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La Svizzera è il primo Paese colpevole di inazione climatica. Sentenza storica, ecco perché

Un gruppo di attiviste, le Klima Seniorrinen Schweiz, che hanno denunciato il proprio Paese perché non fa abbastanza per contrastare il riscaldamento globale. In questo modo, sostengono, non sta tutelando i propri cittadini

Corte europea dei Diritti dell'Uomo (Fotogramma)

Mentre il mondo si fa sempre più caldo, si scalda anche l’azione dei cittadini per far sì che i propri governi adottino misure per invertire la rotta. Ed ecco che dopo anni di battaglie arriva una sentenza storica, che potrebbe cambiare il corso delle cose. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu) ha dato ragione ad un gruppo di attiviste svizzere, le Klima Seniorrinen Schweiz, che hanno denunciato il proprio Paese perché non stava e non sta facendo abbastanza per contrastare il riscaldamento globale. In questo modo, sostengono, la Svizzera non sta tutelando i propri cittadini e quindi sta violando i diritti umani. Il Paese elvetico, insomma, che nel nostro immaginario è fatta di verdi prati, mucche felici e meravigliosi paesaggi (tutto semplicistico ma vero) è il primo Paese colpevole di inazione climatica.

Chi sono le Klima Seniorrinen

Il cambiamento, ancora una volta, passa dalle donne: le Klima Seniorrinen, infatti, sono agguerrite signore di 75 anni in media, che nel 2016 hanno deciso di costituire un’associazione - ad oggi di 2500 donne - e di impegnarsi in prima persona per migliorare il Mondo. La cosa potrebbe sembrare insolita, se pensiamo al cliché dell’attivista un po’ hippy e un po’ hipster, e in generale giovane ed energico. Ma l’energia che i ragazzi mettono in azioni eclatanti e manifestazioni in piazza, le nonne svizzere l’hanno messa in campo legale, perché anche loro sono parti in causa e perché il futuro le interessa eccome: non solo per se stesse ma soprattutto per lasciare un mondo migliore alle future generazioni.

Le donne infatti sono le più colpite dagli effetti della crisi climatica per ragioni sociali, economiche e culturali, e anche per quanto riguarda la salute sono particolarmente minacciate dalle ondate di calore. Le Seniorrinen non a caso hanno sottolineato di avere problemi a uscire di casa nei periodi più caldi e di risentirne fisicamente. E in prospettiva, se continua così le giovani di oggi dovranno affrontare le stesse difficoltà, ulteriormente amplificate, in futuro.

Giovani e anziani, insieme, per cercare di cambiare le cose. Una tendenza che si sta sempre più consolidando e che sembrerebbe portare dei frutti importanti.

Ma vediamo più nel dettaglio che ricorso avevano presentato le Klima Seniorrinen e cosa ha stabilito la Corte.

Cosa chiedevano le ‘Anziane per il clima’?

Tutto è partito nel 2016, quando le ‘anziane per il clima’ avviarono una causa presso un tribunale elvetico accusando il proprio Paese di non agire di fronte alla sempre più evidente e pressante crisi climatica.

Per inchiodare il governo alle sue responsabilità, le attiviste puntavano sul fatto che l’inazione governativa fosse in contrasto con gli obblighi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in particolare il diritto alla vita e all’autonomia. La causa venne respinta. Ma le ‘nonne’ non si sono perse d’animo: nel 2023, con la collaborazione di Greenpeace Svizzera, hanno presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Il loro obiettivo era costringere il governo a proteggere e tutelare i diritti umani in modo attivo, con politiche e provvedimenti che vadano nella direzione di limitare le emissioni di gas serra per (cercare di) mantenere le temperature sotto la soglia critica di +1,5° C rispetto all’epoca pre-industriale.

