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Aviaria si diffonde in Ue, l’allarme: “Preoccupa il rischio di una pandemia”

I dati sui focolai negli allevamenti dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare Efsa e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie

Test in un allevamento (Fotogramma)

"Il virus dell'influenza aviaria continua a diffondersi nell'Unione europea, e altrove, provocando un'elevata mortalità tra gli uccelli selvatici, spillover (salti di specie, ndr.) tra i mammiferi selvatici e domestici e focolai negli allevamenti". A evidenziarlo è l'Autorità europea per la sicurezza alimentare Efsa, in una nota in cui fa il punto su quanto emerge da un rapporto scientifico, firmato insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), nel quale si valutano i fattori di rischio per una potenziale pandemia influenzale e le relative misure di mitigazione.

Come avviene la trasmissione

Quali sono i driver che potrebbero guidare l'evoluzione virale? Gli esperti hanno identificato "alcune specie di animali da pelliccia d'allevamento (ad esempio visoni o volpi), che sono altamente sensibili ai virus dell'influenza come possibili fattori di diffusione", si evidenzia nella nota. "Sebbene la trasmissione da mammifero a mammifero non sia stata ancora confermata, i mammiferi selvatici potrebbero fungere da ospiti 'ponte' tra gli uccelli selvatici, gli animali domestici e gli esseri umani. Anche gli animali da compagnia, come i gatti, che vivono in casa e hanno accesso all'esterno, in ambienti all'aria aperta possono essere un potenziale veicolo di trasmissione", avvertono le autorità Ue.

L'allevamento in aree ricche di uccelli acquatici, con produzione all'aperto e/o scarsa biosicurezza "può facilitare l'introduzione del virus nelle aziende agricole e la sua ulteriore diffusione", prosegue l'Efsa. "Gli eventi meteorologici estremi e i cambiamenti climatici svolgono un ruolo aggiuntivo nell'evoluzione della situazione perché possono influenzare l'ecologia e la demografia degli uccelli selvatici e quindi influenzare il modo in cui la malattia si sviluppa nel tempo, hanno scoperto gli esperti".

Focolai negli allevamenti

E' dunque questa la situazione attuale illustrata dai due enti Ue. Un quadro che vede "i virus dell'influenza aviaria rimanere prevalenti tra le popolazioni di uccelli selvatici nell'Ue e nello Spazio economico europeo". Elemento al quale si aggiunge l'osservazione di fenomeni di "trasmissione tra specie di uccelli e di mammiferi, in particolare negli allevamenti di animali da pelliccia, dove sono stati segnalati focolai. Sebbene la trasmissione da uccelli infetti all'uomo sia rara - si legge in un estratto del rapporto nel quale si fa il punto anche sulle misure di mitigazione e sull'importanza di una strategia 'One Health' - dal 2020 si sono verificati casi di esposizione a questi virus senza che siano state segnalate infezioni sintomatiche nell'Ue/See".

Tuttavia, avvertono gli autori, "questi virus continuano a evolversi a livello globale e, con la migrazione degli uccelli selvatici, potrebbero essere selezionati nuovi ceppi portatori di potenziali mutazioni per l'adattamento ai mammiferi. Se i virus dell'influenza aviaria A/H5N1 acquisissero la capacità di diffondersi in modo efficiente tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala a causa della mancanza di difese immunitarie contro i virus H5 nell'uomo. L'emergere di virus dell'influenza aviaria in grado di infettare i mammiferi, compreso l'uomo, può essere facilitato da vari fattori".

Misure per mitigare la diffusione dell'aviaria

Le misure One Health per mitigare il rischio di adattamento di questi virus ai mammiferi e agli esseri umani "si concentrano sulla limitazione dell'esposizione e sulla prevenzione della diffusione" si legge, infine. Opzioni chiave sono "il rafforzamento della sorveglianza, mirata all'uomo e agli animali, la garanzia dell'accesso a una diagnosi rapida, la promozione della collaborazione tra il settore animali e quello umano e l'attuazione di misure preventive come la vaccinazione". Dovrebbe essere poi promossa "una comunicazione efficace", nonché il "rafforzamento delle infrastrutture veterinarie, l'applicazione di misure di biosicurezza negli allevamenti e la riduzione del contatto della fauna selvatica con gli animali domestici. Per un'efficace riduzione del rischio è fondamentale un'attenta pianificazione delle attività di allevamento di pollame e animali da pelliccia, soprattutto nelle aree ad alta densità di uccelli acquatici".

