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Salute e Benessere
Cannabis, l’esperto: “Legalizzarla aumenta del...
Cannabis, l’esperto: “Legalizzarla aumenta del 25% consumo in under 18”
Bolognese (Omceo Roma), 'in Germania scelta politica non basata su dati medici'
![Cannabis, l'esperto:](https://www.adnkronos.com/resources/028c-1a8ea96d6ba3-693763d0144f-1000/format/big/2rmihfyx.jpeg)
"La legalizzazione è associata all'aumento del 25% del consumo di marijuana tra i giovanissimi", al "raddoppio degli accessi al pronto soccorso", all'incremento di "incidenti automobilistici e di avvelenamento accidentale dei bambini", oltre a causare più "problemi psichiatrici, riproduttivi, asmatici e infarti in giovane età". In Germania "è stata fatta una scelta politica. Non è stata fatta una scelta basata su dati puramente medici", ma "su altri dati, forse socio-economici. Già lo scorso agosto sul settimanale tedesco 'Der Spiegel', all'annuncio della legalizzazione della cannabis a partire dal 2024, come è stato a partire dal primo aprile, la comunità medico-scientifica lanciava un grido d'allarme". Così Antonio Bolognese, professore onorario di Chirurgia all'Università Sapienza e responsabile scientifico della Commissione dell'Ordine dei medici e odontoiatri (Omceo) di Roma e provincia per la valutazione, prevenzione e divulgazione delle conseguenze dell'uso della cannabis e di altri disturbi dell'area delle dipendenze, commenta all'Adnkronos l'entrata in vigore della norma che legalizza, se pur in maniera parziale, la cannabis in Germania.
"In occasione della Giornata mondiale contro le droghe, lo scorso 26 giugno - ricorda Bolognese - alla Camera dei deputati sono stati invitati degli esperti a parlare su quello che è successo in alcuni Stati americani in cui la cannabis è stata legalizzata da diversi anni. I dati mostrano che la legalizzazione è associata ad un aumento del 25% del consumo di marijuana proprio tra i più giovani, tra i 12 e i 17 anni". Questo dato è particolarmente importante, sottolinea il medico, perché "il nostro cervello si sviluppa fino all'età di 24 anni" e il tetraidrocannabinolo (Thc), principio attivo della cannabis responsabile dello 'sballo', causa "problematiche importanti sullo sviluppo del cervello. I danni scientificamente dimostrati che queste droghe determinano sui ragazzi sono molteplici. Interferisce infatti con la normale maturazione cerebrale negli adolescenti, modifica la loro personalità e la loro capacità decisionale. I disturbi sono tanto più gravi quanto più precoce è la prima assunzione e quanto più è frequente e duratura. Oltre a deficit dell'attenzione, della memoria e quindi dell'apprendimento - continua l'esperto - è provata una difficoltà di concentrazione, perfino una diminuzione del quoziente intellettivo di circa 8 punti in chi fa uso costante della cannabis ricreativa. A questo si aggiunge un'alterata percezione e l'interpretazione della realtà, la riduzione nella motivazione all'impegno nell’affrontare i problemi".
Quanto alla salute pubblica, "dal 2011 al 2021 - rimarca Bolognese - gli accessi ai pronto soccorso legati alla marijuana sono praticamente raddoppiati. In generale, chi fa uso di cannabis ha una probabilità di andare al pronto soccorso o di essere ricoverato del 25% più alto rispetto ai non consumatori. In California - riferisce - i ricoveri legati all'abuso sono aumentati dell'89% dopo la legalizzazione e in Colorado del 148%".
Aumentano poi, fino a 4 volte - prosegue il medico - i casi di bambini con meno di 12 anni esposti al rischio di "avvelenamento da cannabis consumata accidentalmente in casa", perché presente, ad esempio, in alimenti come biscotti o altro. "Dal 2018 al 2020 - illustra Bolognese - i casi sono passati da 598 a 2.470. Le chiamate per avvelenamento da marijuana in Colorado sono aumentate del 586% dal 2012 al 2019, del 214,5% nello stato di Washington". Ci sono poi gli incidenti automobilistici associati al consumo di cannabis. "In Colorado - elenca l'esperto - un incidente mortale su 4 è collegato alla marijuana. Nel 2020, il 24,3% dei conducenti coinvolti in incidenti mortali era positivo al Thc rispetto al 14,8% del 2013. Rispetto all'alcol, che dà un senso di euforia - precisa - il Thc dà infatti una riduzione della percezione del rischio".