Cosa ha deciso la Corte: Svizzera colpevole di inazione climatica

La Corte europea ha stabilito che la Svizzera è colpevole in quanto non ha adempiuto agli obblighi in materia di cambiamenti climatici presi nel 2015 con gli accordi di Parigi, ovvero di contenere l’aumento delle temperature entro gli 1,5° C rispetto ai livelli pre-industriali attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra. Le azioni messe dal governo elvetico sono state inefficaci e insufficienti: un’inazione che aggrava i rischi di conseguenze dannose e viola i diritti umani dei cittadini.

La Corte ha fatto riferimento in particolare agli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che stabiliscono rispettivamente il diritto a un equo processo e al rispetto della propria vita privata e familiare.

Perché si tratta di una sentenza storica?

Si tratta di una sentenza storica perché stabilisce che, se i governi non agiscono per contrastare il riscaldamento globale, violano i diritti umani e perché costituisce un precedente legale importantissimo. La pronuncia infatti viene da uno dei massimi organi di giustizia internazionali, quindi con un peso commisurato, e può influenzare in modo diretto l’azione dei governi, nello specifico europei. Dovrebbe almeno, visto che la sentenza è vincolante per i 46 Stati del Consiglio d’Europa. Non a caso l’Avvocatura generale italiana aveva presentato una memoria a supporto della posizione svizzera. La decisione intanto è inappellabile e immediatamente esecutiva per il Paese elvetico.

La soddisfazione per questa pronuncia storica non deve però far dimenticare le ombre: la Corte infatti ha stabilito sì la violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea ma ha escluso la violazione dell’articolo 2, che prevede il diritto alla vita.

Inoltre nello stesso giorno la Cedu ha dichiarato irricevibile il ricorso di sei ragazzi portoghesi che avevano denunciato 32 Paesi europei per l’inefficacia delle loro politiche contro il cambiamento climatico. Da notare tuttavia che tale pronuncia non riguarda motivi di merito, ma il fatto che, a parere dei giudici, i ricorrenti non hanno esaurito le vie legali disponibili nel loro Paese. Stessa sorte per il ricorso dall'ex sindaco di Grande-Synthe, Damien Carême, al quale non è stato riconosciuto lo stato di vittima dell’inefficienza dello Stato francese dato che non vive più in Francia.

Il riscaldamento climatico incalza

La storica sentenza arriva a pochi giorni dalla diffusione dei dati raccolti da Copernicus, il servizio meteorologico dell’Ue , che ha certificato ciò che ormai è all’ordine del giorno e che forse ci stiamo abituando a sentire: il marzo appena concluso ha segnato un ulteriore record, essendo stato il decimo mese consecutivo più caldo di sempre. La temperatura media dell’aria superficiale infatti è stata di 14,14°C: 0,73°C sopra la media del periodo 1991-2020 per marzo, e 0,10°C sopra il precedente record stabilito nel marzo 2016.

Non solo: Il mese scorso è stato di 1,68°C più caldo rispetto alla media dello stesso mese per il periodo preindustriale (1850-1900), sforando quindi gli 1,5 considerati la soglia per contenere il disastro e stabiliti come parametro dagli Accordi di Parigi del 2015.

Inoltre, la temperatura media globale degli ultimi dodici mesi (aprile 2023 - marzo 2024) è la più alta mai registrata, pari a 0,70°C sopra la media del periodo 1991-2020 e 1,58°C sopra la media preindustriale del periodo 1850-1900.

In poche parole, la situazione sta diventando letteralmente incandescente.

E se il servizio meteorologico inglese aveva avvisato che nel 2024 probabilmente si sarebbe sforato il limite, a causa dell’azione del Nino, aveva anche sottolineato che i governi non stanno facendo abbastanza, e che siccome il riscaldamento globale è essenzialmente causato dall’uomo, solo l’uomo può farci qualcosa.

