Cultura
Paolo Di Paolo con il ‘Romanzo senza umani’ in...
Paolo Di Paolo con il ‘Romanzo senza umani’ in gara allo Strega: “Come andare a Sanremo”
Lo scrittore nella dozzina del Premio: "un libro in cui mi chiedo se sia ancora possibile costruire un'idea di memoria condivisa"
Un ritorno che "emoziona" ma che va vissuto in modo "lucido". Paolo Di Paolo sale nuovamente sulla 'giostra' del premio Strega con 'Romanzo senza umani', libro presentato agli Amici della Domenica da Gianni Amelio. Un libro in cui lo scrittore, che ha già partecipato al più importante alloro letterario del nostro Paese nel 2013, si chiede se sia ancora possibile, nella nostra società segnata sempre di più dalla solitudine e dallo sfilacciamento dei legami, costruire un'idea di memoria condivisa.
Prima di ogni altra considerazione sul libro in gara, però, c'è l'emozione di tornare in gioco al premio Strega. Per uno scrittore, dice Di Paolo, "è come andare a Sanremo. Per me - dice all'Adnkronos - è un ritorno a distanza di undici anni. Sono stato finalista sia in dozzina sia in cinquina nel 2013 con 'Mandami tanta vita' che era ispirato alla vicenda umana e politica di Piero Gobetti. Allora avevo 30 anni. Per me erano veramente i primi passi del mio percorso di scrittore".
Una prima esperienza che, confessa, "mi ha letteralmente cambiato la vita. Lo Strega mi ha consentito di cominciare a investire concretamente sull'attività di scrittore a tempo pieno. Tornare a distanza di 11 anni, in una fase diversa del mio percorso, è per me una grande emozione. Si ha la sensazione che questo premio riesca a illuminare il libro in lizza, dando una visibilità complessiva e retroattiva al percorso che un autore ha compiuto. Credo che questo sia un vantaggio al di là di come possano andare la seconda fase del riconoscimento e la finale. Sembra blasfemo forse dirlo, ma è un po' come andare a Sanremo", ribadisce Di Paolo.
Quello del premio Strega, dunque, è un palco molto ambito. Una volta che si è ammessi al piccolo club dei fortunati scrittori che competono per la vittoria finale, il desiderio di andare il più lontano possibile si fa sempre più palpabile. Su questo punto Di Paolo non si nasconde e ammette: "Ho partecipato sperando nell'ingresso in dozzina. Sarei forse un po' ipocrita se dicessi che uno non si aspetti o non creda sia possibile fare il salto per la cinquina. Ma in ogni caso bisogna restare molto lucidi, la cinquina è già comunque una vittoria. Mentre fino a questo punto ha deciso un comitato, dalla dozzina in poi comincia una sorta di campagna elettorale. E' una dinamica che riguarda centinaia di persone, le quali fanno parte del mondo editoriale, del mondo delle librerie. A questo punto è imprevedibile quello che può accadere", sottolinea.
Il libro di Di Paolo nasce da un interrogativo contenuto già nel titolo della sua opera. Può esistere un romanzo senza 'umani'? "Il mio non è un libro che risente della pandemia. Però - racconta - guardare alla finestra un mondo che era spopolato della nostra presenza, come erano le nostre città in quei mesi, mi ha indotto a chiedermi: 'Si può scrivere un romanzo senza umani?' Devo dire che, in effetti, ho tentato di scrivere un testo 'senza umani'. Ma mi sono anche reso conto che qualunque cosa tu racconti è necessariamente ricondotto a un tuo sguardo umano, a una tua sensibilità umana. Nel momento in cui scrivi, ti accorgi di quanto la scrittura stessa sia un gesto integralmente umano. Quindi il titolo funziona come provocazione e anche come contraddizione in termini. Questo perché, il romanzo senza gli umani, è impensabile".