"Preoccupa il rischio di una pandemia"

"La trasmissione" dell'influenza aviaria, avverte Angeliki Melidou, principale esperto Ecdc di virus respiratori, "da uccelli infetti all'uomo rimane un evento raro, senza che sia stata identificata alcuna infezione umana confermata nell'Ue/Spazio economico europeo". "Tuttavia, la possibilità che i virus dell'influenza aviaria si adattino agli esseri umani e causino una pandemia rimane motivo di preoccupazione" aggiunge. Melidou mette l'accento sull'importanza di mettere in campo "vigilanza continua, sforzi finalizzati alla preparazione e una maggiore comprensione dei fattori sottostanti" all'evoluzione del virus e a una sua eventuale diffusione. L'Efsa in una nota pubblicata on line spiega: "Entro la fine dell'anno, Efsa ed Ecdc pubblicheranno un parere scientifico in cui valuteranno come potrebbe svilupparsi una potenziale pandemia influenzale" e forniranno "indicazioni ai gestori del rischio per ridurre i rischi per la salute umana".

Qual è il pericolo? "Questi virus - avvertono gli autori del report diffuso oggi - continuano a evolversi a livello globale e, con la migrazione degli uccelli selvatici, potrebbero essere selezionati nuovi ceppi portatori di potenziali mutazioni" utili "per l'adattamento ai mammiferi". "Se i virus dell'influenza aviaria A/H5N1 acquisissero la capacità di diffondersi in modo efficiente tra gli esseri umani, potrebbe verificarsi una trasmissione su larga scala a causa della mancanza di difese immunitarie contro i virus H5 nell'uomo". E "l'emergere di virus dell'influenza aviaria in grado di infettare i mammiferi, compreso l'uomo, può essere facilitato da vari fattori".

Da qui la necessità di misure di riduzione del rischio, evidenziano gli enti Ue. Le autorità dei diversi settori (veterinario e umano) dovrebbero "collaborare in prospettiva One Health per limitare l'esposizione dei mammiferi, compreso l'uomo, ai virus dell'influenza aviaria. La sorveglianza sugli animali e sull'uomo dovrebbe essere rafforzata - si indica ancora nel report - insieme all'analisi genomica e alla condivisione dei dati di sequenze" virali. "Negli allevamenti, la biosicurezza dovrebbe essere rafforzata per evitare che gli animali entrino in contatto con l'infezione e la diffondano".

Aviaria in Texas nello stabilimento del primo produttore Usa di uova

L'influenza aviaria è stata rilevata dal più grande produttore di uova degli Stati Uniti nel pollame di uno dei suoi stabilimenti del Texas. L'azienda, Cal-Maine Foods, ha comunicato di aver di conseguenza cessato temporaneamente le attività in questa sede. E' questo l'ultimo caso in un periodo - quello delle ultime settimane - caratterizzato da un costante aumento di casi tra gli animali da allevamento statunitensi. Il produttore ha spiegato di aver abbattuto circa 1,6 milioni di galline e 337mila galline più giovani, dopo alcune positività all'influenza aviaria ad alta patogenicità, rilevate nella struttura texana in questione. La notizia arriva dopo che in questi giorni è stato segnalato un caso in un lavoratore del settore lattiero-caseario in Texas, secondo caso umano di aviaria negli Usa. Mentre il mese scorso funzionari del Minnesota hanno segnalato la prima infezione di influenza aviaria nel bestiame negli Stati Uniti, in una capretta che viveva in una fattoria con polli infetti. L'aviaria è stata poi rilevata anche nelle mucche da latte in Texas e Kansas, e ancora in alcune mucche del Michigan, e ci sono stati infine presunti test positivi tra le mucche dell'Idaho e del New Mexico, suggerendo che il virus potrebbe diffondersi tra i bovini. Le autorità sanitarie hanno puntualizzato in ogni caso che il rischio per la salute umana rimane basso.

