Cultura
“Ascarelli. Una storia italiana”, Pirozzi racconta la...
“Ascarelli. Una storia italiana”, Pirozzi racconta la famiglia di imprenditori che trasformò l’immagine di Napoli
L'epopea (caduta nell'oblio) di due generazioni di imprenditori ebrei arrivati sotto il Vesuvio dopo l'Unità d'Italia. A loro si deve anche la fondazione dell’A. C. Napoli e l’edificazione del primo stadio
Arriva in libreria e negli store online l’ultimo saggio di Nico Pirozzi: “Ascarelli. Una storia italiana” (Edizioni dell’Ippogrifo, pp. 224, € 20). Un volume che raccoglie la straordinaria e per molti versi inedita epopea di due generazioni di imprenditori che trasformarono l’immagine di Napoli.
Con cinquant’anni d’anticipo su Adriano Olivetti, rivoluzionò il rapporto allora esistente tra profitto d’impresa e capitale umano. Artefice di questo cambiamento che, sotto molteplici aspetti diede inizio a un radicale rinnovamento del mondo del lavoro, fu Pacifico Ascarelli, un imprenditore romano giunto a Napoli allo scopo di ampliare l’attività della Ditta Pellegrino B. Ascarelli, storicamente specializzata nella vendita di lane e tessuti di pregio. Ebreo, massone e garibaldino, Pacifico era, infatti, erede di un’attività commerciale che da secoli si tramandava di padre in figlio. Nella città del Vesuvio era giunto assieme ai fratelli Moisé Gabriele, Isacco e Settimio, negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia.
A trasformare una modesta filiale dell’azienda romana in una corazzata che dava lavoro a centinaia di persone non ci volle molto tempo. Difatti, a inizio Novecento la Ditta Ascarelli, era già considerata una delle maggiori realtà imprenditoriali del vecchio continente, con un fatturato di 20 milioni di lire. Motore di un progetto che sin da subito si dimostrò vincente, fu quel modo totalmente nuovo e per certi versi rivoluzionario che, negli stessi anni in cui negli Stati Uniti andava affermandosi il “fordismo”, andava a rimodulare l’organizzazione del lavoro, dando forma e sostanza a quel concetto di “felicità collettiva” successivamente adottato all’interno della fabbrica eporediese di macchine per scrivere fondata da Camillo Olivetti. Loro, gli Ascarelli, lo fecero garantendo ai loro numerosi dipendenti una serie di diritti fino ad allora più teorici che pratici (assenze per malattia o maternità, ferie, festività nazionali e religiose, tredicesima mensilità, e altri benefit).
Tutto questo, senza aprire altri capitoli in cui il cognome Ascarelli si andò via via coniugando con tantissimi altri vocaboli: sport, cultura, religione, politica, arte, genialità e, soprattutto, mecenatismo. A conferma di ciò non vi è solo la fondazione del primo club calcistico azzurro (l’A. C. Napoli) e l’edificazione del primo stadio, ad opera di Giorgio; le numerose opere a favore dell’infanzia diseredata (l’Asilo e il padiglione per apprendisti tessitori di Marechiaro), che Giorgio e il cugino Dario (consigliere comunale e provinciale socialista), finanziarono con estrema generosità. Questo senza dimenticare l’aiuto offerto in prima persona da Pacifico alle vittime della mortale epidemia di colera che flagellò Napoli nel 1884, compensato da una medaglia d’argento conferitagli dall’allora ministro dell’Interno, Agostino Depretis.
Comprendere i motivi per i quali nel breve volgere di pochi decenni l’oblio ha avvolto e travolto la storia di questa famiglia di imprenditori e di mecenati ebrei, la cui visione del mondo e delle cose superava di gran lunga i confini del tempo nel quale sono vissuti, è solo una delle tante domande a cui l’autore del volume “Ascarelli. Una storia italiana” tenta di dare risposta.
Cultura
Terza edizione del Premio Giornalistico ‘Un Giglio...
Promosso dall’Università eCampus con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e in collaborazione con Roma Capitale
Si è svolta a Roma, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, a Roma la terza edizione del Premio Giornalistico “Un Giglio per la Pace e la Libertà di Stampa”, promosso dall’Università eCampus con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e in collaborazione con Roma Capitale, alla presenza tra gli altri di Alessandro Onorato (Assessore Roma Capitale grandi eventi, sport, turismo e moda), Valeria Baglio (Capogruppo PD in Campidoglio), Enzo Siviero (Magnifico Rettore dell’Università eCampus), Guido D’Ubaldo (Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio) ed Enzo Fortunato (Francescano, giornalista e scrittore. Direttore della Comunicazione della Basilica papale di San Pietro in Vaticano, coordinatore della Giornata Mondiale dei Bambini).
