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100 anni fa nasceva Rolando Toro Araneda, creatore della Biodanza
In occasione del centenario, il Congresso Mondiale di Biodanza a Lignano Sabbiadoro dal 13 al 16 giugno

Cento anni fa, esattamente il 19 aprile 1924, nasceva Rolando Toro Araneda, lo psicologo e antropologo cileno creatore della Biodanza, una pratica che utilizza la danza come movimento spontaneo, la musica, il canto e le situazioni di incontro in gruppo per favorire l’espressione delle emozioni con gesti autentici e naturali. Toro, che ha vissuto anche in Italia, aveva ideato la Biodanza, “come una poetica dell’incontro umano, come un modo diverso di relazionarsi in un mondo estremamente solitario, dove le persone sono carenti d’amore”. Toro Araneda, che è morto a Santiago del Cile il 16 febbraio 2010, all'età di 85 anni, ha dimostrato con i suoi studi, con le ricerche scietifiche e con la pratica della Biodanza, come attraverso questo metodo sia possibile conoscere sé stessi, migliorare le capacità di comunicazione e relazione con gli altri, ricevere nuovi stimoli ed acquisire nuovi strumenti di espressione e dunque aumentare il benessere.
Proprio in forza di queste potenzialità la Biodanza è ormai praticata in tutto il mondo con finalità educative ma anche a supporto di terapie per disabili, malati di Parkinson, di Alzheimer, per persone con disagio mentale o che soffrono di disturbi alimentari, come supporto al percorso di cura delle donne operate per un tumore al seno, e per migliorare la qualità della vita in contesti sociali specifici come i centri per gli anziani, le carceri, i centri di accoglienza per immigrati e nei luoghi di lavoro, oltre ad essere rivolta come pratica di supporto agli educatori e agli operatori socio-sanitari.
A dimostrazione della diffusione della Biodanza, soltanto in Italia le scuole di formazione a questa disciplina sono 16 e molti di più sono i centri in cui la Biodanza viene insegnata, esercitata e applicata in diversi ambiti. Naturalmente la Biodanza è praticata anche a Roma, dove di recente il facilitatore brasiliano Ismaldo Negreiros, ha attivato nuovi corsi presso Officina della Voce. "Si tratta di una pratica molto consigliata - spiega Negreiros all'Adnkronos - per chi vuole cambiare aspetti della propria vita che generano disagi, in un modo diverso, poiché la Biodanza propone con la danza strumenti positivi e piacevoli per sviluppare la capacità di affrontare le difficoltà della vita". Ma tra i centri più attivi con la progettualità in ambito sociale sul territorio italiano, c’è la Scuola di Biodanza di Vicenza - Centro Gaja, nata nel 1996 e diretta da Giovanna Benatti, sociologa allieva di Toro (con il quale ha anche scritto il volume ‘L’alfabeto della vita – Poetica della Biodanza’) che conduce corsi settimanali e stages di Biodanza, stages e conferenze in Italia e all’estero, oltre ad essere responsabile della area clinica della Scuola di Vicenza, per la quale promuove gruppi di Biodanza per persone con disagio psichico e disabilità, in collaborazione con psichiatri e psicologi. Benatti è anche ideatrice e direttore scientifico del Forum Internazionale di Biodanza sociale e clinica, la cui X edizione è in programma a Vicenza dal 29 maggio all'1 giugno 2025. E non a caso, nell’anno del centenario dell’ideatore di questa pratica, sarà proprio l’Italia ad ospitare il Congresso Mondiale di Biodanza, che si terrà a Lignano Sabbiadoro dal 13 al 16 giugno prossimi. “La Biodanza - spiega Benatti all'Adnkronos - non è solo una proposta di cambiamento di sé stessi ma anche di cambiamento della società e dei rapporti umani nella direzione di una riumanizzazione. La Biodanza è uno degli strumenti della cultura biocentrica, che si fonda sulla centralità del rispetto per la vita e sul valore della differenza come fattore biologico essenziale per la convivenza e lo sviluppo umano. E in questa epoca di grandi solitudini e fragilità è una pratica che può aiutare moltissimo non solo chi ha disagi particolari o patologie ma anche chi vuole migliorare il proprio rapporto con la corporeità e le proprie capacità espressive e relazionali. È una pratica adatta davvero a tutti. Come diceva Rolando Toro, ‘la Biodanza è uno strumento per persone sane ma un po’ ammalate di civiltà”.