Pregliasco: "Si sa che i mammiferi possono infettarsi"

Il caso umano di influenza aviaria identificato in Texas, in un lavoratore del settore lattiero-caseario che ha avuto contatti con bovini infetti, "non deve creare allarmismo" secondo il virologo Fabrizio Pregliasco. Se negli Usa c'è preoccupazione per un ceppo di H5N1 altamente virulento che corre fra le mucche da latte in diversi stati del Paese, va considerato che il passaggio del patogeno ai mammiferi "è una cosa già assodata", precisa il docente dell'università Statale di Milano. "Sappiamo già che diversi mammiferi possono infettarsi", ricorda. "Non sono però ospiti preferenziali dei virus aviari - puntualizza - e in molti casi non presentano sintomi. Ogni specie ha comunque dei recettori per questi virus, anche noi esseri umani".

Questi contagi nell'uomo "sono casi a oggi isolati - sottolinea Pregliasco - limitati a persone che hanno avuto contatti stretti con animali infetti". Per il medico "va visto l'aspetto positivo: grazie all'attenzione delle reti di laboratorio, e a una maggiore sensibilità che per certi versi possiamo leggere come un'eredità positiva del Covid, riusciamo a individuare anche casi che, se non ci fosse stata questa attenzione, sarebbero stati archiviati come 'banali infreddature'. Significa che il sistema di allerta funziona ed è molto sensibile. Gestiamo queste informazioni in termini positivi e propositivi", è l'invito del virologo.

Andreoni: "Contagio umano in Texas segnale che virus H5N1 sta cambiando"

"Ci sono centinaia di casi in letteratura di infezioni da H5N1, passate da volatili a uomo" dice all'Adnkronos Salute Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, Società italiana malattie infettive e tropicali. "E' certo che questo passaggio in Usa da un mammifero a un uomo è un segnale di adattamento del virus che crea preoccupazione". Il virus H5N1 di influenza aviaria potrebbe essere la prossima malattia X che porterà una pandemia? "La mortalità per questo virus è intorno al 50%, quindi, potrebbe essere la malattia X, i virus influenzali aviari sono gli indiziati numero uno e i più temuti - risponde Andreoni -. I virus H5N1 e H7N9 sono quelli più pericolosi, il secondo ha una mortalità intorno al 30%, è chiaro che se diventasse possibile una loro trasmissione da uomo a uomo, al momento mai confermata, potrebbero essere molto dannosi".

Clementi: "Aviaria preoccupa e va monitorata, da tempo fra osservati speciali"

"Certamente il virus" dell'influenza aviaria "H5N1 è preoccupante e va monitorato" dice all'Adnkronos Salute è il virologo Massimo Clementi. "Quello che preoccupa" per esempio nel caso segnalato negli Usa, in Texas, "è che si siano infettati bovini, quindi, c'è stato un salto di specie rispetto al virus originario. Il caso umano è quello di un addetto all'allevamento. Come è successo in altri casi, dunque, non c'è traccia ancora di una trasmissione interumana. Certo serve monitorare, serve attenzione a questo virus perché può in qualche modo darci delle sorprese".

"C'è un controllo molto stretto da diverso tempo, memori forse di precedenti esperienze - osserva l'esperto, commentando anche il report delle autorità europee Ecdc ed Efsa -. Soprattutto la sanità veterinaria sta portando avanti veramente un'attività di controllo meritevole di elogio, perché tutto quello che c'è viene fuori. E' ovviamente un'attività un po' favorita dal fatto che gli allevamenti si controllano meglio rispetto alla fauna selvatica, ma comunque certamente c'è un controllo molto buono. Ora occorre mantenere certamente la vigilanza e cercare di sviluppare con attenzione presidi da mettere in campo qualora servisse limitare i danni di una trasmissione interumana. Perché all'inizio anche una trasmissione da uomo a uomo avviene in piccole comunità, in piccoli ambiti e lì andrebbe bloccata. Si può se ci sono i presidi per farlo. E' chiaro che questo è molto importante".