Le reazioni: Greta Thunberg, la Commissione europea, Legambiente

A Strasburgo, dove ha sede la Cedu, in un giorno così importante non poteva mancare Greta Thunberg, che ha ovviamente applaudito alla sentenza, definendola “un successo”. “La decisione è solo l’inizio delle controversie sul clima. In tutto il mondo, sempre più persone stanno portando i loro governi in tribunale”, avverte l’attivista.

Dal lato suo, la Commissione europea si è espressa tramite un portavoce "prendendo atto" della sentenza e ribadendo il proprio impegno a garantire la completa attuazione dei vincoli sottoscritti con l'accordo di Parigi.

Soddisfazione è stata espressa anche da Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, per il quale "è la prima volta che un tribunale transnazionale specializzato in diritti umani sostiene esplicitamente il diritto alla protezione del clima, mettendo in relazione la difesa del clima e i diritti umani, e condanna l’inazione dei governi ".

Il pensiero va subito all’Italia. Ciafani chiede un immediato cambio di rotta, “recuperando i ritardi accumulati nella lotta alla crisi climatica, smettendo di rincorrere le emergenze e di pagare in termini di vite umane e danni ai territori”.

L’Osservatorio Città Clima, citato dal presidente di Legambiente, nel 2023 ha registrato 378 eventi meteorologici estremi, ovvero il 22% in più rispetto all’anno precedente. Pesanti le conseguenze: 31 morti e danni miliardari ai territori.

Le priorità? Per Ciafani sono diverse: l’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc), la definizione di strategia chiara di prevenzione e l’approvazione di un Pniec, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi.

Il ‘climate litigation’ in Italia

Il pensiero va subito all’Italia anche per un altro motivo: a marzo il Tar del lazio ha respinto una causa climatica dichiarandosi ‘non competente’ ad esprimersi. Partendo dal presupposto che non si tratta di una decisione nel merito, ci si chiede se questo e altri contenziosi analoghi possano ora prendere anch’essi una direzione diversa.

La causa, chiamata ‘Giudizio Universale’, riguardava ancora una volta la necessità sempre più urgente di un’azione efficace e incisiva contro i cambiamenti climatici, per tutelare i diritti fondamentali delle persone, e la richiesta di imporre al governo di agire in tal senso. Ma i giudici hanno stabilito di non avere la competenza per esprimersi, notando che in Italia non esistono tribunali che possano farlo rispetto a tale questione.

“Un’occasione persa e una scelta di retroguardia”, ha commentato Marica Di Pierri, portavoce di A Sud, associazione che ha promosso il contenzioso. “La impugneremo’’, ha aggiunto. E chissà che stavolta le cose non vadano diversamente.

Il 16 febbraio, inoltre, si è tenuta la prima udienza, presso il Tribunale di Roma, per la causa intentata da Greenpeace con l’associazione ReCommon e 12 cittadini contro Eni per costringere l’azienda a ridurre le proprie emissioni di CO2.

Il climate litigation, ovvero il contenzioso sul cambiamento climatico, sta ormai montando: come sottolinea Greenpeace, questo tipo di cause è più che raddoppiato nel mondo dal 2017 ad oggi. La stessa Cedu, come abbiamo visto, si trova a doverne dirimere diverse.

Si apre dunque un nuovo capitolo nella lotta ai cambiamenti climatici.

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Economia

Dichiarazione redditi, precompilata 2024 al via con nuovo...

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Niente più righi e codici ma percorso guidato

Modello 730 (Fotogramma/Ipa)

Precompilata ai nastri di partenza con il nuovo 730 semplificato. Dal pomeriggio di oggi saranno online in modalità consultazione i modelli già predisposti con i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate oppure inviati dagli enti esterni, come datori di lavoro, farmacie e banche. In totale le informazioni trasmesse per la stagione 2024 sono circa 1 miliardo e 300 milioni. Lo rende noto l'Agenzia delle Entrate in un comunicato.

