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Russia, ambasciatore tedesco a Roma: “Rischio guerra?...

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Russia, ambasciatore tedesco a Roma: “Rischio guerra? Più soldi su difesa”

Hans-Dieter Lucas: "Con invio missili Taurus possibile escalation, a Kiev servono munizioni"

L'ambasciatore Hans-Dieter Lucas

Rischio guerra con la Russia? La Germania e l'Europa devono "investire di più nella difesa". L'ambasciatore tedesco a Roma, Hans-Dieter Lucas, in un forum all'Adnkronos non esclude uno scenario di conflitto e sottolinea la necessità di "rafforzare le nostre difese e la nostra capacità di deterrenza". "Ci troviamo in una situazione critica, la guerra in Ucraina continua e la Russia ha nuovamente attivato l'economia di guerra, investendo sempre di più nella sua industria della difesa, nelle forze armate. E' qualcosa che seguiamo naturalmente con grande preoccupazione", sottolinea l'ambasciatore, esperto di Russia e politica di sicurezza, a Roma dal settembre scorso.

In questo scenario, "credo che la conclusione è che dobbiamo naturalmente investire di più per rafforzare difese e la capacità di deterrenza". "Ed è per questo - ricorda Lucas - che il ministro della Difesa Oscar Pistorius ha recentemente parlato più volte della necessità di fare le nostre Forze armate per renderle capaci dinanzi a un possibile conflitto militare con la Russia negli anni a venire". Non solo: secondo l'ambasciatore, "dobbiamo veramente fare il meglio come tedeschi, come europei per rafforzare le nostre capacità di difesa".

E di nuovi strumenti per finanziare il potenziamento della difesa europea "abbiamo parlato nel corso dell'ultimo Consiglio europeo: la Germania pensa che ci sia la necessità di aumentare la nostra capacità militare e abbiamo bisogno di vedere quali strumenti utilizzare per finanziare questa spesa, quali sono gli strumenti più accettabili", ha continuato. "E' stato chiesto alla Commissione Ue di presentare una proposta dove saranno esaminate tutte le opzioni e ci sarà un'ulteriore discussione a giugno. E' chiaro che tutti dobbiamo fare di più".

"Aspettiamo di vedere che cosa la Commissione Ue proporrà. Tra le opzioni - spiega Lucas, in un riferimento alle varie ipotesi sul tavolo per finanziare le maggiori spese per difesa europea - c'è il coinvolgimento della Banca europea per gli investimenti e questo richiederebbe una modifica del suo statuto. Tra le altre opzioni ci sono quelle che prevedono di mobilitare di più i capitali privati, il che è particolarmente necessario".

"C'è anche la necessità di spendere meglio e in modo efficiente", osserva ancora l'ambasciatore. Ad esempio, sottolinea, "stiamo lavorando con l'Italia a un rafforzamento della cooperazione tra le nostre industrie di difesa". "Credo - ribadisce - che ci sia la necessità di rafforzare il consolidamento delle nostre industrie di difesa in Europa".

Per quanto riguarda l'ipotesi eurobond, "bisogna prendere atto di quello che ha detto la Corte Costituzionale tedesca su Next Generation Eu. Ci sono dei limiti sulle cose da fare per quanto riguarda uno strumento di condivisione del debito pubblico a livello europeo: sarebbe una cosa difficile ma ci sono altre opzioni sul tavolo. E dobbiamo valutare quale è la strada più accettabile per tutti gli Stati membri per finanziare un aumento della capacità militare europea".

Sull'Ucraina, il diplomatico tedesco ha ribadito la necessità di portare avanti il sostegno nella difesa dall'attacco russo, ma ha chiarito che la Germania resta ferma sulla questione dei Taurus. Lucas spiega così il perché: "Se dovessimo consegnare i missili Taurus a Kiev, e i soldati tedeschi dovessero in qualche modo svolgere un ruolo nell'uso di queste armi, questo potrebbe determinare una situazione in cui il nostro paese potrebbe essere considerato parte nel conflitto, e questo potrebbe portare ad una ulteriore escalation". E' stata questa la preoccupazione del cancelliere Scholz, rispetto all'eventuale fornitura dei Taurus e questo il motivo per cui ha deciso di non consegnarli all'Ucraina".

