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Raid aereo su base milizie filo Iran in Iraq, un morto e 8 feriti

Un morto e 8 feriti. L'attacco contro la base Calso. Drone su Eliat in risposta. La condanna di Hamas. Israele intensifica raid a Rafah, 10 morti nella notte

Ambulanze irachene - (Xinhua)

E' di un morto e otto feriti il bilancio di un raid aereo avvenuto nella notte contro una base in Iraq che ospita milizie filoiraniane. Lo hanno riferito fonti della sicurezza di Baghdad, mentre una nota del gruppo Hashed al-Shaabi - alleanza di formazioni sciite ora integrate nell'esercito regolare - ha reso noto che l'attacco contro la base Calso ha provocato "perdite materiali", ma non è stato specificato il numero di vittime.

Gli attacchi aerei hanno ucciso un combattente Hashd Shaabi e ferito altri combattenti e soldati iracheni, oltre a provocare un vasto incendio negli obiettivi attaccati.

Usa e Israele negano coinvolgimento

Su X, il Comando centrale americano (Centcom) ha negato che ci siano gli Stati Uniti dietro l'esplosione alla base: "Non abbiamo condotto raid in Iraq oggi". Anche fonti israeliane hanno negato alla Cnn il coinvolgimento di Tel Aviv nel raid aereo.

Milizie filo Iran, drone contro Eliat in risposta ad attacco su Iraq

Le milizie filoiraniane in Iraq hanno rivendicato dal canto loro il lancio di un drone contro Eliat, in Israele, in risposta alle "violazioni israeliane della sovranità irachena e a suoi attacchi contro le basi delle Forze di mobilitazione popolare (Hashed al-Shaabi), ha scritto su Ynet dopo il raid della scorsa notte contro la base Calso in Iraq.

La condanna di Hamas

Hamas "condanna fermamente" l'attacco contro la base delle Forze di Mobilitazione Popolare (Pfm) filo iraniane in Iraq, considerandolo "una violazione della sovranità del Paese".

“Riteniamo l’amministrazione Biden responsabile dell’escalation nella regione attraverso il suo sostegno alla guerra di sterminio nazista contro il nostro popolo palestinese nella Striscia di Gaza”, ha affermato Hamas in una nota.

Gli Stati Uniti hanno negato qualsiasi collegamento con il raid. I funzionari israeliani non hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche sull'attacco, ma una fonte anonima di Tel Aviv ha detto ai media statunitensi che lo Stato ebraico non è coinvolto nell'attacco.

Israele intensifica raid a Rafah, 10 morti nella notte

Intanto sono auumentati gli attacchi aerei israeliani sulla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove nella notte almeno dieci palestinesi sono stati uccisi. I raid hanno preso di mira la parte orientale della città, un’area densamente popolata con molte famiglie sfollate che hanno trovato rifugio in case residenziali o tende, ma anche quella occidentale, dove si è rifugiata la stragrande maggioranza delle famiglie sfollate dall’inizio della guerra.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Esteri

Israele-Hamas, da oggi la tregua: in giornata il primo...

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Tre donne dovrebbero essere i primi rapiti a tornare a casa. Ma la tensione è altissima. Netanyahu avverte: "Pronti a tornare in guerra se l'intesa non viene rispettata"

Gaza - Afp

Scatta nella mattinata di oggi, 19 gennaio, la tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Il cessate il fuoco temporaneo entrerà in vigore alle 8.30 ora locale (le 7.30 in Italia). Seguirà in giornata, secondo quanto previsto dall'intesa siglata venerdì 17, il primo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi.

Tre donne i primi ostaggi a tornare a casa

L'incognita sui nomi dei primi 3 dei 33 israeliani rapiti da Hamas che verranno riconsegnati oggi a Israele è stata ieri al centro delle prime tensioni su quella che appare come una tregua molto fragile. "Non andremo avanti con l'accordo finché non riceveremo una lista degli ostaggi che verranno liberati, come concordato", ha tuonato il premier israeliano Benjamin Netanyahu avvertendo che "Israele non tollererà violazioni dell'accordo. La sola responsabilità ricade su Hamas".

In base all'accordo, le prime a essere rilasciate dovrebbero essere tre donne civili israeliane. Israele ''riporterà a casa ostaggi vivi grazie alla nostra determinazione'' e li ''riporterà a casa tutti'', ha assicurato ieri sera Netanyahu nel primo discorso pubblico dopo l'intesa. ''Siamo riusciti a raddoppiare il numero degli ostaggi vivi che torneranno a casa nella prima fase'' dell'accordo, abbiamo ottenuto ''un incremento'' rispetto a quanto era stato proposto da Hamas.