Cronaca
Papa Francesco interrompe l’omelia: “Difficoltà...

Il Pontefice ha chiesto di continuare a un collaboratore

Papa Francesco, nonostante la bronchite che lo ha colpito nei giorni scorsi, ha voluto essere presente in piazza San Pietro per presiedere la messa per il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di sicurezza. Ma, una volta iniziata a leggere l’omelia, ha dovuto interrompere la lettura per affidarla a un collaboratore. “Adesso mi scuso, chiedo” a un collaboratore “di continuare nella lettura per difficoltà di respiro”, ha detto. E dai militari parte un applauso di incoraggiamento all’anziano pontefice.
In piazza San Pietro, oltre al ministro della Difesa Guido Crosetto e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti , presenti il Capo della Polizia Vittorio Pisani e il Capo di stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano. Presenti anche i sottosegretari alla difesa Matteo Perego di Cremnago e Isabella Rauti; Eros Mannino, capo dei Vigili del Fuoco.
Il messaggio del Papa alle Forze Armate
I cappellani militari “non servono – come a volte è tristemente successo nella storia – a benedire perverse azioni di guerra”., ha ammonito il Papa in un passaggio dell’omelia letta dal collaboratore.
“Essi - ha scritto nell’omelia - sono in mezzo a voi come presenza di Cristo, che vuole accompagnarvi, offrirvi ascolto e vicinanza, incoraggiarvi a prendere il largo e sostenervi nella missione che portate avanti ogni giorno. Come sostegno morale e spirituale, essi fanno la strada con voi, aiutandovi a svolgere i vostri incarichi alla luce del Vangelo e al servizio del bene”.
“Il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi - continua il messaggio del Papa - un insegnamento: ci insegna che il bene può vincere nonostante tutto, ci insegna che la giustizia, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari, ci insegna che possiamo creare un mondo più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male”.
“A voi - ricorda ai militari il Pontefice nell’omelia - è affidata una grande missione, che abbraccia molteplici dimensioni della vita sociale e politica: la difesa dei nostri Paesi, l’impegno per la sicurezza, la custodia della legalità e della giustizia, la presenza nelle case di reclusione, la lotta alla criminalità e alle diverse forme di violenza che rischiano di turbare la pace sociale”. Il Pontefice ricorda anche “quanti offrono il loro importante servizio nelle calamità naturali, per la salvaguardia del creato, per il salvataggio delle vite in mare, per i più fragili, per la promozione della pace”.
“Anche a voi - sottolinea il Papa nell’omelia Letta da un collaboratore - il Signore chiede di fare come Lui: vedere, salire, sedersi. Vedere, perché siete chiamati ad avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti. Salire, perché le vostre divise, la disciplina che vi ha forgiato, il coraggio che vi contraddistingue, il giuramento che avete fatto, sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia. E infine sedervi, perché il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento”.
“Vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra”. E’ la consegna del Papa alle Forze Armate, di Polizia e sicurezza. “Vorrei esortarvi a non perdere di vista il fine del vostro servizio e delle vostre azioni: promuovere la vita, salvare la vita, difendere la vita sempre. Vi chiedo per favore di vigilare: vigilare contro la tentazione di coltivare uno spirito di guerra; vigilare per non essere sedotti dal mito della forza e dal rumore delle armi; vigilare per non essere mai contaminati dal veleno della propaganda dell’odio, che divide il mondo in amici da difendere e nemici da combattere”, scrive il Papa nell’omelia letta da un collaboratore. “Siate invece testimoni coraggiosi dell’amore di Dio Padre, che ci vuole fratelli tutti. E, insieme, camminiamo per costruire una nuova era di pace, di giustizia e di fraternità”, l’appello.
Cronaca
Foibe, a Torino insulti scritti a vernice davanti targa in...