Ricciardi: "Monitorare, non dimentichiamo la lezione della pandemia"

Sull'aviaria "dobbiamo tenere la situazione sotto controllo. Monitorare, monitorare, monitorare. Non dobbiamo dimenticare le lezioni del Covid, ovvero la necessità di essere preparati, perché non sappiamo quando una prossima pandemia arriverà". Così all'Adnkronos Salute Walter Ricciardi, docente di Igiene all'Università Cattolica di Roma, commentando il secondo caso umano di aviaria negli Stati Uniti, in Texas, in un lavoratore del settore lattiero-caseario che era entrato in contatto con bovini infetti. Mentre l'Autorità europea per la sicurezza alimentare Efsa e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) confermano, nel Vecchio continente, la diffusione del virus tra gli animali selvatici e domestici e focolai negli allevamenti.

Da sempre, ricorda Ricciardi, "conviviamo con allarmi di epidemie di aviaria. Sono fenomeni che destano preoccupazioni perché quello che osserviamo è il meccanismo attraverso cui, anche nel passato, si sono determinate epidemie. Potenziare meccanismi di sorveglianza sanitaria, di pronto intervento e in generale investire in sanità sono condizioni indispensabile per essere pronti, nel frattempo dobbiamo monitorare".

"Non sappiamo quando ci sarà una prossima pandemia - aggiunge Ricciardi - Speriamo non presto ma, date le invariate condizioni del pianeta e dell'umanità, è ovvio che ci sarà. Per questo dimenticare tutto quello che abbiamo passato in pandemia, rimuovere tutto e non imparare la lezione è il peggiore errore. E mi pare che lo stiamo facendo".

Ciccozzi: "Guardia alta, va evitato che circoli tra i mammiferi"

"Pericolo e terrore no, ma attenzione sì". Questa la parola d'ordine di fronte al rischio aviaria per l'epidemiologo Massimo Ciccozzi. "Prevenzione e sorveglianza", raccomanda l'esperto interpellato dall'Adnkronos Salute. "Il virus è passato dai volatili ai mammiferi. Adesso quello che dobbiamo evitare è che circoli tra i mammiferi. Perché se poi muta o fa un riassortimento genico - avverte - nessuno ci dice che poi, una volta passato all'uomo, non ci possa essere una trasmissione interumana". Dopo il caso di influenza aviaria, identificato in Texas, in, "innanzitutto dobbiamo star tranquilli - premette Ciccozzi - perché dal 2002 la trasmissione interumana" di questa infezione "non è ancora stata dimostrata. Ma non dobbiamo abbassare la guardia, dobbiamo tenerla alta a livello di prevenzione - ammonisce l'epidemiologo - per evitare la circolazione tra mammiferi. E chiaramente serve sorveglianza, cioè bisogna cominciare a capire quello che sta succedendo tra gli animali".

"Sappiamo che dall'animale il virus" aviario "può passare all'uomo - ricorda lo specialista -. L'uomo già si può infettare dall'animale, ma dobbiamo fare in modo che non contragga un'infezione con un virus aviario mutato. Il clade" di H5N1 che preoccupa gli esperti negli Usa, dove il patogeno sta contagiando le mucche da latte in diversi Stati, è "particolarmente sotto osservazione: se questo fa riassortimento o muta, passando continuamente tra mammiferi - ribadisce Ciccozzi - nulla ci dice che poi quella mutazione, una volta che arriva all'uomo, non possa fargli compiere il passaggio da uomo a uomo". E' questo il pericolo da scongiurare.

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Esteri

Grecia, il Parlamento elegge Tasoulas nuovo presidente

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Con 160 voti a favore su 300. L'elezione è avvenuta alla quarta votazione

Constantine Tasoulas (Afp)

Il Parlamento greco ha eletto nuovo presidente della Repubblica - con 160 voti a favore su 300 - il 65enne Constantine Tasoulas, esponente di Nuova Democrazia (Nd), il partito conservatore di cui fa parte anche il primo ministro Kyriakos Mitsotakis. Tasoulas succede a Katerina Sakellaropoulou, che fu la prima donna cinque anni fa a ricoprire quest'incarico in Grecia e il cui mandato scadrà a metà marzo.