Ma le varie fasi dell'intesa preoccupano i parenti degli ostaggi che hanno chiesto al governo di accelerare sui negoziati delle fasi successive. "Chiediamo con urgenza accordi rapidi per garantire che tutte le fasi dell'accordo siano attuate e sottolineiamo che i negoziati per le prossime fasi dovrebbero iniziare prima del sedicesimo giorno", il messaggio inviato dai familiari a Netanyahu.

1.904 i palestinesi che verranno scarcerati

Da parte israeliana, secondo l'accordo, è prevista invece nel complesso la scarcerazione di 1.904 palestinesi. Secondo il governo israeliano, tra i palestinesi ci sono 1.167 persone, abitanti della Striscia di Gaza, che sono state arrestate, ma che non hanno avuto alcun ruolo nell'attacco del 7 ottobre 2023 in Israele. Si ritiene siano per lo più considerati combattenti di Hamas catturati durante i 15 mesi di guerra. Tra gli altri 737 palestinesi ci sono persone condannate per reati minori, come possesso illegale di armi o attraversamento illegale del confine, ma anche palestinesi condannati a lunghe pene detentive e c'è anche Zakaria Zubeidi, comandante a Jenin del braccio armato di Fatah, le Brigate di Al-Aqsa, durante la seconda Intifada. Nell'elenco figurano anche i nomi di Mahmoud Atallah, condannato all'ergastolo per l'uccisione di una donna palestinese accusata di collaborare con Israele, e Wael Qassem e Wissam Abbasi, accusati di aver avuto un ruolo in attacchi in Israele.

Tensione alle stelle

Intanto cresce la tensione a Gaza. A poche ore dall'entrata in vigore del cessate il fuoco i militari israeliani hanno chiesto a chi vive nell'enclave palestinese di evitare le zone dove sono presenti le Idf, chiedendo in particolare di stare lontani dal corridoio Netzarim che divide la Striscia in due, annunciando che verrà comunicato quando sarà sicuro tornare al nord della Striscia di Gaza dal sud.

L'esercito israeliano fa sapere di essere in stato di massima allerta per vari scenari che potrebbero verificarsi dopo l'entrata in vigore del cessate il fuoco. Durante la notte, il Comando meridionale dell'Idf ha lavorato per ridisporre le truppe all'interno della Striscia di Gaza, ritirandosi dalle aree urbane e posizionandole sulle linee concordate tra Israele e Hamas. Un gran numero di forze si è mosso durante la notte e le prime ore del mattino. Anche nelle ore che precedono l'entrata in vigore del cessate il fuoco, l'Idf ha comunicato che continuerà ad effettuare attacchi e a distruggere le infrastrutture utilizzate da Hamas a Gaza.

L'avvertimento di Netanyahu: pronti a tornare in guerra

Il premier ieri è stato chiaro: se l'accordo dovesse fallire in qualcuna delle sue parti, Israele è pronto a tornare in guerra con il sostegno deglo Usa. Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald ''Trump farà in modo che noi avremo tutte le armi e le munizioni necessarie perché se non riusciamo a raggiungere questo obiettivo adesso, lo faremo con tremenda forza più avanti'', ha avvertito il premier israeliano. ''Dobbiamo mantenere la capacità di tornare a combattere se necessario'', ha aggiunto confermando l'appoggio degli Stati Uniti. Il presidente Joe Biden e il futuro inquilino della Casa Bianca Trump ''hanno parlato entrambi con me e si sono congratulati sottolineando che questa prima fase dell'accordo è un temporaneo cessate il fuoco prima della prossima fase. Sia Biden sia Trump hanno pienamente appoggiato questo obiettivo'', ha evidenziato Netanyahu.

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Esteri

Trump, ecco la ‘prima agenda’: “Via alle...

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Il presidente si prepara a giurare: "Dopo il discorso, firmerò oltre 100 atti esecutivi"

Donald Trump

Subito le deportazioni degli immigrati illegali e il viaggio in California. Donald Trump si insedierà come presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio e nella prima settimana del suo mandato lascerà il segno con un numero "record" di azioni esecutive. E' il presidente a illustrare la prima pagina del suo programma, a poche ore dal giuramento al Campidoglio, in un'intervista telefonica a Nbc News. Trump preannuncia un discorso all'insegna di "unità e forza", con passaggi che comprenderanno "anche la parola equità. Perché bisogna trattare le persone in modo equo. Non basta semplicemente dire, 'Oh, andrà tutto bene'. Abbiamo passato l'inferno per quattro anni con queste persone", dice riferendosi all'amministrazione di Joe Biden. "E quindi bisogna fare qualcosa al riguardo. Non puoi permettere che ciò accada, non dovremmo permetterlo"

Il giuramento sarà 'indoor', all'interno del Campidoglio: troppo freddo per una cerimonia all'aperto. "Credo che abbiamo preso la decisione giusta. Le previsioni meteo sembrava davvero pessimo in termini di freddo, e penso che sarebbe stato pericoloso per molte persone, la folla e tutto il resto. Quindi penso che abbiamo preso la decisione giusta. Ora saremo molto comodi".