Quanto più in generale al sostegno a Kiev, "per prima cosa ricordiamo che la Germania sta già facendo molto: nel 2024 daremo un contributo nel campo dell'assistenza militare di circa 7 miliardi di Euro", ha affermato, sottolineando che Berlino "è il secondo fornitore dopo gli Stati Uniti". Il contributo tedesco "è già molto sostanziale". Allo stesso tempo - ha però aggiunto - è importante notare che ciò di cui l'Ucraina ha più bisogno al momento sono munizioni e la difesa aerea perché la Russia attacca dall'alto. Nei due settori il nostro sostegno è sostanziale e va rafforzato".

Nel corso del Forum, l'ambasciatore ha parlato anche della situazione in Medio Oriente, dei nuovi rischi collegati alle tensioni tra Israele e Iran. "La tensione è molto alta, ma l'importante è che non si assista ad una nuova escalation in Medio Oriente". "E' importante - sottolinea - che non si assista ad una nuova escalation perché ciò che vediamo è già estremamente preoccupante per quanto riguarda Israele e Gaza". E per il futuro, Lucas ha indicato intanto "la necessità ora, la priorità" di "arrivare in primo luogo ad un immediato cessate il fuoco a Gaza e al tempo stesso al rilascio degli ostaggi. Questa è la priorità, perché la situazione umanitaria a Gaza è insostenibile. Quindi rilascio ostaggi e cessate il fuoco e su queste basi calmare la situazione e poi far ripartire il processo politico con l'obiettivo di una soluzione a due stati". "Perché dal nostro punto di vista questo è l'unico modo", ha sottolineato, facendo presente che "su questo c'è totale accordo tra Germania e Italia, totale accordo sul fatto che solo una soluzione dei due stati creerà una base percorribile per una pace ed una stabilità di lungo termine in Medio Oriente".

Sul piano dei rapporti bilaterali l'ambasciatore tedesco guarda al Piano d'Azione firmato a novembre a Roma dalla premier Giorgia Meloni e dal cancelliere Olaf Scholz come ad "un documento molto importante e sostanziale, una roadmap per un ulteriore approfondimento delle relazioni bilaterali, che hanno una grande tradizione".

"Siamo strettamente legati", ha aggiunto, ricordando i "circa 800mila italiani o di origine italiana che vivono in Germania, i 12 milioni di tedeschi che trascorrono le loro vacanze in Italia". "Le nostre economie sono altamente integrate e per quanto riguarda i temi politici c'è un grande accordo tra i due Paesi. Naturalmente c'è ancora da fare. Nel campo politico - ha affermato - c'è l'ambizione di lavorare congiuntamente nel settore della politica estera di sicurezza e per questo abbiamo stabilito nuovi format di cooperazione tra ministeri degli Esteri e della Difesa. Stiamo cercando di intensificare la cooperazione nel campo delle industrie della difesa".

"Nel settore economico - ha poi ricordato - stiamo lavorando ad un grande progetto, quello del “South central hydrogen corridor”, che punta a produrre e trasportare idrogeno verde dal Nord Africa all'Italia fino alla Germania passando per l'Austria. E' un grande progetto multimiliardario sul quale esiste una cooperazione molto intensa attualmente". Molti altri sono i settori di cooperazione, "molte le aree in cui lavoriamo" e sono molto ottimista sul fatto che il Piano d'azione servirà ad approfondire ulteriormente ed intensificare una relazione che è già molto sostanziale", ha concluso.

Guardando infine al prossimo appuntamento elettorale delle Europee, l'ambasciatore ha parlato di un rischio di un balzo dell'estrema destra legato alle "risposte semplicistiche" alle crisi complesse, dalle guerre alle migrazioni. "Non è così dappertutto - sottolinea - ma generalmente penso che la tendenza a votare forze politiche dell'estrema destra e qualche volta dell'estrema sinistra ha a che fare con il fatto che la gente si sente insicura e destabilizzata a causa dei conflitti, della migrazione incontrollata, delle conseguenze dei cambiamenti climatici".