Secondo Bolognese "la cannabis non è una droga leggera, perché dà dipendenza e danni più o meno gravi in base alla predisposizione genetica. E' come con le sigarette: ad alcuni basta una sigaretta per avere l'effetto della nicotina, altri fumano interi pacchetti in un giorno per sedarne il bisogno. In un soggetto predisposto", quelle che per un altro sono basse dosi di Thc "possono causare gravi conseguenze sulla salute mentale. L'insorgenza di psicosi e di schizofrenia può essere fino a 4 volte più elevata in chi fa uso continuativo di cannabis, ma è provato che aumentano anche i casi di ragazzi che hanno una situazione di ansia, depressione marcata e che tentano il suicidio". Raccomanda il medico: "Bisogna dire ai ragazzi che se hanno un disagio, uno stato di ansia, non devono ascoltare l'amico che consiglia di fumarsi una canna. Non riduce l'ansia. Il malessere giovanile si tratta diversamente, non con la marijuana".
Gli effetti della cannabis si ritrovano anche su altri apparati, descrive Bolognese. A livello endocrinologico, nello sviluppo sessuale, per esempio, si registra "una diminuzione del numero degli spermatozoi nei ragazzi oppure una riduzione dello sviluppo ovarico nelle ragazze. Sull'apparato respiratorio la cannabis causa dei danni a livello del parenchima", cioè del tessuto "polmonare. Sono in crescita i casi di asma bronchiale tra i consumatori". Ancora, ci sono danni a livello cardiaco: vari studi confermano che "negli Stati Uniti sono sempre più frequenti casi di ischemie, di infarti del miocardio in età giovanile, soprattutto per l'uso di queste canne con altissimo contenuto di Thc", cosa che si può ottenere semplicemente "aumentando il numero di canne legali".
Salute e Benessere
Covid, con il caldo aumenta rischio per il cuore: cosa fare
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L'analisi e le raccomandazioni del cardiologo Trimarco
![Medici in reparto Covid - Fotogramma](https://www.adnkronos.com/resources/0288-19af443095f8-e228ff6708b3-1000/format/big/covid_ospedale_nuova_fg.jpeg)
Fuoco incrociato sulla salute degli italiani, in particolare dei più fragili. A minacciarli c'è il mix tra caldo e Covid: "L'uno amplifica gli effetti dell'altro e viceversa, con un impatto immediato sui sintomi come mal di testa, fatigue e affanno, e sulla funzionalità del cuore". Lo spiega Bruno Trimarco, docente emerito di Cardiologia all'università Federico II di Napoli. "Il caldo - avverte - ha sicuramente un impatto importante sui pazienti colpiti dal Covid, sia in fase acuta che nel post-infezione, sul cosiddetto Long Covid. Infatti, da un lato le temperature alte amplificano i sintomi dell'infezione, dall'altro possono aumentare lo stress sul cuore, colpito contemporaneamente da un doppio fuoco, il virus e il caldo insieme". Come proteggersi? No agli integratori 'fai te te', sì a docce fresche e bere acqua anche se non si ha sete, ricorda lo specialista.
Chi rischia di più
Le persone più a rischio sono i fragili, come anziani, bambini e malati cronici, già vulnerabili a caldo e Covid singolarmente. "La letteratura scientifica - analizza Trimarco - ha già documentato che il caldo estremo rappresenta un rischio per il cuore, causando dolore al petto, infarti e morte improvvisa. Quando fa troppo caldo, si può assistere a una riduzione dei valori della pressione arteriosa per la dilatazione dei vasi sanguigni e alla perdita di liquidi con una profusa sudorazione che aumenta il pericolo disidratazione. In alcuni pazienti, tuttavia, si verifica un effetto opposto e la pressione arteriosa può aumentare in modo improvviso e incontrollato. Tra i sintomi più comuni possono comparire tachicardie, palpitazioni, vertigini e affanno".