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Archeologia, a Sibari il convegno ‘Percorsi di...
Evento organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, in collaborazione con Enea e Parchi Archeologici di Crotone e Sibari
Il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide (Cosenza), giovedì 12 settembre dalle 9.30 ospiterà un importante evento organizzato dalla Fondazione Magna Grecia, in collaborazione con Enea - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e “Parchi Archeologici di Crotone e Sibari”, intitolato 'Percorsi di sviluppo del territorio tra cultura e innovazione'. Dopo i saluti di Giovanni Papasso, sindaco di Cassano all’Ionio, l’evento sarà introdotto da Nino Foti, presidente Fondazione Magna Grecia.
Seguiranno quindi due panel di approfondimento tematico, che saranno moderati dal giornalista Fabrizio Frullani, vice direttore del Tg2. Nel primo, dedicato a 'Territorio e cultura', interverranno Antonio Baldassarre, presidente emerito Corte Costituzionale, Filippo Demma direttore Parchi Archeologici di Crotone e Sibari, Massimo Osanna, direttore Generale Musei Ministero della Cultura, Ugo Picarelli, fondatore e direttore della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, Paolo Praticò, dirigente Generale Dipartimento Sviluppo Economico e Attrattori Culturali Regione Calabria e Florindo Rubbettino, CEO Rubbettino Editore.
La seconda parte del convegno sarà dedicata al tema “Territorio e innovazione”. Prenderanno la parola Donatella Armentano, Ordinario di Chimica Generale ed Ingegneria Università della Calabria, Delegata del Rettore per i Laboratori e le Infrastrutture di Ricerca, Francesco Cicione, Presidente Entopan, Aldo Ferrara, Presidente Unindustria Calabria, Giorgio Graditi, direttore Generale Enea, Paolo Mauriello, ordinario di Geofisica applicata Università degli Studi del Molise, già direttore Itabc Cnr e Giovanni Portaluri, Responsabile Investimenti Pubblici Invitalia. Le conclusioni saranno affidate ad Antonello Colosimo, Presidente Odv Fondazione Magna Grecia.
Cultura
Intesa Fondazione Federico II e Pinacoteca di Brera,...
In esposizione opere di Canova, Pandiani, Magni e Spertini, si spostano da Milano dopo 122 anni
Da Milano a Palermo. Per la prima volta dopo 122 anni, alcuni capolavori scultorei di Canova, Pandiani, Magni e Spertini 'sbarcano' nel capoluogo siciliano grazie a un accordo di collaborazione tra la Fondazione Federico II e Pinacoteca di Brera, museo autonomo di prima fascia del ministero della Cultura. La sinergia sull’asse Lombardia-Sicilia tra le due istituzioni culturali è stata illustrata stamani a Palazzo Reale, a Palermo, da Gaetano Galvagno, presidente della Fondazione Federico II, e da Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca di Brera, alla presenza del sottosegretario di Stato al ministero della Cultura, Gianmarco Mazzi. Un'intesa che ha già portato a un risultato tangibile: la rassegna 'La Grande Brera al Palazzo Reale di Palermo. La seduzione del classico in mostra', che vede esposte cinque opere di grande valore artistico, provenienti da Milano, luogo dal quale non si allontanano dal 1902. (FOTOGALLERY)
Negli Appartamenti reali del Palazzo i visitatori potranno ammirare due lavori del maestro Antonio Canova e tre di noti autori del Neoclassicismo lombardo, quali Giovanni Pandiani, Pietro Magni e Giovanni Spertini. Gli Appartamenti reali, ricchi di arredi e decorazioni, esaltano perfettamente la purezza, il minimalismo e il bianco dei marmi e del gesso, creando una discontinuità stilistica e cromatica che funziona mirabilmente. "Il progetto presenta molteplici valenze - spiegano gli organizzatori -: quella di attrattore turistico-culturale per i visitatori, quella storico-artistica per il significato del concetto della seduzione del classico, intesa come tematica pregna di valenza nella nostra terra, e, infine, quella sociale". Per la prima volta, infatti, la Fondazione Federico II favorisce l’accessibilità e la fruizione del patrimonio culturale ai visitatori con disabilità visive con una riproduzione in 3D - in scala 1 a 1 - della Vestale di Canova, fruibile al tatto da non vedenti e ipovedenti.