Cosa cambia

Con il nuovo 730 semplificato il cittadino non dovrà più conoscere quadri, righi e codici ma sarà guidato fino all’invio della dichiarazione con una interfaccia più intuitiva e parole semplici. I dati relativi all’abitazione (rendita, eventuali contratti di locazione, interessi sul mutuo, ecc.) saranno ad esempio raccolti nella nuova sezione “casa”, gli oneri nella sezione “spese sostenute”, le informazioni su coniuge e figli nella sezione “famiglia”. Dopo aver accettato o modificato i dati - operazioni che si potranno compiere dal prossimo 20 maggio - sarà il sistema a inserire automaticamente i dati all’interno del modello. Altra novità di quest’anno sarà la possibilità di ricevere eventuali rimborsi da 730 direttamente dall’Agenzia, anche in presenza di un sostituto d’imposta. Per inviare la dichiarazione ci sarà tempo fino al 30 settembre 2024; fino al 15 ottobre, invece, per chi presenta il modello Redditi. Le regole sono definite in un provvedimento firmato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

Cosa c'è nei modelli

Sono circa 1 miliardo e 300 milioni (1.270.674.831) i dati ricevuti dal Fisco e pre-caricati nelle dichiarazioni 2024. Nella top five delle occorrenze svettano come sempre le spese sanitarie (oltre 1 miliardo di documenti fiscali), i premi assicurativi (98 milioni di dati), le certificazioni uniche di dipendenti e autonomi (75 milioni), i bonifici per ristrutturazioni (10 milioni) e gli interessi sui mutui (9 milioni). Tra le novità di quest’anno, i dati relativi ai rimborsi per il “bonus vista”, quelli inviati dagli infermieri pediatrici e quelli relativi agli abbonamenti al trasporto pubblico locale. Tutte voci che si aggiungono a quelle già presenti negli anni scorsi: contributi previdenziali, spese universitarie, per gli asili nido, per gli interventi di ristrutturazione, erogazioni liberali, ecc.

Arriva il 730 semplificato

Una volta che il contribuente accede al servizio tramite le proprie credenziali Spid, Carta d’identità elettronica (Cie) o Carta nazionale dei servizi (Cns), se ha i requisiti per presentare il 730, potrà scegliere se accedere alla propria dichiarazione in modalità semplificata oppure ordinaria. Nel primo caso, potrà visualizzare i dati (sia quelli utilizzati che non) all’interno di un’interfaccia semplice da navigare anche grazie alla presenza di termini di uso comune che indicano in modo chiaro le sezioni in cui sono presenti dati da confermare o modificare: “casa e altre proprietà”, “famiglia”, “lavoro”, “altri redditi”, “spese sostenute”. Una volta che le informazioni fiscali saranno confermate o modificate e successivamente validate (dal 20 maggio), saranno riportate in automatico all’interno del modello.

Filo diretto con l'agenzia anche per rimborsi e pagamenti

Da quest’anno chi presenta il modello 730 prima di inviare la dichiarazione potrà selezionare la voce “nessun sostituto” per chiedere di ricevere direttamente dall’Agenzia l’eventuale rimborso, anche in presenza di un datore di lavoro o ente pensionistico tenuto a effettuare i conguagli. L’opzione è valida anche se dalla dichiarazione emerge un debito: in questo caso il contribuente che invia direttamente il modello potrà effettuare il pagamento tramite la stessa applicazione online: la procedura consente infatti di addebitare l’F24 sullo stesso Iban indicato per il rimborso. In alternativa, è anche possibile stampare l’F24 precompilato e procedere al pagamento con le modalità ordinarie.

Dichiarazione precompilata anche per i titolari di partita Iva

Da quest’anno anche gli imprenditori e i professionisti potranno consultare la dichiarazione precompilata contenente i redditi risultanti dalle certificazioni uniche di lavoro autonomo, da fabbricati e terreni, le spese detraibili e deducibili e quelle dei familiari. Inoltre, in caso di adesione al regime di vantaggio o al regime forfetario, direttamente tramite l’applicativo della precompilata sarà possibile completare e inviare il modello Redditi persone fisiche e aderire, a partire dal 15 giugno, al concordato preventivo.

