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Salute e Benessere

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Farmaci, asma eosinofilico grave: studio conferma efficacia mepolizumab

Condotto dai ricercatori del Careggi di Firenze è stato presentato a Milano, anticorpo monoclonale indicato per quattro patologie legate a eosinofili

Farmaci, asma eosinofilico grave: studio conferma efficacia mepolizumab

Un nuovo studio condotto da un team multidisciplinare composto da immunologi e otorini dell'Ospedale Careggi di Firenze ha investigato il ruolo degli eosinofili infiammatori nella severità clinica dell'asma grave eosinofilico, rilevando che il trattamento con l'anticorpo monoclonale mepolizumab ripristina il bilanciamento fisiologico fra i sottofenotipi di eosinofili, riportando i livelli di eosinofili 'buoni' e 'cattivi' a quelli osservati nei soggetti sani e spiegando così come il farmaco possa consentire di controllare una patologia così severa ed impattante.

Lo studio pubblicato dalla rivista 'Allergy' - presentato ieri a Milano - fornisce nuove evidenze circa un ambito di ricerca che aveva permesso già nel 2022 di pubblicare un articolo estremamente innovativo. Era stata infatti dimostrata la presenza di due tipologie di eosinofili con funzioni differenti, ossia omeostatica o infiammatoria. Nel recente articolo su Allergy - riporta una nota - gli autori hanno confermato e approfondito questi risultati in una popolazione asmatica totale di 74 pazienti, di cui circa l'85% presentava anche rinosinute cronica con poliposi nasale, dimostrando che la quantità di eosinofili infiammatori è collegata con la gravità della malattia e suggerendone un ruolo causale nelle patologie eosinofilo mediate. Infine, lo studio dimostra come mepolizumab sia in grado non solo di contrastare questi eosinofili infiammatori, ma possa anche ristabilire un equilibrio con gli eosinofili non infiammatori simile a quello di persone sane.

"Lo studio - afferma Alessandra Vultaggio, ricercatrice del Dipartimento di Medicina sperimentale e clinica dell'Università degli Studi di Firenze, Sod Immunoallergologia Aou Careggi - evidenzia quindi come la presenza di eosinofili infiammatori, in patologie marcatamente eosinofilo-mediate, potrebbe rappresentare il biomarker di severità della malattia e di risposta clinica al trattamento con mepolizumab".

Lo studio sottolinea anche un aspetto importante dell'asma grave, cioè quello di essere nella maggioranza dei casi accompagnata da altre patologie eosinofile importanti come la rinosinusite cronica con poliposi nasale. Sapere questo può consentire una diagnosi più precoce della malattia, seguita da un trattamento più mirato. Sono diversi infatti i pazienti con una scarsa qualità di vita, impossibilitati a lavorare e a condurre una vita normale a causa di riacutizzazioni, sintomi o trattamenti con alti dosaggi di corticosteroidi con relativi effetti collaterali.

"Siamo di fronte ad una patologia invalidante spesso aggravata da altre comorbidità come la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP) - spiega Andrea Matucci, dirigente I° livello Sod Immunoallergologia Aou Careggi - Binomio, questo, che ancora oggi vede purtroppo l'uso frequente dei corticosteroidi orali, anche a elevati dosaggi, che non consentono di raggiungere un controllo adeguato a lungo termine dei sintomi invalidanti, a differenza di quanto dimostrato con la terapia biologica come mepolizumab ad esempio". Entrambi gli esperti concordano quindi che mepolizumab, come emerso dallo studio, bloccando la funzione dell'interleuchina-5 (IL-5) è in grado non soltanto di migliorare gli outcome clinici, ma anche di riequilibrare il rapporto tra eosinofili infiammatori e residenti riportandolo alla condizione osservata su soggetti sani.

Gli eosinofili - ricorda la nota - sono dei globuli bianchi che possono essere più elevati nel sangue quando c'è un'infiammazione in corso poiché concorrono alla risposta immunitaria contro allergeni ed infezioni parassitarie. Alcuni fattori, tra cui ad esempio i farmaci corticosteroidi di cui spesso fanno uso i pazienti con asma eosinofilico severo, possono alterare o mascherare la quantità di eosinofili nel sangue. Per questo è molto importante una corretta diagnosi per valutare la presenza di infiammazione eosinofila, così da stabilire il corretto percorso terapeutico. Mepolizumab è un anticorpo monoclonale che agisce sull'IL-5, la molecola principalmente responsabile per la crescita e la differenziazione, il reclutamento, l'attivazione e la sopravvivenza degli eosinofili. Mepolizumab blocca il legame di IL-5 alla superficie delle cellule degli eosinofili, e di conseguenza inibisce l'azione dell'IL-5 e riduce la produzione e la sopravvivenza degli eosinofili. Attualmente è indicato per il trattamento dell'asma eosinofilico severo, della rinosinusite cronica con poliposi nasale, della granulomatosi eosinofilica con poliangite (Egpa) e della sindrome ipereosinofila (Hes).