L'elezione di Tasoulas è avvenuta alla quarta votazione. Nei tre turni precedenti, secondo la Costituzione greca, era richiesta una maggioranza di 200 voti del Parlamento per essere eletti.

Nato il 17 luglio 1959 a Giannina, città della Grecia nordoccidentale, avvocato, Tasoulas è stato deputato e segretario generale di Nd prima di essere eletto tre volte presidente del Parlamento. Il nuovo presidente ha ricoperto anche i ruoli di vice ministro della Difesa (2007-2009) e ministro della Cultura e dello Sport (2014-2015) nel pieno della crisi finanziaria greca. Presso il ministero della Cultura, lanciò una campagna internazionale per il ritorno dei fregi del Partenone, che si trovano al British Museum di Londra.

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Esteri

Ucraina, colloquio telefonico Trump-Putin: “Avvio...

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Il presidente Usa : "Siamo d'accordo, vogliamo fermare la guerra". Poi chiama Zelensky: "Vuole la pace come Putin". Il neo segretario alla Difesa Usa boccia l'ingresso di Kiev nella Nato come "irrealistico"

Vladimir Putin e Donald Trump - Afp

Fermare la guerra tra Ucraina e Russia e avviare subito i negoziati di pace. E' l'intento comune manifestato oggi, 12 febbraio, nel colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e il leader russo, Vladimir Putin. "E' stata una telefonata molto lunga, durata quasi un'ora e mezzo", ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Trump ha poi annunciato che terrà un primo incontro con il leader russo in Arabia Saudita. "Ci incontreremo in Arabia Saudita”, ha dichiarato parlando con i giornalisti alla Casa Bianca, poche ore dopo il colloquio telefonico. Il presidnete prevede un cessate il fuoco in Ucraina in un "futuro non troppo lontano" e ritiene che il Paese, che sta combattendo contro l'invasione russa, avrà bisogno di nuove elezioni "ad un certo punto".

Trump: "Vogliamo fermare la guerra"

"Ho appena avuto una lunga e molto produttiva telefonata con il presidente russo Vladimir Putin", ha spiegato Trump, in un post su Truth Social. "Abbiamo discusso di Ucraina, Medio Oriente, energia, intelligenza artificiale, potere del dollaro e vari altri argomenti. Entrambi abbiamo riflettuto sulla grande storia delle nostre nazioni e sul fatto che abbiamo combattuto insieme con tanto successo nella Seconda Guerra Mondiale, ricordando che la Russia ha perso decine di milioni di persone e noi, allo stesso modo, ne abbiamo perse tante! - ha proseguito - Ognuno di noi ha parlato dei punti di forza delle rispettive nazioni e dei grandi vantaggi che un giorno avremo lavorando insieme". Ma prima, come abbiamo concordato entrambi, vogliamo fermare i milioni di morti che si stanno verificando nella guerra Russia-Ucraina - ha aggiunto - Il presidente Putin ha persino usato il motto della mia campagna elettorale, molto forte, "BUONSENSO". Entrambi crediamo fermamente in questo motto. Abbiamo concordato di lavorare insieme, molto da vicino, anche visitando le rispettive nazioni".

Quindi, ha annunciato Trump, "abbiamo concordato di far iniziare immediatamente i negoziati ai nostri rispettivi team e inizieremo chiamando il Presidente ucraino Zelensky per informarlo della conversazione, cosa che farò subito. Ho chiesto al Segretario di Stato Marco Rubio, al Direttore della Cia John Ratcliffe, al Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all'Ambasciatore e Inviato Speciale Steve Witkoff di condurre i negoziati che, sono convinto, avranno successo", ha scritto su Truth Social al termini della lunga telefonata con Putin.

"Credo fermamente che i negoziati avranno successo: milioni di persone sono morte in una guerra che non ci sarebbe stata se io fossi stato presidente, ma è accaduto, e così deve finire. Non dovranno essere perse altre vite!".

Cremlino: "Trump invitato a Mosca"

Putin ha invitato Trump a Mosca, ha intanto annunciato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Il presidente russo, ha reso noto Peskov, ha manifestato la propria disponibilità a ricevere rappresentanti della Casa Bianca in Russia per discutere della guerra in Ucraina. "Putin e Trump hanno anche deciso di continuare ad avere contatti, che includono l'organizzazione di un incontro di persona".

