Esteri
Israele-Iran, Tajani: “Obiettivo politico del G7 è...
Israele-Iran, Tajani: “Obiettivo politico del G7 è de-escalation”
Il comunicato conclusivo dei ministri riuniti a Capri: "Teheran e Tel Aviv evitino ulteriore escalation, pronti ad adottare ulteriori sanzioni contro l'Iran"
Sulla questione Israele-Iran "ho voluto subito che ci fosse un messaggio chiaro da parte del G7: l'obiettivo politico del G7 si chiama de-escalation, abbiamo lavorato, lavoriamo e continueremo a lavorare per una de-escalation in tutta l'area del Medio Oriente. Per quanto mi riguarda è da stanotte che sono in contatto con le ambasciate italiane a Teheran e Tel Aviv. Non c'è alcun problema per nostri connazionali". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso della conferenza stampa finale del G7 Esteri a Capri.
"Noi vogliamo spegnere il fuoco, il testo del documento finale che abbiamo approvato parla in maniera molto chiara: ci siamo impegnati, ci impegniamo e ci impegneremo a favore della de-escalation" e "quindi ci sarà un ruolo diplomatico attivo di tutti i Paesi del G7, l'impegno politico c'è", ha assicurato Tajani. "Gli Usa sono stati informati all'ultimo minuto (da Israele, ndr), ma non c'è stata condivisione da parte degli Stati Uniti, è stata una mera informazione", ha aggiunto il ministro.
"Ritengo che ciò che è accaduto", ovvero l'aver evitato una ritorsione israeliana su larga scala, "sia frutto anche del lavoro e dell'impegno del G7 che è servito a migliorare il clima", ha continuato il titolare della Farnesina, aggiungendo: "Non abbiamo notizie di morti e feriti" e per quanto riguarda gli italiani a Isfahan "sono tutti senza problemi e ci dicono che la vita è ricominciata regolarmente e che lo spazio aereo iraniano è stato riaperto. Voglio essere ottimista, guai a non esserlo, credo che il clima oggi sia migliore rispetto a questa notte".
"Non tutti i Paesi del G7 hanno un'interlocuzione diplomatica con l'Iran, daremo messaggi chiari, come ho fatto con il ministro degli Esteri poche ore prima dell'attacco (contro Israele, ndr) che ribadiscono la nostra posizione politica, il nostro impegno a favore della de-escalation", ha ribadito Tajani. "Chiediamo anche all'Iran di lavorare per una de-escalation, altrimenti sembra che la responsabilità sia di Israele, mentre è l'Iran che ha attaccato per la prima volta in maniera massiccia Israele", ha aggiunto.
Sul fronte Ucraina, "non posso che confermare quello che ha detto la presidente del Consiglio anche alla luce del colloquio avuto con il ministro Crosetto alla presenza di Kuleba. Faremo tutto il possibile per aiutare l'Ucraina anche dal punto di vista della protezione aerea".
I ministri del G7: "Iran e Israele evitino ulteriore escalation"
I ministri degli Esteri del G7 riuniti a Capri hanno invitato Iran e Israele a ''lavorare per prevenire un'ulteriore escalation'' ''alla luce delle notizie sui raid del 19 aprile''. Come si legge nel comunicato conclusivo della riunione, ''il G7 continuerà a lavorare a tal fine'' e rivolge un appello ''a tutte le parti, sia nella regione che oltre, a offrire il loro contributo positivo a questo sforzo collettivo''.
I ministri di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America, insieme all'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, hanno ''chiesto che l'Iran e i gruppi alleati cessino i loro attacchi''. Nel comunicato al termine della riunione i ministri hanno sottolineato che ''il governo iraniano verrà considerato responsabile delle sue azioni destabilizzanti''. I ministri degli Esteri del G7 si sono poi detti ''pronti ad adottare ulteriori sanzioni o altre misure, ora e in risposta a diverse iniziative destabilizzanti''.
