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Scudetto Inter, la firma di Lautaro: il ‘toro’...
Scudetto Inter, la firma di Lautaro: il ‘toro’ protagonista della seconda stella
A 26 anni ha raggiunto la piena maturità, ora il nuovo contratto
Nel ventesimo scudetto dell'Inter sono tanti i giocatori decisivi ma l'uomo copertina non può che essere Lautaro Martinez. Il 'Toro' a 26 anni ha raggiunto la piena maturità ed è stato il capocannoniere della Serie A con 23 reti. Al di là di un calo umano e comprensibile nell'ultimo mese ha segnato con una continuità impressionante, risolvendo con la sua classe diverse partite e risultando decisivo per il trionfo nerazzurro.
Per Lautaro è il secondo scudetto con l'Inter, dopo quello del 2021 ma questo ha un peso specifico maggiore, perché tre anni fa era la 'spalla' di Romelu Lukaku, adesso è il capitano e il leader della squadra di Inzaghi.
Argentino di Bahia Blanca Lautaro Martinez arriva in nerazzurro l'estate del 2018 a 21 anni dal Racing Avellaneda. Parte alle spalle di Mauro Icardi ma pian piano Luciano Spalletti gli concede sempre più spazio e nella seconda parte del campionato diventa titolare e, nel marzo 2019, segna su rigore il suo primo gol nel derby e a fine stagione conquista il quarto posto e la qualificazione in Champions League con l'Inter. Il salto di qualità arriva l'anno successivo con Antonio Conte in panchina e in campo dove forma con Lukaku una delle coppie gol più forti d'Europa. Nella stagione 2019-2020 chiude al 2° posto in campionato dietro la Juventus e raggiunge la finale di Europa League persa però contro il Siviglia. La stagione successiva porta i nerazzurri a vincere il diciannovesimo Scudetto.
L'anno successivo vanno via sia Conte che Lukaku con Inzaghi e Dzeko al loro posto e Lautaro continua a crescere in leadership e in gol segnati. La stagione 2021/2022 porta la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, ma arriva un amaro secondo posto in campionato alle spalle del Milan. Nel 2022/2023 vince ancora la Coppa Italia e la Supercoppa in Serie A è terzo dietro Napoli e Lazio e si toglie la grande soddisfazione di arrivare in finale di Champions. Lautaro è uno dei giocatori decisivi visti i gol a Benfica e Milan nei quarti e in semifinale, in finale non incide e i nerazzurri cedono 1-0 al Manchester City. Quest'anno la consacrazione 23 gol solo in Serie A e secondo scudetto. Ora a completare il quadro arriverà anche il rinnovo di contratto per legarsi ancora più a lungo all'Inter.
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Gp Miami, Verstappen conquista pole Sprint e Leclerc secondo
L'olandese parte davanti a tutti nella mini-gara di sabato
Max Verstappen conquista la pole per la gara sprint in programma domani come antipasto del Gp di Miami che si corre domenica 5 maggio. Il pilota olandese della Red Bull, campione del mondo e leader del mondiale, è il più veloce nelle qualifiche (1'27''641) precedendo la Ferrari del monegasco Charles Leclerc, che riscatta il flop nelle prove libere, chiuse con un testacoda.
Terza posizione per la Red Bull del messicano Sergio Perez, affiancato in griglia dalla RB dell'australiano Daniel Ricciardo. In terza fila, con il quinto tempo, la Ferrari dello spagnolo Carlos Sainz. Accanto a lui, in sesta posizione, la McLaren dell'australiano Oscar Piastri.
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Torino-Bologna 0-0, Motta fallisce il sorpasso alla Juve
I rossoblu salgono a 64 punti e perdono la chance di superare i bianconeri
Pareggio 0-0 tra Torino e Bologna per la partita valida per la 35esima giornata del campionato di serie A all'Olimpico Grande Torino. Con questo pareggio il Bologna di Thiago Motta - che secondo i rumors di mercato pare destinato alla Juventus - sale a 64 ma fallisce il sorpasso proprio ai danni della formazione bianconera, terza con 65 e impegnata domenica contro la Roma allo stadio Olimpico. Il Torino resta al decimo posto con 47 punti.
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Susanna Erbstein: “a 75 anni da tragedia Superga mio...