Mettendo in luce qualche elemento narrativo della trama del suo libro, Di Paolo racconta: "E' la storia di un uomo avviato alla mezza età, lo storico Mauro Barbi che cammina lungo il lago di Costanza. Per decenni ha studiato la piccola era glaciale, una sorta di vertiginoso crollo delle temperature nell'Europa tra il tardo Cinquecento e l'inizio del Seicento, che ha coinvolto anche il Lago di Costanza che - ricordiamolo - tocca tre Stati, Svizzera, Austria e Germania". Un evento segnato da "uno sbalzo climatico violento che ha affascinato molto lo studioso al punto che se n'è occupato a lungo, probabilmente attratto proprio da quel paesaggio spopolato e privo di umani. Che cosa può dirgli il lago di oggi del lago di quattro secoli e mezzo fa? Come storico si chiede che relazione ci sia tra il passato e il presente. Una domanda con una ricaduta potente nella sua vita. Una ricaduta che si riconnette all'interrogativo che aleggia in tutto il libro: che cosa si ricordano gli altri di noi?".
Un interrogativo, riflette Di Paolo, che "è anche il risultato di un'interrogazione radicale che attiene alla costruzione della memoria. Il nostro passato, il passato del mondo, è un'invenzione?". Per questo motivo "comincia a mandare email a gente che non sente da 15 anni, fa telefonate nel cuore della notte e fa irruzione a casa di amici che non sente da molto tempo. Cosa vuole da loro? Vorrebbe capire cosa ricordano di lui provando a organizzare una memoria sul suo conto che sia stabile e che sia condivisa per l'appunto".
Alla fine della sua ricerca, però, puntualizza Di Paolo, "si accorge che non è possibile condividere la memoria". Tanto per essere più chiari, "quello che noi ricordiamo in un modo, gli altri lo ricordano in un altro. E questa impossibilità di far coincidere le memorie lo manda in tilt. E' come se fosse messo di fronte, da storico, a una sorta di scacco matto. E' questa la molla narrativa del libro". In fondo, conclude Di Paolo "quella che descrivo è una storia di solitudine. La storia di un uomo che alza gli occhi dai suoi libri e si chiede dove siano finiti tutti e che fine abbiano fatto le persone della sua vita, quelle che sono letteralmente uscite dal tempo e quelle che ha perso di vista". (di Carlo Ro ma)
Cultura
Inaugura a Roma ‘Presagio’ dell’artista...
Presso la Fondazione Memmo fino al 3 novembre
Inaugura martedì 7 maggio a Roma 'Presagio', prima personale in Italia di Wynnie Mynerva. A cura di Alessio Antoniolli e realizzata in partnership con Gasworks di Londra, la mostra, visibile fino al 3 novembre presso la Fondazione Memmo, è composta da un nucleo di opere realizzate dall'artista peruviana in Italia. A partire dalla convivenza con una malattia cronica e guidata dalle suggestioni del pensiero esoterico e della magia - intesi come strumenti per restituire alle persone la fiducia nelle proprie forze - Mynerva si è confrontata con il corpo per porlo al di fuori della semplice distinzione binaria tra malato e sano. Con riferimento alla scrittrice Susan Sontag, che ha definito il corpo e “le sue metafore”, rivestite di simboli culturali e politici, l'artista ha deciso di dare vita a un universo cosmico dove l’essere umano - "un holobite", secondo la definizione di Lynn Margulis - è visto come un'entità ecologica itinerante, collegata a tutto ciò che la circonda.
Piuttosto che confrontarsi con la malattia fisica in sé, l’artista cerca di dare forma a un modo autentico per rapportarsi ad essa attraverso la convivenza e la strutturazione di un universo creativo che rinnovi le energie di coloro che stanno affrontando una malattia sociale. Per l’artista, il corpo diventa il tramite fondamentale attraverso cui comunicare l’esigenza rinnovata di coniugare ideale e materiale, alto e basso. A partire dall’approfondimento della storia e dei cicli di affreschi più noti della città, Mynerva ha indagato il suo rapporto con Roma, lavorando sulla creazione di un ambiente immersivo in grado di trasportare chi vi entra in un universo nuovo. Questa geografia è espressa attraverso un lessico pittorico dove le parti del corpo proliferano al di là di nomi ed etichette, inventando anatomie fluide per alludere a un ecosistema più ampio. In mostra, ogni corpo viene trasformato così in un sistema in grado di ospitare nuovi abitanti e nuovi scenari, esaltando le differenze e la valorizzazione della coesistenza universale.
