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Leucemia promielocitica acuta, esperti a confronto per 8° simposio Gimema

A Roma il 10 e 11 aprile ematologi italiani e internazionali insieme per discutere attuali e future sfide nella cura

Leucemia promielocitica acuta, esperti a confronto per 8° simposio Gimema

Esordisce con una tendenza alle ecchimosi, epistassi, sanguinamento gengivale, affaticamento, perdita di peso e inappetenza. E' la leucemia promielocitica acuta (Apl), forma aggressiva di leucemia mieloide acuta che più ha beneficiato dei progressi legati alla terapia personalizzata. E proprio alla Apl è dedicato il tradizionale appuntamento di aggiornamento sulla malattia organizzato dalla Fondazione Gimema - Franco Mandelli onlus (Gruppo italiano malattie ematologiche dell'adulto), quest'anno evento scientifico a carattere internazionale, ma anche occasione per celebrare uno dei più importanti successi della ricerca ematologica.

Durante l'8° simposio internazionale sulla Apl, che si terrà a Roma il 10 e 11 aprile - informa una nota - ematologi italiani e internazionali (provenienti da Germania, Svezia, Australia, Cina e Spagna), insieme ai rappresentati delle più importanti società scientifiche, si riuniranno all'Hotel NH Collection Roma Centro per discutere le ultime frontiere da superare nel trattamento dei pazienti affetti da questo tumore del sangue e per onorare la memoria del professor Francesco Lo Coco, scomparso prematuramente, coinvolto fin dai primi anni '90 nello studio dell'Apl e autore di studi fondamentali in materia.

Durante la due giorni verranno presentati i risultati degli studi internazionali sulle forme di Apl ad alto rischio e sulle Apl pediatriche, sulle problematiche relative al trattamento in real-life e sul ruolo del trapianto allogenico. Saranno poi illustrati i progressi scientifici nello studio della biologia della malattia. Inoltre, nel corso delle sessioni tematiche i relatori discuteranno delle questioni ancora aperte e delle nuove terapie con l'arsenico in compresse i cui risultati, una volta validati, potranno consentire l'utilizzo di una terapia totalmente per via orale, importante soprattutto per i cicli di consolidamento oggi somministrati in ambulatorio.

La leucemia acuta promielocitica - ricorda la nota - è la forma di leucemia mieloide acuta che più ha beneficiato dei progressi legati alla terapia personalizzata. Infatti, a partire dall'identificazione della traslocazione cromosomica t (15;17), avvenuta nel 1977, e dall'evidenza che l'acido all-trans retinoico (Atra) fosse in grado di indurre la remissione della malattia, questa patologia è diventata uno dei paradigmi del successo delle terapie a bersaglio molecolare nei tumori.

"A questo successo ha grandemente contribuito l'ematologia italiana e in particolare il professor Lo Coco - afferma Maria Teresa Voso, professoressa di Ematologia al Policlinico universitario di Roma Tor Vergata e coordinatrice scientifica dell'evento - Partendo dallo schema terapeutico Aida del 2006, che associava l'acido all-trans retinoico al chemioterapico idarubicina, i risultati del gruppo cooperativo Gimema sul trattamento dell'Apl sono culminati nella rivoluzionaria terapia a base di Atra e arsenico (Ato), senza chemio, la cui efficace è stata dimostrata nello studio Gimema APL0406, pubblicato nel 2013 sulla rivista New England Journal of Medicine".

Atra-Ato è diventata così "la terapia standard per la leucemia promielocitica a rischio basso-intermedio - prosegue Voso - rispondendo positivamente al quesito 'Acute Promyelocytic Leukemia, a curable disease?', titolo del primo simposio internazionale, tenutosi a Roma nel 1993, e divenuto nelle edizioni successive il teatro principale di aggiornamento e di discussione dei temi ancora aperti nella Apl. Oggi la probabilità di guarigione della Apl arriva al 90% nella normale pratica clinica", evidenzia la specialista. Un "percorso di eccellenza italiana - aggiunge Marco Vignetti, presidente della Fondazione Gimema - che nel prossimo congresso sulla Apl illustrerà lo stato dell'arte sulla malattia, senza più il punto interrogativo: Apl, una malattia guaribile".