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Covid, con il caldo aumenta rischio per il cuore: cosa fare

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L'analisi e le raccomandazioni del cardiologo Trimarco

Medici in reparto Covid - Fotogramma

Fuoco incrociato sulla salute degli italiani, in particolare dei più fragili. A minacciarli c'è il mix tra caldo e Covid: "L'uno amplifica gli effetti dell'altro e viceversa, con un impatto immediato sui sintomi come mal di testa, fatigue e affanno, e sulla funzionalità del cuore". Lo spiega Bruno Trimarco, docente emerito di Cardiologia all'università Federico II di Napoli. "Il caldo - avverte - ha sicuramente un impatto importante sui pazienti colpiti dal Covid, sia in fase acuta che nel post-infezione, sul cosiddetto Long Covid. Infatti, da un lato le temperature alte amplificano i sintomi dell'infezione, dall'altro possono aumentare lo stress sul cuore, colpito contemporaneamente da un doppio fuoco, il virus e il caldo insieme". Come proteggersi? No agli integratori 'fai te te', sì a docce fresche e bere acqua anche se non si ha sete, ricorda lo specialista.

Chi rischia di più

Le persone più a rischio sono i fragili, come anziani, bambini e malati cronici, già vulnerabili a caldo e Covid singolarmente. "La letteratura scientifica - analizza Trimarco - ha già documentato che il caldo estremo rappresenta un rischio per il cuore, causando dolore al petto, infarti e morte improvvisa. Quando fa troppo caldo, si può assistere a una riduzione dei valori della pressione arteriosa per la dilatazione dei vasi sanguigni e alla perdita di liquidi con una profusa sudorazione che aumenta il pericolo disidratazione. In alcuni pazienti, tuttavia, si verifica un effetto opposto e la pressione arteriosa può aumentare in modo improvviso e incontrollato. Tra i sintomi più comuni possono comparire tachicardie, palpitazioni, vertigini e affanno".

Dal canto suo, anche Covid ai associa a sintomi comuni a quelli scatenati dal caldo, come astenia, nebbia cerebrale, affanno e mal di testa. "Inoltre - evidenzia il cardiologo - sappiamo che Covid-19 innesca una serie di processi infiammatori che colpiscono le cellule endoteliali, cioè le cellule che rivestono l'interno del cuore e dei vasi sanguigni. Tra gli effetti prodotti ci sono stress ossidativo, infiammazione, alterazione dei battiti, compromissione della capacità di pompare il sangue e l'ossigeno agli altri tessuti. Gli studi suggeriscono che le persone con Covid, rispetto ai non infettati, corrono un rischio del 55% maggiore di subire un evento cardiovascolare grave come infarto, ictus o morte. Hanno anche più probabilità di manifestare altri problemi al cuore come aritmie o miocardite, ossia infiammazione del muscolo cardiaco".

I rimedi

Per scongiurare gli effetti della combo caldo-Covid servono contromisure. Quali? "No a integratori 'fai da te', sì a docce o bagni freschi e al consumo 'programmato' di acqua: impegnarsi cioè a bere almeno un litro e mezzo d'acqua durante la giornata anche se non si ha la sensazione di sete", raccomanda Trimarco.

"Stanchezza e debolezza, sintomi comuni al Covid e a un eccesso di caldo - osserva il cardiologo - possono indurre a fare incetta di integratori. Ma la stragrande maggioranza sono inutili, almeno contro il Covid. Uno studio che abbiamo pubblicato sulla rivista 'eClinicalMedicine' promuove un mix di sostanze naturali, composto da arginina e vitamina C. L'arginina è un aminoacido prodotto naturalmente dall'organismo, che stimola la produzione di ossido nitrico, sostanza chiave per una corretta funzione vascolare. La vitamina C, invece, grazie a una nanotecnologia che ne ottimizza l'assorbimento senza effetti collaterali, antagonizza lo stress ossidativo e migliora il rimodellamento vascolare con effetti benefici sulla funzionalità cardiaca e a cascata su tutto l'organismo".

Altri consigli: evitare di uscire se positivi al Covid, sia per evitare di contagiare gli altri sia per tenersi al riparo dal caldo esterno; mantenere la casa fresca, sfruttando l'aria notturna per rinfrescarla, e durante il giorno usando tapparelle o persiane e spegnendo quanti più dispositivi elettrici possibile; usare abiti e lenzuola leggeri e larghi; evitare bevande zuccherate, alcoliche o contenenti caffeina che possono peggiorare i sintomi e interagire con i farmaci in uso.