Colloquio telefonico Trump-Zelensky

"Ho appena parlato con il Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky. La conversazione è andata molto bene. Anche lui, come il Presidente Putin, vuole fare la PACE". Lo ha reso noto il presidente americano, Donald Trump, in un post su Truth Social.

Dopo il colloquio con Putin il presidente Usa ha chiamato anche il leader ucraino. "Ho appena parlato con il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky. La conversazione è andata molto bene. Anche lui, come il presidente Putin, vuole fare la PACE", ha scritto Trump, in un nuovo post su Truth Social.

"Abbiamo discusso di vari argomenti riguardanti la guerra, ma soprattutto dell'incontro che si terrà venerdì a Monaco, dove il vicepresidente JD Vance e il Segretario di Stato Marco Rubio guideranno la delegazione. Spero che i risultati dell'incontro siano positivi. È ora di porre fine a questa guerra ridicola, che ha provocato morti e distruzioni enormi e del tutto inutili. Dio benedica il popolo russo e ucraino!", ha scritto.

Dal canto suo anche Zelensky su X parla di una "conversazione significativa" con Donald Trump. "Abbiamo parlato a lungo delle opportunità di raggiungere la pace, abbiamo discusso della nostra disponibilità a lavorare insieme a livello di squadra e delle capacità tecnologiche dell'Ucraina, compresi i droni e altre industrie avanzate. Sono grato al presidente Trump per il suo interesse in ciò che possiamo realizzare insieme".

No Usa all'ingresso di Kiev nella Nato

Intanto oggi il neo segretario alla Difesa statunitense, Pete Hegseth, aprendo i lavori della ministeriale Nato a Bruxelles ha affermato che "gli Stati Uniti non credono che l'adesione dell'Ucraina alla Nato sia un esito realistico di un accordo negoziato. Al contrario, qualsiasi garanzia di sicurezza dovrà essere sostenuta da forze capaci, europee e non europee. Se queste truppe dovessero essere dispiegate come forze di pace in Ucraina in qualsiasi momento, dovrebbero far parte di una missione non-Nato e non dovrebbero essere coperte dall'Articolo 5" che, se attivato, farebbe scattare il supporto dell'intera Alleanza. "Dovrà esserci inoltre una solida supervisione internazionale della linea di contatto. Sia chiaro: nell'ambito di qualsiasi garanzia di sicurezza, non verranno dispiegate truppe statunitensi in Ucraina"

Secondo Hegseth "potremo porre fine a questa guerra devastante e stabilire una pace duratura solo unendo la forza degli alleati a una valutazione realistica del campo di battaglia. Vogliamo, come voi, un'Ucraina sovrana e prospera, ma dobbiamo partire dal riconoscere che il ritorno ai confini pre-2014 è un obiettivo irrealistico. Perseguire questa illusione non farà che prolungare la guerra e causare ulteriori sofferenze".

"Il presidente Donald Trump è stato chiaro con il popolo americano e con molti dei vostri leader: fermare i combattimenti e raggiungere una pace duratura è una priorità assoluta. Intende porre fine a questa guerra attraverso la diplomazia, portando sia la Russia che l'Ucraina al tavolo dei negoziati. E il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti aiuterà nel raggiungere questo obiettivo", spiega Hegseth, sottolineando che una pace duratura per l'Ucraina"deve includere solide garanzie di sicurezza per assicurare che il conflitto non possa riaccendersi: non deve essere una Minsk 3.0", un riferimento ai due tentativi di risolvere pacificamente le tensioni tra Ucraina e Russia firmati nel 2014 e 2015 nella capitale bielorussa.

