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Patto di stabilità, via libera Ue alla riforma ma l’Italia non la vota

Astensioni e voti contrari dai partiti di maggioranza e opposizione. Gentiloni ironizza: "Abbiamo unito la politica italiana"

Europarlamento - Afp

Per un giorno “abbiamo unito la politica italiana”. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni usa l’ironia dopo i voti, nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, sui tre testi che compongono la riforma del patto di stabilità, frutto di un lunghissimo negoziato tra gli Stati membri concluso solo poco prima del Natale 2023, a una manciata di giorni dal rientro in vigore del ‘vecchio’ patto di stabilità, sospeso nel marzo 2020 a causa della pandemia di Covid-19. Come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che per l’Italia ha negoziato il compromesso vedendosela con il liberale tedesco Christian Lindner, in picchiata nei sondaggi e quindi bisognoso di modifiche ‘dure’ a una riforma largamente impopolare nell’elettorato tedesco, anche Gentiloni si ritrova schierato, da solo, su una posizione diversa da quella del suo partito. Anche il Pd, oltre a tutti i partiti della maggioranza di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e anche Forza Italia), ha deciso di astenersi sulla riforma del patto di stabilità.

La posizione italiana

Contro la riforma si sono schierati nettamente il M5S e Fabio Massimo Castaldo di Azione, che ritiene le nuove regole “insostenibili” per il nostro Paese. I Dem, osserva Gentiloni, si sono astenuti per “motivi di politica interna”. L’avvicinarsi delle elezioni europee ha probabilmente avuto un ruolo nelle decisioni delle maggiori forze politiche di astenersi sul dossier probabilmente più importante della legislatura, insieme a Next Generation Eu, dato che condizionerà la politica di bilancio dei governi italiani per molti anni a venire. A favore della riforma, tra gli italiani, hanno votato solo Lara Comi di Forza Italia, Herbert Dorfmann dell'Svp per il Ppe e, per Renew, Marco Zullo e Sandro Gozi, che però è stato eletto in Francia.

Il capodelegazione di Forza Italia Fulvio Martusciello, che pure non ha partecipato al voto, dice che nella prossima legislatura il patto di stabilità “verrà cambiato con una nuova maggioranza”. Potrebbe rivelarsi una sfida complessa, con una AfD più forte di ora nell’Emiciclo, niente affatto propensa a ‘rilassare’ le regole fiscali. Intanto il responsabile Economia del gruppo Ppe, il bavarese Markus Ferber, ha accolto con freddezza la decisione dei colleghi italiani di astenersi, dicendo all’Adnkronos di non vedere “ragioni” per una decisione del genere, dato che le regole sono più favorevoli all’Italia rispetto a quelle attuali.

Lo stesso Gentiloni ha sottolineato che le regole di bilancio nuove sono più favorevoli di quelle del patto di stabilità ‘vecchio’. E ha osservato che bisogna “sempre ricordare” che il paragone va fatto con le regole attuali, che sono quelle del patto di stabilità, e non con l’assenza di regole garantita dal 2020 in poi dall’attivazione della clausola di salvaguardia. Perché in un’Unione monetaria norme comuni sulle politiche di bilancio sono comunque necessarie.

Nella maggioranza, si sono astenuti anche Fratelli d’Italia, con l’Ecr che nel voto sul braccio preventivo del patto si è spaccata in tre tronconi. Uno, con i polacchi del Pis e anche gli spagnoli di Vox, ha votato a favore del patto; un altro, con gli olandesi, ha votato contro, probabilmente ritenendolo troppo morbido; gli italiani, invece, si sono astenuti. Per Nicola Procaccini e Carlo Fidanza, “sebbene il testo sia stato migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro del Governo italiano”, presenta “ancora alcuni punti critici fortemente voluti dai cosiddetti Paesi frugali, come la salvaguardia di sostenibilità del debito che comporterà meno flessibilità di quella attesa, nei prossimi anni".

Simile la posizione della Lega, partito che esprime il ministro dell’Economia, che ha votato a favore del compromesso in Consiglio a dicembre: la delegazione a Strasburgo parla di una “serie di provvedimenti che, sebbene migliorati rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro e all’impegno del ministro Giancarlo Giorgetti, rappresentano un compromesso che purtroppo presenta ancora elementi critici”.

Per il Pd, ci pensa il capodelegazione Brando Benifei a sintetizzare i motivi dell’astensione: “Il patto negoziato, voluto e validato dalla Meloni non ci convince e non lo votiamo, ma evidentemente non convince nemmeno loro”. Molto critici i Cinquestelle, che hanno votato decisamente contro la riforma: per la capodelegazione Tiziana Beghin, il governo Meloni, che ha negoziato i testi in Consiglio, “svende l’Italia ai falchi dell’austerità” e le nuove regole costeranno al nostro Paese correzioni nell’ordine di 12-13 mld di euro l’anno. Per Gentiloni, oggi “forse il patto di stabilità è un po’ più intelligente”.