Dal canto suo, anche Covid ai associa a sintomi comuni a quelli scatenati dal caldo, come astenia, nebbia cerebrale, affanno e mal di testa. "Inoltre - evidenzia il cardiologo - sappiamo che Covid-19 innesca una serie di processi infiammatori che colpiscono le cellule endoteliali, cioè le cellule che rivestono l'interno del cuore e dei vasi sanguigni. Tra gli effetti prodotti ci sono stress ossidativo, infiammazione, alterazione dei battiti, compromissione della capacità di pompare il sangue e l'ossigeno agli altri tessuti. Gli studi suggeriscono che le persone con Covid, rispetto ai non infettati, corrono un rischio del 55% maggiore di subire un evento cardiovascolare grave come infarto, ictus o morte. Hanno anche più probabilità di manifestare altri problemi al cuore come aritmie o miocardite, ossia infiammazione del muscolo cardiaco".
I rimedi
Per scongiurare gli effetti della combo caldo-Covid servono contromisure. Quali? "No a integratori 'fai da te', sì a docce o bagni freschi e al consumo 'programmato' di acqua: impegnarsi cioè a bere almeno un litro e mezzo d'acqua durante la giornata anche se non si ha la sensazione di sete", raccomanda Trimarco.
"Stanchezza e debolezza, sintomi comuni al Covid e a un eccesso di caldo - osserva il cardiologo - possono indurre a fare incetta di integratori. Ma la stragrande maggioranza sono inutili, almeno contro il Covid. Uno studio che abbiamo pubblicato sulla rivista 'eClinicalMedicine' promuove un mix di sostanze naturali, composto da arginina e vitamina C. L'arginina è un aminoacido prodotto naturalmente dall'organismo, che stimola la produzione di ossido nitrico, sostanza chiave per una corretta funzione vascolare. La vitamina C, invece, grazie a una nanotecnologia che ne ottimizza l'assorbimento senza effetti collaterali, antagonizza lo stress ossidativo e migliora il rimodellamento vascolare con effetti benefici sulla funzionalità cardiaca e a cascata su tutto l'organismo".
Altri consigli: evitare di uscire se positivi al Covid, sia per evitare di contagiare gli altri sia per tenersi al riparo dal caldo esterno; mantenere la casa fresca, sfruttando l'aria notturna per rinfrescarla, e durante il giorno usando tapparelle o persiane e spegnendo quanti più dispositivi elettrici possibile; usare abiti e lenzuola leggeri e larghi; evitare bevande zuccherate, alcoliche o contenenti caffeina che possono peggiorare i sintomi e interagire con i farmaci in uso.
Salute e Benessere
Caldo africano, nuova ondata sull’Italia: oggi 12...
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Nelle prossime ore allerta super caldo ai massimi livelli: le città interessate
![Super caldo a Roma - Fotogramma](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b76948389d7-928a70d280ca-1000/format/big/caldo_roma_fontana_fg.jpeg)
L'allerta super caldo tornerà nelle prossime ore ai livelli massimi. Se oggi, sabato 27 luglio, nessuna città è ancora da bollino rosso, per domani - domenica 27 - saranno di nuovo sei i capoluoghi interessati dal gradino più alto dell'allerta.
Dodici, intanto, le città con bollino arancione di oggi, segnalate nel bollettino sulle ondate di calore del ministero della Salute: si tratta di Firenze, Frosinone, Palermo, Perugia, Rieti e Roma, Bologna, Bolzano, Brescia, Latina, Pescara e Viterbo.
Domenica bollente, tornano i bollini rossi
Domenica 28 luglio saranno quindi 6 le città italiane da bollino rosso per il rischio di ondate di calore: massima allerta su Firenze, Frosinone, Palermo, Perugia, Rieti e Roma.