Per 'Presagio', Mynerva ha organizzato gli spazi della Fondazione Memmo in maniera narrativa. Nella prima sala alcuni disegni a carboncino su carta introducono figure e torsioni di corpi in luce e ombra. Nella seconda, il punto di vista è ribaltato da quattro tele di forma circolare, simili a grandi rosoni, contenenti corpi sensuali che giocano con la corrispondenza tra parti del corpo e sistema planetario, ricreando gli apparati digestivo, respiratorio, nervoso e muscolare. Appese al soffitto, le tele sono in grado di trasportare la visione su un piano cosmico e divino, innalzando lo sguardo a un cielo blu cobalto. Da queste immagini di contaminazione e simbiosi, il percorso culmina nell’ultima sala, uno spazio raccolto in cui una serie di sculture in vetro soffiato appaiono come piccoli tesori brillanti, ricreando esseri amorfi, metà piante, metà animali, metà umani. È in questo modo che Wynnie Mynerva immagina un microcosmo in cui la pittura, fatta di luci e ombre e di strati densi di colore, manifesta l’apertura verso un nuovo futuro, mescolandosi alla natura e all’universo.
Cultura
A San Severo il Festival delle culture del paesaggio
Da giovedì 9 a domenica 12 maggio, quattro giorni nel segno della transumanza come ricerca di segni umani e sacri, memorie, gesti e passi
Si rinnova anche quest'anno l'appuntamento con il Festival delle culture del Paesaggio, alla 3/a edizione, organizzato e promosso dall'Amministrazione comunale di San Severo (Foggia) sotto l'egida della Regione Puglia, che coinvolgerà San Severo e le città dell'Alto Tavoliere delle Puglie, San Paolo di Civitate e Serracapriola, lungo il Tratturo Magno L'Aquila- Foggia.
Da giovedì 9 a domenica 12 maggio, quattro giorni nel segno della transumanza come ricerca di segni umani e sacri, memorie, gesti e passi, che culmineranno, giovedì 9 maggio dalle ore 18 nella Galleria dei Celestini di San Severo, nella grande festa della "Notte dei transumanti, tra natura umana e paesaggio", un happening di grande musica e poesia che evocherà il trasloco dei transumanti. Un mitico viaggio emigrante lungo la dorsale appenninica tra serenate e ballate, ninne nanne e tarantelle d’amore, ritmi frenetici e saltarelli sempre attenti a coinvolgere il pubblico e farlo “camminare” sulla musica.
I ritmi, i suoni, i canti e balli della tradizione con la voce e la fisarmonica di Ambrogio Sparagna e la musica del polistrumentista Erasmo Treglia (torototela, ghironda, ciaramella), con la partecipazione straordinaria di uno dei più importanti arpisti del mondo Vincenzo Zitello protagonista del progetto “L’Europa è un sound” insieme ad Alessia Salvucci, artista poliedrica musicista cantante danzatrice, e i versi del poeta Davide Rondoni, direttore artistico del Festival. Un dialogo ritmico tra arpe e tamburi portatori di miti, narrazioni, invocazioni, fiabe.
«L'appuntamento di maggio, il Festival, la seconda "Notte dei transumanti", sviluppano il lungo lavoro sul Mosaico di San Severo portato avanti nella convinzione che il paesaggio è il risultato ultimo del rapporto uomo/ natura, natura umana e natura dell'ambiente. Il Paesaggio è un fenomeno culturale, e va indagato e promosso» Quest'anno le presenze di ospiti artisti di grande valore e di dibattiti preziosi daranno un contributo originale, fuori dalle semplificazioni e dai soliti schemi» spiega il direttore artistico Davide Rondoni, poeta e scrittore «Il paesaggio è la vita e non si può codificare, è terreno di visioni e linguaggi differenti da un punto di vista culturale, sociale, e dunque economico».