Hanno quindi condannato ''con la massima fermezza l'attacco diretto e senza precedenti dell'Iran contro Israele nell'aprile scorso''. i ministri hanno quindi sottolineato che ''si è trattato di un'escalation pericolosa, poiché l’Iran ha lanciato centinaia di missili balistici, missili da crociera e droni''. Viene quindi espresso la condanna per ''il sequestro iraniano, in violazione del diritto internazionale, della nave mercantile battente bandiera portoghese Msc Aries vicino allo Stretto di Hormuz. Chiediamo il rilascio immediato della nave, del suo equipaggio e del carico''.
I ministri riuniti a Capri hanno quindi chiesto ''all'Iran di astenersi dal fornire sostegno ad Hamas'' così come a Hezbollah e agli Houthi, e ''dall'intraprendere ulteriori azioni che destabilizzino il Medio Oriente''. Nella nota si legge che ''la continua fornitura di armi e materiale correlato da parte dell’'ran agli Houthi e ad altri attori non statali nella regione sta aumentando pericolosamente le tensioni''.
Chiesto quindi ''il rilascio immediato degli ostaggi e un cessate il fuoco sostenibile che consenta di aumentare l'assistenza umanitaria urgentemente necessaria da consegnare in tutta sicurezza in tutta Gaza''. Nel documento si legge che, ''in questo contesto'', il G7 esprime il suo ''fermo sostegno agli sforzi di mediazione in corso intrapresi dagli Stati Uniti e dai partner regionali''. L'obiettivo, è stato ribadito, è quello di arrivare a una ''fine sostenibile delle ostilità, in modo da favorire il ritorno immediato di tutti gli ostaggi e l'assistenza umanitaria''. In questo contesto, prosegue il documento, ''il rifiuto di Hamas di rilasciare ostaggi non fa altro che prolungare il conflitto e la sofferenza dei civili''.
I ministri hanno affermato inoltre che stanno ''lavorando, anche imponendo sanzioni e altre misure, per negare ad Hamas la capacità di raccogliere fondi per compiere ulteriori atrocità'', sottolineando anche l'impegno per ''contrastare la diffusione di contenuti terroristici online''.
Dal G7 è invece stata espressa la disponibilità a collaborare con ''il nuovo governo dell'Autorità palestinese'' esprimendo il ''sostegno all'Anp mentre mette in atto le riforme indispensabili per consentirle di assumersi le proprie responsabilità all'indomani del conflitto, sia a Gaza sia in Cisgiordania''.
I ministri del G7 hanno inoltre espresso la loro ''opposizione a un'operazione militare su vasta scala a Rafah'' che, sottolineano, ''avrebbe conseguenze catastrofiche sulla popolazione civile''. In un documento diffuso al termine della riunione a Capri viene rivolto un appello a Israele presentare ''un piano credibile e attuabile per proteggere la popolazione civile locale e rispondere ai loro bisogni umanitari''. Viene quindi espressa ''profonda preoccupazione per lo sfollamento interno e forzato da Gaza'', invitando Israele ad ''agire in conformità con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale e a trattare gli individui in modo umano e con dignità''.
Occorre, recita ancora la nota, ''astenersi da azioni unilaterali che minano la prospettiva di una soluzione a due Stati'' per israeliani e palestinesi. L'appello sottolinea la necessità di ''uno sforzo regionale coordinato'' per 'una pace duratura e sostenibile''. Obiettivo che, si legge nel documento, non può essere raggiunto senza la creazione di ''uno Stato palestinese indipendente con garanzie di sicurezza per israeliani e palestinesi''. I ministri del G7 chiedono anche di ''mantenere immutato lo status quo storico nei luoghi santi di Gerusalemme'' ed esprimono ''preoccupazione per le violenze dei coloni estremisti responsabili di atti violenti contro le comunità palestinesi''.