Al simposio - continua la nota - il 12 aprile seguirà la seconda riunione nazionale Gimema, durante la quale i protagonisti della ricerca Gimema aggiorneranno medici e ricercatori ematologici provenienti da tutta Italia sulle attività di ricerca in corso, gli studi e i progetti portati avanti dai gruppi di lavoro (working party). "La riunione - commenta Vignetti - è un momento dedicato a condividere e discutere i più avanzati progetti di diagnosi precoce, di monitoraggio e di terapia delle neoplasie del sangue e non solo, anche delle patologie ematologiche non neoplastiche".

Quando si parla di accesso alle cure garantito in modo omogeneo, "il Gimema è all'avanguardia - assicura Vignetti - I protocolli sono analoghi in qualsiasi centro e, qualora un centro non abbia risorse adeguate, si avvale delle risorse dei centri più avanzati, senza che il paziente debba spostarsi dalla sua residenza. E' un modello reale di ciò che può offrire la sanità in rete, per ora basato sulla disponibilità degli operatori sanitari, medici, biologi, infermieri del nostro Servizio sanitario nazionale. Diffondere, divulgare e rendere consapevole il pubblico delle novità in questo campo può rappresentare un grande servizio diretto ai cittadini italiani, spesso spaventati delle difficoltà e carenze del Ssn, per metterli al corrente della elevata qualità dell'assistenza che possono ricevere (tra le prime al mondo) e, soprattutto, per indirizzarli correttamente nei luoghi giusti, senza bisogno di migrazioni sanitarie che, nel campo dell'ematologia, non sono quasi mai praticamente necessarie".

I tre appuntamenti sono realizzati grazie al supporto di Ail - Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma, Ail Roma, Ail Bari, Società italiana di ematologia (Sie), European Hematology Association (Eha), ministero dell'Università e della Ricerca e con il contributo non condizionante di AbbVie, Amgen, Novartis, Astellas, AstraZeneca, Briston Myers Squibb, Roche, Incyte, Jazz Pharmaceuticals e Servier Italia.

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Salute e Benessere

Longevità sana, Scapagnini (Sinut): “Contrastare...

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"Aspettativa di vita fino a 81 anni ma in buona salute solo a 61 anni"

Longevità sana, Scapagnini (Sinut):

"Il concetto di allontanare il più possibile le patologie croniche dell’invecchiamento è diventato una reale emergenza. L’aspettativa di vita, che pensavamo si fosse un po’ alterata con la pandemia, in realtà ha ripreso a salire lievemente e oggi in Italia, così come in buona parte dell’Europa, si aggira attorno agli 81 anni, facendo una media tra uomini e donne. L’aspettativa di vita in salute non raggiunge però i 61 anni. Ciò significa che un 20% della nostra vita lo viviamo in malattia. Se dovessimo definire cos’è l’healtly lifespan, potremmo dire che significa 'invecchiare restando giovani', non tanto evitando le malattie ma mantenendo le funzioni della giovinezza, come le performance mentali e fisiche". Lo afferma Giovanni Scapagnini, professore di Nutrizione clinica presso l’università del Molise e vicepresidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut), in occasione della prima delle due giornate del 5° Congresso internazionale "Healthy lifespan - positive nutrition, antiinflammation diet, physical activity and sport" organizzato da Fondazione Paolo Sorbini, e promosso da Enervit e Technogym, a Palazzo Mezzanotte a Milano. La due giorni (oggi e domani), che vede confrontarsi esperti di fama internazionale sui principali aspetti legati al miglioramento della qualità della vita e alla promozione di una longevità sana, si rivolge prevalentemente a biologi, dietisti, farmacisti, fisioterapisti, chirurghi, studenti e laureati in scienze motorie e specializzandi in medicina.

"L’alimentazione è una delle variabili su cui sicuramente possiamo lavorare meglio - spiega Scapagnini - Buona parte delle civiltà si sono sviluppate intorno alla tavola, anche le comunità nomadiche vedono nell’alimentazione un momento di aggregazione sociale. Le relazioni sociali e l’empatia che si sviluppano in un contesto di raccoglimento si sono rivelate importanti sulla capacità di gestire la propria biologia. Ho lavorato molto in quelle che vengono definite zone blu, luoghi in cui la possibilità di invecchiare in maniera fisiologica ed evitare lo sviluppo di malattie è un po’ più realizzata rispetto ad altre zone. Esse hanno dei punti in comune, pur essendo zone molto diverse e lontane geograficamente, si trovano infatti in Giappone, Costa Rica e Italia. Le comunità locali di queste tre zone blu non mangiano troppo ma soprattutto hanno una grande varietà nutrizionale e una ricchezza di alcune tipologie di composti, hanno una dieta povera di calorie ma ricca di sostanze nutrienti e, soprattutto, di micronutrienti, che sono gli elementi che aiutano la nostra biologia a mantenere le sue funzioni".