Va a Federico Quaranta, volto popolare delle trasmissioni televisive Rai Il Provinciale, Linea Verde e voce storica di Decanter programma radiofonico cult di Rai Radio2, il Premio “Festival delle culture del paesaggio - Mosaico di San Severo 2024”. «Ci sono viandanti che portano il mondo nei propri occhi e viandanti che lo portano anche negli occhi degli altri. Federico Quaranta è tra questi. Noto a un vasto pubblico come conduttore radiofonico e viandante televisivo, ha in questi anni dedicato una attenzione particolare all'Italia meno evidente, laterale, provinciale, mostrando che il rapporto con il paesaggio è comunque sempre problema centrale nell'esistenza e nella cultura umana, e nella interpretazione del mondo contemporaneo», si legge nella motivazione.
La cerimonia di premiazione venerdì 10 maggio alle 19.30, Galleria dei Celestini Corte Teatro, con la partecipazione di Fabio Mucilli per il Comune di San Severo e il poeta Enrico Fraccacreta. In serata, l’evento spettacolo “Musicanti e tradizioni” con il critico Paolo Lagazzi, Frak, dj e compositore, e il musicista Salvatore De Iure.
Al Festival, venerdì 10 maggio, alle ore 18, nella Galleria dei Celestini di San Severo, l’incontro d’autore “I poeti strappano l’ultima parola alla guerra” con il critico Paolo Lagazzi e i poeti Enrico Fraccacreta, Alessia Iuliano e Antonio Bux tra i finalisti del Premio Strega Poesia 2024 con il suo ultimo libro “Mappe senza una terra” (RP libri).
Il Festival delle culture del paesaggio si riconferma un appuntamento annuale di riferimento per la Regione Puglia e il territorio del Tavoliere. Una rassegna che diventa piattaforma attiva per condividere, riflettere, progettare insieme il futuro del paesaggio e del territorio in chiave sempre più sostenibile. Nasce da queste premesse il protocollo di intesa che sarà firmato nel corso dell’inaugurazione della rassegna, giovedì 9 maggio, alle ore 18.30, Galleria dei Celestini, che sancisce la collaborazione istituzionale tra i comuni di San Severo (capofila), San Paolo di Civitate e Serracapriola per l’organizzazione delle prossime edizioni del Festival.
Ricco il programma di incontri, workshop, seminari sul rapporto tra paesaggio ed energie rinnovabili, sulla valorizzazione dei “corridoi ecologici”, tratturi e torrenti. Nei pomeriggi di giovedì 9 e venerdì 10 maggio, dalle 15 alle 18 Galleria dei Celestini Officina di quartiere, appuntamento con il workshop di progettazione “Mosaico di San Severo: dal tratturo/percorso a tratturo/territorio”. Coordinano Antonio Leone, Università del Salento; Paolo Colarossi, Istituto Nazionale di Urbanistica; Domenico Potenza, Università Chieti-Pescara e Mauro Iacoviello, rappresentante del Tavolo Nazionale Contratti di Fiume. Partecipano ai gruppi di lavoro progettisti, studenti, associazioni. Venerdì 10 maggio, dalle 9 nella Sala conferenze della Galleria dei Celestini, la presentazione dello studio di fattibilità “I paesaggi del Tratturo Magno: dal tratturo/percorso al tratturo/territorio”, coordina Fabio Mucilli del Comune di San Severo, con la partecipazione del Gal Daunia Rurale 2020, associazioni e progettisti. Segue l’incontro “Valorizzazione del paesaggio e produzione di energia da fonti rinnovabili” sull’analisi dei rischi e delle opportunità di sviluppo per il Parco Agricolo Multifunzionale del Mosaico.
Il Festival dedica il fine settimana alla scoperta ed esplorazione del territorio. Sabato 11 maggio, dalle ore 9 alle 13, l’escursione “Mosaico di San Severo – corridoi ecologici nei torrenti Radicosa e Venolo”: la visita guidata al nuovo Boschetto sul Radicosa e alla sorgente del Venolo sul tratturo L’Aquila – Foggia, insieme a progettisti, studenti, associazioni, appassionati di trekking. Nel pomeriggio, dalle 18, “Andiamo è tempo di migrare”, appuntamento a Serracapriola, in località Doganella di Passo San Giacomo, per una passeggiata sul tratturello in compagnia della musica e delle danze del Gruppo Folkloristico di Agnone e dei racconti dello scrittore Nicola Mastronardi. Prevista la visita alla Cappella di Santa Maria del Monte e alla Chiesa di Sant’Anna. Tutti i partecipanti potranno conoscere, degustare, godere dei prodotti tipici del territorio lungo gli stand collocati sul Belvedere del Giro Esterno.