Zelensky: "Non ci arrendiamo, ma c'è un Piano B"

L'Ucraina "non si arrende" e continuerà a chiedere di entrare nella Nato, ma se la porta dell'Alleanza rimarrà chiusa Kiev dovrà "costruire la Nato sul suo territorio", il che significa "raddoppiare" il suo esercito, ha risposto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un'intervista all'Economist in cui ha ammesso che l'adesione alla Nato è ora complicata a causa dell'opposizione di Usa, Germania e Ungheria. "Dobbiamo raddoppiarlo. Raddoppiarlo. Per essere allo stesso livello dell'esercito russo", ha proseguito Zelensky, ribadendo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, può fornire le garanzie di sicurezza e l'Europa potrebbe contribuire a finanziarle. "Missili, missili a lunga gittata e Patriot. Questo è il piano B", ha precisato.

Zelensky ha poi lanciato un monito ai leader occidentali che spingono per una rapida soluzione della guerra - anche se questa andasse a svantaggio di Kiev - pensando di trarne vantaggi sul fronte interno. Questo tipo di considerazioni sono un errore, ha spiegato. "Nessuno capisce cosa sia la guerra finché non arriva a casa tua. Non voglio spaventare nessuno. Arriverà. Sto solo raccontando i fatti", ha dichiarato Zelensky, spiegando che la Russia ha aumentato le dimensioni del suo esercito di 140mila unità l'anno scorso e di 150mila quest'anno.

Il leader ucraino ha detto di essere a conoscenza di piani per inviare la maggior parte di questi militari in Bielorussia con il pretesto dell'addestramento in un inquietante deja vu delle esercitazioni che anticiparono l'invasione su vasta scala dell'Ucraina tre anni fa. Per Zelenski, Paesi dell'Europa orientale come Lituania o Polonia non sono al sicuro. La Russia ha 220 brigate, composte all'incirca da 3.500-5.000 uomini ciascuna. L'Ucraina ne ha 110. l'Europa solo 80, ha insistito, "capite cosa sta succedendo? Senza l'Ucraina, l'Europa sarà occupata".

Rutte: "Se Putin ci attaccasse perderebbe e lo sa"

Oggi, se il presidente russo "Vladimir Putin attaccasse la Nato, la reazione sarebbe devastante". "Perderebbe. E lui lo sa" dice dal canto suo il segretario generale della Nato Mark Rutte, a Bruxelles in conferenza stampa alla vigilia della Ministeriale Difesa. Per Rutte, oggi nella Nato "deterrenza e difesa sono molto forti. Ciò di cui dobbiamo essere sicuri è che tra quattro o cinque anni, data la velocità con cui ha accelerato l'industria della difesa, la produzione, e alla luce di quello che sta facendo la Cina, che investe pesantemente nella sua Marina, la qualità di tutto ciò che stanno producendo ora... è a un livello paragonabile a quello che stiamo facendo all'interno del territorio della Nato".

Obiettivo spesa difesa sopra 3%

Il prossimo obiettivo di spesa per la difesa che i Paesi membri della Nato decideranno sarà "sopra il 3%" del Pil. Rutte ha detto che la cifra precisa verrà decisa dagli Alleati più avanti. Il segretario generale ja ribadito che gli europei devono spendere di più: "Dobbiamo fare molto di più per avere ciò di cui abbiamo bisogno per la deterrenza e la difesa, affinché l'onere sia ripartito in modo più equo", ha detto.

L'ex premier olandese ha anche spiegato che l'obiettivo del 2%, fissato nel 2014 per il 2024 e non da tutti raggiunto, non è sufficiente ad assicurare all'Alleanza che verrà colmato il "divario" che esiste tra le necessità di difesa, alla luce del mutato contesto geopolitico, e le capacità oggi disponibili. Quanto al fatto che Hegseth ha detto che l'Alleanza deve diventare più "letale", Rutte ha concordato, dicendo che un'alleanza militare come la Nato deve essere "letale" per definizione, perché in caso contrario non avrebbe alcun effetto deterrente.

Colloqui con l'Ucraina

Dai futuri "colloqui", volti a porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia dovrà uscire una soluzione "durevole", non un remake degli accordi di Minsk del 2014. "Abbiamo molti alti funzionari americani in visita qui alla Nato, ma anche, ovviamente, a Monaco per la conferenza sulla sicurezza - afferma - e c’è una convergenza di opinioni, secondo cui dobbiamo assicurarci che l’Ucraina si trovi nella migliore posizione possibile per avviare i colloqui".