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Caldo africano, nuova ondata sull’Italia: oggi 12...

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Nelle prossime ore allerta super caldo ai massimi livelli: le città interessate

Super caldo a Roma - Fotogramma

L'allerta super caldo tornerà nelle prossime ore ai livelli massimi. Se oggi, sabato 27 luglio, nessuna città è ancora da bollino rosso, per domani - domenica 27 - saranno di nuovo sei i capoluoghi interessati dal gradino più alto dell'allerta.

Dodici, intanto, le città con bollino arancione di oggi, segnalate nel bollettino sulle ondate di calore del ministero della Salute: si tratta di Firenze, Frosinone, Palermo, Perugia, Rieti e Roma, Bologna, Bolzano, Brescia, Latina, Pescara e Viterbo.

Domenica bollente, tornano i bollini rossi

Domenica 28 luglio saranno quindi 6 le città italiane da bollino rosso per il rischio di ondate di calore: massima allerta su Firenze, Frosinone, Palermo, Perugia, Rieti e Roma.

La giornata di domani si annuncia dunque la più 'bollente' di una settimana che non ha fatto registrare prima città da bollino rosso. Fra i 27 capoluoghi monitorati dal sistema di sorveglianza ministeriale, oltre ai 6 con allerta 3, il livello massimo di rischio, il 28 luglio si contano 13 bollini arancioni (livello 2): a Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Latina, Milano, Napoli, Pescara, Torino, Trieste, Venezia, Verona e Viterbo. Bollino giallo (rischio 1) per Ancona, Bari, Cagliari, Catania, Civitavecchia, Genova, Messina e Reggio Calabria. Nessun bollino verde (rischio 0).

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Alzheimer, Ema blocca farmaco Lecanemab: “Rischio di...

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"In particolare il frequente verificarsi di anomalie nell'imaging correlate all'amiloide (Aria), che comportano gonfiore e potenziali sanguinamenti nel cervello dei pazienti che lo hanno ricevuto"

Riproduzioni del cervello - FOTOGRAMMA

No dell'Agenzia europea del farmaco Ema a una terapia anti Alzheimer. Il Comitato tecnico per i medicinali a uso umano dell'ente regolatorio Ue, "Chmp, ha raccomandato di non concedere l'autorizzazione all'immissione in commercio per Leqembi* (lecanemab), un farmaco destinato al trattamento della malattia di Alzheimer", informa l'Ema nel resoconto dell'ultima riunione del Chmp (22-25 luglio).

"Il comitato - si legge - ha ritenuto che l'effetto osservato di Leqembi sul ritardo del declino cognitivo non controbilancia il rischio di eventi collaterali gravi associati al medicinale, in particolare il frequente verificarsi di anomalie nell'imaging correlate all'amiloide (Aria), che comportano gonfiore e potenziali sanguinamenti nel cervello dei pazienti che hanno ricevuto Leqembi".

Alzheimer Europe esprime "rammarico" e "profonda delusione" per il parere negativo formulato dal Comitato tecnico Chmp dell'Agenzia europea del farmaco Ema . Il no dell'Ema, che riguarda Ue, Islanda, Liechtenstein e Norvegia, sottolinea l'associazione in una nota, "significa che gli europei con malattia di Alzheimer in fase iniziale non avranno accesso alle opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti negli Stati Uniti e in altri Paesi".

"Le persone che vivono con la malattia di Alzheimer e le loro famiglie nutrivano grandi speranze e aspettative riguardo all'introduzione di nuove opzioni terapeutiche in Europa", scrive Alzheimer Europe, ricordando che la Fda statunitense ha concesso l'approvazione a lecanemab un anno fa, nel luglio 2023, dopo che un comitato consultivo ha riconosciuto in modo unanime l'efficacia clinica del farmaco per il quale le principali assicurazioni Usa, fra cui Medicare, hanno garantito "un'ampia copertura" nei pazienti idonei a riceverlo. Hanno dato il via libera al trattamento anche le autorità regolatorie di Giappone (25 settembre 2023), Cina (3 gennaio), Corea del Sud (27 maggio), Hong Kong (11 luglio) e Israele (12 luglio), elenca l'associazione, mentre in Europa si attendono ancora i pronunciamenti degli enti regolatori svizzero e britannico, che Alzheimer Europe auspica positivi.

"Le persone affette da malattia di Alzheimer in Europa saranno escluse dall'accesso a lecanemab senza poter compiere scelte individuali basate su un'analisi personale del profilo rischi-benefici", rimarca l'associazione. La speranza di Alzheimer Europe è che "i risultati dal mondo reale raccolti dal registro imposto dalla Fda, o dagli studi in corso su lecanemab forniranno le evidenze scientifiche necessarie affinché i regolatori Ue riconsiderino la loro posizione".

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