Ucraina: "Determinati a rafforzare difesa aerea Kiev"
"Noi, ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America, e l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, condanniamo fermamente la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. Riaffermiamo la nostra ferma determinazione a sostenere l'Ucraina democratica mentre difende la sua libertà, sovranità, indipendenza e integrità territoriale, all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale", affermano ancora i ministri nel comunicato.
"Esprimiamo la nostra determinazione in particolare a rafforzare le capacità di difesa aerea dell'Ucraina per salvare vite umane e proteggere le infrastrutture critiche. Lavoreremo anche con i partner a questo scopo", recita la nota.
"Stiamo intensificando la nostra assistenza in materia di difesa e sicurezza all'Ucraina e stiamo aumentando le nostre capacità di produzione e consegna per assistere il Paese - aggiungono i ministri - Sosteniamo inoltre gli sforzi volti ad aiutare l’Ucraina a costruire una forza futura capace di autodifesa e deterrenza contro ogni aggressione".
"Continueremo - dicono ancora - a esplorare tutte le strade possibili per aiutare l'Ucraina a ottenere un risarcimento dalla Russia, in linea con i nostri rispettivi sistemi giuridici e il diritto internazionale".
"Accogliamo con favore l'adozione da parte dell'Ue di atti giuridici riguardanti" gli extraprofitti sugli asset russi congelati "anche al fine di esplorare modi per massimizzare il beneficio per l'Ucraina che può essere ottenuto da tali entrate".
I ministri degli Esteri del G7 si sono detti ''estremamente preoccupati per le notizie secondo cui l'Iran sta valutando di trasferire missili balistici e la relativa tecnologia alla Russia''. In un comunicato diffuso al termine della riunione si chiede all'Iran di evitare un simile passo perché ''rappresenterebbe una sostanziale escalation nel suo sostegno alla guerra della Russia in Ucraina''. Se Teheran ignorasse l'appello, si legge nella nota, il G7 è ''pronto a rispondere in modo rapido e coordinato, anche con nuove e significative misure contro l'Iran''.
Esteri
Usa, non si fermano proteste pro-Gaza nelle università:...
Secondo quanto riportato, l'intervento sarebbe stato preceduto dal lancio di una granata stordente
Le forze di sicurezza sono entrate nell'accampamento pro-Palestina allestito dai manifestanti nell'Università della California, Ucla. Lo riporta la Cnn. Secondo quanto riportato, l'intervento sarebbe stato preceduto dal lancio di una granata stordente. "Proprio negli ultimi minuti - ha riferito la corrispondente di SkyNews - la polizia ha lanciato un 'flashbang', quasi come una tecnica di distrazione, mentre avviava la sua operazione per smantellare l'accampamento". In precedenza le forze dell'ordine avevano chiesto via altoparlante ai manifestanti di lasciare il posto, dopo aver dichiarato illegale l'accampamento.
Diverse agenzie per la sicurezza hanno inviato sul posto le loro unità con compiti specifici: al Dipartimento di Polizia di Los Angeles è affidato l'incarico di mettere in sicurezza il perimetro, la California Highway Patrol entrerà nell'accampamento, il dipartimento dello sceriffo di Los Angeles sarà responsabile del controllo sulla folla. Le forze dell'ordine sul posto sono dotate di dispositivi di protezione, comprese maschere antigas, secondo le fonti citate dall'emittente.
Scontri tra gruppi filo israeliani e filo palestinesi
Ieri scontri tra gruppi di manifestanti filo israeliani e filo palestinesi sono scoppiati nel campus di Los Angeles. "Sono avvenuti orribili atti di violenza e abbiamo immediatamente chiamato la polizia", ha detto la vice rettrice. Un giornalista che lavora per il "Daily Bruin", giornale dell'università, ha riferito che i manifestanti filo Israele hanno lanciato "petardi, uno scooter, bottiglie d'acqua e gas lacrimogeni" contro il gruppo avverso.