Il Protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre 2014 nella capitale della Bielorussia da Ucraina e Russia, sotto l'egida dell'Osce, constava di dodici punti e mirava a porre fine al conflitto nel Donbass.

Per "cambiare davvero la traiettoria del conflitto" in Ucraina, "dobbiamo fare ancora di più. Quanto più forte è l’Ucraina sul campo di battaglia, tanto più forte sarà al tavolo dei negoziati, tanto maggiori saranno le possibilità di ottenere un buon accordo per una pace duratura". "E' ciò che tutti vogliamo per l’Ucraina - aggiunge Rutte - per la nostra sicurezza condivisa e per la nostra stabilità globale". Per gli aiuti a Kiev "gli alleati non solo hanno rispettato i propri impegni, ma li hanno ampiamente superati. Hanno fornito oltre 50 miliardi di euro, più della metà dei quali provengono dagli alleati europei in Canada. Questo invia un chiaro segnale del nostro incrollabile impegno nei confronti dell’Ucraina".

"Costituisce inoltre un grande passo - conclude - nella direzione di ciò che il presidente Donald Trump ha richiesto. Sono d'accordo con lui che dobbiamo equiparare l'assistenza in materia di sicurezza all'Ucraina" tra Usa e alleati europei.

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Esteri

Usa, giornalista non usa il nome ‘Golfo...

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Secondo l'Associated Press il reporter non è stato autorizzato a partecipare a un evento come 'punizione' per non aver cambiato la storica dicitura geografica del 'Golfo del Messico'

Donald Trump - (Afp)

La Casa Bianca ha negato l'accesso a un evento nell'Ufficio Ovale a un giornalista dell'Associated Press, in risposta al rifiuto dell’agenzia di stampa di modificare la storica dicitura geografica 'Golfo del Messico' in 'Golfo d'America' come ordinato dal presidente Donald Trump.

L'AP ha formalmente dichiarato che la restrizione all'accesso costituisce una violazione del Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. "È allarmante che l’amministrazione Trump voglia punire l’’Associated Press per il suo giornalismo indipendente. Limitare il nostro accesso allo Studio Ovale in base alla dichiarazione dell’’Associated Press non solo impedisce gravemente l’accesso del pubblico a notizie indipendenti ma viola chiaramente il Primo Emendamento", ha affermato Julie Pace, vicepresidente senior ed editore esecutivo dell’’Associated Press.

A gennaio, Trump ha firmato un ordine esecutivo per la modifica onomastica del Golfo. L'AP ha affermato che la denominazione "Golfo del Messico" è in uso da oltre 400 anni e che manterrà tale nomenclatura.

Su Google Maps compare il Golfo d'America

Anche Google e Apple Maps hanno proceduto all'adozione della denominazione 'Golfo d'America', almeno per gli utenti americani. In precedenza, Google aveva spiegato di avere "la prassi consolidata di applicare i cambiamenti di nome quando sono stati aggiornati in fonti governative ufficiali". E quindi, si legge in una nota, "le persone che usano Google Maps negli Stati Uniti vedranno 'Golfo d'America', mentre le persone in Messico vedranno 'Golfo del Messico'. Tutti gli altri vedranno entrambi i nomi".

Il mese scorso Google ha anche annunciato che avrebbe cambiato il nome della vetta più alta degli Stati Uniti da Denali a Monte McKinley, seguendo l'ordine esecutivo di Trump. L'ex presidente Barack Obama aveva rinominato il monte dell'Alaska in Denali nel 2015, in riconoscimento della popolazione nativa della regione. Al momento però la modifica non è ancora stata attuata su Google Maps.

Cina: "Golfo d'America? Noi da sempre contro il bullismo"

"Nelle relazioni internazionali, opporsi all'egemonia e al bullismo è sempre stata una posizione costante" della Cina. Ha risposto così, come riportano i media ufficiali del gigante asiatico, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Guo Jiakun, a una domanda sulla decisione del presidente americano Donald Trump di cambiare il nome del Golfo del Messico in Golfo d'America, "un bellissimo nome, appropriato". Trump ha anche istituto il 'Gulf of America Day', proclamando il 9 febbraio 2024 come la prima 'Giornata del Golfo d'America'.

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