La denuncia dell'assessore regionale all'Emigrazione Maurizio Marrone e della vicecapogruppo alla Camera di Fdi, Augusta Montaruli. Ieri vandalizzata la foiba di Basovizza

Insulti scritti a vernice davanti alla targa in memoria dell’esodo e delle Foibe. È successo in corso Cincinnato a Torino, proprio come alla Foiba di Basovizza a Trieste, a distanza di poche ore dalla fiaccolata degli esuli istriani organizzata dal comitato Torino Ricorda ed a cui hanno partecipato l’assessore regionale all’Emigrazione Maurizio Marrone e la vicecapogruppo alla Camera di Fdi Augusta Montaruli. A denunciarlo, in una nota sono proprio Marrone e Montaruli.
La denuncia
“Ieri sera, come ogni anno - sottolineano- abbiamo camminato per le strade del Villaggio Santa Caterina insieme a centinaia di esuli e comuni cittadini per la tradizionale fiaccolata in onore dei martiri delle foibe. Una fiaccolata, silenziosa e composta, che nonostante la pioggia ha sfilato dalla targa di corso Cincinnato, lungo via Pirano, fino al Giardino Vittime delle Foibe. Oltraggiare la targa degli esuli del Villaggio Santa Caterina, in corso Cincinnato, non vuol dire solo calpestare il ricordo dei martiri delle foibe ma significa oltraggiare l’intera nazione”
“Ciò che è avvenuto a Torino, così come alla foiba di Basovizza, è un atto di gravità inaudita, che non deve restare impunito. Ci auguriamo che i nostalgici delle bande ‘rosse’ di Tito, responsabili di questo ennesimo attacco alla memoria, possano essere individuati al più presto. Già in passato a Torino avevano distrutto le targhe in memoria delle Foibe a colpi di martello. Ci riprovano quest’anno scimiottando i loro compagni di Trieste. La vernice però non potrà mai cancellare il ricordo delle Foibe”, concludono Marrone e Montaruli.
Cronaca
Vigili investiti a Parma, l’autista che ha bloccato...

L'uomo era alla guida di un autobus e ha invaso la corsia opposta per fermare il cittadino albanese che ha investito due agenti della Polizia locale

Era alla guida dell’autobus della linea 7 che ieri pomeriggio, in via D’Azeglio a Parma ha fermato la corsa di un cittadino albanese che ha investito due agenti della polizia locale durante un controllo. Ora Fabrizio Bernazzoli, 52enne dipendente della Tep, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico della città, racconta l'accaduto alla Gazzetta di Parma.
"Ero alla fermata di fronte all'ospedale Vecchio - spiega l'autista - e ho visto che stavano facendo un controllo, poi improvvisamente quell'uomo è salito in macchina e nonostante i vigili gli dicessero fermati è partito e ha investito il vigile che era davanti alla macchina" (VIDEO).
"Quando ho visto che l'auto continuava la corsa - ha spiegato - e il vigile era aggrappato al cofano dell'auto, d'istinto ho pensato: ‘Mi metto di traverso così non va da nessuna parte’, anche perché poteva venire contro l'autobus. A quel punto, i vigili sono riusciti ad aprire la portiera e l'hanno fatto scendere, ma lui non voleva cedere e hanno dovuto minacciarlo con la pistola. E non è stato facile immobilizzarlo: c'è stata una colluttazione perché lo straniero non si arrendeva. Solo grazie all'aiuto di altri colleghi vigili, che sono arrivati subito dopo, la polizia locale è riuscita ad ammanettarlo", le parole rilasciate alla Gazzetta di Parma.
“Se ho provato paura? Non ho avuto il tempo di pensare. Dovevo fermare quell’auto, con la speranza che andasse tutto bene. Se non mi fossi messo di traverso, lui forse sarebbe riuscito a scappare. Non aveva nessun scrupolo e non so cosa volesse nascondere, ma non ha ceduto nemmeno quando il vigile è salito sul cofano, sfondando il parabrezza”.