Dal punto di vista dei nutrienti "una valenza molto importante l’hanno assunta, negli ultimi anni, gli acidi grassi polinsaturi - sottolinea l'esperto - che noi non siamo in grado di produrre. Questi sono essenziali e in loro assenza non può funzionare la biochimica. La presenza di un adeguato quantitativo di acidi grassi polinsaturi è preziosa nella gestione dell’infiammazione". In questi anni "mi sono occupato moltissimo anche della fitochimica, ovvero delle sostanze derivate dal mondo vegetale che sono dei non nutrienti con la capacità di allenare il nostro organismo e mantenere la capacità di adattamento, un po’ come fa anche l’attività fisica" conclude.

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Salute e Benessere

Longevità sana, al via a Milano il congresso internazionale...

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Oggi e domani a Palazzo Mezzanotte, organizzato da Fondazione Paolo Sorbini e promosso da Enervit e Technogym

Longevità sana, al via a Milano il congresso internazionale 'Healthy lifespan'

Al via da oggi (e fino a domani) la prima giornata del 5° Congresso internazionale 'Healthy Lifespan - Positive nutrition, antiinflammation diet, physical activity and sport', organizzato dalla Fondazione Paolo Sorbini e promosso da Enervit e Technogym, a Palazzo Mezzanotte a Milano. Durante la 2 giorni di lavorio e dibattiti, esperti di fama internazionale si confrontano sui principali aspetti legati al miglioramento della qualità della vita e alla promozione di una longevità sana.

Secondo quanto emerso dai dati Istat riportati nel Rapporto annuale 2023 - ricorda una nota - alla fine del 2022 la popolazione italiana ultra 65enne ha raggiunto i 14 milioni e 177mila individui, rappresentando il 24,1% della popolazione totale, gli ultra 80enni i 4 milioni e 529 mila, pari al 7,7% della popolazione, mentre gli ultracentenari hanno raggiunto il loro massimo storico, sfiorando le 22mila unità. Le previsioni demografiche, inoltre, indicano un aumento significativo dei "grandi anziani" entro il 2041, con la popolazione ultra 80enne in crescita del 35,2% rispetto al 2021.Una vita più lunga, però, non si traduce in una vita sana e di qualità. Molte persone vivono più a lungo, ma si trovano a dover affrontare un declino delle condizioni di salute. La ricerca scientifica si è interrogata a lungo su questo tema e ha lavorato sullo studio dei fattori responsabili dell'invecchiamento e dello sviluppo di patologie infiammatorie, metaboliche e neurodegenerative, per trovare soluzioni volte ad aumentare gli anni di vita in salute.

"Sebbene l'aspettativa di vita media in Italia sia oggi di circa 84 anni, l'aspettativa di vita in salute non raggiunge i 60 anni - afferma Giovanni Scapagnini, professore ordinario di Nutrizione clinica presso l'Università del Molise e vicepresidente della Società italiana di Nutraceutica (Sinut) - Questa condizione significa che ognuno di noi deve aspettarsi di vivere un quarto della propria vita in uno stato di malattia. Una situazione assolutamente inaccettabile sia da un punto di vista personale che da quello della sostenibilità della spesa pubblica. Fortunatamente, la scienza ci ha dimostrato che l'ago della bilancia può essere spostato verso un invecchiamento in salute. I pilastri che ci permettono di restare giovani su cui possiamo lavorare efficacemente sono variabili, come l'alimentazione, l'attività fisica e la gestione dello stress".

La promozione di uno stile di vita sano, che includa una corretta alimentazione e una regolare attività fisica, è quindi essenziale per prevenire una serie di disturbi cronici metabolici e disturbi della salute mentale.

