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European Cancer Organisation, ‘in Italia serve migliorare screening, ecco come’

DOTTORE OSSERVA LE LASTRE A RAGGI X ECOGRAFIA MAMMOGRAFIA CON LA SUA PAZIENTE (Mantero, MILANO - 1993-07-30) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate - FOTOGRAMMA

Prima si scopre un cancro, migliore è la possibilità di cura. Ma in Italia sugli screening per la diagnosi precoce i dati sono allarmanti e le differenze regionali elevate. Per il tumore al collo dell'utero, per esempio, meno del 40% della popolazione target in Italia è sottoposta a screening, rispetto a una media Ue del 56%. Nel nostro Paese non ci sono programmi per il cancro al polmone e alla prostata nonostante i recenti investimenti. Sul tumore al seno il divario tra Nord e Sud Italia è ampio, con un tasso del 23% della copertura per la popolazione target in meridione, contro il 63% al Nord. Infine, per il colon-retto solo il 77% della popolazione viene invitata allo screening e in regioni come la Sicilia meno del 20% si avvale di questa opportunità. Sono i dati del nuovo 'Report nazionale per l'Italia' dell'European Cancer Organisation (Eco), redatto in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi e presentato oggi in un evento a Roma al Senato.

Nel corso dell'incontro si è parlato dello sviluppo di metodi innovativi per migliorare, promuovere e rendere accessibile a tutti i cittadini la diagnosi precoce del cancro. Secondo gli esperti, le ragioni alla base della scarsa diffusione degli screening sono molteplici, "ma queste lacune contribuiscono a spiegare perché in Italia i pazienti vengono diagnosticati quando sono già in stadi più avanzati del tumore, rispetto al resto d'Europa. Ciò ha un impatto diretto sugli esiti e sulle possibilità di sopravvivenza dei pazienti".

L'Eco ha dunque illustrato una serie di raccomandazioni specifiche, tratte dal suo 'Manifesto europeo contro il cancro per il 2024', evidenziando le migliori pratiche che possono essere utilizzate a livello nazionale. Queste proposte riflettono le esperienze e le prospettive raccolte negli ultimi 5 anni rispetto alle politiche per la lotta contro il cancro promosse dall'Unione europea.

Le raccomandazioni sottolineano la necessità di migliorare la consapevolezza nel pubblico, condividendo più informazioni sui sintomi e gli allarmi precoci causati dal cancro. Necessario poi promuovere un migliore accesso ai servizi sanitari e ai programmi di screening, compreso il potenziamento delle capacità nell'assistenza primaria, per un'attenzione medica tempestiva. Utile, inoltre, pubblicare resoconti periodici sui progressi compiuti nell'attuazione delle Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea sullo screening dei tumori, per supportare l'implementazione a livello regionale e nazionale. Fondamentale monitorare i gruppi ad alto rischio, come le persone affette dai virus dell'epatite B ed epatite C, capaci di causare cancri.

E ancora: serve fornire solide infrastrutture di dati per i programmi di screening e standard comuni per consentire una comparabilità efficace. Infine, è necessario stimolare l'innovazione tecnologica per sostenere migliori pratiche e prestazioni di screening (ad esempio attraverso l'uso dell'auto-campionamento).

Durante l'incontro di oggi si è anche parlato di altri elementi critici per la prevenzione, come la crisi del personale italiano in oncologia e l'importanza della vaccinazione contro il Papillomavirus umano (Hpv) come metodo efficace contro il cancro del collo dell'utero e del pene, e altri tipi di tumore, sia nelle donne sia negli uomini.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Salute e Benessere

Ministero Salute diffida vendita integratori e simili in...