Arrestati centinaia di manifestanti
Centinaia di manifestanti sono stati arrestati nelle ultime 24 ore durante le proteste che stanno infiammando i campus universitari negli Stati Uniti. Anche se le richieste dei manifestanti variano da università a università, la maggior parte chiede agli atenei di disinvestire dalle aziende che sostengono Israele e la guerra a Gaza.
Università dell'Arizona: mercoledì le forze dell'ordine hanno usato palline di pepe e proiettili di gomma contro i manifestanti, ha detto l'università in una nota.
A New York, circa 300 persone sono state arrestate nell'operazione di polizia condotta per sgomberare i campus della Columbia e del City College dai manifestanti pro Gaza. Ancora da capire quanti di coloro che occupavano la Hamilton Hall della Columbia fossero studenti e quanti no. Il sindaco di New York, Eric Adams, ha denunciato "un movimento per radicalizzare i giovani...non permetterà che questo accada".
Fordham University: almeno 15 persone sono state arrestate dopo che decine di manifestanti hanno allestito un accampamento all'interno dell'edificio Lowenstein dell'università, secondo una dichiarazione della scuola che ha chiesto al Dipartimento di Polizia di New York di essere nel campus almeno fino al 22 maggio.
Università di Buffalo: circa 16 persone sono state arrestate mercoledì sera dopo una protesta filo-palestinese al North Campus dell'università, ha detto la scuola in un comunicato.
Dartmouth College: Novanta persone sono state arrestate durante la protesta filo-palestinese di mercoledì con l'accusa di aver commesso reati tra cui violazione di domicilio e resistenza all'arresto, ha detto la polizia della città di Hanover nel New Hampshire.
Università del Texas a Dallas: almeno 17 arresti sono stati effettuati nel campus mercoledì sera, hanno detto i funzionari della scuola.
Università del Wisconsin-Madison: diversi manifestanti sono stati arrestati mercoledì, ha detto il cancelliere Jennifer L. Mnookin in una lettera alla comunità del campus.
Esteri
Autostrada crollata in Cina, si aggrava bilancio vittime:...
La tragedia è avvenuta dopo giorni di forti piogge nell'area
E' salito a 48 morti il bilancio ufficiale delle vittime del crollo di un tratto di un'autostrada nella provincia del Guangdong, nella Cina meridionale. Lo ha riferito l'agenzia cinese Xinhua, dopo le prime notizie di ieri che parlavano di 24 morti a seguito del cedimento di un tratto di carreggiata di 18 metri all'altezza della città di Meizhou. Almeno 30 sono le persone ricoverate in ospedale.
Circa 20 i veicoli coinvolti nel crollo, hanno riferito le autorità locali. Le immagini diffuse sui social mostrano auto travolte da terra e fango, probabilmente dopo una frana. Ancora sconosciute le cause del crollo, ma nei giorni scorsi nella regione erano state registrate piogge torrenziali.
Dezoito carros caíram em uma encosta depois que um trecho de 17,9 metros da rodovia desabou hoje de manhã quarta-feira, segundo autoridades da província de Guangdong.
— Elza Luiza da Silva Ferrari (@ElzaLuizadaSil5) May 2, 2024
Testemunhas disseram à mídia local que ouviram um barulho alto e viram um buraco aberto pic.twitter.com/zZzQu4tTs0
Esteri
Hamas: “Posizione negativa su proposta tregua ma...
Attesa per oggi la risposta del gruppo sul documento negoziale elaborato dei mediatori egiziani. Austin a Gallant: "Per operazione Rafah serve piano credibile evacuazione civili"
Giornata cruciale oggi, giovedì 2 maggio, per la guerra a Gaza. E' infatti attesa una controproposta di Hamas al documento elaborato dai negoziatori del Qatar, egiziani e americani, sull'accordo con Israele per una tregua e la liberazione degli ostaggi. A riferirne è il Times of Israel spiegando che Hamas ritiene che la proposta elaborata non vada abbastanza lontano nel garantire la fine dei combattimenti.