Le nuove regole

La riforma proposta della Commissione è stata modificata dagli Stati nel Consiglio per volontà soprattutto della Germania, che ha ottenuto l’inserimento di salvaguardie orizzontali su debito e deficit che complicano parecchio un quadro che, con la riforma, si intendeva semplificare.

Ma per l’Italia, conti alla mano, le nuove regole dovrebbero risultare meno punitive di quelle precedenti. Se questo basterà ad effettuare gli investimenti necessari alla transizione verde e digitale e a migliorare lo stato in cui versa la difesa europea davanti al rinato imperialismo russo, si vedrà. Per il copresidente dei Verdi/Ale Philippe Lamberts, le regole del patto di stabilità, pur riviste, sono “mortifere”, non fanno altro che “preparare la nostra impotenza” e costeranno al Belgio un aggiustamento nell’ordine di 5 miliardi di euro all’anno. Comunque sia, ormai le nuove norme sono approvate. Manca solo il via libera del Consiglio: dovrebbero passare come punto senza discussione nel Coreper uno di venerdì prossimo ed essere approvate definitivamente nel Consiglio Agrifish del 29 aprile, sempre senza discussione. Dopodiché saranno legge.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Economia

Trump lancia la sua cryptovaluta, Bitcoin vola con record

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Bitcoin oltre i 105mila dollari

Donald Trump

Nuovo record del Bitcoin alla vigilia dell'insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, forte sostenitore delle criptovalute. Il Bitcoin ha infatti superato la soglia del 105mila dollari, attestandosi a 105.135,00 con un incremento dello 0,70% nella giornata e dell'8,87% sugli ultimi cinque giorni.

Sabato il presidente eletto ha annunciato il lancio della propria criptovaluta $Trump. In un primo momento si pensava ad un hackeraggio ma finora non sono giunte smentite al post. Immediata ieri la corsa agli acquisti con la valutazione complessiva del meme coin salita a oltre 5 miliardi di dollari in poche ore.

La cosiddetta moneta 'meme', progettata per sfruttare la popolarità di una persona, di un movimento o di un trend virale su internet, è stata annunciata da Trump sulla sua piattaforma Truth Social e su X. Le 'monete meme' non hanno valore economico o transazionale e sono spesso viste come mezzi per scambi speculativi.

"Questa 'Trump meme' celebra un leader che non si tira indietro, a prescindere dalle probabilità", afferma il sito ufficiale della moneta, che fa riferimento al tentativo di omicidio contro il repubblicano nel luglio 2024. Nelle ore successive al lancio, la comunità crypto si è interrogata sulla legittimità della moneta $Trump e sul suo effettivo legame con il presidente eletto, nel timore di una truffa. Il fatto che gli annunci siano arrivati sui canali ufficiali di Trump sembra aver rassicurato il mercato, così come il fatto che il presidente eletto in passato abbia utilizzato una delle società dietro al progetto, la Cic Digital Llc, per vendere token non fungibili (Nft).

A metà mattina di sabato, la capitalizzazione di mercato di $Trump ammontava a quasi 6 miliardi di dollari. Né Trump né la società che gestisce il lancio, la 'Fight Fight Fight Llc', hanno dato dettagli su quando ha guadagnato il lotto iniziale. Il sito ufficiale della moneta afferma che sono state emesse 200 milioni di 'monete meme', mentre 'Fight Fight Fight' parla di altri 800 milioni che verrebbero aggiunti nei prossimi tre anni. Al tassi attuale, le monete non ancora immesse sul mercato varrebbero circa 24 miliardi di dollari. Inizialmente contrario alle criptovalute, Trump ha cambiato idea durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2024, diventandone un sostenitore e promettendo di sviluppare il settore, allentando le regole. Prima di questo nuovo annuncio, lo scorso ottobre degli imprenditori legati a Trump avevano lanciato una piattaforma crypto chiamata 'World Liberty Financial'.

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Economia

Conti pubblici, debito in soli 12 anni cresciuto di 1.000...

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Era il 2012 quando la 'red line' era di 2.000 miliardi

La sede del ministero dell'Economia - (Fotogramma)

Il debito pubblico dell'Italia ha sfondato il tetto dei 3.000 miliardi di euro alla fine dello scorso anno (3.005,2 mld a novembre). Era il 2012 quando la 'red line' era di 2.000 miliardi, superata ad ottobre (2.014 mld); quindi in soli 12 anni le spese extra sono cresciute di ben 1.000 miliardi. Diciassette anni prima, nel 1994, per la prima volta è stato raggiunto il numero a quattro cifre, superando quota 1.000 miliardi (1.095 mld). Quindi in 30 anni, dal 1994 al 2024, il debito dell'Italia è triplicato. Un crescita costante e non lenta, che ha portato le spese non coperte dalle entrate a crescere del 100% rispetto alla decade precedente e del 200% in soli 30 anni.