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Ministero Salute diffida vendita integratori e simili in polvere da sniffare

Il ministero della Salute, ex-Direzione generale della Prevenzione sanitaria, ha posto l'attenzione sui numerosi energizzanti in polvere presenti sul mercato, reperibili anche online, "con simile composizione (in genere contengono sostanze come arginina, creatina, caffeina, L-citrullina, beta-alanina, taurina), presentati sotto forma di polvere bianca e con chiari messaggi ad assumerla per via inalatoria, anche quando si tratta di polvere da ricostituire. Sia le pubblicità sia le denominazioni suggeriscono fortemente l'assunzione per via inalatoria: i messaggi promozionali presenti sui social media ne incentivano l'utilizzo con messaggi fuorvianti indirizzati alle fasce più giovani, con possibili danni di salute ed assuefazione all'assunzione ingiustificata di stimolanti". Lo riporta il ministero della Salute sul proprio sito.

"Considerata pertanto la presenza in vendita online (Amazon e altri siti) di diversi prodotti energizzanti con la denominazione generica 'sniff', presentati come polveri da assumere per via inalatoria, al fine di tutelare la salute pubblica, soprattutto delle fasce di età più suscettibili, e di proteggere la salute dei soggetti fragili, come le donne in gravidanza, la ex-Direzione generale della Prevenzione sanitaria, dopo specifica valutazione del rischio da parte dell'Istituto superiore di sanità ai sensi dell'articolo 107 del D.Lgs. n. 206/2005, ha inviato formale diffida alla vendita per tali prodotti".

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Da salmonella a listeria a E.Coli, ipotesi in campo in...

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Da salmonella a listeria a E.Coli, ipotesi in campo in tossinfezioni alimentari

"Le tossinfezioni alimentari sono condizioni patologiche derivanti dall'ingestione di alimenti contaminati da agenti patogeni o da tossine di origine microbica. Gli agenti che le causano sono molteplici, per lo più si riscontrano batteri, virus e parassiti. La contaminazione degli alimenti può avvenire in molti modi: la carne, per esempio, può essere contaminata già all'origine, perché alcuni microrganismi colonizzano l'intestino dell'animale sano. Frutta e verdura possono essere lavate con acqua contaminata da feci di animale (o di uomo). Sono moltissimi i patogeni in grado di provocare questo genere di infezioni. Il batterio Campylobacter, la più comune causa di diarrea al mondo, si trova soprattutto nelle carni di volatili e pollame, che quindi dovrebbero sempre essere ben cotti". A fare il punto per l'Adnkronos Salute è l'immunologo clinico Mauro Minelli, docente di nutrizione umana e nutraceutica dell'Università Lum-Giuseppe Degennaro. Nella provincia di Firenze in 4 Rsa 3 anziani sono morti e oltre 100 hanno avuto diarrea e vomito. Sotto accusa i pasti serviti, ma le indagini sono in corso.

"Anche la Salmonella è tra i più comuni batteri causa di tossinfezione. Si trova negli intestini di rettili, uccelli e mammiferi e la sua azione genera diarrea, vomito e crampi addominali, sebbene le sue conseguenze - chiarisce Minelli - possano essere molto più serie in persone già debilitate da patologie".

Ancora: "I ceppi di Escherichia coli produttori di verocitotossina o Shiga-tossina (Vtec oppure Stec), specialmente O157 - continua lo specialista - sono in grado di aderire e colonizzare la mucosa intestinale generando forme varie di patologia, dalle gastroenteriti emorragiche fino alla Sindrome emolitico uremica (Seu), manifestazione più grave che interessa soprattutto i bambini. L'infezione all'uomo si trasmette attraverso l'ingestione di alimenti o acqua contaminati, o per contattato diretto con i ruminanti, specialmente i bovini. Tra gli alimenti contaminati più a rischio ci sono la carne cruda o poco cotta, il latte non pastorizzato e i suoi derivati. Anche i vegetali possono veicolare l'infezione. Le infezioni da Vtec possono trasmettersi anche per via oro-fecale da persona a persona".

'Nel 2020 la listeriosi è stata la quinta zoonosi maggiormente riferita nell'Unione europea'

"Un altro patogeno particolarmente importante in questo contesto è il batterio Listeria monocytogenes, poiché in grado di generare quadri clinici severi e tassi di mortalità elevati, soprattutto in soggetti fragili quali anziani, donne in gravidanza, neonati e adulti immuno-compromessi. Qualche anno fa, nel 2020, la listeriosi è stata la quinta zoonosi maggiormente riferita nell'Unione europea e ha interessato principalmente persone ultra 64enni", ricorda Minelli.