"La gente si sente insicura - insiste l'ambasciatore - e c'è la tendenza accresciuta a cercare risposte estreme e facili e l'estrema destra tende a dare risposte semplicistiche e nazionalistiche, come 'rendere la nostra nazione grande di nuovo', che non è davvero una risposta ai problemi". D'altro canto, sottolinea Lucas riferendosi al suo Paese, "penso che in Germania sia significativo aver visto molte persone scendere in piazza a dimostrare contro l'estrema destra...c'è grande parte della popolazione che è molto preoccupata e che è pronta a difendere la democrazia".

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Ucraina, Macron: “Non escluso invio truppe se Russia...

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Il presidente francese torna a mettere in guardia Mosca in un'intervista al The Economist: "Siamo stati troppo titubanti nel definire i limiti delle nostre azioni nei confronti di qualcuno che non li ha più e che è l'aggressore"

Emmanuel Macron - Afp

Il presidente francese torna a mettere in guardia la Russia: in caso di sfondamento del fronte in Ucraina, l'invio di truppe di terra occidentali non è da escludere. Dalle pagine di The Economist, Emmanuel Macron torna su un concetto espresso a febbraio e che allora aveva fatto molto discutere.

"Se i russi dovessero andare a sfondare le linee del fronte, se ci fosse una richiesta ucraina - cosa che oggi non è il caso - dovremmo legittimamente porci il problema", ha affermato. "Escluderla a priori, non equivale a trarre le conclusioni degli ultimi due anni", ha aggiunto, alludendo al primo rifiuto dei paesi della Nato di inviare carri armati e aerei, e al successivo ripensamento.

"Non escludo nulla - ha quindi sottolineato il presidente francese -, perché davanti a noi c’è qualcuno che non esclude nulla. Senza dubbio siamo stati troppo titubanti nel definire i limiti delle nostre azioni nei confronti di qualcuno che non li ha più e che è l'aggressore".

"Ho un obiettivo strategico chiaro: la Russia non può vincere in Ucraina. Se la Russia vincesse in Ucraina, non ci sarebbe sicurezza in Europa", ha poi rimarcato Macron aggiungendo: "Non dobbiamo escludere nulla, perché il nostro obiettivo è che la Russia non possa mai vincere in Ucraina".

"L'aggressività della reazione russa alle mie parole ha dimostrato che ha avuto l’effetto desiderato, ossia 'non pensare che ci fermeremo qui se non lo fai'".

E ancora: "La Francia è un paese che ha effettuato interventi militari, anche di recente. Abbiamo dislocato diverse migliaia di soldati nel Sahel per combattere il terrorismo che potrebbe rappresentare una minaccia per noi. Lo abbiamo fatto su richiesta di Stati sovrani", ha detto in riferimento all'operazione Barkhane delle forze armate francesi in Mali, Ciad, Burkina Faso, Mauritania e Niger contro gruppi terroristici islamici.

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Usa, non si fermano proteste pro-Gaza nelle università:...

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Secondo quanto riportato, l'intervento sarebbe stato preceduto dal lancio di una granata stordente

Manifestanti pro-Gaza nell'Università della California - (Afp)

Le forze di sicurezza sono entrate nell'accampamento pro-Palestina allestito dai manifestanti nell'Università della California, Ucla. Lo riporta la Cnn. Secondo quanto riportato, l'intervento sarebbe stato preceduto dal lancio di una granata stordente. "Proprio negli ultimi minuti - ha riferito la corrispondente di SkyNews - la polizia ha lanciato un 'flashbang', quasi come una tecnica di distrazione, mentre avviava la sua operazione per smantellare l'accampamento". In precedenza le forze dell'ordine avevano chiesto via altoparlante ai manifestanti di lasciare il posto, dopo aver dichiarato illegale l'accampamento.