Parla la figlia dell'allenatore della squadra di calcio vittima della tragedia aerea del 4 maggio 1949: "finalmente avrà il suo nome 'scolpito' allo stadio Filadelfia'
"Anche mio padre, artefice del Grande Torino, avrà il posto che merita con i giocatori della sua squadra allo stadio Filadelfia. Ci sarà anche il suo nome 'scolpito' in uno dei pennoni accanto a quelli dei suoi ragazzi. Una battaglia che ho sempre combattuto e che ho vinto solo oggi, a 75 anni dalla tragedia di Superga". A parlare all'Adnkronos è Susanna Egri Erbstein, 97 anni, danzatrice, regista, coreografa, fondatrice e direttrice artistica della compagnia EgriBiancoDanza, figlia di Ernst Egri Erbstein, allenatore e direttore tecnico del Torino all'epoca della tragedia di Superga, il 4 maggio 1949, quando l'aereo con tutta la squadra del Toro, di ritorno da una trasferta amichevole a Lisbona contro il Benfica, si schiantò contro la Basilica di Superga.
"Finalmente il 3 maggio 'il condottiero degli immortali' ritornerà tra i suoi ragazzi - prosegue l'energica Susanna Egri in una pausa della sua classe quotidiana di danza- Insieme hanno dato vita ad una squadra invincibile e il destino ha voluto che morissero insieme. La Juventus era la squadra degli Agnelli, dei ricchi, il Torino rappresentava il popolo, vinsero 5 campionati di calcio. Un uomo colto, appassionato, mio padre, oltre ad essere un grande tecnico, un umanista. Aveva forgiato la squadra del Torino a sua immagine e somiglianza. Il simbolo di una comunità che era riuscita ad alzare la testa dopo i disastri della guerra, portatrice di valori profondi - aggiunge- quelli che del resto insegnava anche a me e mia sorella: la correttezza, il fair play, non rispondere mai alle provocazioni, combattere le ingiustizie, la violenza".
"Ricordo che mio padre - prosegue - ci raccontava di una partita contro l'Atalanta vinta dal Torino per 10 a 0. Esultavano i giocatori, esultavano gli spalti, poche parole da parte di mio padre dinanzi a quella gioia incontenibile, 'mai umiliare l'avversario, basta sconfiggerlo".
Un uomo grande, coraggioso, Ernst Egri Erbstein, ha vissuto il dramma della guerra, il timore delle deportazioni ('lui agnostico e non praticante, ma di famiglia ebrea"), l'umiliazione della cacciata dall'Italia. "Non ho mai dimenticato - racconta Susanna Egri - la cacciata dalla scuola, le peregrinazioni in Italia e in Europa, l'Olanda, la Germania nazista, finalmente l'Ungheria per sfuggire all'esilio forzato. Una situazione, per me bambina, insopportabile, incomprensibile. Mio padre era la nostra roccia, sapevo che accanto a lui non sarebbe mai potuto accadere nulla. Poi la scomparsa a Superga. Un dolore indicibile, più forte della guerra, delle persecuzioni".
Dei funerali solenni della squadra del Torino Susanna Egri ricorda "la folla immensa, il dolore inenarrabile, lo stato di incoscienza e lei che a 22 anni era stata costretta a diventare il capo famiglia. Appresi la notizia su un treno, stavo raggiungendo Parigi per una 'scrittura' importante - racconta -. Mio padre, nonostante siano passati 75 anni dalla scomparsa, è sempre accanto a me. Bambina, nel nostro 'esilio' ungherese mi incoraggiava ad andare avanti, a studiare, a non mollare per raggiungere traguardi. ''La guerra, mi diceva, sarebbe finita'. Mi ha dato la forza di voltare pagina e non abdicare alla mia passione"
"Mio padre era un vero umanista, come più volte è stato sottolineato anche dalla stampa, un educatore, un maestro che sapeva trasmettere 'sapere' ai suoi ragazzi, per lui non erano importanti i singoli, ma ogni calciatore doveva contribuire al bene e alla vittoria del gruppo. E' il testamento spirituale che mi ha lasciato mio padre. E' quello che insegno da oltre 80 anni ai miei giovani danzatori. Mai arrendersi, ma continuare a trasmettere e acquisire sapere anche alla mia età, 97 primavere lo scorso febbraio".