Un recente studio dell'Università di Harvard, pubblicato su 'Circulation' - si legge nella nota - ha analizzato i dati di oltre 120mila persone, rilevando che uno stile di vita corretto può aumentare l'aspettativa di vita in salute di 14 anni per le donne e 12 anni per gli uomini, con un rischio ridotto dell'82% di mortalità per malattie cardiovascolari e del 65% per tumori. Questo evento rappresenta l'opportunità di lavorare sui cambiamenti in corso per poter al meglio assicurare assistenza e consigli ad alto livello scientifico. Costituisce un appuntamento imperdibile per tutti gli specialisti della salute desiderosi di informazione sempre aggiornata e rigorosa.

Al congresso interverranno esperti di fama internazionale, tra cui: Alberto Albanese, Istituto clinico Humanitas Rozzano, presidente Associazione internazionale sulle sindromi parkinsoniane e malattie correlate; Elena Casiraghi, specialista in alimentazione e integrazione dello sport e docente a contratto di Teoria e metodi di preparazione degli sport individuali presso l'Università degli Studi di Pavia; Sara Farnetti, specialista in Medicina interna; Alberto Mantovani, professore emerito Humanitas University e direttore scientifico Irccs Humanitas; Stefano Righetti, medico chirurgo Fondazione Irccs S. Gerardo di Monza; Barry Sears, presidente della Inflammation Research Foundation e ideatore della dieta Zona; Dorothy D. Sears, professoressa di Nutrizione e direttrice esecutiva della Clinical and Community Translational Science presso il College of Health Solutions dell'Arizona State University.

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Salute e Benessere

Da esoscheletri a robot, la riabilitazione 2.0 aiuta...

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Dal 6 ottobre a Padova congresso medici-fisiatri, Bernetti (Simfer): "C'è necessità di incrementare l'accessibilità a queste tecnologie"

Da esoscheletri a robot, la riabilitazione 2.0 aiuta recupero e motiva pazienti

Il salto in avanti tecnologico nel campo della riabilitazione ha portato oggi all'uso di esoscheletri robotizzati o di tapis roultant avveniristici. La crescente importanza della riabilitazione robotica è uno dei temi centrali del 52esimo congresso della Simfer, la Società italiana di medicina fisica e riabilitativa, dal 6 al 9 ottobre a Padova: 'La scienza riabilitativa e l'impegno nel territorio per una nuova etica della riabilitazione'. "Questo evento rappresenta un'importante opportunità per i professionisti del settore di esplorare le innovazioni tecnologiche che stanno trasformando il panorama della medicina riabilitativa - spiega all'Adnkronos Salute Andrea Bernetti, vicepresidente della Simfer - La riabilitazione robotica sta rivoluzionando il trattamento dei pazienti affetti da patologie affetti da patologie disabilitanti di origine neurologica e non solo. Le tecnologie robotiche offrono infatti la possibilità di svolgere esercizi ripetitivi e personalizzati con un alto grado di precisione, permettendo un miglioramento significativo degli outcome riabilitativi".

"La riabilitazione robotica inoltre ha la capacità di fornire un feedback in tempo reale sia ai pazienti che ai medici. Questo consente di monitorare il progresso con maggiore accuratezza e di apportare modifiche immediate ai programmi terapeutici - sottolinea Bernetti - Al congresso si discuterà dell’integrazione di tecnologie robotiche avanzate, come gli esoscheletri e i tapis roulant robotici, che aiutano nella riapprendimento di schemi motori e nella stimolazione neuromuscolare. Verranno presentati studi e casi clinici che dimostrano come queste soluzioni abbiano facilitato non solo il recupero funzionale, ma anche l'incremento della motivazione del paziente, fattore cruciale nel successo terapeutico".

"Sarà fondamentale anche analizzare le sfide attuali e future, come la necessità di incrementare l'accessibilità a queste tecnologie e garantire una formazione adeguata al personale medico e sanitari. Verranno esaminate, inoltre, le implicazioni etiche e logistiche nella diffusione delle terapie robotiche in contesti diversi, dalle cliniche urbane a quelle più remote", evidenzia il vicepresidente.

In un documento Simfer dedicato proprio alla riabilitazione assistita con robot e dispositivi elettromeccanici, gli esperti sottolineano che vi "è un generale accordo tra le linee guida internazionali per la riabilitazione del paziente con esiti di ictus cerebrale che la terapia robotica dell’arto superiore possa essere utile, all’interno del programma riabilitativo individuale del paziente, nel favorire il recupero delle attività correlate all’arto superiore".

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