La giornata di domani si annuncia dunque la più 'bollente' di una settimana che non ha fatto registrare prima città da bollino rosso. Fra i 27 capoluoghi monitorati dal sistema di sorveglianza ministeriale, oltre ai 6 con allerta 3, il livello massimo di rischio, il 28 luglio si contano 13 bollini arancioni (livello 2): a Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Latina, Milano, Napoli, Pescara, Torino, Trieste, Venezia, Verona e Viterbo. Bollino giallo (rischio 1) per Ancona, Bari, Cagliari, Catania, Civitavecchia, Genova, Messina e Reggio Calabria. Nessun bollino verde (rischio 0).
Salute e Benessere
Alzheimer, Ema blocca farmaco Lecanemab: “Rischio di...
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"In particolare il frequente verificarsi di anomalie nell'imaging correlate all'amiloide (Aria), che comportano gonfiore e potenziali sanguinamenti nel cervello dei pazienti che lo hanno ricevuto"
![Riproduzioni del cervello - FOTOGRAMMA](https://www.adnkronos.com/resources/028f-1b75fb877550-e313388a5cd3-1000/format/big/germany_parti_del_cervello_di_albert_einstein_in_mostra_al_westphalian_museum_of_natural_history_.jpeg)
No dell'Agenzia europea del farmaco Ema a una terapia anti Alzheimer. Il Comitato tecnico per i medicinali a uso umano dell'ente regolatorio Ue, "Chmp, ha raccomandato di non concedere l'autorizzazione all'immissione in commercio per Leqembi* (lecanemab), un farmaco destinato al trattamento della malattia di Alzheimer", informa l'Ema nel resoconto dell'ultima riunione del Chmp (22-25 luglio).
"Il comitato - si legge - ha ritenuto che l'effetto osservato di Leqembi sul ritardo del declino cognitivo non controbilancia il rischio di eventi collaterali gravi associati al medicinale, in particolare il frequente verificarsi di anomalie nell'imaging correlate all'amiloide (Aria), che comportano gonfiore e potenziali sanguinamenti nel cervello dei pazienti che hanno ricevuto Leqembi".
Alzheimer Europe esprime "rammarico" e "profonda delusione" per il parere negativo formulato dal Comitato tecnico Chmp dell'Agenzia europea del farmaco Ema . Il no dell'Ema, che riguarda Ue, Islanda, Liechtenstein e Norvegia, sottolinea l'associazione in una nota, "significa che gli europei con malattia di Alzheimer in fase iniziale non avranno accesso alle opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti negli Stati Uniti e in altri Paesi".
"Le persone che vivono con la malattia di Alzheimer e le loro famiglie nutrivano grandi speranze e aspettative riguardo all'introduzione di nuove opzioni terapeutiche in Europa", scrive Alzheimer Europe, ricordando che la Fda statunitense ha concesso l'approvazione a lecanemab un anno fa, nel luglio 2023, dopo che un comitato consultivo ha riconosciuto in modo unanime l'efficacia clinica del farmaco per il quale le principali assicurazioni Usa, fra cui Medicare, hanno garantito "un'ampia copertura" nei pazienti idonei a riceverlo. Hanno dato il via libera al trattamento anche le autorità regolatorie di Giappone (25 settembre 2023), Cina (3 gennaio), Corea del Sud (27 maggio), Hong Kong (11 luglio) e Israele (12 luglio), elenca l'associazione, mentre in Europa si attendono ancora i pronunciamenti degli enti regolatori svizzero e britannico, che Alzheimer Europe auspica positivi.
"Le persone affette da malattia di Alzheimer in Europa saranno escluse dall'accesso a lecanemab senza poter compiere scelte individuali basate su un'analisi personale del profilo rischi-benefici", rimarca l'associazione. La speranza di Alzheimer Europe è che "i risultati dal mondo reale raccolti dal registro imposto dalla Fda, o dagli studi in corso su lecanemab forniranno le evidenze scientifiche necessarie affinché i regolatori Ue riconsiderino la loro posizione".