"Inauguriamo oggi un evento di grande importanza - dice il sottosegretario Mazzi -. Un avvenimento che porta con sé un valore simbolico e formale nel segno dell’unità culturale della Nazione e della valorizzazione dell’arte italiana. La Pinacoteca di Brera e la Fondazione Federico II hanno raggiunto un accordo lungimirante che permetterà a tutti i siciliani di poter ammirare, a Palazzo Reale, opere di incommensurabile bellezza". "Siamo particolarmente orgogliosi di essere riusciti a portare al Palazzo Reale di Palermo - sottolinea il presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno - alcune splendide opere del Museo di Brera, che si spostano da Milano dopo 122 anni. È il risultato tangibile di un accordo di collaborazione tra due istituzioni culturali di primo piano, sia dal punto di vista espositivo permanente e temporaneo, sia dal punto di vista divulgativo. Sono certo che si tratta della prima tappa di una collaborazione fruttuosa a beneficio della collettività".
Per il direttore generale della Pinacoteca di Brera, Angelo Crespi, si tratta di "una prima iniziativa che inaugura un sodalizio tra le due istituzioni culturali e le due città. L'esposizione, essenziale quanto chiara nelle sue finalità culturali, è realizzata attraverso una selezione ristretta di opere, capace di esprimerne appieno l'indole e la storia. Esporre è un termine polisenso: significa spiegare, interpretare e narrare, in forma compiuta e organica. Nelle sale espositive di Palazzo Reale - aggiunge - le opere di Brera verranno narrate ed entreranno in dialogo con l'architettura e con i valori culturali e testimoniali di un luogo che promana bellezza e, assieme, il senso profondo del dialogo fra culture. Per Brera sarà un ritorno alle origini, al corpus di opere di scultura espunto dalle collezioni nel 1902. A Palermo, Brera vivrà un ritorno al senso originario delle sue collezioni, non a caso in un dialogo profondo con una 'terra impareggiabile'".
Le cinque opere di Canova, Pandiani, Magni e Spertini pongono i visitatori dinanzi a cinque figure femminili, sospese fra mito e realtà per "ritrovare l’incanto delle origini". 'Vestale' di Antonio Canova, del 1818, è un’opera che venne commissionata dal banchiere milanese Luigi Uboldi. Rappresenta una giovane donna velata con un’espressione assorta, caratterizzata da raffinatissimi tratti somatici e da un’eleganza di forte impatto, evidente soprattutto nella maestria e leggiadrìa realizzative del velo. 'Maddalena penitente' è un’opera struggente, in grado di evidenziare il periodo di redenzione, dopo la conversione e l’incontro con Cristo. Si tratta di una scultura che racconta con estrema eleganza un momento drammatico, trattato da Canova con la capacità di fare emergere dalla stessa il concetto di pathos. 'Egle al fonte' di Giovanni Pandiani, famoso interprete del neoclassicismo lombardo, mostra la perfezione tecnica e la capacità di riprodurre in modo analitico i principi della scuola del 'vero', evidenziando con grande maestria elementi anatomici e posturali.
Giovanni Spertini ne 'La scrittrice (la fidanzata italiana)' racconta un momento di rara intimità, una cura minuziosa per ogni elemento. Nell’opera tutto concorre a costituire un’ambiente borghese, dove ogni dettaglio viene curato, contribuendo a costituire una scena emotiva e intima, incentrata su una perfetta ricostruzione della realtà, come la naturalezza scultorea di alcune ciocche di capelli. 'La leggitrice' di Pietro Magni è da inserire in quella fase artistica che sta transitando verso la tendenza, appena post neoclassica, orientata verso un canone realistico accademico. Il soggetto è una giovane ragazza, intenta a leggere, palesemente ritratta in un ambito domestico, come dimostrano i piedi nudi che escono dalla lunga veste. La mostra mette in particolare evidenza gli elementi stilistici che caratterizzano i tratti classici della Magna Grecia e che risultano evidenti nei lavori in mostra. L’esposizione, però, si aggancia pure all’enorme e coevo patrimonio artistico siciliano, fortemente influenzato dalla cultura classica presente in numerosi siti della regione. L'esposizione arricchisce l'offerta del Palazzo Reale di Palermo e si aggiunge alla Cappella Palatina, all’area archeologica delle Mura Puniche, ai Giardini Reali e alle grandi mostre di Sala Duca di Montalto.