveranno a lavorare senza tutele adeguate. Il lavoro in Arabia Saudita, in particolare, è già al centro di un'indagine da parte dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), che segue una denuncia formale presentata dai sindacati. "Noi forniremo ogni tipo di consigli agli organizzatori", ha detto Turk, "questo includerà anche, ovviamente, la necessità di assicurarsi che le norme sul lavoro dei migranti siano adeguatamente rispettate e così come tutti i diritti umani all'interno dei grandi eventi sportivi".

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Sport

La Lazio avverte i tifosi: “Non andate ad Amsterdam e...

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La società biancoceleste ha diffuso una nota sui propri canali ufficiali

I tifosi della Lazio - Fotogramma

Trasferta ad alta tensione per la Lazio in Europa League. I biancocelesti voleranno ad Amsterdam per sfidare l'Ajax, ma non potranno contare sui propri tifosi. Nonostante i tanti biglietti venduti, con il settore ospiti andato esaurito in poche ore, la sindaca di Amsterdam ha deciso di vietare la trasferta per paura di nuovi scontri di matrice antisemita, dopo quelli avvenuti in occasione della partita contro il Maccabi Tel Aviv.

Alla vigilia del match la Lazio ha diffuso una nota ufficiale sul proprio sito rivolgendosi direttamente ai propri tifosi: "Si ricorda ai sostenitori biancocelesti che nella gara di UEFA Europa League tra Ajax e Lazio è precluso, su disposizione delle autorità locali, l’accesso al settore ospiti. Ai tifosi presenti nella Capitale olandese si segnala che l’Ambasciata italiana ha istituito una cellula consolare presso l’istituto italiano di cultura - Keizersgracht 564, 1017 EM Amsterdam – a circa 10 Km dallo Stadio a cui potersi rivolgere in caso di necessità".

"Fermo restando l’incessante opera diplomatica della scrivente società verso le autorità olandesi al fine di recuperare le spese sostenute dai tifosi, si consiglia di non viaggiare verso Amsterdam e, a coloro i quali siano già sul luogo, di mantenere un comportamento collaborativo e di rispetto delle prescrizioni delle autorità locali e non rispondere a potenziali provocazioni da parte di pseudo tifosi locali", si è raccomandata la società.

"La stessa S.S. Lazio ha istituito presso l’hotel Van Der Valk Amstel, Joan Muyskenweg 20, Amsterdam, un gruppo operativo a cui rivolgersi in caso di particolari emergenze che sarà attivo da questa sera sino alle 19:00 di domani 12 dicembre", ha spiegato il comunicato, "decorso tale orario il gruppo operativo si trasferirà presso lo stadio, dove sarà attivo sino alla conclusione dell’evento e comunque fino a cessate necessità".

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Sport

Ranieri e il futuro della Roma: “Speriamo di non...

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Il tecnico giallorosso ha parlato in conferenza stampa, alla vigilia della partita di Europa League contro il Braga

Claudio Ranieri - Fotogramma/IPA

"Stiamo cercando un allenatore bravo e basta. Speriamo di non sbagliarlo". Claudio Ranieri, tecnico della Roma fino a fine stagione, ha parlato così in conferenza stampa alla vigilia della sfida di Europa League contro il Braga. Una gara, quella dell’Olimpico, cruciale in ottica qualificazione.

Il ritorno alla Roma

"In ogni partita dobbiamo dare il massimo" ha spiegato il tecnico della Roma, soddisfatto per il ritorno al successo in campionato contro il Lecce. "Solo così si può creare uno spirito positivo. Abbiamo l'obiettivo di dare il massimo in ogni partita. Ho giocatori meravigliosi che mi fanno pensare anche al futuro. Con la proprietà stiamo pensando a tutto, all'oggi, al mercato e all'allenatore. Ci stiamo pensando. Alla squadra credo di aver dato quello che è il mio modo di essere. Io cerco empatia in loro. Se mi trovo bene con i ragazzi, loro capiscono le mie necessità. Ogni allenatore ha il suo modo di impostare la partita. L'allenatore non è una macchina che metti benzina e va. Io ho usufruito della loro preparazione e ho messo quello che più mi si addice. Il merito è della squadra, i giocatori sono delle spugne".

Verso il Braga

Ranieri ha poi parlato degli infortuni: "Ho recuperato tutti, tranne Cristante. Sia Dovbyk che Celik sono a disposizione. Soulé è il futuro, è un ragazzo che dopo un anno meraviglioso a Frosinone è arrivato a Roma e magari pensava di fare le stesse cose. Però un po’ ora lo conoscono meglio e un po’ il cambio di squadra ha pesato su di lui. Puntiamo molto su Matias, lo vedo vivo e cercheremo di tirargli fuori il meglio". In chiusura, anche un commento su Lorenzo Pellegrini: “È un ragazzo che merita, lo vedo più sereno durante gli allenamenti. Si sta allenando bene e comincia a prendere la porta. Anche se in allenamento sta tornando a essere quello di prima".

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