Listeria è un batterio ubiquitario, ampiamente diffuso nell'ambiente, può crescere e riprodursi anche ad alte temperature e per queste sue caratteristiche rappresenta un pericolo per i prodotti pronti al consumo ma anche per i prodotti surgelati. Per tali ragioni la listeriosi può derivare da molteplici alimenti, come prodotti a base di carne, latte non pastorizzato, formaggi poco stagionati, verdura preconfezionata.

"La listeriosi può assumere diverse forme cliniche, dalla gastroenterite acuta febbrile più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall'ingestione (è in genere autolimitante nei soggetti sani), a quella invasiva o sistemica, che nei casi più gravi può portare all'insorgenza di meningiti, encefaliti e gravi setticemie. Nelle forme sistemiche l'incubazione può protrarsi anche fino a 70 giorni. Per queste ragioni, la listeriosi può condurre a forme severe di malattia, associata a un elevato tasso di ospedalizzazione e decessi", conclude l'immunologo.

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Salute e Benessere

San Valentino, caccia ai cibi afrodisiaci ma per la scienza...

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San Valentino, caccia ai cibi afrodisiaci ma per la scienza 'non esistono'

Dalle ostriche al vino, dal cioccolato al peperoncino, è caccia agli 'ingredienti dell'amore' tra chi si prepara ad apparecchiare la tavola di San Valentino. Alimenti considerati afrodisiaci dalla tradizione popolare, ma non dalla scienza. "La credenza che esistano cibi afrodisiaci è antichissima e presente in ogni cultura, ma attualmente sono numerose le evidenze scientifiche che lo smentiscono", sentenziano gli esperti di 'Dottore, ma è vero che...?', il team anti-fake news della Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici. Non che spezie, crostacei e frutti esotici vadano evitati, "ma è bene non aspettarsi miracoli", precisano i camici bianchi in un focus sulle presunte ricette alleate del desiderio.

"Qualsiasi riferimento a proprietà afrodisiache di cibi o piante è pressoché infondato - avvertono - oppure basato su associazioni teoriche, senza reali prove". Se esistesse davvero un alimento afrodisiaco, dovrebbe produrre effetti ben precisi: "Aumento della vasodilatazione per favorire un maggiore afflusso di sangue ai tessuti, in particolare agli organi coinvolti nella risposta sessuale; stimolazione della sensibilità, sia psicologicamente sia a livello fisico; influenza ormonale per interagire con le funzioni che regolano il desiderio e il piacere; risposta immediata affinché l'azione, anche rapida, avvenga con una singola assunzione", illustrano i dottori. "Risultati del genere - puntualizzano - sono talvolta ottenibili con una terapia farmacologica o con la psicoterapia", non certo in cucina, purtroppo.

Gli esperti passano in rassegna i cosiddetti cibi amici dell'amore, cominciando dal cioccolato che ogni 14 febbraio invade gli scaffali. "Il cacao - ricordano - tende ad aumentare i livelli di ormoni che, come la serotonina e la feniletilammina, aumentano la percezione del piacere e della soddisfazione. In poche parole, sollevano l'umore. Per confermare una risposta di questo tipo, però, occorrerebbe mangiarne in quantità poco salutari. Si è anche tentato di confermare le proprietà vasodilatatrici del cioccolato (che aiuterebbero le funzioni sessuali maschili), ma non si sono riscontrati effetti diretti sul desiderio, quindi afrodisiaci". E "attenzione anche a pensare che il cioccolato abbia effetti benefici sulla salute cardiovascolare", aggiungono i medici. Il legame resta oggetto di approfondimenti.