Come visualizzare la propria dichiarazione

Per visualizzare e scaricare la dichiarazione occorre accedere alla propria area riservata con Spid, Cie o Cns. Come lo scorso anno, per consultare la dichiarazione e compiere tutte le operazioni fino all’invio sarà possibile delegare un familiare o una persona di fiducia direttamente dalla propria area riservata sul sito dell’Agenzia. In alternativa, inviando una pec o formalizzando la richiesta presso un qualsiasi ufficio dell’Agenzia. Il 730 precompilato è predisposto per i contribuenti che hanno percepito, per l’anno d’imposta precedente, redditi di lavoro dipendente e assimilati. Da quest’anno si allarga in via sperimentale la platea di contribuenti. Infatti il 730 potrà accogliere dati che prima dovevano necessariamente transitare per il modello Redditi (per esempio, redditi di capitale di fonte estera soggetti a imposta sostitutiva, investimenti all’estero e attività estere di natura finanziaria ai fini Ivie e Ivafe).

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Economia

Fisco, domani in Cdm bonus da 100 euro per dipendenti fino...

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Come avrebbe detto la presidente del Consiglio durante l'incontro con i sindacati, la misura scatterebbe da gennaio 2025

Soldi - Fotogramma

Bonus da 100 euro per lavoratori dipendenti. Il governo porterà in Consiglio dei ministri domani, nell'ambito dell'attuazione della delega fiscale, un decreto legislativo che permetterà di erogare, nel mese di gennaio 2025, un'indennità di 100 euro a favore dei lavoratori dipendenti, con reddito complessivo non superiore a 28.000 euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure per le famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico.

Secondo quanto si apprende lo avrebbe detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso dell'incontro con i sindacati. Questo provvedimento, avrebbe spiegato il premier, rientra nel più ampio lavoro che il governo ha portato avanti finora per difendere il potere d'acquisto delle famiglie e dei lavoratori, segnatamente quelli più esposti. In questi sedici mesi di governo, avrebbe detto ancora, il governo ha scelto di concentrare le risorse che aveva a disposizione per interventi di carattere redistributivo.

Domani in Consiglio dei ministri approda anche la riforma delle politiche di coesione cge mira ad accelerare l’attuazione delle politiche di coesione che prevedono per la nostra nazione 75 miliardi di euro di cui 43 miliardi di risorse europee.

Il decreto, avrebbe spiegato il premier, reca specifiche disposizioni in materia di lavoro. Nel dettagli sono previste, misure per sostenere l’occupazione dei giovani, delle donne e di alcune categorie di lavoratori svantaggiati. Tali misure prevedono la riduzione degli oneri contributivi per i nuovi assunti per due anni. Accanto alle misure per sostenere il lavoro dipendente sono previste specifiche disposizioni per favorire l’avvio di nuove attività distinte per il centro nord e il Mezzogiorno.

A queste misure di sostegno all’occupazione si accompagnano azioni per riqualificare i lavoratori di grandi imprese in crisi per favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Nello specifico intendiamo sostenere la nascita di nuove imprese nel mezzogiorno e nel centro nord attraverso una misura dedicata ai soggetti attualmente disoccupati. L’obiettivo è quello di continuare a sostenere la crescita dell’occupazione, la riduzione della disoccupazione e degli inattivi. La nostra linea di azione è chiara: sosteniamo chi cerca un lavoro, chi assume e chi intende mettersi in proprio partendo dalle categorie che oggi più difficilmente trovano lavoro.

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Economia

Furti d’auto, cosa c’è dietro i dati: la sfida tecnologica

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Il punto sulla prevenzione dei furti e le tecniche per il recupero dei veicoli, in un confronto organizzato dall’Adnkronos in collaborazione con LoJack Italia.

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