In rapporto al pil il debito pubblico dell'Italia è salito oltre il 100% e sceso al di sotto della soglia diverse volte. L'ultima è stata nel 1992, quando è arrivato al 103,8%, dal 97,3% del 1991. Dalla fine dello scorso secolo si sono susseguite oscillazioni in salita e discesa: nel 1996 è arrivato al 119,1% per scendere fino al 105,1% del 2004.

Nei due anni successivi è ripartito arrivando al 106,7% nel 2006 e l'anno successivo è sceso di nuovo al 103,9%. Poi la crescita è ripartita, arrivando al 135,4% nel 2014. Negli anni successivi ha galleggiato sul 134%, per poi esplodere l'anno del covid, arrivando al 158% nel 2020 e scendendo gradualmente negli anni successivi: 145,5% nel 2021, 138,1% nel 2022, 134,6% nel 2023 e 135,8% nel 2024. Quest'anno il debito dovrebbe proseguire nella salita, arrivando al 136,95%, così come l'anno prossimo quando si prevede che arriverà al 137,8%; mentre nel 2027 dovrebbe registrare una lieve riduzione assestandosi al 137,5%.

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Economia

Dichiarazione redditi 2025, debutta nuovo modello 730: le...

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Quest'anno dovrà essere presentato entro il 30 settembre all'Agenzia delle Entrate

Dichiarazione dei redditi (Fotogramma)

Sforbiciata alle aliquote Irpef e 'pubblico' più ampio, introduzione delle 'cedolari secche' per gli affitti brevi. Dopo il mini-restyling che ha trasformato l'Imposta sulle persone fisiche debutta il nuovo modello 730 per la dichiarazione dei redditi, che ha interessato, nel 2024, oltre 25 milioni di italiani e che quest'anno dovrà essere presentato entro il 30 settembre all'Agenzia delle Entrate.

Gli scaglioni di reddito

Le novità normative sono molte, la principale è sicuramente la stabilizzazione delle tre aliquote e gli scaglioni di reddito, con l'ultima Finanziaria che ha reso strutturale l'accorpamento tra i primi due scaglioni. Da ora, quindi, il prelievo sarà del 23% per redditi fino a 28mila euro, del 35% tra i 28mila e i 50mila euro e del 43% per chi supera i 50mila.

Chi può utilizzarlo

Cambia anche la platea di chi può utilizzare il 730 per la dichiarazione dei redditi: se infatti fino all’anno scorso era riservato a lavoratori dipendenti e pensionati, ora il perimetro si espande, abbracciando anche i contribuenti non titolari di partita Iva con redditi assoggettati a tassazione separata o a imposta sostitutiva, oppure derivati da plusvalenze di natura finanziaria, con due appositi quadri (M e T).

L’obiettivo – chiarito già nel ‘decreto adempimenti’ – è quello di includere progressivamente nel 730 tutte le tipologie reddituali riconducibili alle persone fisiche non titolari di partita Iva, riservando a questi ultimi soltanto il modello redditi persone fisiche. Per i redditi da affitti brevi arrivano le cedolari secche, con aliquota al 21% per la prima unità abitativa adibita a questo scopo e al 26% per le successive.

Nel nuovo 730 entrano anche l’aggiornamento dell’importo della detrazione per redditi da lavoro dipendente, innalzato a 1.955 euro per l’anno 2024, e il ‘bonus 13esima’, un’indennità di 100 euro, rapportata al periodo di lavoro, riconosciuta – a determinate condizioni – per il 2024 ai titolari di reddito di lavoro dipendente con un reddito complessivo non superiore a 28mila euro e almeno un figlio a carico (che non concorre alla formazione del reddito complessivo).

Le detrazioni

Sul fronte detrazioni per oneri è prevista una riduzione di 260 euro per i contribuenti titolari di un reddito complessivo superiore a 50mila euro, mentre per quanto riguarda Super e Sismabonus la spesa sostenute a partire dal 1° gennaio 2024 è dilazionata in 10 rate di pari importo; non manca anche il bonus mobili, con limite di spesa massimo su cui calcolarla fissato a 5mila euro.

Arriva inoltre un nuovo regime agevolativo per i redditi dominicali e agrari che per il 2024 e il 2025 concorreranno congiuntamente alla formazione del reddito complessivo ma secondo diverse percentuali. Fino a 10.000 euro non concorrono alla formazione del reddito, mentre per gli ulteriori 5.000 euro concorrono per il 50%.

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