Diverse agenzie per la sicurezza hanno inviato sul posto le loro unità con compiti specifici: al Dipartimento di Polizia di Los Angeles è affidato l'incarico di mettere in sicurezza il perimetro, la California Highway Patrol entrerà nell'accampamento, il dipartimento dello sceriffo di Los Angeles sarà responsabile del controllo sulla folla. Le forze dell'ordine sul posto sono dotate di dispositivi di protezione, comprese maschere antigas, secondo le fonti citate dall'emittente.

Scontri tra gruppi filo israeliani e filo palestinesi

Ieri scontri tra gruppi di manifestanti filo israeliani e filo palestinesi sono scoppiati nel campus di Los Angeles. "Sono avvenuti orribili atti di violenza e abbiamo immediatamente chiamato la polizia", ha detto la vice rettrice. Un giornalista che lavora per il "Daily Bruin", giornale dell'università, ha riferito che i manifestanti filo Israele hanno lanciato "petardi, uno scooter, bottiglie d'acqua e gas lacrimogeni" contro il gruppo avverso.

Arrestati centinaia di manifestanti

Centinaia di manifestanti sono stati arrestati nelle ultime 24 ore durante le proteste che stanno infiammando i campus universitari negli Stati Uniti. Anche se le richieste dei manifestanti variano da università a università, la maggior parte chiede agli atenei di disinvestire dalle aziende che sostengono Israele e la guerra a Gaza.

Università dell'Arizona: mercoledì le forze dell'ordine hanno usato palline di pepe e proiettili di gomma contro i manifestanti, ha detto l'università in una nota.

A New York, circa 300 persone sono state arrestate nell'operazione di polizia condotta per sgomberare i campus della Columbia e del City College dai manifestanti pro Gaza. Ancora da capire quanti di coloro che occupavano la Hamilton Hall della Columbia fossero studenti e quanti no. Il sindaco di New York, Eric Adams, ha denunciato "un movimento per radicalizzare i giovani...non permetterà che questo accada".

Fordham University: almeno 15 persone sono state arrestate dopo che decine di manifestanti hanno allestito un accampamento all'interno dell'edificio Lowenstein dell'università, secondo una dichiarazione della scuola che ha chiesto al Dipartimento di Polizia di New York di essere nel campus almeno fino al 22 maggio.

Università di Buffalo: circa 16 persone sono state arrestate mercoledì sera dopo una protesta filo-palestinese al North Campus dell'università, ha detto la scuola in un comunicato.

Dartmouth College: Novanta persone sono state arrestate durante la protesta filo-palestinese di mercoledì con l'accusa di aver commesso reati tra cui violazione di domicilio e resistenza all'arresto, ha detto la polizia della città di Hanover nel New Hampshire.

Università del Texas a Dallas: almeno 17 arresti sono stati effettuati nel campus mercoledì sera, hanno detto i funzionari della scuola.

Università del Wisconsin-Madison: diversi manifestanti sono stati arrestati mercoledì, ha detto il cancelliere Jennifer L. Mnookin in una lettera alla comunità del campus.

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Autostrada crollata in Cina, si aggrava bilancio vittime:...

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La tragedia è avvenuta dopo giorni di forti piogge nell'area

Autostrada crollata in Cina - (Afp)

E' salito a 48 morti il bilancio ufficiale delle vittime del crollo di un tratto di un'autostrada nella provincia del Guangdong, nella Cina meridionale. Lo ha riferito l'agenzia cinese Xinhua, dopo le prime notizie di ieri che parlavano di 24 morti a seguito del cedimento di un tratto di carreggiata di 18 metri all'altezza della città di Meizhou. Almeno 30 sono le persone ricoverate in ospedale.

Circa 20 i veicoli coinvolti nel crollo, hanno riferito le autorità locali. Le immagini diffuse sui social mostrano auto travolte da terra e fango, probabilmente dopo una frana. Ancora sconosciute le cause del crollo, ma nei giorni scorsi nella regione erano state registrate piogge torrenziali.

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