Domenica 12 maggio, alle ore 8, dal Comune di San Paolo di Civitate, in località Spiavento – San Severo, parte la “Camminata sul Tratturo Regio L’Aquila-Foggia” che prevede un percorso di circa 10 km, dal selciato romano a Madonna del Ponte, con soste animate da artisti e musicisti (I Dromedari, Cantori di Civitate, Brass Band) e degustazione di specialità pastorali e visite guidate alla Taverna e ai monumenti tratturali lungo il cammino.
Il Mosaico di San Severo Festival delle Culture del Paesaggio è promosso e organizzato dal Comune di San Severo sotto l’egida della Regione Puglia, con la direzione artistica del poeta e scrittore Davide Rondoni.
Cultura
Paul Auster, il post della moglie: “Avrei voluto dare...
Siri Hustvedt su Instagram: "Non abbiamo avuto il tempo di elaborare la nostra grave perdita.Siamo stati privati di questa dignità. E' sbagliato"
"Ero ingenua, ma avevo immaginato che sarei stata io ad annunciare la morte di mio marito, Paul Auster". Inizia così il post pubblicato da Siri Hustvedt, moglie dello scrittore americano deceduto a 77 anni. "È morto a casa, in una stanza che amava, la biblioteca, una stanza con libri su ogni parete dal pavimento al soffitto, ma anche con alte finestre che lasciavano entrare la luce - scrive ancora - È morto con noi, la sua famiglia, intorno a lui il 30 aprile 2024 alle 18:58". "Qualche tempo dopo, ho scoperto che prima ancora che il suo corpo fosse portato via da casa nostra, la notizia della sua morte circolava sui media e i necrologi erano stati pubblicati - sottolinea - Né io, né nostra figlia Sophie, né nostro genero Spencer, né le mie sorelle, che Paul amava come se fossero sue sorelle e che hanno assistito alla sua morte, abbiamo avuto il tempo di elaborare la nostra grave perdita. Nessuno di noi ha potuto chiamare o mandare un'e-mail alle persone a noi care prima che iniziassero le grida online. Siamo stati privati di questa dignità. Non conosco la storia completa di quanto è accaduto, ma so questo: È sbagliato".
"Paul non ha mai lasciato Cancerland (il Paese del Cancro). Dopo il fallimento dei trattamenti, il suo oncologo gli propose una chemioterapia palliativa, ma lui rifiutò e chiese l'hospice a casa", afferma ancora Siri Hustvedt che aggiunge: "Ne aveva avuto abbastanza. Ma non mostrò mai, né con le parole né con i gesti, un segno di autocommiserazione. Il suo coraggio stoico e il suo umorismo fino alla fine della sua vita sono un esempio per me. Ha detto più volte che gli sarebbe piaciuto morire raccontando una barzelletta. Gli ho detto che era improbabile, e lui ha sorriso".
"Mio marito non possedeva un computer. Scriveva a mano e batteva i suoi manoscritti su una macchina da scrivere Olympia. Negli ultimi giorni della sua vita, scriveva lettere a nostro nipote Miles. La sua minuscola calligrafia traballava a causa di un tremore causato dalle cure, ma ha scritto quelle lettere fino a quando non ha perso tutte le forze. La nostra assistente e cara amica Jen Dougherty ha decifrato i testi dopo che li avevo fotografati e li ha battuti a macchina per lui. Voleva che fosse il suo ultimo libro. In un sussulto di determinazione, è riuscito a finire una lettera e a completare il suo testo, ma il manoscritto non è lungo. Con quella lettera è finita la sua vita di scrittore", conclude".