La prima pagina dell'agenda

Dopo la cerimonia, si comincerà a lavorare. In cima all'agenda, come ampiamente chiarito in campagna elettorale, le deportazioni di immigrati irregolari. "Comincerà subito, molto rapidamente. Non posso dire da quali città" si partirà "perché la situazione è in evoluzione. E non credo che diremo quali sono le città. Lo vedrete direttamente", afferma. "Dobbiamo cacciare i criminali dal nostro paese e credo che sarete d'accordo: non so come qualcuno potrebbe dissentire". Il presidente si affiderà a ordini esecutivi dopo l'insediamento. Non c'è un'indicazione prercisa sul numero, ma Trump fa riferimento ad una cifra "record. Più di 100. Abbiamo un numero record di documenti che firmerò dopo il discorso".

Trump prospetta l'ipotesi di congelare per 3 mesi la messa al bando di TikTok negli Usa, confermato dalla Corte Suprema. "Penso che sarebbe, certamente, un'opzione che prenderemo in considerazione. La proroga di 90 giorni è qualcosa che molto probabilmente verrà fatta, perché è appropriata. Dobbiamo esaminarla attentamente. E' una situazione molto importante", dice Trump. "Se decido di farlo, probabilmente lo annuncerò lunedì", aggiunge il presidente, che venerdì ha avuto anche un contatto telefonico con il presidente cinese Xi Jinping.

Il viaggio a Los Angeles

La prima settimana da presidente potrebbe essere caratterizzata da un viaggio in California, nella contea di Los Angeles devastata dagli incendi. "Chiederemo che l'acqua venga fatta fluire dal nord verso il sud della California", dice riferendosi alla gestione delle dighe. "Stavo per andare" venerdì "ma ho pensato che sarebbe meglio farlo da presidente. Ora è un po' inappropriato, temo", afferma.

Il messaggio per Netanyahu

L'intervista avviene a poche ore dall'entrata in vigore della tregua a Gaza. L'accordo tra Israele e Hamas reggerà? "Lo vedremo presto, sarà meglio se reggerà". Al premier israeliano Benjamin Netanyahu rivela di aver detto di "continuare a fare quello che deve. 'Fai quello che devi fare. Vogliamo che tutto questo finisca ma continua a fare quello che è necessario'", dice Trump, che "a breve" incontrerà Netanyahu.

Il presidente eletto evidenzia che ''gli Stati Uniti devono essere rispettati di nuovo e devono esserlo in fretta. Ma rispetto è la parola principale che uso". Insomma, "se ci rispettano" l'accordo "reggerà. Se non ci rispettano, scoppierà l'inferno".

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Esteri

Israele, slitta avvio tregua a Gaza: Hamas ritarda elenco...

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Netanyahu: "Tregua non inizia senza consegna nomi ostaggi da liberare oggi". Hamas: "Problemi tecnici"

Persone tengono cartelli e accendono candele davanti a un fuoco durante una protesta antigovernativa che chiede azioni per garantire il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti prigionieri - (Afp)

Slitta la tregua a Gaza. Alle 8.30 ora locale (le 7.30 in Italia), l'ora fissata per l'entrata in vigore della prima fase dell'accordo, Hamas non aveva ancora inviato l'elenco dei tre ostaggi che dovrebbero essere liberati oggi, come chiesto da Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano ha condizionato l'attuazione dell'accordo, quindi della tregua, alla consegna dell'elenco dei nomi dei tre ostaggi - tre donne secondo il Jerusalem Post - che, secondo i termini dell'intesa raggiunta con la mediazione di Qatar, Egitto e Stati Uniti, avrebbe dovuto essere consegnato 24 ore prima del rilascio, inizialmente atteso intorno alle 16.30. "Hamas non sta rispettando i suoi impegni a questa mattina, e contrariamente agli accordi, non ha fornito i nomi degli ostaggi. Su direttiva del premier, il cessate il fuoco non entrerà in vigore fino a che Hamas avrà rispettato i suoi impegni. Le forze israeliane continuano a colpire Gaza, fino a che Hamas non lo farà", ha dichiarato il portavoce delle forze militari israeliane Daniel Hagari.

Hamas, in un comunicato diffuso dopo le dichiarazioni di Netanyahu, cita "ragioni tecniche" per la mancata consegna dell'elenco. La lista, ha spiegato una fonte di Hamas a YNet, sarà consegnata solo dopo che sarà stata approvata dal leader del movimento, Muhammad Sinwar.

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