E il peperoncino? Nemmeno lui parrebbe afrodisiaco. "Alcuni nutrienti, composti chimici, minerali - illustra il panel anti-bufale - possiedono effettivamente proprietà stimolanti. Un assaggio occasionale e in piccole quantità, però, non produce effetti importanti". E' proprio il caso del "peperoncino, tanto citato perché contiene la capsaicina. Questo principio attivo, che conferisce il sapore piccante, è stato ampiamente studiato in farmacologia per i suoi effetti antinfiammatori, digestivi, analgesici. Sull'efficacia di tali proprietà, che" in ogni caso "nulla hanno a che vedere con le prestazioni sessuali, mancano al momento prove solide e, comunque, la capsaicina non è priva di effetti collaterali. Abbondare con il peperoncino a cena, o scegliere una portata a base di curry, potrebbe essere rischioso per chi soffre di disturbi gastrointestinali", ammoniscono i medici.

"Un'analoga conclusione - proseguono - va tratta per sostanze simili, come il ginseng. Questo estratto, di origine orientale, così come il ginkgo, è spesso presente in integratori che promettono energia e stimolazione fisica". Si potrebbe obiettare che sono pur sempre prodotti naturali, e allora che danno potranno mai fare? "Si tratta di prodotti commercializzati senza controlli sanitari o sperimentazione sull'uomo - affermano gli esperti - Talvolta la composizione degli integratori non è nota: si evidenzia l'origine naturale, ma potrebbero contenere anche ingredienti tossici o principi attivi pericolosi se assunti senza controllo medico. Un esempio recente, tra tanti: si sta diffondendo la maca, un estratto del ginseng utilizzato in America del Sud per rinforzare le funzioni sessuali e riproduttive della donna. Sebbene sia acquistabile liberamente, non esistono autorizzazioni da parte dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), a differenza di altri prodotti simili". In sostanza, la correlazione tra un ingrediente consigliato come afrodisiaco e il suo effetto concreto "è spesso casuale e riferita a pochi casi auto-segnalati. E' invece reale il rischio che certe sostanze, sebbene vendute come naturali, interagiscano con terapie farmacologiche in corso o siano nocive in particolari stati di salute ".

Tornando agli alimenti, sotto i colpi della scienza cade anche l'illusione delle ostriche. "Alcuni studi - descrivono gli esperti di 'Dottore, ma è vero che...?' - hanno tentato di spiegare il potere stimolante delle ostriche citando lo zinco, che stimolerebbe i livelli di testosterone, l'ormone maschile che regola la produzione degli spermatozoi. Non ci sono, però, evidenze scientifiche sul collegamento tra ostriche e miglioramento delle funzioni dell'uomo. Sono annoverate tra i cibi afrodisiaci soprattutto perché si consumano in occasioni speciali, in quanto care e percepite come esclusive, e per la loro forma che sembra rifarsi ai genitali femminili. Per lo stesso motivo si tirano in ballo i fichi, le banane o le fragole, il cui aspetto e il colore ricordano un cuore". Anche per loro meglio non scomodare Afrodite dea dell'amore.

Ma almeno un goccio d'alcol in più può aiutare a sciogliere le tensioni di coppia a San Valentino? "Si potrebbe pensare che un calice di vino o un cocktail abbiano poteri afrodisiaci, ma non è così - smentisce ancora una volta la scienza - Gli alcolici sembrano facilitare il rilassamento e la riduzione dell'ansia, ma l'effetto reale è esattamente opposto. Quando nel sangue aumenta la concentrazione di alcol le funzioni dell'organismo, comprese quelle legate alla sfera sessuale, si deprimono. Questo effetto peggiora nel caso di abuso cronico di alcolici, e ciò vale anche per le droghe come cannabis e cocaina. Possibili conseguenze sono la disfunzione erettile e l'eiaculazione precoce, dunque nulla di afrodisiaco", anzi l'opposto.

Insomma, niente ricette per una cena romantica e sana? "Conta di più la predisposizione psicologica all'evento: l'umore positivo facilita il benessere, anche sessuale". E allora "meglio scegliere un menu che soddisfi i gusti personali, evitando cibi troppo piccanti o grassi che potrebbero rendere difficile la digestione", rovinare la serata e affossare definitivamente la speranza di un gran finale.

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