Secondo quanto ha dichiarato Osama Hamdan, esponente del gruppo con sede in Libano, alla TV Al-Manar, affiliata a Hezbollah, "la nostra posizione sull'attuale documento negoziale è negativa". Tuttavia, ha successivamente puntualizzato l'ufficio stampa di Hamas, "non significa che i negoziati si siano fermati".
I colloqui per una tregua tra Israele e Hamas sono in stato avanzato ma le parti restano distanti sulla questione chiave se la fine della guerra nella Striscia di Gaza debba essere passo integrante dell'accordo. E se il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che in Israele ha incontrato Benjamin Netanyahu, parla di progressi "reali e significativi", il premier israeliano ribadisce che non accetterà alcun accordo con Hamas che preveda la fine della guerra a Gaza".
34.596 morti dal 7/10, i feriti sono più di 77.800
Sarebbero intanto almeno 34.596 le persone morte e 77.816 quelle rimaste ferite nella Striscia di Gaza dallo scorso 7 ottobre. Lo denuncia il ministero della Sanità dell'enclave palestinese che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas e che dal 7 ottobre è nel mirino delle operazioni militari israeliane scattate a seguito dell'attacco in Israele. L'ultimo bilancio diffuso da Gaza, e riportato dalla tv satellitare al-Jazeera, comprende 28 persone rimaste uccise e 51 ferite nelle ultime 24 ore.
Sei persone sarebbero inoltre rimaste uccise in un bombardamento israeliano nella zona di Al-Zahraa, a nord del campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale della Striscia. E' quanto riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa.
Austin a Gallant: "Per operazione Rafah serve piano credibile evacuazione civili"
Qualsiasi operazione pensata per la città di Rafah dovrebbe includere un piano credibile per l'evacuazione dei civili palestinesi. A sottolinearlo, nel corso di un colloquio con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, è stato il segretario americano alla Difesa americano, Lloyd Austin. Secondo quanto riferito successivamente dal portavoce del Pentagono, il generale Pat Ryder, il colloquio telefonico è stato incentrato "sui negoziati in corso sugli ostaggi, sugli sforzi di assistenza umanitaria e su Rafah". "Il segretario Austin ha riaffermato il suo impegno per il ritorno incondizionato di tutti gli ostaggi e ha sottolineato l'importanza di incrementare il flusso di assistenza umanitaria a Gaza, garantendo al contempo la sicurezza dei civili e degli operatori umanitari", ha riportato Ryder. "Il Segretario ha poi osservato che qualsiasi potenziale operazione militare israeliana a Rafah deve includere un piano credibile per evacuare i civili palestinesi e mantenere il flusso di aiuti umanitari".
Tel Aviv bloccata da nuova protesta
Nuova protesta a Tel Aviv. Manifestanti hanno bloccato la Ayalon Highway, tornando così a chiedere un accordo che porti alla liberazione degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall'attacco del 7 ottobre in Israele. Lo riportano i media israeliani. "O Rafah o gli ostaggi, scegliete la vita", è lo slogan esposto su un grande striscione dai manifestanti che bloccano la strada, già teatro di simili iniziative nelle scorse settimane.
Presidente Colombia risponde a Katz: "Mostruoso è genocidio popolo palestinese"
"Mostruoso" è il "genocidio" perpetrato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu. Con queste parole il presidente colombiano, Gustavo Petro, ha risposto su X alle accuse del ministro degli Esteri israeliano Israe Katz, per il quale il leader colombiano sarà ricordato per essersi "schierato con i mostri più spregevoli" dopo aver annunciato la rottura delle relazioni con Israele. "Il mostro è il genocidio" e Netanyahu "perpetra il genocidio del popolo palestinese", ha scritto Petro sul suo account sul social network X. Petro ha annunciato che il Paese sospenderà le relazioni diplomatiche con Israele a partire da oggi, come rappresaglia per l'offensiva dell'esercito israeliano contro la Striscia di Gaza.